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Finalmente la quinta che tiene la canna e la sponga è di Antonio Giorgetti, e quella incontro colla lancia di Domenico Guidi. Il Baldinucci racconta nella vita del Bernini che questo artista avendo intenzione di fare tutte queste statue egli stesso, ne presentò due a papa Clemente IX, il quale però non volendo che rimanessero esposte all'aria, ordinò che se ne facessero due copie pel ponte, e che gli originali venissero posti a disposizione del card. nipote, ed oggi si veggono nella chiesa di s. Andrea delle Fratte. Soggiunge che ciò non ostante il Bernini scolpi e fece segretamente collocare la statua dell' angelo che tiene il titolo, e che venuto questo a cognizione del papa gli disse con volto ilare, che voleva necessitarlo a far fare un' altra copia. È poi sorprendente il vedere con quale facilità, ed istancabilità quello scultore lavorasse, poichè alla età settuagenaria in che trovavasi allora, non solo avea fatto il concetto, ed assistito ai modelli di una opera così grande, ma avea saputo condurre a termine in breve tempo tre statue colossali di marmo con tutto quel meccanismo di lavoro del suo scalpello. Il Bonanni che fu presente all' abbellimento del ponte narra Numism. T. II. p. 715 di ricordarsi aver veduto i perni di ferro, che reggevano probabilmente le statue antiche. Il papa Clemente IX. non vide terminato questo bel lavoro, che sen morì: egli avea per modestia ordinato di non porre nè arme, nè lapide che ricordasse questa opera da lui ordinata; ma il suo successore Clemente X gli pose la iscrizione seguente:

CLEMENTI. NONO. PONT. OPT. MAX. AELIO.PONTE.AD.SANCTI.ANGELI.ARCEM ANGELORVM . STATVIS REDEMPTIONIS.MYSTERIA.PRAEFERENTIVM EXCVLTO. ET. EXORNATO

QVOD. SINE. EIVS. TITVLO.ET. INSIGNIBVS
OPVS. ABSOLVI

EX. ANIMI. MODERATIONE. MANDAVERAT
CLEMENS. X. PONT. MAX
VT. BENEFICENTISSIMI. PRINCIPIS
MEMORIA. EXTARET

POSVIT. ANNO. MDCLXXII

e fece scolpire ancora il suo stemma sui piedestalli dal canto di Castello.

P. CESTIUS, P. GRATIANI, og. P. S. BARTOLOMMEO P. FERRATO. Nel catalogo de'ponti di Roma riportato di sopra havvi un Pons Cestius: si è veduto, che non più di otto furono mai sul Tevere i ponti di Roma, e del suo suburbano: e fra quelli otto il nome di Cestio non può appartenere che a quello che dalla Isola Tiberina mette nel Trastevere, poichè i nomi degli altri sono positivamente determinati: dall' altro canto nella iscrizione, che frammentata esiste sulle due fascie esterne, in quella che ripetuta si legge sul parapetto, e che riporto più sotto, si ha PONTEM FELICIS NOMINIS GRATIANI: e con quella epoca accordasi la maniera con che è stato costrutto, accordansi pure i passi di Simmaco che lo fece costruire, e di Ammiano contemporaneo della sua edificazione: dunque conviene conchiudere che il ponte Cestio, ed il ponte di Graziano siano un solo ponte, che in primo luogo fu detto Cestio da chi lo edificò, per la ragione medesima, che il contiguo ad esso dall' altra parte della isola appellossi Fabricio, e che essendo caduto fu rifatto, mentre era

no imperadori Valentiniano, Valente, e Graziano, e mentre Simmaco era prefetto di Roma, ed allora gli fu imposto il nome del giovane imperadore Graziano; ne' tempi bassi poi ebbe il nome di ponte di s. Bartolommeo per la vicina chiesa consagrata a quel santo apostolo, ed il volgo lo chiama ponte Ferrato per la quantità delle catene di ferro de'molini prossimi, che sono nel fiume. E sopra questi molini pensili sopra specie di barche, noterò che furono immaginati la prima volta da Belisario l'anno della era volgare 537; imperciocchè racconta Procopio lib. I. c. XV, che avendo Vitige tagliato gli acquedotti che facevano girare i molini, non potendo sostituirvi animali, e sendo sul punto che la città per mancanza di farina si affamasse, Belisario immaginò l'espediente di unir due barche insieme, lasciando fra loro lo spazio di due piedi, ed attaccarle da ambe le sponde con catene, perchè restassero ferme, e sopra ciascuna di queste adattò due mole, e nello spazio intermedio la macchina per farle girare, meccanismo che poscia è rimasto

sempre.

