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(1) DOMINI. NOSTRI. IMPERATORES. CAESARES. (2) FL. VALENTINIANVS. PIVS. FELIX. MAXIMVS. VICTOR. AC. TRIVMF. SEMPER. AVG. PONTIF. MAXIMVS. (3) GERMANIC. MAX. ALAMANN. MAX. FRANC. MAX. GOTHIC. MAX. TRIB. POT. VII. IMP. VI. CONS. II. P.P.P. ET (4) FL. VALENS. PIVS. FELIX. MAX. VICTOR. AC. TRIVMF. SEMPER. AVG. PONTIF. MAXIMVS. (5) GERMANIC. MAX. ALAMANN. MAX. FRANC. MAX. GOTHIC. MAX. TRIB. POT. VII. IMP. VI. CONS. II. P. P.P. ET (6) FL. GRATIANVS. PIVS. FELIX. MAX. VICTOR. AC.TRIVMF. SEMPER. AVG. PONTIF. MAXIMVS.(7) GERMANIC. MAX. ALAMANN. MAX. FRANC. MAX. GOTHIC . MAX. TRIB. POT. III. IMP. II. CONS. PRIMVM. P. P.P. (8) PONTEM. FELICIS. NOMINIS. GRATIANI. IN. VSVM. SENATVS. AC. POPVLI. ROM. CONSTITVI. DEDICARIQVE. IVSSERVNT.

Ora Ammiano Marcellino lib. XXVII. c. III. parlando di Simmaco, prefetto di Roma l'anno 364 e 365, secondo il Corsini, Series Praefectorum Urbis. p. 234 mostra, come il ponte venne edificato per le premure di questo personaggio, e come fu da lui dedicato: multo tamen antequam hoc contingeret, Symmachus Aproniano successit inter praecipua nominandus exempla doctrinarum atque modestiae, quo instante urbs sacratissima otio copiisque abundantius solito fruebatur:

et AMBITIOSO PONTE EXVLTAT ATQVE FIRMISSIMO, quem condidit ipse, et magna civium laetitia dedicavit, ingratorum, ut res docuit apertissima. Ed ivi narr'a, come pochi anni dopo incendiarono il bel palazzo, che avea nel Trastevere sulla supposizione, o falsa voce

che si fosse lasciato sfuggir di bocca voler piuttosto smorzare la calce col suo vino che venderlo al prezzo che si sperava. Fin quì l'autorità di Ammiano accordasi colle iscrizioni, e mostra che il ponte fu cominciato fin dall'anno 364, o 365, e che Simmaco fece la ceremonia di dedicarlo, forse onorato per tal funzione di una seconda prefettura che non si ricorda esplicitamente da Ammiano, e che dovea aversi a calcolo dal Corsini quando indicò la prefettura di Principio. E con Ammiano si accorda la orazione ad onore di Graziano edita dal card. Mai l'anno 1815 insieme con altri frammenti preziosi dalle opere di Simmaco il figlio; imperciocchè in quella rivolgendosi l'oratore al Reno domato dai ponti eretti sotto Graziano esclama: En noster bicornis cave aequalem te arbitrere Tiberino, quod ambo principum monumenta gestetis: ille redimitus est, tu subactus. Non uno merito pons uterque censetur; victus accepit necessarium victor aeternum. Pretiosior honori datus est vilior servituti. E quel dottissimo scrittore, crede che questo panegirico sia anteriore all' anno 371 epoca che si accorda perfettamente con ciò che finora si espose. Ma nelle altre opere già conosciute di questo scrittore sono inserite tre lettere, una diretta a Licinio, che è la LXXVI. del libro I, le altre a Teodosio imperadore ed ai suoi colleghi che si leggono nel lib. X. ep. XLV. e XLVI, nelle quali, come prefetto di Roma circa gli anni 384, 385, e 386, secondo il Corsini, parla di fatti relativi alla costruzione di un ponte e di una basilica ordinata dagl' imperadori, ed il ponte si crede, che sia questo di Graziano dedicato fin dall'anno 370, come fu notato di sopra, e che era allora in pieno uso, il che forma una contradizione patente; è perciò da credersi che il nuovo ponte di che parla Simmaco il figlio diverso affatto fosse da questo, e forse fuori

di Roma, e sopra qualche altro fiume che il Tevere, non parlandosi mai in quelle tre lettere nè di Roma, nè del Tevere. Forse per la basilica, che in quel processo ripetutamente si nomina dee ravvisarsi quella di s. Paolo che allora stavasi edificando, e pel ponte quello grande sull'Almone coperto dalla strada attuale, che a quella basilica conduce, il quale fu in quella epoca certamente raddoppiato in larghezza onde dare adito al portico sontuoso, che dalla porta s. Paolo attuale a quella basilica conduceva.

