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co della stessa altezza di tufa granulare di color bigio verdognolo indicato di sopra: ed a questo sovraggiace il tufa litoide che è la materia più apparente del monte. Il seno poi che è fralle due cime dove trionfa oggi la statua equestre dell' ottimo imperadore Marco Aurelio ha soprapposto al tufa litoide un alto banco di sedimenti fluviali, che si ritrovano sulla falda orientale del Palatino, e nella valle del Ceriolense, come hanno fatto conoscere gli ultimi scavi, prova di fatto della presenza delle acque del Tevere sopra la superficie di questo seno medesimo, e nelle adiacenze dopo la formazione di questo nucleo di tufa litoide. Ho detto, che le estremità di questo colle s' innalzano a guisa di promontorii: tali cime erano così distinte, come ancora lo sono, che naturalmente ebberò nome diverso anticamente come oggi lo hanno: quella occidentale ossia più vicina al Tevere fu designata col nome di Arx la cittadella, perchè a tale uso venne destinata dai Romani: oggi la dicono Monte Caprino perchè ne' tempi bassi rimasta deserta fu destinata a stanza di capre. E sebbene fosse dirupata da tutti i lati, meno verso oriente, presentando maggior precipizio dal canto rivolto al Tevere fu in quella parte designata col nome speciale di SAXUM, la Rupe: che siccome sovrastava al sepolcro di Carmenta, madre di Evandro fu detta SAXUM CARMEN TAE, come si trae da Livio lib. V. c. XXVII : fu pure appellata SAXUM TARPEIUM per la vergine di questo nome uccisa in quei dintorni veggasi Varrone de Ling. Lat. lib. IV. È questa la rupe che fu destinata a supplizio terribile di coloro, che attentavano alla libertà, o che tradivano la patria. L'altra cima dopo la edificazione del tempio di Giove fu detta CAPITOLIUM, nome che communicò al resto del monte, e che ritenne almeno fino al secolo XIII, poichè la chiesa, che ivi vedesi torreggiare, ebbe il no

me di s. Maria de Capitolio questa chiesa, siccome a suo luogo vedrassi, fu poi chiamata s. Maria di Araceli, ed ha communicato questo nome alla cima. Fu detto di sopra, che fra queste due sommità apresi un seno, quale è quello, dove oggi veggiamo eretta la statua equestre di Marco Aurelio. I topografi di Roma hanno creato un nome per designarlo, e lo appellano Intermonzio, e citano su tal proposito Dionisio lib. II. c. XV. Qui è da premettersi che nessun antico scrittore latino superstite fa uso di questa parola Intermontium, e che questa voce fu creata da Lapo interprete di Dionisio, il quale parlando dell' asilo aperto da Romulo dice così: το γαρ μεταξυ χωριον του τε Καπιτωλιου και της Ακρας ὁ καλείται νυν κατα την Ρωμαίων διαλεκτον μεθόριον δυοιν δρυμων, και ην τοτε του συμβεβηκοτες επώνυμον, ύλαις αμφιλαφεσι κατ' αμφοτέρας τας συνάπτουσας τοις λεφεις λαγονας επισκιον, ἱερον ανεις ασυλον ἱκεταις, και ναον επι τουτῳ κατασκευασμένος, κ. τ. λ. imperciocchè il luogo frammezzo al Capitolio ed all' Arce, che chiamasi ora secondo il dialetto de' Romani, TRA I DUE BOSCHI (Inter duos lucos), ed avea allora il cognome dalla circostanza, sendo da selve dense in ambedue le sinuosità toccanti i colli coperto, questo luogo pertanto consagrando in asilo de' supplichevoli, ed aggiungendovi una cella sacra ec. Ho volgarizzato la frase di Dionisio : Μεθόριον δυσιν δρυμών Tra i due boschi, perchè derivando la parola μεθόριον da μετα, fra, ed ὁρος confine, termine, indica un luogo a contatto da ambedue le parti co' boschi è chiaro, che Dionisio dicendo che a' suoi dì in lingua de' Romani così appellavasi quel punto scelto da Romulo per l'asilo, intese esprimere la denominazione INTER DUOS LUCos, colla quale designavasi quel luogo, secondo Livio lib. I. c. VIII: locum, qui nunc seplus descendentibus INTER DUOS LUCOS est,

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Asylum aperit, e che Properzio in quel verso lib. IV. el. VIII. v. 31 chiamò Inter lucos Tarpeios:

Altera Tarpeios est inter Teia lucos.

Mancando pertanto di autorità per appellare Intermonzio questa parte, parmi pe' passi allegati di Dionisio e di Livio doversi piuttosto designare col nome d' Inter duos Lucos, o semplicemente Inter Lucos, come fece Properzio. Questo monte ha 4400 piedi di circonferenza, e 160 di maggiore altezza sul livello del mare è pertanto circa la superficie il più piccolo de' sette colli, sebbene per la celebrità sia il più grande ; nè si creda che per qualche vicenda sia stato in parte tagliato o diminuito, poichè la rupe originale, le sostruzioni, e gli edificii antichi che lo circondano mostrano l' opposto.

