Poesie di Angelo Mazza parmigiano ...

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Presso N. Capurro, 1818
 

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Brani popolari

Pagina 200 - Con pregar pace a' miseri mortali, Da lo stellante trono Scendea grazia e perdono. Vili. IMPERO UNIVERSALE DELLA MUSICA. Dal Pope. Scendete, olimpiche muse, e cantate; E a gli strumenti vario-spirabili La vario-armonica voce accordate. Spirto di musica penetri e morda In dilettevole tuon di letizia L'oboe patetico l'arguta corda. Già le del tempio volte festive Impazienti son di ribattere Le rotte in vortici auro giulive.
Pagina 42 - Sorrisi all'altro, or ha due lustri, e fronte tenne a le sei che 'l componean decine: tu sopravvieni minaccevol d'onte più gravi e carco di più fredde brine. L'occhio men ampio né qual pria si pronte vibra scintille, e più che mischio è 'l crine; e men vivo il vital purpureo fonte di sua vena men lungi annunzia il fine. Ma se l'antico irresistibil foco m'arde ancor l'alma, e spaziar pei regni vasti di fantasia mi sembra un gioco, forse ai carmi mercé, di viver degni, consentirammi eternitade...
Pagina 69 - MONACA. Te colser le infallibili saette onde sue prove il divo amor corona; « amor, che a nullo amato amar perdona », una te volle de le sue dilette. Per ricovrarti fra le poche elette, con voce che ne l'anima risuona, amor, che non divide amor, ti sprona dal padre, che pensoso in sé ristette. Misero padre! vedovato e solo ultima del tuo sangue unica speme costei ti lascia, e ten disdice il duolo: sacra colomba che sospira e geme l'aerea torre, e le fuggenti 'l suolo penne distende per le vie...
Pagina 26 - Francesco Rosaspina. Ne vediamo il monumento in marmo nel nostro Duomo. IL Bodoni è pure ritratto in un bel sonetto estemporaneo di Angelo Mazza: Questi è Bodon; lo raffiguro al nero Intra mesto e giulivo occhio vivace, E a quel che. in fronte gli traspar, né tace Gli ardui cimenti, architettor pensiero.
Pagina 17 - II soggiorno che s'apre a gli occhi miei? lucantator de l'anima, qual sei Che di tanta m'ingombri e tal beltate? Certo sua stanza ha qui la voluttate. Compagna indivisibil de gli dei: Abbiatevi la vostra, o Cirenei, Al gioir de
Pagina 80 - Pria che t'accosti a le romite soglie cui stanno in guardia umililate e stento, e l'avversaria de le impure voglie che la ragion sommettono al talento; e quivi in rozze le gentili spoglie muti ed ogni mondano altro ornamento, e il bel crin biondo che s'annoda e scioglie reciso, lasci lo si porti il vento: volgiti al patrio albergo, e prega pace al talamo di lei che ti fu madre, e de l'antica fede...
Pagina 47 - D' uom che ragion non sente , e al ver non guarda . Ben la voce romana e la lombarda Schermo a l'oltraggio immeritato oppose ; E la intesta d' error rete scompose • Schietta innocenza ad apparir non tarda . Ma lavor fu del caso il venturato Scontro , che i labbri incerti al bacio spinse , D'onde di noi ciascun tornò beato; Chè il disinganno in un balen dipinse Ne' loquaci sembianti '1 ver celato, Ravvivando Amistà che l' odio estinse . SONETTI FILOSOFICI, MORALI EC.
Pagina 124 - ... aureo di luce, che distempra i sensi, e, rotta la mortal caligin folta, l'ingegno irraggia, e la ragione affina, e nuova in me divinitate infonde. Certo io non erro. Io la ravviso; è dessa 20 l'animatrice de...
Pagina 201 - Suo tosco Invidia versare obblia. E se di Patria levasi all' armi Offeso dritto, ne' petti accendesi Lo spirto bellico col suon dell
Pagina 59 - Con le lucide alterna ore le nere : Gran lavor d ' armonia che il mondo libra ! Soave tempra di calore e luce Ne g1' intervalli inegualmente uguali Moltiforme di vita ordine adduce . Magistero divin, scola a 'mortali!

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