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Qualunque sia l'evento
Che può recar fortuna.
Nemico io non pavento
L'altero Ambasciador.
Non sempre chiusa a' popoli
Fu la fatal Laguna:

E ad oltraggiato Principe
Aprir si puote ancor.

(le voci, si fan più vicine, si spengono i lumi ec.)

RUST.

Prendon commiato i giovani...
Meglio è partir, Signor.

SCENA II.

(si ritirano)

GENNARO, OLDINI, IACOPO, PETRUCCIO, GIULIO, VITTELLOZZO. Escono tutti lieti dalla casa di Gennaro. Egli solo è pensoso, GUBetta si fa vedere in disparte.

TUTTI Addio, Gennaro.

GEN.

Nobili amici.

OLD.

GEN.

Addio,

(con serietà)

E che? degg' io sì mesto

Mirarti ognor?

Mesto!... non già. (Potessi,

Se non vederti, almen giovarti, o madre !) OLD. Mille beltà leggiadre

Saran stasera al genial festino,

Cui la gentil ne invita

Isabella Grimani. Ove qualcuno Obliato avess' ella, a me lo dica: Di riparar l'errore è pensier mio... TUTTI Tutti fummo invitati.

GUB. (inoltrandosi)

E il sono anch' io.

TUTTI Oh! il signor Beverana!

(tutti gli vanno incontro, tranne Gen. e Old) GEN. (Da per tutto è costui! già da gran tempo Ei mi è sospetto.)

(ad Old.)

OLD.

Oh! non temer: uom lieto,

È qual siam tutti; uno sventato è desso.)

IAC. Or via! così dimesso

GIUL.

GEN.

PET.

GEN.

Io non ti vo', Gennaro.

Ammaliato

T'avrebbe forse Eustorgia?

E ognor di lei

V'udrò parlarmi? Giuro al Ciel, Signori;
Scherzi non voglio. Uomo non v'ha che abborra
Al par di me costei.

Tacete... È quello

Il suo palagio.

E il sia. Stamparle in fronte

Vorrei l'infamia, che a stampar son pronto Su quelle mura dove è scritto Eustorgia. (ascende un gradino innanzi allo stemma, e col suo pugnale ne cancella le prime lettere. In quel mentre escono dal fondo due uomini vestiti di nero.)

TUTTI Che fai?

GEN.

TUTTI

Leggete adesso.

Oh diamin! Orgia!

GUB. Una facezia è questa,
Che può costar domani

GEN.

Ben cara a molti.

Ove del reo si chieda,

Me stesso a palesar pronto son io. OLD. Qualcun ci osserva separiamci.

TUTTI

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Addio.

(Gen. rientra in sua casa. Gli altri si disperdono)

SCENA III.

GUBETTA e RUSTICHELLO ambidue passeggiando, indi Scherani.

RUST. Qui che fai?

GUB.

Che tu ten vada

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RUST. Con quel giovine straniero
Che ha qui stanza

E tu con chi?

GUB. Con quel giovin forestiero,
Che pur esso alberga qui.

RUST. Dove il guidi?

GUB.

RUST.

E tu dove?

Alla Contessa.

Al Prence appresso.

GUB. Oh! la via non è l' istessa.

RUST. Nè conduce al fine istesso,

GUB. Una a festa...

RUST.

L'altra a morte...

Delle due qual s'aprirà?

(A 2) Del più destro, o del più forte

Dal voler dipenderà. (Rust. fa un segno dal cantone della strada. Entra un drappello di Scherani, i quali circondano Gub.) RUST. CORO. Non far motto: parti, sgombra: Il più forte appien to scorgi. Guai per te se appena un'ombra Di sospetto a lui tu porgi!... Ezzelino sot qui regge:

Somma legge

- è il suo voler.

GUB. Ma il furor della Contessa ...

RUST. Taci, d' essa non temer.
CORO Al suo nome, alla sua fama

Fe' l'audace estrema offesa:
Ezzelin vendetta brama:
Impedirlo è stolta impresa.
Se da saggio oprar tu vuoi,
Dei piegar; partir, tacer.
GUB. Parto, si... che avvenga poi

Vostro sia', non mio pensier,

(Gub. si ritira. Rust. e gli Scherani atterran le porte della Casa di Gen.)

SCENA IV.

Sala nel Palazzo d' Ezzelino.

EZZELINO, poi RUSTICHELLO, indi un Useiere.

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Ezz.

Usc.

Ezz.

Tutto. Il prigioniero

Qui presso attende.

Or bada. A quella in fondo
Segreta sala, della statua a' piedi

Dell' avol mio, riposti armadi schiude
Quest' aurea chiave. Ivi d'argento un vaso
E un d'or vedrai. Nella propinqua stanza
Ambo li reca... nè desio ti tenti

Dell'aureo vaso. Vin d'Eustorgia è desso.
Attendi all' uscio appresso

Tienti di spada armato. Ov' io ti chiami
I vasi apporta; ov' altro cenno intenda,
Col ferro accorri.

La Contessa. (dalla parte di fondo)
Affretta, (Rust. parte, e poco dopo
(si fa ve dere passeggiando dall' invetriata)
SCENA V.

EUSTORGIA e detto, indi GENNARO fra le Guardie.

Ezz. Così turbata?

EUST.

A voi mi trae vendetta.

Colpa inaudita, infame,

E denunziarvi io vengo. Avvi in cittade Chi della vostra sposa a pien meriggio Oltraggia il nome, e mutilarlo ardisce. Ezz. Mi è noto.

EUST.

Ezz.

E nol punisce
Ezzelino, e lo soffre?

A noi dinanzi

EUST.

Tosto ei fia tratto.

Qual ei sia, pretendo

Che morte egli abbia, e al mio cospetto; e sacra Regal parola al vostro amor ne chiedo. Ezz. E sacra io dolla- Il prigionier. (all'Usciere) (si presenta immant. Gen. disarmato tra le Guardie) EUST. (turbata al vederlo)

Ezz. Noto vi è desso ?

EUST.

GEN.

Fatalità!)

(Chi vedo !) (con un sorriso)

(Oh Ciel! Gennaro! Ahi quale

Se un cenno vostro, o Prence, Toglier mi fece dal mio tetto a forza Da gente armata, chieder posso, io spero, D'ond' io mertai questo rigore estremo. Ezz. Capitano, appressale.

EUST.

(lo gelo... io tremo!...)

Ezz.. Un temerario osava

EUST.

Ezz.

EUST.

Testè, di giorno, dal maggior palagio
Con man profana cancellare il nome
Di lei, d'Eustorgia.

Non è costui.

Il reo si cerca.

Il reo

D' onde il sapete?

Egli era

Stamane altrove... Alcun de' suoi compagui

Commise il fallo.

Non è ver.

GEN.

Ezz.

L'udite ?

Siate sincero, e dite

Se il reo voi siete.

GEN.

Uso a mentir non sono;

Chè della vita istessa

Pù caro ho l'onor mio

Ezzelino; il confesso... il reo son io.

EUST. (Misera me!)

Ezz.

Vi diedi (piano a Eustorgia)

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