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loro. Veggasi la vita di Alessandro III. presso il Muratori Rer. Ital. Script. T. III. P. I. p. 458.

Un' altro quadro delle mura di Roma si ha nel secolo susseguente a questo in Martino Polono, che fiorì verso l'anno 1280. Egli nel Chronicon lib. I. c. IV, e V. scrive, che la città avea allora 360 torri, e 22 miglia di giro, senza il Trastevere, misura certamente esaggerata, come dimostra il fatto, giacchè oggi dopo le ampliazioni di Pio IV. ed Urbano VIII. nelle regioni vaticana e trastiberina non ha che circa 15 m. e tre quarti di giro, compresi i risalti delle torri e de' bastioni. E temo ancora che sia difetto nel numero delle torri, poichè poco dopo Martino Polono nel secolo XIV. l' opuscolo noto col nome di Mirabilia Romae dà un altro stato delle mura, ed enumera 361. torri, 48 castelli, e 900 merli, mentre riferisce come il Polono che avea 22 m. di giro.

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Nel primo periodo del secolo XV. Leonardo Aretino nel racconto delle cose accadute a' suoi giorni, inserito dal Muratori R. I. S. T. XIV p. 923 narra, che in molti luoghi le mura incontro al Gianicolo, adversus Ianiculum, erano cadute per antichità, vetustate collapsa; nell' anno 1407 Giovanni di Giuliano, albanese vassallo di Antonio Savello ruppe le mura dal canto di Testaccio lo stesso fecero i Colonnesi nello stesso anno dal lato fra porta Maggiore e porta s. Lorenzo, siccome si trae dal Diario inserito dal Muratori R. I. S. T. XXIV. p. 988, e dalla cronaca di Bologna inserita nella stessa raccolta T. XVIII. p. 593. Ladislao venuto in Roma l'anno susseguente risarci queste rovine e fece ristaurare tutte le mura per testimonianza dell' Infessura ; ma l'anno 1413 ruppe egli stesso le mura presso s. Croce in Gerusalemme, secondo lo stesso scrittore presso il Muratori R. I. S. T. III. P. II. p. 1119 e seg.

non molti anni dopo Poggio Fiorentino nel trattato de Varietate Fortunae scritto circa il 1435 dà uno stato delle mura a' suoi giorni. Egli dice che non compresa la città Leoniana, il giro misurato esattamente da lui comprendeva 10 miglia, misura corrispondente al fatto non calcolando il tratto del recinto, che andava lungo il Tevere; che si contavano 369 torri, e che sulla riva sinistra esistevano 10 porte aperte, e tre chiuse, delle quali una ricorda fra la Ostiense e l' Appia che avea la iscrizione di Arcadio e di Onorio, e che oggi più non esiste. L'anno 1451 le mura vennero particolarmente risarcite in tutta la loro estensione da papa Nicolò V. non solo per testimonianza di Giannozzo Mannetti nella sua vita lib. I. e dell' Infessura 1. c. p. 1132, ma ancora per molte memorie modeste che ricordano il suo nome in tutto il recinto anche oggidì. Dopo quella epoca rimangono molte lapidi nelle mura che rammentano i ristauri fatti sotto Pio II. circa l'anno 1460, Paolo II. nel 1470, Alessandro VI. nel 1500, e Giulio II. nel 1512.

Dopo l'avvenimento lagrimevole del sacco borbonico dell' anno 1527 papa Paolo III. successore di Clemente VII. che si era veduto esposto a quella catastrofe ebbe in animo di cingere la città di nuove mura secondo i dettati dell' architettura militare de' giorni suoi e ne diede l'incarico ad Antonio da Sangallo, che sulla riva sinistra del Tevere diè un saggio del suo sapere in quel bastione che ancora ammirasi dagli architetti militari moderni come capolavoro, fra la porta Ostiense, e la porta Appia, ne' dintorni dell' antica porta Ardeatina. Quella opera progrediva entro la vigna Colonna sotto la chiesa di s. Sabba, e sul ciglio dell' Aventino rivolto alla porta di Testaccio, rimanendone prove di fatto. Fu però cura principale di Paolo III. di for

tificare particolarmente la città Leoniana con mura edificate secondo lo stesso sistema; ma dopo che il lavoro del Sangallo era proceduto tanto oltre, che erasi fasciato di nuove mura a bastioni tutto il lato più debole di quel recinto fra la riva del fiume e la porta Cavalleggieri insorsero le lingue degli emuli del Sangallo e queste si appoggiarono all' autorità di Michelangelo Buonarroti, nome troppo potente, e si tenne un consiglio dinanzi al papa, il quale dovè por silenzio agli astanti: la conclusione fu che vennero sospesi i lavori, frai quali dee notarsi quello della porta s. Spirito che è rimasta imperfetta, e che poscia i più urgenti furono eseguiti secondo i disegni di Michelangelo. Così racconta i fatti il Vasari nella vita di lui, scrittore che ne fu testimonio e che forse non rimase estraneo a tutti quei maneggi. E sulla riva sinistra del fiume le opere incominciate furono parte abbandonate, parte legate colle mura esistenti : sulla destra poi il Vaticano venne cinto da nuove fortificazioni che presentano particolarmente le armi di Pio IV. e Pio V. le quali generalmente più vaste sono della cinta della città Leoniana, meno presso la porta Cavalleggieri dove sono con esse a contatto. Pio IV. servendosi della opera di Michelangelo ristaurò le mura l'anno 1564 e costrusse di nuovo la porta del Popolo: abbandonò e distrusse la porta Nomentana ed aprì la porta che da lui fu chiamata Pia. Nuovi ristauri ebbero le mura da papa Gregorio XIII. l'anno 1573. e 1574 questi abbandonò l'antica porta Asinaria ed aprì la nuova porta Lateranense, o di s. Giovanni. Sisto V. nel 1586 e Gregorio XV. l' anno 1623 fecero altri risarcimenti ma tutti i suoi predecessori sorpassò in questa parte Urbano VIII.

