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Popolo, demolito da papa Sisto IV. Queste pietre erano state ne' tempi bassi mutilate, onde svellere i perni, che le legavano insieme, come si osserva in altri monumenti antichi, e particolarmente al Colossèo, e perciò nell'impiegarle per queste torri, si doverono riempire que' fori, o con costruzione laterizia, o con tasselli di marmo. Fu Baccio Pintelli, che nel ristaurare la chiesa. di s. Maria del Popolo, e nell'edificare la facciata di quella, contigua alla porta, per ordine di Sisto IV. nel 1475 edificò ancora la parte inferiore di queste torri.

Fra questa porta e quella oggi chiusa che dicesi Pinciana le mura presentano ristauri del tempo di Leone IV. subito dopo la porta, di Benedetto XIV. sopra questi, e le sostruzioni degli orti de'Domizii che per quasi un quarto di miglio si seguono, e che nell' angolo sovrastante al vecchio ingresso della villa Borghese offrono l'esempio di una straordinaria inclinazione di già esistente l'anno 536 ed indicata da Procopio col nome di MURO ROTTO che i moderni hanno cangiato in MuRO TORTO. Di queste tornerò a parlare nell'articolo X. dove si tratta degli Orti; di là da quelle sostruzioni cominciano ristauri considerabili fatti da Paolo II. verso l'anno 1470 che si prolungano fino all'angolo rientrante, che separa la villa dalla vigna già Medici, nell'interno della città, vigna che finisce alla porta Pinciana. Questo tratto fra l'angolo sovraindicato e la porta, e di là dalla porta fino alla susseguente Salaria presenta i caratteri della costruzione del secolo VI. della era vol

gare, meno poche eccezioni, onde io credo che sia opera di Belisario allorchè entrò per la prima volta in Roma l'anno 535 della era volgare.

A questa conghiettura accresce peso il riflettere, che Belisario amò il soggiorno del Pincio, e vi pose i quartieri, e diè nome di Belisaria alla porta Pinciana

tuttora esistente, da lui riedificata come oggi si vede, distante dalla Flaminia circa un miglio. Questa circostanza fu causa ne' tempi bassi della tradizione, che egli caduto in disgrazia del suo signore, e divenuto cieco, domandasse la limosina dinanzi a questa porta, la quale fu ne' tempi moderni sanzionata con un informe grafito che dice DATE OBVLVM BELISARIO, il quale si leggeva sopra una pietra a mano dritta di chi entra in Roma, pietra oggi coperta dal fango, e da altre sozzure: veggasi sopra tal favola ciò che scrisse il Muratori negli Annali d'Italia, il quale pienamente smentilla. E parlando di questa porta, ricorderò come il suo nome derivò dal monte, sul quale è posta, e ciò che scrissi di sopra p. 27 e seg. dove particolarmente parlai del Pincio. Essa fu delle secondarie per testimonianza di Procopio a cui si dee la notizia, che nel secolo VI. fu detta Belisaria: veggasi la sua Guerra Gotica lib. I. c. XV. XXII. e XXIII. lib. II. c. IX. Questa dall'anno 1808 rimane chiusa. L'architettura mostrasi in tutte le parti opera del VI. secolo: nella chiave dell'arco entro un disco è grafita la croce.

Di là dalla porta Pinciana le mura per la massima parte presentano, come venne indicato di sopra la opera di Belisario, meno alcuni piccioli tratti appartenenti al secolo VIII. ed alla metà del secolo XVI. oltre, quà e là, qualche pezzo del V. secolo, ossia di Onorio. Un mezzo miglio dopo la porta Pinciana incontrasi quella detta Salaria perchè posta sulla via di questo nome, porta di rimembranza fatale per Roma poichè per essa secondo Procopio Guerra Vandalica lib. I. c. II. entrarono i Goti condotti da Alarico ai 24 di agosto l'anno 409 della era volgare, secondo i calcoli seguiti dal Muratori negli Annali. Le torri che la difendono sono in parte abbattute, e mostrano essere state riedificate dopo quella

sciagura sulle rovine delle torri preesistenti: così l'arco e la parte superiore della porta veggonsi riedificati dopo che la costruzione primitiva fu abbattuta.

