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Fra la porta Appia e la Ostiense, oggi più nota col nome di s. Paolo è la distanza di un miglio ed un terzo. In questo tratto racchiudesi la porta Ardeatina, ed il ristauro ordinato da papa Paolo III. al Sangallo da lui cominciato con quel bastione, del quale ho parlato di sopra, e che particolarmente è descritto nella bella opera del Marchi publicata da Luigi Marini non ha guari defonto. La porta Ardeatina vedesi in modo informe aperta a traverso un bel monumento sepolcrale,' che era lungo la via, forse in epoca posteriore ad Onorio e a Narsete, in sostituzione della porta primitiva. Fra questa porta e quella oggi detta porta s. Paolo un' altra vedevasene nel secolo XV. di costruzione onoriana · e con iscrizione, che era forse l' Ardeatina originale e che fu distrutta nel fabbricare il bastione suddetto: veg-gasi Poggio Fiorentino De Varietate Fortunae lib. I. E lungo questo tratto le mura sono così smantellate, ed irregolarmente risarcite ne'tempi della estrema miseria della città, che presentano di quando in quando un testimonio di fatto della barbarie con che vennero messi a soqquadro monumenti di marmo, colonne di porfido, di granito, di giallo antico, lastricati di serpentino, onde fornire i materiali opportuni: e qualche indizio pure apparisce di un mausoleo coperto nella fretta di tale ricostruzione.

Segue la porta Ostiense ricordata da Ammiano con questo nome nel lib. XVII. c. IV, allorchè narra il trasporto dell' obelisco fatto da Costanzo l'anno 357 della era volgare; ma dopo che fu edificata la basilica di s. Paolo con gran magnificenza da Valentiniano II. e Teodosio cominciò a chiamarsi ancora porta s. Paolo, come oggi più communemente si appella. E di questa nuova denominazione il primo ricordo abbiamo nella Cosmografia attribuita ed Etico, e che poi s' incontra costan

temente. Da Procopio Guerra Gotica lib. III. c. XXXIV. si nota, come gl' Isauri introdussero per questa i Goti l'anno 549 come pochi anni prima aveano fatto per la porta Asinaria. Per essa entrò il re Ladislao, come si narra da un Anonimo presso i Rer. Ital. Scr. T. III. P. II. l'anno 1407, che nell' anno susseguente la fece murare, secondo il Diarium Romanum presso gli stessi Rerum Ital. Script. Tomo XXIV. Nell' anno 1410 fu definitivamente ripresa dal popolo romano. Questa porta fu in origine a due fornici, e la dimostrazione di fatto se ne ha nella porta interna che è appunto a due fornici, uno aperto, l' altro chiuso la soglia della esterna come quella della interna è di circa 12 piedi sopra il piano antico di Roma, dimostrato dalla prossima piramide di Cajo Gestio, e perciò chiaramente apparisce che fu costrutta quando la città era in rovina. Poggio Fiorentino mostra come su questa porta ai giorni suoi, cioè círca l'anno 1430, leggevasi la iscrizione di Onorio analoga a quella che si legge tuttora alla porta s. Lorenzo; questa iscrizione non apparisce, anzi non presenta la porta, come oggi è, luogo per collocarsi e d'altronde la porta esterna evidentemente è per la sua costruzione identica ad altre porte superstiti del tempo di Belisario quindi io credo che fosse sopra la porta interna a due giani, o fornici. Inoltre che la porta interna e la esterna siano di due epoche diverse è chiaro perchè la interna ha due fornici, mentre uno soltanto ne ha la esterna, ed i due fornici interni non sono affatto nella direzione dell' asse dell' arco esterno.

Di là dalla porta s. Paolo fino al Tevere le mura non presentano oggetto degno di menzione particolare meno il monumento sepolcrale di Cajo Cestio, del quale a suo luogo farò la descrizione, monumento che per

la sua magnificenza è una dimostrazione ulteriore della fretta, con che le mura furono costrutte e della povertà de'tempi, poichè per risparmiare poche canne di muro sagrificarono un monumento così cospicuo. In tutto quel tratto le mura sono molto rovinate, e generalmente presentano ristauri del secolo XV.

