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caro Schioppalalba (1). In essa debb'esservï una dedicatoria dello Svigo a Pietro Cara. Ma non sono ben pago della data dell' '88.

Il Sig. Cavaliere Borrelli è venuto; e ieri m' ha assicurato d'avere il Ms. inedito di Demostene Trace (2). Se vorrete scrivermi una lettera unicamente a quest'oggetto, ostensiva, spererei di ottener qualche cosa. Ma non occorre pensare ad avere dal sig. Cavaliere il suo codice. Restringetevi a chiedere la copia di qualche passo; e contenetevi in maniera, che sebbene si veda che avete avuta da me la certezza dell'esistenza del codice, non compaia poi alcun altro mio suggerimento. Se stimate di offerire i vostri opuscoli Greci al signor Cavaliere, potreste farne un cenno nella vostra lettera. Fra le opere del gesuita Guido Ferrari (3) vi è una dissertazione diretta al medesimo Cavaliere: ma in questo momento non so indicarne la precisa notizia. Non dimenticate di mostrarvi informato della erudizione sua Greca e Latina.

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(1) Giambattista Schioppalalba, di Venezia, n. 1721; m. 1797; amico del Morelli, del Paciaudi e dell'Affò. Egli è noto specialmente per una dotta illustrazione di una antichis sima tavola greca, destinata a teca di sacre reliquie, donata dal card. Bessarione alla Compagnia di S. Maria della Carità in Venezia. Cfr. Lettere inedite di G. TIRABOSCHI a Francesco Maria d'Este, pubbl. da ETtore Morini. Reggio E. 1899, p. 33 n. 3. La Palatina di Parma possiede di lui due lettere a P. M. Paciaudi degli a. 1773 e 1784; dieci lettere all'Affò, degli a. 1782-85, e una all'ab. Sebastiano Donati di Lucca, dell' 11 maggio 1776 (v. Epistolario ms., cassetta n.o 142); più, in copia, una lettera del Morelli a lui diretta (5 nov. 1778) sulla prossima sua nomina a bibliotecario della Marciana (v. Epistolario cit., cass. n.o 112); e, in originale, una lett. di P. A. Serassi, pure a lui diretta, s. 1. e a. (ibid.).

(2) Demostene Trace, di epoca non precisata, scrisse una Parafrasi dell'Odissea (Metaboλal '08voσelag), i cui frammenti furono per la prima volta insieme raccolti dal GEHRMANN: DEMOSTHENIS THRACIS METαßol@v Odvooɛias fragmenta. Collegit et illustravit BENNO GehrMANN. Dissert. inaug. Regimonti, apud E. Erlatis, 1890; pp. 45, in 8o. Secondo Suida, Demostene Trace avrebbe scritto anche una Parafrasi dell' Iliade, una μετάφρασις εἰς τὴν Ἡσιόδου Θεογονίαν, una ἐπιτομὴ τῶν Δαμαγήτου τοῦ Ἡρακλεώτου, e uno scritto περὶ διθυραμβοποιῶν. Cfr. PAULY-WISSOWA, Real-encyclopädie d. classischen Altertumswissenschaft, vol. V, parte Ia (=IX). Stuttgart, 1903, pag. 189, e opere ivi cit. Il ms. Borrelli di Demostene Trace è affatto sconosciuto al GEHRMANN, il quale si limita a riprodurre i frammenti e i testimonia di Suida, Eustazio, ecc., e le indagini dei filologi più o meno recenti (WALCKENAER, LEHRs, ecc.). Il G. anzi non ricorda nessun codice di Demostene Trace, nè alcun ms. di questo autore è noto a Henri Omont. A che poi si riducesse il ms. posseduto dal Borrelli (che non mi è riuscito rintracciare), è sufficentemente chiarito da ciò che ne scrissero poi, in lettere successive, lo stesso Borrelli e il Ruhnken. Vedi lett. seg., nota (2).

(3) La lettera XV delle Lettere Lombarde appartenenti ad alcune antichità della Insubria, del p. Guido Ferrari d. C. d. G. (n. 1717; m. 1790), professore di Eloquenza nella Università di Brera, la quale tratta dei Nomi antichi del fiume Po, è appunto dedicata Al Signor Cavaliere Borelli, dell'Ordine de' SS. Maurizio e Lazaro, Capitano del Reggimento della Marina di S. M. Sarda' (Milano, 4 agosto 1764). Cfr. GUIDONIS FERRARII, Operum, tom. IV (Mediolani, 1791), pp. 462-69.

IV. (*)

Torino, 28 di Febbraio 1789.

