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de dalla basilica di s. Maria Maggiore, ed infatti nel secolo XV. in un Diario inserito dal Muratori nella rac colta de' Rer. Ital. Script. T. XXIV. ha il nome di porta della Donna, cioè della Madonna, allorchè si narra che i nemici entrarono in Roma per una breccia aperta fra questa porta e questa porta e quella di s. Lorenzo. Nello stesso secolo l'anno 1410 fu occupata dalle genti di Ladislao, e difesa contra i Romani per più di un mese, ma alla fine fu presa per forza il dì 15 di febbraio: così nell'anno 1436 venne attaccata e presa da Everso conte dell'Anguillara ai 23 di marzo, siccome si trae dallo stesso Diario pag. 1015, 1113. assistito dai Romani, de' rioni di Parione e Ponte che seguivano la fazione orsina diretta allora da quel conte. Avanti le porte onoriane è il curioso sepolcro di Marco Virgilio Eurisace di cui parlerò nell' articolo de'Sepolcri. A lato di questa porta Procopio Guerra Gotica lib I. c. XXII. e XXIII. indica come un tempo esistente il VIVARIUM, o serraglio di bestie feroci, che servivano pe' publici spettacoli di Roma, e siccome dichiara che era in un luogo piano, ed aderente alle mura, perciò parmi che debba ravvisarsi in quel tratto di terra che è a destra di chi esce da Roma. Fra questa porta e la porta s. Giovanni, le mura presentano ristauri di Giulio. III, Pio IV, Paolo V, Clemente XIII, e Pio VII: e l' Anfiteatro Castrense, del quale mi riserbo parlare nell' articolo degli Anfiteatri. Nel resto, specialmente fra l' anfiteatro e la porta s. Giovanni si ha un bel tratto conservato delle mura di Onorio, mancante però sempre della parte superiore.

La porta s. Giovanni fu da papa Gregorio XIII. sostituita l'anno 1574 a quella del recinto onoriano chiamaţa Asinaria fino da' tempi di Procopio, e che allora fu abbandonata. Egli si servi per tale opera di Giaco

mo del Duca, scultore ed architetto siciliano, scolaro del Buonarroti che molto operò in quel tempo in Roma, siccome narra il Baglione, Vite de' Pittori ec. p. 55 il quale la dice incomparabile architettura ; ma che certamente non si presenta con quell' aspetto dignitoso che dovrebbe una porta destinata a servire di transito a tutti coloro, che vanno nel mezzodì della Europa. Essa è distante poco meno di un miglio dalla porta Maggiore. Ho detto che questa porta venne sostituita alla porta Asinaria di Onorio. Quella si vede in parte ancora esistente a lato di questa, e le due torri rotonde originali che la difendevano sono sufficientemente ben conservate, danno una buona idea di quel metodo di difesa, e dell'altezza primitiva. Fu chiamata Asinaria perchè era posta sulla via di questo nome così detta non dagli asini che per essa conducevano erbaggi in Roma, ma da un Asinio, o Asina che la costrusse, nella stessa guisa che Flaminia, Cassia, Valeria ec. furono dette quelle costrutte da un Flaminio, un Cassio, un Valerio. Essa vien ricordata la prima volta l'anno 535 in Procopio Guerra Gotica lib. I. c. XIV. perchè per questa porta entrò la prima volta Belisario in Roma. Si ricorda di nuovo l'anno 546 dallo stesso storico lib. III. c. XX. allorchè narra come per essa con gravissimo danno di Roma fu introdotto Totila per tradimento de' soldati isauri che ne erano alla difesa. Col nome suo primitivo viene chiamata dall' Anonimo di Mabillon nel principio del secolo IX e da Martino Polono sul finire del secolo XIII. il quale l'appella contemporaneamente Lateranense dal nome della contrada, nella quale trovavasi; Lateranense la nomò ancora il cardinale di Aragona nella vita di Callisto II. Nel secolo XV. il Diario inserito dal Muratori nel tomo XXIV. de' Rerum Italic. Script- p. 992 la chiama portam s. Iohannis Laterani, e questo no

me che ebbe fin dall'anno 943 per la basilica vicina,.communicò alla porta attuale sostituita da papa Gregorio XIII. In quel diario narrasi come l'anno 1408 venne murata per ordine del re Ladislao.

Dopo avere oltrepassato la porta incontransi le magnifiche sostruzioni della casa di Plauzio Laterano ucciso da Nerone secondo Tacito Ann. lib. XV. c. LX, casa che Giovenale Sat. X. v. 15 appella aedes egregiae per la sua magnificenza, e perciò diè il nome di Laterano a questa contrada. Tutta questa parte delle mura onoriane ha molto sofferto nella massa presentano grandi parti risarcite da Belisario interpolate a molti ristauri fatti dai papi.

