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NOTE

(1) Giusti son duo, e non vi sono intesi: pochissimi sono i giusti, e vi sono negletti. Vedi la bella Canzone: O patria degna di trionfal fama. 11 2 è il minimo de' numeri, Ovidio: qui modo de multis unus et alter erant.

(2) Diverse colpe giù gli aggrava il fondo, cioè per diverse colpe il fondo li aggrava giù. Cosi C. 2. Sua mercè, per sua mercè: C. 17. Suo luogo, a suo luogo: Parad. 33 Vinca, tua grazia, vinca per tua grazia.

CANTO VII.

Quarto cerchio: gli Avari: e quinto cerchio: gli Iracondi.

Pape Satan, pape satan aleppe, (1)
Cominciò Pluto con la voce chioccia:
E quel savio gentil, che tutto seppe,
Disse per confortarmi: non ti noccia
La tua paura, chè, poder ch' egli abbia,
Non ti torrà lo scender questa roccia.
Poi si rivolse a quell' enfiata labbia,
E disse: taci, maladetto lupo:

Consuma dentro te con la tua rabbia.
Non è senza cagion l' andare al cupo:
Vuolsi nell' alto, là dove Michele'
Fe' la vendetta del superbo strupo.
Quali dal vento le gonfiate vele

Caggiono avvolte poichè l' alber fiacca,
Tal cadde a terra la fiera crudele.
Così scendemmo nella quarta lacca,
Prendendo più della dolente ripa,
Che il mal dell' universo tutto insacca.

Ahi giustizia di Dio! tante chi stipa (2)
Nuove travaglie e pene, quant' io viddi?
E perchè nostra colpa si ne scipa?
Come fa l'onda là sovra Cariddi,

Che si frange con quella, in cui s' intoppa;
Così convien che qui la gente riddi.
Qui vid' io gente più che altrove troppa,
E d'una parte, e d' altra con grand' urli
Voltando pesi per forza di poppa.
Percotevansi incontro, e poscia pur li
Si rivolgea ciascun, voltando a retro,
Gridando: perchè tieni? e: perchè burli?
Così tornavan per lo cerchio tetro
Da ogni mano all' opposito punto,
Gridandosi anche lor ontoso metro.
Poi si volgea ciascun, quand' era giunto
Per lo suo mezzo cerchio, all' altra giostra.
Ed io, ch' avea lo cor quasi compunto,
Dissi: maestro mio, or mi dimostra
Che gent' è questa, e se tutti fur cherci
Questi chercuti alla sinistra nostra.
Ed egli a me: tutti quanti fur guerci
Si della mente in la vita primaja,
Che con misura nullo spendio ferci.
Assai la voce lor chiaro l'abbaja,
Quando vengono ai duo punti del cerchio,
Ove colpa contraria li dispaja.

Questi fur cherci, che non han coperchio
Piloso al capo; e Papi e Cardinali,
In cui usa avarizia il suo soperchio.
Ed io: maestro, tra questi cotali

Dovre' io ben riconoscerne alcuni,
Che furo immondi di cotesti mali.

Ed egli a me: vano pensiero aduni:
La sconoscente vita, ch'i fe' sozzi,
Ad ogni conoscenza or li fa bruni.
In eterno verranno alli duo cozzi:
Questi risurgeranno del sepulcro

Col pugno chiuso, e questi co' crin mozzi.
Mal dar, e mal tener nel mondo pulcro
A tutti loro posti a questa zuffa,

Qual ch'ella sia, perocchè non ci appulcro. (3) Or puoi, figliuol, veder la corta buffa

De' ben, che son commessi alla fortuna,
Per che l'umana gente si rabuffa:
Chè tutto l'oro, ch'è sotto la luna,
E che già fu, di queste anime stanche
Non poterebbe farne posar una.
Maestro, dissi lui, or mi di' anche:

Questa fortuna, di che tu mi tocche,
Che è, che i ben del mondo ha sì tra branche?
E quegli a me: oh creature sciocche,
Quanta ignoranza è quella che v' offende!
Lor vo' che tu mio sentenziare imbocche.
Colui, lo cui saver tutto trascende,

Fece li cieli, e diè lor ch' i conduce
Si, che ogni parte ad ogni parte splende,
Distribuendo igualmente la luce:

Similemente agli splendor mondani
Ordinò general ministra e duce,
Che permutasse a tempo li ben vani

Di gente in gente, e d' uno in altro sangue,
Oltre la difension de' senni umani.

Perche una gente impera, ed altra langue,
Seguendo lo giudicio di costei,

Ched è occulto com' in l'erba l'angue.

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