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La prima porta sulla sponda destra del fiume è la Portese edificata l'anno 1644 con architettura di Marcantonio De Rossi padre di Mattia, e sostituita alla Portuense di Onorio demolita l'anno 1643, della quale il sito si riconosce nella pianta del Nolli, come esistente al termine dell' alberata nella così detta Bufalara circa 1700 piedi fuori dell' attuale, e la forma ci fu conservata dal Nardini nella sua Roma Antica lib. I. C. IX. Il nome di Portese come ognun vede deriva da Portuense per la via sulla quale si trova che mena all' antico Porto di Claudio. L' arma di papa Innocenzo X. dimostra che fu terminata nel pontificato di questo, che ascese al soglio papale l' anno 1644, rimasto vacante per la morte di Urbano VIII. che avea ordinato la costruzione di questa porta. Dalla porta Portese fino a quella detta di s. Pancrazio posta sulla spianata del Gianicolo sono circa 7000 piedi o un miglio e due quinti. La porta s. Pancrazio così nomavasi fino dai tempi di Procopio Guerra Gotica lib. I. c. XXIII, che la dice Pancraziana, perchè per essa si esce alla chiesa antica consacrata a tal santo. L' anonimo di Mabillon la chiama per equivoco Aurelia, giacchè da Procopio stesso il sito della porta Aurelia si dimostra all' imbocco del ponte s. Angelo, siccome fu notato di sopra: di questo equivoco si ha la soluzione nell' opuscolo Mirabilia Romae che chiama questa porta Aurelia vel Aurea; imperciocchè chiamandosi dal volgo monte aureo il Gianicolo pel colore dell' arena, donde deriva l' odierno nome

volgare di Montorio, ne venne il nome volgare di Aurea alla porta che n'è sulla sommità, e di aurea se ne fece Aurelia. Questa porta fu rifatta insieme colle mura l'anno 1644 da Urbano VIII. con architettura di Marcantonio De Rossi nominato di sopra, e se re ha una memoria nell'arme e nella lapide di quel papa che ivi si veggono, ed in una medaglia battuta in tale occasione e riferita dal Bonanni Num. Pontif. Roman. T. II. p. 585 num. XXII. XXIII. La terza porta del recinto di Onorio nella parte trastiberina fu la Settimiana, che dopo l'anno 1644 è divenuta inutile, perchè chiusa entro le mura. Essa fu detta Settimiana, perchè succeduta a quel la di questo nome costrutta da Settimio Severo nel recinto di Servio, siccome mostrai a suo luogo. Papa Alessaudro VI. la fece costruire di nuovo sul finire del secolo XV. e la lapide e l'arme sua vi sono rimaste fino all'anno 1798 : quella lapide diceva :

ALEXANDER. VI. PONT. MAX

OB. VTILITATEM. PVBLICAM. CVRIAE. ROM A. FVNDAMENTIS. RESTITVIT

Le porte della città leoniana nominate negli scrittori de' tempi bassi, e ne' posteriori fino a papa Pio IV. nel secolo XVI, sono: quella di s. Pellegrino così nomata per essere nella direzione di una chiesa consagrata a quel santo, che esiste ancora e dà nome ad una strada presSO la porta Angelica attuale questa pertanto fu ne' dintorni dell'arco odierno del Corridore, pel quale si va alla porta Angelica: l'autore del Diarium inserito dal Muratori nel tomo XXIV. de' Rerum Ital. Script. la chiama porta delli Nibbj, e dice che per essa uscì il re Ladislao l'anno 1408 : dopo i primi cangiamenti del recinto della città leoniana ordinati da papa Paolo III. nella pianta di Roma del Bufalini edita l'anno 1551 si trova indicata col nome di porta s. Pietro, poichè allo

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ra non esisteva più la porta di questo nome dinanzi la mole Adriana, e la chiesa di s. Pellegrino era di troppo poca importanza per stare a fronte di quella del principe degli apostoli. Questo medesimo Diario nomina la porta Viridaria, come quella per la quale uscivasi al giardino pontificio, e perciò fu nella direzione dell' arco della zecca: a questa nella pianta dell' anno 1551 vedesi sostituita una Porta Vaticana, che ai tempi di Pio IV. fu abbandonata. Il Volaterrano nel Diario de' fatti di Sisto IV. l'anno 1481 nomina la porta Pertusa, così detta perchè aperta nel muro del recinto leoniano presso la torre, dove dietro la chiesa di s. Pietro forma angolo la via di Scaccia. Il Nantiporto nel suo diario inserito pure nella raccolta muratoriana sovraccitata nomina fin dal secolo XV. la porta Turrioni, che è quella Cavalleggieri di oggidì, la quale ebbe nome dal vicino torrione rotondo. La posterula de' Sassoni fu nella direzione della porta odierna di s. Spirito in Sassia : questa porta nel secolo XV essendo stata riedificata ebbe il nome di porta Nuova, come si trae dal Diario ricordato di sopra ne' fatti dell' anno 1408. La posterula o porta di s. Angelo ricordata nella vita d' Innocenzo VII. presso i Rerum Ital. Script. T. III. P. II. detta Porta Castri s. Angeli nel Diario sopraccitato fu nella direzione della Mole Adriana, ed è quella stessa che negli scrittori posteriori fu designata col nome di Porta Aenea per essere fasciata di bronzo

Dopo il nuovo recinto intrapreso da Paolo III, e continuato da Pio IV. e Pio V. la città leoniana ebbe sei porte, cioè: quella di s. Spirito, opera di Antonio da Sangallo, rimasta imperfetta e divenuta inutile dopo l' anno 1644 essa è fiancheggiata da un basamento sodo, dal quale risaltano due piedestalli che sostengono due colonne doriche, tra le quali è una nicchia: è tutta di

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