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Signori Professori d' Orchestra.

Primo Violino e Direttore
Sig. GIUSEPPE MANETTI
A. F. di Bologna e Roma.
Primo Violino di Spalla
e Supplimento al Direttore
Sig. Francesco Schiassi A. F.
Primo Violino dei Balli
Sig. Gaetano Malaguti.
Primo Contrabbasso al Cembalo
Sig. Luigi Bortolotti A. F. di Bol, e Roma.
Primo Violoncello al Cembalo
Sig. Carlo Parisini A. F.
Primo Violino dei Secondi
Sig. Cesare Danti A. F.
Prima Viola

Sig. Filippo Donatutti A. F.
Primo Oboè e Corno Inglese

Sig. Baldassarie Centroni A. F. di Bol. e Roma.
Primo Clarinetto

Sig. Domenico Liverani A. F. di Bol. e Roma.
Primo Flauto

Sig. Domenico Giili A. F.

Primo Ottavino
Sig. Cesare Gabussi.

Primo Fagotto

Sig. Gaetano Manganelli A. F. di Bol. e Roma.
Primo Corno da Caccia

Sig. Gaetano Brizzi A. F. di Bol. e Roma.
Primo Corno della Seconda Coppia
Sig. Giuseppe Ghedini.

Prima Tromba
Sig. Ignazio Brizzi A. F.

Prima Tromba Duttile

Sig. Leonardo Toschini A. F.

Con altri Professori della Città.

PROLOGO

SCENA PRIMA.

Atrio nel Palazzo Ziani in Venezia, illuminato. Entrano in iscena lietamente GUBETTA, GIULIO, OLDINI, PETRUCCIO, VITELLOZzo, e IACOPO. Quindi GENNARO, che, com'uomo affaticato, si riposa sovra un sedile appartato dagli altri.

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OLD.

Amabile

D'ogni piacer soggiorno!
Men di sue notti è limpido
D' ogni altro cielo il giorno.

TUTTI E l'Oratore Ziani

Noi seguirem domani:
Tali avrem mai delizie,

Tai feste in riva al Po?

GUB. È d' Ezzelino splendida (inoltrandosi)

Anche la Corte assai.
È bella Eustorgia.

OLD. (interrompendolo)

VIT.

IAG.

TUTTI

Acquetati;

Non la nomar giammai.
Nome esecrato è questo.
Eustorgia! io la detesto...
Chi le sue colpe intendere,
E non odiar la può?

OLD. Io più di tutti. Uditemi - (tutti si accostano)

GEN.

Τυττι

Un vecchio... un indovino

...

Novellator perpetuo (interrompendolo)
Esser vuoi dunque, Oldino?

Deh lascia Eustorgia in pace!
Udir di lei mi spiace ...

Taci... non interrompere

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Breve il suo dir sarà.

GEN. Io dormirò: destatemi,

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Quando cessato avrà. (si adagia, e a

poco a poco si addormenta)

...

OLD. Nella fatal di Padova
E memorabil guerra.
Ferito e quasi esanime
Io mi giaceva a terra
Gennaro a me soccorse,
Il suo destrier mi porse,
E in solitario bosco
Mi trasse, e mi salvò.
La sua virtù conosco >
La sua pietade io so.
Là nella notte tacita,
Lena pigliando e speme
Giurammo insiem di vivere,
E di morire insieme

TUTTI

OLD.

TUTTI

OLD.

E insiem morrete, allora
Voce gridò sonora:

E un veglio in veste nera
Gigante a noi s'offrì.
Cielo! Qual mago egli era
Per profetar così?

Fuggite Eustorgia, o Giovani,
Ei proseguì più forte...
Odio all' iniqua femmina;
Dov' essa regna è morte.
Sparve ciò detto: e il vento,
In suono di lamento,
Quel nome ch'io detesto
Tre volte replicò!...

TUTTI Rio vaticinio è questo...
Ma fè puoi dargli?... no.

OLD. Fede a fallaci oròscopi

L'anima mia non presta...
Pur, mio malgrado, un palpito

Tal sovvenir mi desta.
Spesso, dovunque io movo,
Quel vecchio orrendo io trovo...
Quella minaccia orribile
Parmi la notte udir...

Te, mio Gennaro, invidio,
Che puoi così dormir.

GLI ALTRI Bando a sì tristi immagini...
Passiam la notte in gioia.
Assai quell' empia femmina
Ne diè tormento e noia.
Finchè il Leon temuto
Ne porge asilo e aiuto,
L'arte e il furor di Eustorgia
Non ci potran colpir...

Vieni la danza invitaci...

Lasciam costui dormir.

(partono tutti, traendo seco Oldini) SCENA II.

Passa una Gondola: n'esce una Dama mascherata. È EUSTORGIA: s' inoltra guardinga. Vede GENNARO addormentato, si appressa a lui, contemplandolo con piacere e rispetto: GUBETTA ritorna.

EUST. Tranquillo ei posa... Oh! sian così tranquille
Sue notti sempre! e mai provar non debba
Qual delle notti mie, quanto è il tormento!
Sei tu?
(si accorge di Gub.)

GUB.

Son io. Pavento

Che alcun vi scopra: ai giorni vostri, è vero,
Scudo è Venezia; ma vietar non puote

Che, conosciuta, non v'insulti alcuno.
EUST. E insultata sarei: m' abborre ognuno!
Pur per sì trista sorte

Nata io non era.

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Oh! potess' io far tanto

GUB.

Che il passato non fosse, è in un cor solo
Destare un senso di pietà, che invano,

In mia grandezza, all' universo io chiedo! -
Quel giovin vedi?

11 vedo;

E da più di lo seguo in finte spoglie
E in simulato nome; e indarno io tento
Scoprir l'arcano che per lui vi tragge

Da Padova a Venezia in tanta ambascia ... EUST. Tu scoprirlo? Non puoi. — Secó mi lascia. (Gub. si ritira)

SCENA III.

EUSTORGIA e GENNARO addormentato.

(Mentre Eustorgia si avvicina a Gennaro non si accorge di due Uomini mascherati, che passano dal fondo, e si fermano in disparte)

EUST. Come è bello!... Quale incanto

-}

In quel volto onesto e altero!
No, giammai leggiadro tanto
Non sel finse il mio pensiero.
L'alma mia di gioia è piena
* Or che alfin lo può mirar
Mi risparmia, o Ciel, la pena

...

Ch'ei mi debba un dì sprezzar.
Se il destassi!... no: non oso`... (piange)
Nè scoprire il mio sembiante.

Pure il ciglio lagrimoso

Terger debbo... un solo istante.

(si toglie la maschera e si asciuga le lagrime)

I. UOMO (Vedi, è dessa ...)

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(È dessa... è vero.)

(Chi è il garzone?)

(Un venturiero.)

(Non ha patria ?)

(Ne parenti;

Ma è guerrier fra i più valenti.)
(Di condurlo adopra ogni arte

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