Amico Stimatissimo

Due soli giorni prima che mi arrivasse il pregiato foglio di V. S. Ill.ma dei 21 di febbraio, era capitata al signor cavaliere Borrelli da Leyden con data dei 9 di febbraio una lettera da me veduta del sig. Davidde Ruhnkenio (1), il quale dopo avere per l'interposta via de' librai preso certezza che il Ms. Greco di Demostene Trace era presso il sig. Cavaliere, gli scrive ora per la prima volta, pregandolo in somma di cedergli il codice; il che egli non farà certamente. Il Cavaliere per una parte ben sa che finora questo suo codice, finchè è unico, deve in certa maniera guardarsi come originale; nè alcun danaro nè altra considerazione del mondo lo muoverebbe a privarsene. Per altra parte egli è sì disposto a permettere che l'opera sia pubblicata con le stampe; che purchè l'originale non esca di casa sua, e l'editore poi sia tale da lasciarne sperare una edizione per cosí dir Casauboniana, egli consentirà probabilmente a concederne copia. Adunque allo stato attual delle cose, siccome V. S. è già stata prevenuta dal sig. Ruhnkenio, così non può il signor Cavaliere prescindere da scrivere i suoi sensi al professore olandese. Per altro, se quella trattativa per qualsivoglia cagione resterà senza effetto, in tal caso il sig. Cavaliere avrà presenti i desiderii di V. S. Intanto egli mi ha commesso di ringraziarla delle sue cortesi espressioni, e di assicurarla che volentieri le darà tra poco tempo le prime ed ultime linee del codice, il confronto già fatto da lui d'ascun passo con Eustazio, e specialmente di quello sopra le pene di Sisifo nel A dell'Odissea, e la notizia circa la verisimile età del codice, il quale non ha nè titolo nè nome di copista, ed è intero e ben conservato.

Mi reco ad onore l'essere di V. S. Ill.ma

Div.mo Obbl.mo Serv. ed Amico Giuseppe B. Vernazza di Freney.

(1) Davide Ruhnken, filologo tedesco, n. 1723 a Stolp (Pomerania), m. 1798 a Leyda. « Ce fut pourtant surtout un latiniste et l'un des plus illustres, critique très pénétrant », è detto di lui nella Grande Encyclopédie francese, vol. XXVIII, p. 1132. Il R. fu anche in corrispondenza letteraria col Morelli, e di lui otto lettere al bibliotecario Veneziano si conservano nell'Arch. Morelliano' della Marciana. (Cfr. P. PIANTON, Catalogo degli studi e carteggi del fu bibliotecario d. Marciana, ab. J. Morelli. Venezia, 1847, p. 15, e nota seg.).

(*) BIBL. D. ACCAD. D. SCIENZE, TORINO, ibid.

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(2) Dei rapporti corsi tra il Morelli e il Ruhnken riguardo al presente codice dí Demostene Trace, e del giudizio che il professore di Leyda ebbe poi a darne, siamo informati da otto lettere del Ruhnken al Morelli, che si conservano nell' Arch. Morelliano' della Marciana, e che vanno dal 30 giugno 1788 al 15 maggio 1790. In una lettera del 7 ott. 1788 il R. scriveva al Morelli: « Augustae Taurinorum est vir doctus, qui mihi emendam offert Demosthenis Thracis Metaphrasin Odysseae, saepe ab Eustathio laudatam, sed a me in deperditis habitam. Is quoniam nomen suum mihi nondum edidit, fraudem suspicari coepi. Velim scire, an quid huius rei in notitiam tuam pervenerit. » E il 1° dic. 1788: « De Demosthene Thrace nihil dum certi accepi. Sed tuas literas exspecto. » Da una lettera successiva del 16 febbr. 1789 apprendiamo che la persona che aveva offerto il codice al R., prima ch'esso fosse acquistato dal Borrelli, era J. Bonnardel, libraio in Torino, al quale il Ruhnken ne aveva offerto 40 ducati d'oro olandesi. Il Borrelli rifiutò la somma, ma si mostrò disposto a lasciar trarre copia del ms. Senonchè i brevi saggi speditigli dal possessore disillusero ben presto il R., il quale

V. (*)

Ill.mo Sig. Sig. P.rone Col. mo

Ho ricevuto il foglio di V. S. Ill.ma dei 7 di ottobre dal signor marchese Valperga di Albarey, figliuolo di S. E. il signor conte di Masino, nel suo ritorno da Vienna dov'era andato a complimentare il nuovo Imperadore in nome del Re, del quale egli è primo scudiere e gentiluomo di camera.