Dopo la era di Simmaco il ponte fu ristaurato nel secolo X. da un Benedetto senatore di Roma, che forse è lo stesso che Benedetto figlio di Gregorio I. conte tusculano, che divenuto papa è conosciuto nella serie col nome di Benedetto VIII. Una memoria di questo ristauro si ha sopra uno de' risalti del parapetto a sinistra, sul quale in lettere e stile di quel secolo si legge: BENEDICTVS ALME

VRBIS SVMMC SENAT

OR RESTAVRAVIT HVN
C PONTEM FERE DIRV
TVM

Altri ristauri ebbe particolarmente nella fine del secolo XVI. dopo i guasti della inondazione dell'anno 1598:e nell'anno 1679 da Innocenzo XI. come testifica la iscrizione, che nell'altro ponte della isola si legge: e finalmente nell'anno 1834, in che fu rifondato in parte l'arco minore dal canto di Trastevere.

Questo ponte è costrutto intieramente di travertini nella parte esterna, di peperino e tufa nella interna: i parapetti originali ed i loro risalti erano di marmo : alcuni se ne conservano, gli altri furono rifatti nel secolo XVII, nell'anno 1679 fra gli originali fortunatamente conservansi quelli che portano la iscrizione riferita di

:

sopra dell'anno 370 della eya volgare. Un arco grande e due piccioli, come altri ponti della era medesima, o del secolo seguente servono al passaggio delle acque. Lo stile e la costruzione trovansi affatto analoghi a quelle porte che ci rimangono de' tempi di Onorio, cioè che i massi di travertino che lo fasciano esternamente sono irregolari, e mal commessi insieme.

P. FABRICIUS og. P. QUATTRO CAPI. È questo il ponte che dalla ripa sinistra del fiume mette nella Isola Tiberina, il più antico fra i superstiti che si conserva, meno i parapetti che sono moderni. Imperciocchè fu edificato, secondo Dione lib. XXXVII. l'anno di Roma 692, cioè l'anno susseguente al consolato di Cicerone. Quello storico narrando al c. XLV. i fatti accaduti in quello anno aggiunge: τότε μεν ταυτα τε εγενετο και ἡ γεφυρα ἡ λίθινη ες το νησίδιον τότε εν τῷ Τιβεριδα αν φέρουσα κατεσκευασθη, Φαβρίκια κληθεισα: allora queste cose avvennero, ed il PONTE DI PIETRA chiamato FaBRICIO, che porta in quella che ALLORA ERA isoletta nel Tevere fu edificato. Si noti la espressione, che allora era isoletta, poichè è prova, che fino alla epoca della costruzione di questo ponte non v'erano ponti che unissero quella isola alle sponde, e perciò era veramente isola. Il passo di Dione viene confermato ed illustrato insieme dalla iscrizione, che a lettere cubitali si legge sugli archi, e che per la paleografia presenta tutti i caratteri della originalità e della epoca, alla quale si attribuisce. L. FABRICIVS.C.F. CVR. VIAR. FACIVNDVM COERAVIT. EIDEMQ. PROBAVIT

Quindi si conosce perchè dagli antichi col nome di Fabricio venisse designato. E quanto a questo Lucio, allora curatore delle vie, è quello stesso, di cui ci rimangono medaglie in bronzo di seconda forma descritte dal Vail

lant, e dall'Eckhel Doct. Num. Vet. T. V. p. 210, il quale sembra, che sia stato anche, o pretore, o uno de' prefetti lasciati da Cesare al governo di Roma l'anno 708, giacchè la epigrafe L. FABRICI è accompagnata dalle iniziali PR, iniziali, che accompagnano pure quella di L. CESTIVS ricordata nel trattare del ponte Gestio; e la costruzione di questo ponte, come giustamente riflette l' Eckhel spiega il tipo del serpente, che quelle medaglie accompagna, sendo che la isola era sacra ad Esculapio, del quale quel rettile è il simbolo. Ma, oltre questa iscrizione, un' altra sugli archi medesimi si legge, che il Fabretti Inscr. p. 240 non seppe rinvenire, quantunque anche essa in caratteri grandi sia scritta, ed in una linea sola così:

Q. LEPIDVS.M.F.M.LOLLIVS . M. F. COS. EX S.C. PROBAVERVNT

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E si osservi, che per la etichetta consolare, mentre in una comparisce Q. Lepido pel primo, nell' altra è posto prima il nome di M. Lollio, consolato, che ci ricorda que' versi oraziani Epist. lib. I. ep. XX. v. 28.

za,

Me quater undenos sciat implevisse decembreis Collegam Lepidum quo duxit Lollius anno. indicanti l'anno 44 della età del poeta essere quello in che Lepido, e Lollio furono consoli. Ora questi ebbero l'onore de' fasci l'anno 733 di Roma, cioè 41 anni dopo la costruzione del ponte fatta da Fabricio, circostanche svela un savio principio dell' amministrazione romana, cioè che per quaranta anni gli appaltatori de' lavori publici così importanti, come i ponti, erano responsabili della solidità e manutenzione loro, e nel XLI anno il senato con decreto li faceva definitivamente approvare. E della solidità di questo del quale trattiamo è una bella prova la durata di 1900 anni, che conta, avendo resistito a tante inondazioni, ed a tante vicissi

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