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fatto alla chiesa, forse più ancora che per le sue vittorie e per le sue azioni gloriose. Alcuno vorrebbe preferirlo ad Augusto, a Trajano, a Marc Aurelio, perchè questi trovato avevano un impero florido, potentissimo, incivilito, la milizia ben disciplinata, ben ordinato il governo, mentre Carlo trovato aveva i Franchi, e le nazioni da esso soggiogate, in uno stato di barbarie, di rozzezza, di ignoranza. Ad esso dunque è dovuto, se ricomposta fu quella macchina grandiosa, se ripuliti furono i costumi, se rinacque in alcuna parte lo studio delle lettere, se nelle leggi o ne' capitolari si videro risplendere la sapienza, la pietà, la giustizia. Estese egli certamente a dismisura i confini degli stati suoi, dilatati avendoli dalla Navarra e dall'Aragona fino ad Amburgo e di là dall' Elba, e dall' Oceano Atlantico fino alla Dalmazia ed alla Schiavonia. Eginardo osserva che nell' Italia possedette tutto il tratto che si stende da Aosta fino alla Calabria inferiore per più di 1000 miglia, il che prova ad evidenza, che comprese erano in questo spazio l'Esarcato, la Pentapoli, il ducato di Spoleti e quello di Roma. Carlo Magno tamente glorioso nelle sue guerre, e quindi non è maraviglia, che la di lui istoria servito abbia di base ai romanzi ed ai poemi, nei primi secoli del rinascimento delle lettere composti in Francia ed in Italia, sebbene chiaro non si vegga, che da quelle, prendessero il nome loro i ciarlatani, come il Muratori asserisce; ma non è stato mai abba

fu cer

stanza osservato il merito maggiore di quel principe, che consisteva nel politico avvedimento. Vide egli arrivando al trono, che già formato si era ne' suoi stati uno stato separato e particolare; vide l'ingrandimento del potere spirituale e la forza delle religiose opinioni; e quindi si diede a tutto potere a secondarle, quindi seppe blandire i vescovi e gli abati del suo regno, e loro confidò le principali incumbenze politiche; quindi non solo camminò sulle tracce di Pippino, mantenendo la migliore corrispondenza col romano pontefice, ma volò tosto al di lui soccorso e destramente con quel pretesto si impadroni dell' Italia; quindi il pontefice sempre favoreggiando e la religione cattolica promovendo, giunse a riunire le membra disperse dell' impero occidentale, e riuscì ad ottenere la imperiale dignità. Rotto era di già, come io osservai altre volte, coll' ingrandimento della monarchia de' Franchi il politico equilibrio nell' Europa o piuttosto nell' Occidente; ma il consolidamento di quella grande monarchia, e la riunione di tanti regni disgiunti sotto un solo capo augusto, che acquistava per tal modo la più grande influenza politica e religiosa su tutto l'Occidente, ottenere non potevasi senza il concorso della spirituale autorità che Carlo Magno seppe destramente procurarsi, calcolando simultaneamente sulle proprie forze, sullo stato politico dell' Europa, sull' ignoranza de' popoli e sul potere sacerdotale. Al tempo stesso lo scaltro

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politico prometteva e non accordava, donava e non eseguiva, lusingava il pontefice dell'ingrandimento dei suoi dominj temporali, ma le terre e le così delte giustizie non cedeva che a stento, e su tutti gli stati riteneva l'alto dominio. Fortunatamente egli ebbe per la maggior parte della sua vita politica a trattare col pontefice Leone, più modesto e discreto; forse diversamente sarebbe andata la faccenda, se egli avesse avuto di continuo a lottare coll' insistente Adriano. Grande politico avvedimento mostrò pure Carlo Magno a fronte dell' impero orientale col quale seppe mantenere amicizia anche invadendone i diritti; grande avvedimento mostrò pure a fronte dei popoli conquistati, ai quali seppe impartire un dolce governo, non fece sentire giammai il peso della conquista, destinò capi, duchi o governatori per la maggior parte probi e giudiziosi, accordò di vivere sotto le loro leggi, ed accomunare seppe in ogni tempo i privilegi, le distinzioni, le onorificenze dei suoi sudditi primitivi. Estendendo in remote e barbare regioni le sue conquiste, zelante mostrossi al tempo stesso di propagare la cattolica religione, le di cui massime di umiltà, di cieca obbedienza, di suggezione, le più salde basi formavano del suo potere. Se a questo si aggiunga, che dotato egli era di una liberalità e munificenza, che pochi sovrani agguagliarono, magnifico e grandioso nelle sue costruzioni, nelle opere pubbliche ed in tutti i suoi disegni; si avrà una compiuta

idea di quel regnante glorioso e degno certamente del titolo di grande, senza perdersi, come fecero alcuni scrittori, nell' esame minuto delle di lui pratiche religiose, o dei di lui vizj domestici.

Stor. d' Ital. Vol. XIII.

CAPITOLO III.

DELLA STORIA D'ITALIA DALLA MORTE DI CARLO MAGNO FINO ALLA INCORONAZIONE DI LOTTARIO.

Lodovico Pio si reca ad Aquisgrana. Congeda molte deputazioni. Sospetti suscitati contra Bernardo re d'Italia e i di lui consiglieri. Persecuzione continuata contro di questi. Consiglio tenuto da Lodovico per porre riparo a várj abusi. I Saraceni occupano Gerusalemme. Descrizione di un palazzo d' Italia di quel tempo Riparazione di una chiesa in Ravenna. Contese del pontefice con quell'arcivescovo. Congiura ordita in Roma contra il pontefice, scoperta e punita. Dispiacere mostrato di questo giudizio da Lodovico. Bernardo re d'Italia in Roma. Nuovo tumulto in quella città per la malattia del pontefice. Dieta solenne in Paderbona. Pace nuovamente stretta coi Greci. Congiura contra Grimoaldo duca di Benevento. Guerra di Napoli. Morte di Leone IlI. Elezione di Stefano IV. Viaggio di lui a Reims. Di lui ritorno in Italia. Concilio tenuto in Aquisgrana. Canonici introdotti in Italia. Messi spediti da Lodovico per la riforma del clero. Morte di Stefano IV. Elezione di Pasquale. Scuse fatte a Lodovico per la immediata di lui consecrazione Finta o supposta costituzione di Lodovico relativa ai possedimenti dei romani pontefici. Controversie di confini nella Dal

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