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0 SISTO 181 arco allora detto Tres Faccicelas, scavalcò in varii luo. ghi le mura, e di là dalla basilica di s. Marco rovesciò il portico, che allora chiamavano Palatina, e dilargandosi per le piazze pervenne al ponte di Antonino e rovesciatone il muro uscì a scaricarsi di nuovo nel suo letto et per plateas se extendens usque ad pontem Antonini ipsumque evertens murum egressus in suo se iterum univit alveo. Dopo quella epoca trovasi designato col nome di pons Fractus nella bolla di Benedetto VIII. dell' anno 1019, ed in quella di Leone IX. dell'anno 1049, ambedue riportate dall' Ughelli nella Italia Sacra T. I. Non si dimenticò però il nome di pons Antonini, come si trae da due carte esistenti nell'archivio di s. Maria in Trastevere, una dell'anno 1073. l'altra dell'anno 1319, sicchè è chiaro, che indistintamente appellavasi pons Antonini e pons Fractus. Rimase rotto fino all'anno 1473 narrando l'Infessura presso i Rerum Italic. Script. T. III. P. II. p. 1141, che ancora appellavasi rotto ai tempi di Sisto IV. ma che quel papa ai 29 di aprile ne gittò le fondamenta e vi pose una pietra quadra colla epigrafe XISTVS QVARTVS PONTIFEX MAXIMVS FECIT FIERI SVB ANNO DOMINI MCCCCLXXIII, e dietro la pietra pose alcune medaglie d'oro. Il tipo di queste può vedersi nel Bonanni Numism. Pontif. Rom. T. I. pag. 91. n. VIII: nel dritto è la protome del papa, nel rovescio entro una corona di quercia è il prospetto del ponte colla epigrafe CVRA RERVM PVBLICARVM. Il ponte fondato pertanto nel 1473 fu accessibile alla moltitudine che concorse a Roma nel 1475 per l'anno del giubilèo; ma non fu totalmente compiuto che nel 1479 secondo Gregorio da Lodi. Aggiunge l'Infessura che non fu chiamato più Ponte Rotto, ma Ponte Sisto, come dicono le lettere li scritte. E queste lettere sono le

P. I.

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O SISTO due lapidi che nel mezzo del parapetto del ponte si leggono, dove a destra per chi passa da Roma nel Trastevere, havvi:

XYSTVS IIII PONT. MAX.

AD VTILITATEM P. RO. PEREGRINAEQVE MVLTI TVDINIS AD IVBILEVM VENTVRAE PONTEM HVNC QVEM MERITO RVPTVM VOCABANT A FVN DAMENTIS MAGNA CVRA ET IMPENSA RESTI TVIT.XYSTVMQVE SVO DE NOMINE APPELLARI VOLVIT

L'altra a sinistra:

MCCCCLXXV

QVI TRANSIS XYSTI QVARTI BENEFICIO DEVM ROGA VT PONT. OPTIMVM MAXI MVM DIV NOBIS SALVET AC SOSPITET. BENE VALE QVISQVIS ES VBI HAEC PRECATVS FVERIS

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Il Bonanni nella opera citata riferisce un aneddoto, che mentre Sisto IV. era procuratore dell'ordine de'conventuali, ed abitava nel vicino convento di s. Salvatore in Onda, trovando grave per lui l'andare al Vaticano pel ponte s. Angelo disse una volta per ischerzo di voler rifare il ponte Rotto appena sarebbe stato papa, e mantenne la parola. L'autore anonimo però della vita di questo papa inserita dal Muratori ne' R. I. S. T. III. p. 1064 dice che il

papa si mosse a questa impresa principalmente perchè non accadesse una catastrofe, come quella che nel giubilèo precedente di Niccolò V. era avvenuta per la immensità e pressura della folla al ponte s. Angelo, affine cioè che il popolo potesse più liberamente circolare e disperdersi. Architetto di questo ponte, come degli altri edifizii eretti da questo papa fu Baccio Pintelli, se

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condo il Vasari nella vita di Paolo Romano, dicendo di lui:,, Fece anco il ponte che dal nome di quel pontefice è detto ponte Sisto, che fu tenuto opera eccellente per averlo fatto Baccio si gagliardo di spalle e così ben carico di peso, ch'egli è fortissimo e benissimo fondato. Ed il Milizia nelle Memorie degli Architetti parlando delle opere fatte da Baccio dice colle parole stesse del Vasari: gagliardo di spalle e ben carico di peso. Prova della sapienza dell'architetto è che questo ponte per quasi quattrocento anni non ha avuto mai altri ristauri che quelli del lastricato e de' parapetti che furono rinnovati da Clemente VIII. dopo la terribile inondazione del 1598, e che sono ancora i medesimi come apparisce dalle arme di quel papa che veggonsi scolpite ai due imbocchi, unitamente a quelle del senato e popolo romano. E si noti che dopo la sua costruzione papa Paolo V. diresse su questo ponte i condotti dell'acqua da lui detta Paola che viene sulla ripa sinistra del fiume, funzione che il Pintelli non avea potuto avere a calcolo.

