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noftro Gio:di Nola. Vi erano quattro bellissime statue di Deità giajcenti in alcuni antri del monte, che vistà nel mezzo, mà nell'anno 1656. nel tempo de rumori populari, alcune furono guafte dal carnone, ed altre tolte via: quefte che hora vi fi veggono, fono timediate alla buona,e quefta fontana non folo fù fatta per commodità de Cittadini, ma per i legni bifognofi d'acqua, che venivano nel porto di mezzo. A deftra di questa Fontana vedefi un vicolo per lo quale fivà nel luogo dove fi lavorano le corde di budello per fonare. Più auanti dalla teffa parte vedeli il fondaco detto del Citrangolo per una pianta d'arangi, che in effo fi vedeva: quefto viene habitato da Marinari, e le loro donne in quefoluogo lavoravano de buftoni d' Argento,e quefto fondaco conticnediverfi vicoli.

Paffato questo vedefi la belliffima ftrada detta del Olmo. Uno trà

no.

-noftri fcrittori n'avvifa, che que fta nominar fi deve piazza del Or mo, che è lo stesso che dir piazz del Porto, effendo che quefto nella greca favella Ormo fi dice ; e lo ri cava dal effervi ftato il porto vici no,che stava à Seggio di Porto.Ca buona licenza di chi l'hà fcritto, meno piace, perche ciò nó fi fcor ge vero, mêtre quefta ne meno cr trada,quando in tempo de Greci il porto tava dove é hora il Seg gio; mà fùeretta in tempo de gli Angioini, quando ftabilirono il porto detto di Mezzo: da che fem pre è stato chiamato Porto, e nor Ormo;oltre che quefta ftrada è dik ferente dalla piazza detta di Ports come per prima fi vidde. Alcunivo gliono, che havelle ottenuto que fto nome da un'olmo, che vi ftara piantato, dove da Mercadanti ch v'habitavano, s'appendevano l moftre delle loro mercanzie, che vender volevano, e che conferval vano nella duana, che qui ftava.

Al

Altri vogliono, ed à me pare più probabile, che fuffe detta d'olmi perche qui habitavano i Mercatăti della Città d'olmi, che vendevano tele,che fin hora da noi fi dicono tele d'Olmi:hoggi più non vi fi vendono, mà à finiftra altre botteghe non vi fono, che de Maeftri che fanno fpade, ed à deftra botteghe, che vendono robba di bonba.

ce.

In questa ftrada s'univano i mercanti ne giorni ftabiliti à trat tarei loro negotii,e la loro loggia ftava fituata dirimpetto la Duana, come fi dirà poi per molte turbolenze accadute nella Città, e particolarmente nel governo di D. Pietro di Toledo, quefta ftrada venne travagliata dal cannone del Caftelnuove,ondei negotiati tras. ferirono la loro fáza nel luogo fopradetto,nominatoi hanchi nuo

vi.

A finiftra vedefi la Chiefa, è Colervatorio delle figliuole dette

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di Santa Maria di Vifita poveri. Dove è appunto la Chiefa, iviera l'antico fondaco Regio, ò Duana: some fi convertiffe poi in questa Chiefa, è da faperfi, che alcuniragazzi di quefta ftrada affiffero in un muro una carta, doue ftaua im. preffa l'imagine della Vergine, e da quanti paflauano chiedeuano la limofina per accenderui la lampana. Vi palsò un huom da bene del quartiere vecchio, e ricco,chia. mato Silueftro Tizzano, con una puerile,ma pia importunità li chie fero la limolina. Miller Silueftro l'hebbe à rispondere, dicendo loro che troppo faftidiofi fi rendeuano à chì paffaua. I ragazzi rifpofero, che questo faceuano perche haueuano in penfiero di fare un quadro in pittura, e di buona mano in honor della Vergine,e collocarlo doue ftaua l'Imagine di carta, e però così s'affatigauano;e tanto più che haueuano accumulati con le limofine alcuni quadriai, Silueftro co

no

nofciuta la femplicità di quei ra gazzi, li diffe:purche vi quietiate fatevi fare il quadro da chi volete, che lo lo pagarò, edarovvi quel che vi farà di bifogno; allegri oltre modo per quefta defiderata promeffa andarono da Gio: Antonio d'Amato ftimatiffimo noftro dipintore, che havea ftudiato nelle maniere di Titiano, e del Correggio, in modo che molte tavole del fuo pennello in quello ftile, fono paffate per opere di così gran mactri; e fi fecero fare il quadro,doue fù efpreffa la Vergine, col fuo figliuolo in feno. Terminata che fù per gratitudine nell'anno 1571.la collocarono in una volta della cafa dello fteffo Silveftro.

La Vergine Santiffima, in riguardo, credo dell'Innocenza di queiragazzi, edella bontà di Sil· veftro,impetrò molte gratie dal fuo figlio Giesù à prò de Napoletani, che con divotione quefta 3.Imagine à venerar fi portavano. Crebbe

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