Mi è stato supremamente caro questo nuovo segno di sua bontà a mio riguardo : e gliene rendo le più affettuose grazie, gloriandomi della sua padronanza ed amicizia. Molto bella è la lettera di V. S. Ill.ma al sig. di Villoison (1). Io mi son preso la confidenza di tradurla in Italiano, e d'inserirne il volgarizzamento nella nostra biblioteca, nel volume di settembre, che tra pochi giorni si darà fuori (2).

Ho anche veduto con molto gusto il prospetto del sig. Panzer (3) ; e già ho scritto a Nuremberg per avere súbito che si possa il primo tomo della sua opera, senz'aspettare la stampa del secondo: il che non mi dovrebb'essere difficile, attese le spedizioni che ogni settimana vengono ai mercanti di quella città abitanti in Torino.

Io medito di ristampare unito in un solo tomo, con molte giunte, le mie inezie in materia di storia tipografica; e spero di aver molti nuovi lumi dall'opera del sig. Panzer.

però desiderava egualmente avere copia del codice. Scriveva il R. al Morelli il 15 apr. 1789: « At is [il Borrelli] mihi primam Codicis paginam descripsit, nil nisi grammaticorum excerpta complectentem. Primum est Menecratis, quod an editum sit, quaerere non vacat: Mevexpátyg φησίν, αἰσθόμενον τῆς ἑαυτοῦ ἀσθενείας τὸν ποιητήν, etc. Alterum hoc est: Οτι Δημοσθένης ὁ Θράξ παρέφρασε το βιβλίον τοῦτο, καὶ τὴν ἀυτοῦ πραγματείαν μεταβολάς Οδυστείας ἐκάλεσεν. Hoc loco inductus videtur libri possessor, ut paraphrasis auctorem Demosthenem crederet, cum sit testimonium grammatici a Suida ductum. Vel sic tamen huius Paraphrasis, quicumque demum eius auctor sit, exemplum habere cupio. Ad Iliadem emendandam nunc praesidia multa sunt: ad Odysseam perpauci. At quis Taurini tam doctus graece est, ut ei describendi negotium committi possit? Hac de re tuas literas exspecto. Vale, vir eximie, etc. » Di codeste copie desiderate dal Ruhnken non è più parola nell' unica lettera al Morelli, che segue (15 maggio 1790). Del ms. che possedeva, così ebbe a scrivere più tardi lo stesso Borrelli (30 luglio 1789): « Due parole del Demostene Trace, che è il più sostanziale. Dicole tosto che non me lo sembra, e non lo è. Lo crederei anzi uno zibaldone di ritagli trinciati e mal accozzati dell'Eustazio e del supposto Didimo. » V. più oltre, lett. del Borrelli al Morelli. (1) [MORELLI], Epistola ad Io. Bapt. Gasparem d'Ansse de Villoison, qua tragoediam 'Tereus'inscriptam, nuper inventam, et L. Vario adiudicatam, Prognem Gregorii Corrarii esse demonstratur. Venetiis, X cal. octobr. 1792. Sulle varie edizz. e traduzz. di questa Epistola, v. G. A. MOSCHINI, Narrazione int. alla vita e alle opere di D. J. Morelli (1819), pp. LXXVIII-IX. (2) La traduzione del Vernazza della epistola Morelliana fu infatti pubblicata col titolo: Lettera del sig. ab. JACOPO MORELLI, Custode della Libreria di S. Marco, al signor Gioanni Batista Gasparo de Ansse di Villoison, stampata in Venezia, di latino recata in volgare, nella Biblioteca Oltremontana (Torino, 1792), vol. III, pp. 259-63.

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(3) Gli Annales typographici ab artis inventae origine ad annum MD, di G. W. PANZER, il cui primo vol. apparve a Norimberga nel 1793. Il Vernazza pubblicò poi nella Biblioteca Oltremontana, da lui diretta, Osservazioni sopra gli Ännali tipografici del Panzer; cfr. a. 1793, vol. II, pp. 278-296.

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(*) BIBL. MARCIANA, Arch. Morelliano', n.o 84, fasc. 1o. [Villoison]; e minuta, la R. ACCad. delle SCIENZE DI TORINO.

presso

Ho fatto in quest'anno la scoperta d' un libro stampato nel 1485 in Vercelli da quello stesso Svico (1) che stampò nell'86 in Civasso, e nell'87 in Torino. Il libro era indicato nel catalogo del Baduel; e l'ho fatto venir di Perugia. Una dama Francese, che era qui, mi ha dato notizie d'una edizione di Voghera del 1486 indicata dal padre Laire (2): e se i moti di Francia non l'impediranno, spero che me la manderà da Sens.