È il ponte formato da quattro grandi archi di travertino,in mezzo a'quali nel sesto centrale dell'arcuazione apresi un gran foro, od occhio, che il volgo di Roma suole appellare l'occhialone di ponte Sisto, aperto per dare sfogo alle acque nelle grandi piene e diminuire l'urto terribile, che soffre il ponte nel mezzo. Nell' 1835 venne sgombrata la testa del ponte verso la via Giulia, e vi fu apposta in memoria una lapide che ricorda questo fatto.

P. MOLVIUS, MULVIUS, MILVIUS, P. MOLLe. Questo ponte che è fuori del recinto attuale di Roma nell'epilogo di Vittore e della Notizia è contato frai ponti urbani; d'altronde non essendo che circa 2 m. fuori della porta odierna del Popolo entra nel raggio degli

oggetti che stabilii in principio di descrivere; quantun-, que molto in dubbio io sia rimasto, considerando di averlo, incluso nella opera da me testè data alla luce dell'Analisi de'dintorni di Roma, io non ho creduto di ometterlo, sì per non mancare alla unità prefissami, come anche perchè non tutti coloro che avranno questa opera possederanno l'altra; quindi io non avrò in questo articoló che a ripetere ciò che scrissi in quella circostanza, aggiungendo dove fia d'uopo qualche modificazione, e compendiando quanto meglio potrò la materia.

Il ponte Molvio, o Mulvio è uno de'più antichi di

Roma rimontando la sua costruzione almeno fino al secolo VI dopo la fondazione della città; imperciocchè da Livio lib. XXVII. c. LI vien ricordato, come esistente, almeno fin dall'anno di Roma 546, 207 avanti la era volgare, e perciò data probabilmente fin dalla epoca della costruzione della via flaminia, che per esso tragitta il fiume, la quale, siccome è noto fu aperta, da Caio Flaminio censore l'anno 531: cioè 15 anni innanzi il fatto narrato da Livio. Circa la forma vera ed originale del nome dee notarsi, che fu quella di Molvius, poscia variata in Mulvius pe'cangiamenti apportati alla ortografia latina circa i tempi di Cicerone, forma che i copisti latini e greci travolsero in Molbius, Mulbius Milvius Μολβιος, ο Μολίβιος secondo le oscillazioni della pronunzia volgare: nella Carta Peutingeriana per equivoco evidente di chi la trascrisse circa il secolo XI ha il nome di iulii travolgimento di mulvi, come allora scriveano. Tal nome di Molvius, o Mulvius che diè origine al moderno di Molle derivò, o da chi lo costrusse in origine che fu un Molvius, o Mulvius, nome di famiglia ricordato nelle lapidi gruteriane, ed in Valerio Massimo lib. VIII. c. 1. §. 5, ovvero dal monte che gli è dirimpetto come avvenne ai ponti Vaticano, Gianicoleuse, e Palatino.

Ora avendo certezza positiva, che il ponte esisteva fin dall'anno 544 pel passo ricordato di Livio, ci si affaccia una difficoltà per parte di Aurelio Vittore de Viris Illustribus c. LXXII. e di Ammiano Marcellino lib. XXVII. c. III. scrittori ambedue del secolo IV. della era volgare i quali ne fanno autore Marco Emilio Scauro, il vecchio che fu censore quasi un secolo dopo, cioè l'anno 644 di Roma. Divergenza è questa che può conciliarsi supponendo il ponte originale di legno, e che Scauro lo facesse di pietra, e la costruzione della parte antica superstite con quella epoca si accorda. Niun antico scrittore però deriva da Aemilius il nome di Molvius, Mulvius, e Milvius come fanno molti scrittori moderni, perchè questo nome precedette i lavori di Emilio di quasi un secolo, come ancora perchè la derivazione è una stiracchiatura manifesta.

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Dai nomi e dalla edificazione passando alle notizie storiche, che di questo ponte ci rimangono, è da premettersi che molto più abbondanti sono di qualunque altro de' ponti di Roma, perchè la posizione in che giace è di somma importanza. Fra queste la prima è quel'la dell' anno 546 di Roma più volte indicato, allorchè il popolo romano accorse là in folla ad incontrare i legati apportatori dell' annunzio fausto della vittoria riportata sul Metauro dai consoli C. Claudio Nerone e M. Livio Salinatore, vittoria che per la morte di Asdrubale decise della sorte della Italia nella seconda guerra punica e forzò Annibale a lasciare la penisola. Nell' anno 675 di Roma, morto Silla, sopra questo ponte, e ne' colli gianicolensi, che lo sovrastano posero il campo i luogotenenti di quel dittatore, onde opporsi alle mosse di Lepido, che voleva rescissi gli atti di Silla: Floro lib. III. C. XXIII. Ivi pure l'anno 691 per ordine di Cicerone vennero arrestati i messi degli Allobrogi im

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