Una delle porte secondarie chiusa s'incontra a quasi mezza strada fra la porta s. Giovanni e la porta Latina, la quale per la prima volta trovasi ricordata da s. Gregorio Magno Epist. lib. IX. §. 69. col nome di Metronis nome di cui s'ignora affatto la origine, e la cui ortografia pure è molto vaga, poichè l' Anonimo di Mabillon la dice Metrovia, Mitrobi una carta dell'anno 885 citata dal Galletti nel Primicero p. 96, Martino Polono Metronii, l'autore dell'opuscolo Mirabilia Romae Mitroni, ed Amalrico Augerio presso il Muratori R. I. S. Tomo III. P. II. Metroni. Da quest'ultimo scrittore e da Pandolfo Pisano si conosce che dava nome ad una contrada di Roma, della quale fu papa Giovanni XIX. Dopo questa porta veggonsi inseriti nelle mura avanzi di un muro di pietre quadrate della era augustana, forse parte di un acquedotto e poco più oltre quelli di una conserva di acqua, troncata per far passare la strada.

La porta Latina, che poscia s' incontra è un miglio ed un quinto distante dalla porta s. Giovanni. Essa fin dall' anno 1808 rimane chiusa, e solo per pochi mesi fu aperta l'anno 1827. Il suo nome deriva dalla cele

bre via consolare, sulla quale è posta. Nella massa è de' tempi di Onorio, ma Belisario ricostrusse il fornice, nel quale vedesi espresso il monogramma cristiano fra le lettere mistiche dell' Apocalissi A ed Q. Da questa porta alla susseguente detta Appia o di s. Sebastiano è circa un terzo di miglio: ed in questo tratto s'incontra l'acquedotto dell' acqua Antoniniana che forniva le terme di Caracalla, e che traversava le mura.

Della porta Appia la memoria più antica, che si abbia è l' Anonimo di Mabillon; poscia più volte s' incontra ora col nome di Appia, ora per corruzione con quello di Accia, e D' Azia : l'attuale più commune di porta s. Sebastiano non comincia a comparire che sul finire del secolo XV. E come quello di Appia deriva dalla famosa via sulla quale si trova, così quest' ultimo lo ha per la basilica sacra a quel santo martire, alla quale si va per questa porta. Nel 1312 fu presa da un tal Ianicho nobile romano secondo Ferreto Vicentino presso i Rerum Italic. Script. T. IX. p. 1107, il quale in tal circostanza incendio molti edificii da questa parte. Nel 1327 ai 29 di settembre secondo il Villani avven

ne presso questa porta una zuffa fra i Romani e le genti di Roberto re di Napoli che furono messe in rotta da Iacopo de Pontianis capo - rione. Di questo fatto si ha sul luogo una memoria, vedendosi grafita la immagine di s. Michele Arcangelo, nella cui festa i Romani riportarono quella vittoria, e la iscrizione seguente in lettere di forma così detta gotica: notando, che il Iacopo de Pontianis che riportò quella vittoria fu avo del marito di s. Francesca Romana, e che apparteneva ad una nobile famiglia proveniente dal municipio tusculano, che avea fissato la sua dimora in Trastevere, onde è da credersi che questo fosse capo-rione di Trastevere: vegP. I.

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gasi quanto ne scrisse il Cancellieri nel Mercato p. 158:

ANNO. DNI. MCCC
XXVII INDICTIONE
XI MENSE SEPTEM
BRIS DIE PENVLTIM
A IN FESTO SCI MICHA
ELIS INTRAVIT GENS
FORESTERIA IN VRB
E ET FVIT DEBELLA
TA A POPVLO ROMA
NO QVI STANTE IA
COBO DE PONTIA
NIS CAPITE REGIO
NIS

La porta fu riedificata magnificamente da Belisario, o da Narsete nel secolo VI. servendosi di marmi squadrati tolti dai monumenti della via, ed è la più imponente di tutte le porte di quella epoca: nella chiave dell' arco interna è grafita la croce entro un circolo : sopra in lettere greche havvi la formola EOY XAPIZ cioè DEI GRATIA Sotto è in una specie di tabelletta la invocazione ai santi protettori delle milizie Conone, e Giorgio, cioè : ΑΓΙΕ ΚΩΝΟΝ, ΑΓΙΕ ΓΕΩΡΓΙ, SAN CTE CONON, SANCTE GEORGI. Prova evidente che fu riedificata dai capitaui bizantini. Dentro questa porta è l'arco monumentale di Druso, del quale parlerò trattando degli archi superstiti. Fra le memorie moderne che riguardano questa porta merita particolarmente di essere citato l' ingresso trionfale che per essa fece l' imperador Carlo V. reduce dalla spedizione di Tunisi l'anno 1536, ingresso preparato con gran pompa, e descritto, non solo dal Rabelais nelle sue Lettere, e dal Guazzo nelle Istorie, ma principalmente in un opuscolo inserito dal Cancellieri nella storia de' Possessi p. 94.

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