Mi è sempre stato a cuore un testo di Abramo Gölnitz; ma per quante diligenze io abbia fatte, non mi è riuscito mai d'indovinarne il fondamento. Ardisco pregare V. S. Ill.ma che si degni dirmi sopra di esso il suo parere. Le sue parole son queste : auget famam officina libraria quae heic [in Torino] inter omnes Italiae urbes prima fuit. Sono nell' Ulysses Belgico-Gallicus, ediz. del 1631 a pag. 670; ediz. del 1655, pag. 604 (3). La prego di gradire la descrizione da me fatta d'una bibbia del secolo XV (4), circa la quale intenderei volentieri il suo dottissimo giudizio.

Aggiungo un mio foglio di notizie spettanti alle arti del disegno: ella vi troverà qualche nuova notizia di un pittor Veneziano (5).

Mi rinovo a' suoi comandi; ed ho l'onore di essere

Di V. S. Ill.ma

Torino, 20 di ottobre 1792

Divoti.mo Obbligatiss. Servidore Giuseppe B. Vernazza di Freney.

(1) Si tratta indubbiamente del Supplementum Summae Pisanellae di NICCOLÒ DA OSIMO, << impressum.... Vercellis per Iacobinum de Suico de sancto Germano . M. CCCC. LXXXV. die XXVII. octob. »: v. HAIN, no. 2167.

(2) Nell'op. del p. FRANC. XAV. LAIRE, Index librorum ab inventa typographia ad annum 1500; chronologice dispositus cum notis historiam typographico-litterariam illustrantibus. Senonis, 1791, vol. II, p. 93, fra i Libri sub anno 1486, trovasi appunto registrata un'edizione (che il L. stesso dice penitus ignota) delle Postillae ad Bartholum di ALESSANDRO DA IMOLA, in fine della quale si legge : Jacobus de S.to Nazario impensa d.ni Augustini Datheri Dominique Andraeae (sic) Sillae. Impress. diligentissime in lucem edidit Viqueriae Calendis Juniis . M. CCCC. LXXXVI. Ed il Laire, cui sfuggi l'agevole identificazione del luogo pur fatta dalla « dama francese », soggiunge: « Ubi autem et in quânam Italiae portione sita sit Viqueria, ignoro ». (3) ABRAAM GOELNITZ, Ulysses Belgico-Gallicus; fidus... dux ... Belgium, Hispan., Regnum Galliae, Ducat. Sabaudiae, Turinum usque Pedemonti metropolin. Lugduni Batavor., 1631, in 12o; e Amsterdam, 1655, in 12o.

(4) [Vernazza], Descrizione di una Bibbia stampata nel secolo decimoquinto, ora posseduta dai fratelli Reycends, librai in Torino. Torino, 1790; pp. 8, in 8°. Cfr. V. ARMANDO, Bibliogr. Vernazza, n.o 98.

(5) A questa lettera del Vernazza vanno uniti: una copia dell' Epistola latina a stampa del Morelli al Villoison (1792), con molte postille e giunte autografe del Morelli ne' margini e nel 2o foglio bianco; una copia, pure a stampa, della versione italiana di codesta Epistola, pubblicata dal Vernazza nella Biblioteca Oltremontana di Torino; giunte ed appunti scritti nella parte bianca di una lettera di P. Bettio al Morelli, s. d., pure autografi; ed altri 2 foglietti vol. di giunte e appunti, autogr. Da codeste giunte autogr. del Morelli togliamo i seguenti brani :

« Progne, Tragedia di M. Lodovico Domenichi, all' ill.o e rev.do Sig. Giannotto Castiglione ». Fiorenza, appresso i Giunti, 1561, in 8o.

Nella dedicatoria il Domenichi prega il Castiglione di accettare volentieri questa mia

La Bibliofilia, anno XXI, dispensa 1a-3a

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nuova e piccola fatica, ec. Non dubito dunque che la mia Progne non sia per dovervi piacere, ec. Di Fiorenza, 22 Febbraio 1561.

È tradotta appuntino dal Domenichi, senza far menzione della legittima fonte dalla quale ne aveva preso il soggetto, il viluppo, i pensieri e lo scioglimento. Gli attori sono li medesimi, tutto l'andamento della Tragedia è lo stesso. L'argomento della Tragedia che in latino a stampa era stato nel 1558 pubblicato, il Domenichi lo tradusse, e lo ha parimente premesso; e si vede che egli dà la Tragedia per sua apertamente. Bensì la traduzione è elegantemente fatta, e con buone e belle maniere; spesso parafrasa il latino, il quale resta sempre più grave e dignitoso.