Questionano gli antiquarii sulla epoca primitiva in che questo ponte venne costrutto, e sul Gestio che gli diede nome. A me pare, che tale questione possa ridursi a termini molto stretti; imperciocchè sapendosi positivamente da Dione lib. XXXVII c. XLV. che fino all'anno 692 di Roma non fu costrutto il primo ponte della isola, cioè il Fabricio, è chiaro che non era allora stato edificato neppur questo. Dall'altro canto, se fosse stato edificato da Augusto, o dai suoi successori, avrebbe portato il nome dell'imperadore, e non di un privato. Quindi dee restringersi la epoca della costruzione di questo ponte fra l'anno di Roma 693 e l'anno 718, in che Augusto rimase arbitro dell'impero di Roma rilegando Lepido a Circeii, o al più l'anno 724

in che Antonio mori: spazio come si vede molto ristretto, onde possa quasi con certezza stabilirsi quale fu il Cestio che lo edificò. In questo intervallo le medaglie ci ricordano L. CESTIVS PR cioè Lucio Cestio che insieme con Caio Norbano, e con altri quattro fu lasciato da Cesare al governo di Roma l'anno 708, allorchè partì per la guerra di Spagna, col titolo di prefetti urbani, come racconta Dione lib. XLIII. c. XXVIII. Parmi perciò molto probabile, che questo fosse l'autore del ponte: forse nella divisione delle attribuzioni di quei sei personaggi Cestio avrà avuto la cura delle vie, e perciò ad imitazione di Lucio Fabricio che avea fatto l'altro ponte della isola sedici anni prima, egli fece questo. Credo inoltre, che questo Lucio Cestio sia lo stesso che quello, che come fratello di Caio Cestio vien ricordato nelle iscrizioni rinvenute presso la sua piramide ed oggi nel museo Capitolino, giacchè quel Caio viene nominato da Cicerone in una lettera scritta ad Attico da Efeso l'anno 702.

Non è nota la cagione che apportò la rovina del ponte Cestio e la necessità di riedificarlo nel secolo IV. della era volgare: egli è certo però, che in quel secolo fu riedificato, essendo imperadori Valentiniano, Valente, e Graziano nell' anno 370. Imperciocchè, siccome notai di sopra, sulla fascia del ponte che ricorre esternamente sotto il parapetto si legge la iscrizione frammentata riferita dal Grutero pag. CLX. n. 6. e male applicata al ponte Sisto, ma allora assai meno mutila di quello che è oggi di fatto, la quale dice così:... TIANI· TRIVMFALIS PRINCIPIS PONTEM. AETERNITATI. AVGVSTI. NOMINIS CONSECRATVM. IN. VSVM SENATVS. POPVLIQ. ROMANI. DDD. NNN. VALENTINIANVS VALENS ET GRATIANVS. VICTORES MAXIMI AC PERENNES AVGVSTI.

PERFICI DEDICARIQ. IVSSERVNT: in questa lapide non mancano che le prime tre lettere del nome di Graziano, e forse anche le iniziali FL. del prenome assunto di Flavio da tutti gl'imperadori, che successero a Costantino. Ma oltre questa epigrafe, che pur sufficiente sarebbe, due ripetute nel mezzo del parapetto del ponte da ambo i lati rimangono, che mentre confermano quella testè riferita, determinano l'anno preciso in che il ponte fu dedicato, cioè quello in che correva la settima potestà tribunicia de' due imperadori Valentiniano I. e Valente, e la terza di Graziano associato dal padre Valentiniano all'impero. È noto che la potestà tribunicia indica il principio del regno; poche eccezioni, e queste già notate dai cronologi e dai numismatici, nella storia s'incontrano, le quali certamente nel caso attuale non entrano, poichè Valentiniano non salì al trono imperiale per successione, o per adozione, ma direttamente per proclamazione de' soldati ai 27 di febbraio dell'anno 364. quindi allora cominciò a correre il primo anno dalla sua potestà tribunicia, e perciò la settima potestà tribunicia coincide nel giorno 27 febbraio dell'anno 370. Dall'altro canto Graziano fu dichiarato augusto dal padre il dì 24 di agosto dell'anno 367, quindi la quarta potestà tribunicia sua cominciò a contarsi nel giorno 24 di agosto dell'anno 370. Da questo calcolo è chiaro che il ponte non potè essere dedicato, nè prima del 27 febbraio nè dopo il 24 di agosto dell'anno 370. Altri hanno seguito altre opinioni, ma le lapidi monumentali superstiti non ammettono questione: la data è troppo chiara e patente, e troppo ripetuta, perchè possa supporsi il numero alterato. Le due iscrizioni sono in caratteri di forma regolare, alcune delle iniziali, e tutte le lettere F. sono alquanto più alte delle altre: esse contengono ciascuna otto linee divise nel modo seguente:

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