Circa un quinto di miglio distante dalla Salaria è la porta Pia sostituita alla Nomentana antica da papa Pio IV. l'anno 1564: il sito della Nomentana vedesi due torri più oltre a destra uscendo dalla porta attuale. Narra il Vasari nella vita di Michelangelo Buonarroti che ricercato quell'insigne artista dal papa per porta Pia di un disegno, ne fece tre tanto stravaganti e bel¬ lissimi, che il papa elesse per porre in opera quello di minore spesa come si vede in oggi murata con molta sua lode; ma questa porta rimase sempre imperfetta, sendo quel papa morto prima che si compiesse. La idea originale si ha in una medaglia battuta da quel papa e riportata dal Bonanni Num. Pontif. Rom. T. I. p. 277. n. XIV. Egli riferisce uno squarcio del Diario del maestro delle ceremonie di quel tempo, dal quale apparisce che il papa pose la prima pietra di questa porta il di 17 di giugno dell'anno 1561, ed insieme con essa molte medaglie col prospetto adottato. Il Vacca poi racconta nelle sue Memorie §. 60 che l'arma del papa che è su questa porta fu fatta con un capitello di marmo di grandezza smisurata trovato in que' tempi sotto il palazzo già del card. della Valle contiguo alle terme di Nerone. E circa lo stile di questa porta il Milizia Roma delle Belle Arti così lo dipinge: « Archivolto centinato : pi» lastri projetti per sostenere un frontespizio de' più spropositati. Se il finale nel mezzo fosse terminato comparirebbe estremamente alto. Finestre con men> sole: non mensole ma travi di travertini per reggere altri frontespizii mastini. Altre finestre incorniciate a » centina e frontespiziate doppiamente a volute, e a tenaglie. E che cosa sono que' piattoni ornati di quei

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bandoni, che finiscono non si sa se in goccie o in » fiocchi? Si hanno per satira contro quel buon papa » che ordinò questa porta. E il mascarone sulla chiave ⚫ ha forse qualche relazione coll'architetto di essa porta?

Dalla porta Pia alla porta s. Lorenzo le mura presentano ristauri di molti papi. È in questo tratto che si ha primieramente il sito della porta Nomentana, il recinto de' Castra Praetoria, del quale dovrò parlare a suo luogo, due porte degli stessi Castra, e finalmente la porta Viminale chiusa, come le precedenti; ma opera di Belisario. Circa la porta Nomentana poi osserverò che essa aperta da Onorio servì fino all'anno 1564; che sebbene sia chiamata più communemente Nomentana per la via consolare sulla quale si trovava, nulladimeno negli scrittori de' tempi bassi, e specialmente del secolo XV. viene alle volte chiamata di s. Agnese per la basilica di questa santa, alla quale la via che per essa usciva conduce.

La porta s. Lorenzo è un miglio e mezzo distante dalla porta Pia: essa è la porta Tiburtina di Onorio, di cui si legge ancora la iscrizione simile in tutto a quella riferita di sopra, notando che termina dopo il titolo di PRAEF VRBI colla solita formula Ď Ñ м Q EORVM, cioè Devoto Numini Maiestatique eorum che esiste pure nella porta Maggiore che è l'esemplare seguito nella lapide sopraddetta.. Il nome di Tiburtina lo ebbe dal trovarsi sulla via di questo nome, come quello di s. Lorenzo dall'uscirsi per essa alla basilica consagrata a questo santo sul suo sepolcro nell'Agro Verano di Ciriaca, E di questo nome la memoria più antica che io abbia incontrato è nella vita di Gregorio II. scritta da Anastasio verso la metà del secolo IX. Nell'interno è appoggiata al monumento augustano delle acque Marcia, Tepula, e Giulia, del quale parlerò a suo luogo nell'ar

ticolo degli Acquedotti. È da notarsi che per la demolizione delle porte Prenestina e Labicana che si stà attualmente operando, questa è la sola che rimanga di tutte quelle edificate da Onorio, nella sua integrità.

Dopo la porta s. Lorenzo trovasi incastrato nelle mura un castello pertinente all'acquedotto dell'acqua Antoniniana, ed una porta contemporaneamente progettata e chiusa, che per essere nella direzione della via Collatina sembra che fosse destinata a portare il nome di porta Collatina. Di là da essa le mura vengono attraver sate dagli acquedotti dell' Aniene Vecchia, Marcia, Tepula, e Giulia. Quindi presentasi il monumento gigantesco dell'acqua Claudia e dell'Aniene Nuova, del quale dovrò particolarmente parlare nell'articolo degli Acquedotti. In questo punto Onorio profittò di questo acquedotto ed aprì due porte nel bivio di due strade preesistenti, porte che ora si demoliscono per isgombrare il monumento medesimo, e che verranno ricostrutte ad uso di porta. Queste due porte ebbero il nome, di Prenestina quella a sinistra, di Labicana quella a destra, perchè poste nella direzione di quelle due vie consolari. Nel tempo di Procopio conservavasi il nome di Prenestina, Guerra Gotica lib. I. c. XXII. e conservavasi pure sul principio del secolo IX. come si trae dall'Anonimo di Mabillon quello di Labicana, o Lavicana conservavasi ancora nel secolo XIII. a' tempi di Martino Polono, che così la designa nella sua cronaca lib. I. c. IV: egli però l'appella ancora Maggiore, quae Maior dicitur, quae est circa s. Crucem. Or questo nome apparisce fino dal secolo X. in un documento dell'anno 919 riferito dal Galletti Primicero p. 192, nel quale si parla di un terreno posto foris iuxta porta Maiore: si nomina pure in un altro documento dell'anno 924 riportato dallo stesso ed in altre carte posteriori. Quel nome derivò alla porta come si cre

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