Cristoforo Poggiali, Preposto, nelle Mem. per la Storia Lett. di Piacenza. Ivi, 1789, T. I, p. 258, vuol figurarsi, piuttosto che credere il Domenichi plagiario di un'opera stampata quattro anni avanti in Venezia, nè senza qualche ragionevole fondamento, che anche in fronte o nel fine della Progne avesse egli.... posta qualche dichiarazione.... la quale omessa per malizia dagli emuli, o per incuria dagli stampatori, o per altra cagione a noi ignota.... gli abbia tirata addosso l'accusa di plagio. Il Domenichi morì nel 1564, e non si vede indizio alcuno dato in contrario.

Quae de falso credita nimiumque iactata a Gerardo Nicolao Heerkens Groningensi inventione tragoediae Tereus inscriptae, ac Lucio Vario tributae, deinde Gregorii Corrarii Veneti a me primum commonstratae, cum editionis notitia, jamdiu vulgata sunt, ne totum negotium illud sane festivum hic enarrem, omnino faciunt. Praeter Grimmii libellum a me denotatum, patent scripta de illo omnia, quae Simon Chardon de la Rochette collegit ac edidit in opere Millini Magasin Encyclopédique, An. IX (1804), T. V. p. 75 ; postmodum vero in suis Miscellaneis Mélanges de Critique et de Philologie. Paris, 1812, T. III, p. 318. In iis locum quoque suum habet haec epistola, quam scripsi non veluti excubitor quidam ut Sinones a republica litteraria arcerem, continuo vigilans, quemadmodum amicissimus Chardonius de la Rochette lepide dixit; bene vero ut responsum Villoisonio darem, per litteras die: 18 Aug. an. 1792 Parisiis scriptas, ita sciscitanti: Feu M. Heerkens.... icones. Qui idem vir, eruditione aeque ac humanitate praestantissimus, responsu accepto, Aureliae die 22 Maii an. 1793 haec reponebat: Vous ne sauriez.... collection. Ut primum epistola seorsum pagella una impressa prodiit, eiuscemodi rerum periti de auctore sagaciter detecto et evulgato laetari, Veneti de cive scriptoris antiqui laude digno habito valde sibi placere, amici felix inventum gratulari. Nec defuere qui epistolam denuo ederent, Josephus Vernazza, qui italice dedit in Bibl.a italica Taurinensi, Mense septembri an. 1792, et Theoph. Christ. Harlesius, qui in Supplementis ad breviorem Notitiam Litt.ae Romanae an. 1799, Lipsiae impressis T. I, p. 493, eidem locum dedit ». In quest'ultimo tratto, il Morelli cita due lettere del Villoison a lui dirette, l'una del 18 ag. 1792, l'altra del 22 maggio 1793; ma di queste, una sola ci rimane nella sua corrispondenza, ed eccone il brano allegato dal Morelli: « Feu M. Heerkens, Hollandais, auteur de l'Epimenides, a fait imprimer en Hollande, sous le faux titre de Paris, le livre suivant: Ger. Nicolai Heerkens, Groningani, Icones. Parisiis, apud B. Dusaulchoi bibliopolam, 1788, in 8°. J'ai ce livre, qui ne se trouve pas à Paris, non plus que [chez] le libraire Dusaulchoi. Dans sa préface il donne de longs fragmens d'une tragédie latine intitulée Tereus, qu'il dit avoir reçue d'un couvent d'Allemagne, et qu'il attribue au fameux Varius du siècle d'Auguste. Son Roman est assez mal imaginé; il m'a paru démontré que cette Tragédie, où l'on trouve à chaque vers des reminiscences, des imitations de Senèque, d'Horace, &c., est d'un auteur moderne, mais non pas d'Heerkens, qui est un fort mauvais poète latin et très dur, à en juger par ses Icones, et par son Epimenides, qu'il avoit publié auparavant. Je soupçonne que ce Tereus est d'un poète italien du 16° siècle. Vous qui connoiscez à fond tous les coins et recoins de l'Histoire littéraire, n'avez vous pas d'idée d'un poète Italien qui ait laissé une Tragédie manuscrite intitulée Tereus? Alors vous pourriez retrouver ce ms. et le comparer avec les extraits qu'en donne M. Heerkens dans la préface de ses Icones. Mes respects, je Vous prie, etc. ».

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