Dal canto di mezzodì il Palatino ha a fronte il colle detto dagli antichi Aventinus, nome che tuttora conserva. Festo, o piuttosto il suo compendiatore Paolo nella voce Murciae ricorda, che prima di Aventino chiamossi Muxcus: Murciae deae sacellum erat sub monte Aventino, qui antea MURCUS vocabatur: è noto che Murcia era un nome antico dato a Venere dai Latini, derivante da MURTUS, ossia MYRTUS, pianta a lei sacra, e che copriva la falda del monte rivolta al Palatino, dove era quel sacello ricordato da Festo; imperciocchè Varrone de Ling. Lat. lib. IV. c. 154 chiaramente lo dice: Intumus Circus ad Murciam vocatur, ut Procilius aiebat ab urceis alii dicunt a MURTETO declinatum quod ibi id fuerit, quoius vestigium manet, quod ibi sacellum etiam nunc Murteae Veneris. Questo medesimo scrittore ha registrato le tradizioni, che correvano sul nome Aventino a' suoi dì, altri derivandolo ab avibus dagli uccelli, che vi si portavano dal prossimo fiume, altri da Aventino re di Alba

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iyi sepolto, altri ab adventu dall' arrivo delle genti che portavansi al tempio di Diana commune a tutti i popoli latini; egli poi insinua un' altra etimologia e la deduce ab advectu dall' esservi trasportati in barca, sendo che originalmente era separato dagli altri colli da paludi: ego maxume puto quod ab advectu: nam olim paludibus mons erat ab reliquis disclusus, itaque eo ex urbe advehebantur ratibus. Servio commentando il v. 657 del settimo della Eneide riferisce un' altra etimologia data pur da Varrone nel trattato de Gente Populi Romani oggi perduto, nel quale leggevasi, che i Sabini accolti da Romulo aveano ricevuto per sede questo monte e lo aveano chiamato Aventino dal fiume del loro paese chiamato Avente: quem ab Avente fluvio provinciae suo appellaverunt Aventinum. Di tutte queste tradizioni però la più ricevuta era quella della sepoltura di Aventino re di Alba. Veggansi Livio lib. I. c. III. e Dionisio lib. I. v. LXXI. Questo storico lib. III. c. XLIII. narrando le gesta del re Anco Marzio che unì questo colle alla città, così lo descrisse : È un monte sufficientemente alto, che ha diciotto stadii di giro, il quale allora era coperto da selve di alberi di ogni specie, e specialmente di bellissimi lauri, donde venne, che i Romani chiamano Laureto una ,, parte di esso. Ora però è tutto pieno di fabbriche, e fra molti altri templi contiene quello di Diana. Ed ,, era distaccato dagli altri colli, che circondavano Roma dal monte chiamato Palatium, sul quale la città primitiva venne eretta, per una valle dirupata, profonda e stretta ma ne' tempi posteriori fu colmato ,, tutto il fondo frai due colli.,, E nel lib. X. c. XXXI. ripetendo quasi lo stesso differisce nella misura, poichè dice è l'Aventino un monte alto sufficientemente che non ha meno di dodici stadii di giro, compreso en

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tro le mura il quale allora non era tutto abitato, ma publico e coperto di selve. Questi due passi di Dionisio essendo concordi nel rimanente, in questo discordano, che mentre assegnansi nel primo diciotto stadii di perimetro, nell' alto restringonsi a dodici; che è quanto dire, che differiscono di un terzo nella totalità: questione, che non può risolversi, se non col fatto di stabilire bene i limiti dell' Aventino, e misurarne la circonferenza, ricerca tanto più importante, che da essa dipende ancora il conoscere l'andamento delle mura di Roma che è il soggetto del paragrafo seguente. I topografi de' tempi passati riguardarono come Aventino, non solo il colle, sul quale sono le chiese di s. Sabina e di s. Prisca ; ma ancora quello che contiene le chiese di s. Balbina e s. Sabba, il quale prolungasi di là dalle mura odierne e va a terminare nella valle dell'Almone. Questa estensione è così eccessiva, che supponendo per un momento mancare ogni altro argomento di fatto, e di autorità dovrebbe conchiudersi, che l' Aventino fosse un colle, che da per se solo forniva una superficie tanto vasta da pareggiare quasi quella degli altri sei insieme uniti. Ma stiamo ai fatti. Il monte, sul quale sorgono le chiese antiche di s. Sabina e di s. Prisca è separato da quello di s. Balbina e s. Sabba da una valle in modo che sono due colli, tanto distinti fra loro, quanto lo sono l'Aventino ed il Palatino, il Palatino ed il Celio, il Celio e quello che chiamano Monte d' Oro. Tutte le autorità degli antichi scrittori, che ancora rimangono, parlando dell' Aventino, e de' monumenti che comprendeva, o de' fatti che vi accaddero, sempre indicano la prossimità del colle al Tevere, e che era a fronte del Palatino; mai non si parla di vicinanza col Celio, meno ancora di prossimità alle Terme di Caracalla e all' Almone: anzi i Regionarii chiamano AVEN

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