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Questi non solo ristaurò le mura stra del fiume l'anno 1628; ma per

P. I.

sulla sponda sinile vertenze soprag

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giunte con Odoardo duca di Parma le risarcì di nuovo nel 1642. ed intraprese un nuovo recinto sulla ripa destra del fiume, che è quello che oggidì la difende. Imperciocchè fino a quell' anno la città Leoniana era rimasta separata dalla città propriamente detta nella parte trastiberina per tutto il tratto de' colli gianicolensi che dominano immediatamente la via della Lungara, e perciò alle due estremità di quella sono le porte S. Spirito e Settimiana, oggi divenute inutili. Ora quel papa considerando la debolezza delle mura trastiberine, e la importanza di non lasciare scoperto il dorso gianicolense, colla opera di Marc' Antonio De' Rossi, che Pascoli nella vita di Mattia suo figlio dice non mediocre architetto e molto amico del Bernini, costrusse un nuovo recinto a bastioni cominciando da presso la porta Cavalleggieri dove è l'arma di Pio V. e terminando alla ripa del fiume presso la porta Portese. Le sue armi e la lapide di porta s. Pancrazio dimostrano, che le mura furono intieramente eseguite da lui, come pur quella porta; ma la porta Portese moderna fu compiuta sotto Innocenzo X. suo successore vedendosi ivi collocata l'arma di quel papa. Fu Urbano VIII. che demolì l'anno 1643 la porta Portuense di Onorio, e che abbandonò là vecchia porta Pancraziana.

Dopo Urbano VIII. le mura sono state ristaurate molte volte, ma non hanno avuto altro cangiamento: le memorie esistenti dimostrano che vennero ristaurate nel 1651 da papa Innocenzo X. nel 1658 da Alessandro VII. e nel 1711, 1717, e 1718. da Clemente XI. Un nuovo ristauro generale intraprese sulla sponda sinistra del fiume Benedetto XIV. che durò dal 1748 fino al 1752. Dopo altri ne furono operati da Clemente XIII. nel 1766. da Pio VI. nel 1786, da Pio VII. nel 1804, da Leone XII. nel 1827 e dal regnante Gregorio XVI, nel 1831,

e negli anni susseguenti. Quindi le mura presentano una serie di costruzioni diverse così certa per le memorie esistenti da servire di scuola onde fissare i caratteri che le distinguono. Benedetto XIV. che come si vide fece il ristauro generale delle mura verso la metà del secolo passato le fece pur misurare esattamente: questa misura si riporta in tutti i suoi particolari dal Bernardini nella opera che publicò sul ripartimento de' rioni di Roma l'anno 1744 pag. 228. Apparisce da quella misura, che sulla riva sinistra del fiume compresi i risalti delle torri le mura girano canne 6848, cioè 51,110 piedi ossia miglia 10 ed un quarto circa: sulla ripa destra non comprese le fortificazioni del castello canne 3246, cioè 27,622 piedi e mezzo, ossia miglia 5 e mezzo circa; totale miglia 15 e tre quarti circa, romane.

Ora venendo a descrivere le mura e le porte come oggi si trovano, fu notato di sopra, che il recinto attuale della città sulla riva sinistra del fiume, o è di Onorio medesimo, o segue l'andamento di quello: le porte, che in esso apronsi, o sono le identiche di quelle edificate da Onorio, o sono state riedificate; ma ad eccezione delle porte Flaminia, Nomentana, ed Asinaria che entrano nella seconda categoria, tutte le altre sono situate dove in origine furono stabilite. Dividonsi queste in porte di primo ordine e porte di secondo ordine e quelle di primo ordine essendo sulle vie consolari presero in origine nome da quelle, cioè sulla riva sinistra furono dodici porte di prim' ordine, l'Aurelia, la Flaminia, la Salaria, la Nomentana, la Tiburtina, la Prenestina, la Labicana, l'Asinaria, la Latina, l'Appia, l'Ardeatina, e la Ostiense: e sulla destra due, la Portuense, e quella che fin dai tempi di Procopio dicevasi Pancraziana: veggasi la Guerra Gotica lib. I. c. XXIII: in tutto 14 porte. E quello storico di

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