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plicati nella congiura di Catilina, siccome si legge nella terza orazione detta da Cicerone contra Catilina c. II. e nella storia di quella congiura fatta da Sallustio c. XLIV. Cicerone medesimo nella lettera XXXIII. del libro XIII. ad Atticum scritta circa il dì delle calende di luglio l'anno 708 narra la mozione fatta in senato De Urbe Augenda, e come si propose di variare il corso delTevere e farlo andare lungo le basse pendici de' monti Vaticani, coprir di fabbriche il campo Marzio, ed unirlo alla città, e fare del campo Vaticano quasi un campo Marzio: autore di tal mozione fu C. Ateio Capitone: Ceciditque belle, ut sermo a Capitone De ur• BE AUGEN DA. A ponte Mulvio Tiberim duci secundum montes Vaticanos: Campum Martium coaedificari : illum autem Campum Vaticanum fieri quasi Martium Campum; ma questo progetto non venne eseguito. Considerando la opportunità, e l' amenità del luogo si conosce la causa degli alberghi, che come oggi ivi si veggono anche anticamente vi furono, alberghi frequentati ne' tempi antichi, come ne' moderni dai Romani : e Tacito Annal. lib. XIII. c. XLVII. ricorda come li frequentasse Nerone e come accaggionato venisse Cornelio Sulla d'insidie a lui tese in tali bagordi l' anno 59 della era volgare per opera di Grapto liberto, insidie, che Tacito niega, come non provate giuridicamente, ma che nulladimeno furono credute provate dal fatto della rilegazione di Sulla a Massilia. Celebrità maggiore acquistò questo ponte per la vittoria riportata da Costantino sopra Massenzio l'anno 312 della era volgare circa sei miglia più oltre, presso la odierna stazione di Prima Porta, sulla via flaminia, e che suol designarsi col nome di vittoria, o battaglia del ponte Molvio, denominazione, che fece credere a molti ne' tempi passati, che quella battaglia, che decise i destini di Roma, e dell'

impero avvenisse sopra questo ponte medesimo, e che questo ponte venisse allora da Massenzio tagliato, onde egli perì annegato nel Tevere: è un fatto storico che Massenzio in quella battaglia rimase annegato nel fiume, ma non per la rottura del ponte Molvio; imperciocchè gli scrittori contemporanei che raccontano quell'avvenimento mostrano, che Massenzio avea formato un ponte di barche per ritirarsi in caso di bisogno sulla ripa sinistra del fiume, e questo costrutto in modo da potersi tagliare in caso di essere inseguito nella confusione della rotta, o per tradimento, il ponte fu tagliato nel momento che egli fuggiva, e questo incidente fu causa della sua morte. Il divin Raffaelle rappresentando questo fatto nelle Camere Vaticane strettamente si tenne alla storia ed alla topografia de' luoghi, e la battaglia si vede effigiata a vista del ponte Molvio, ma in lontananza, e Massenzio sul punto di annegarsi non vedesi cader dal ponte, ma lungi di là. Nella sommossa di Roma dell'anno 367. narrata da Ammiano lib. XXVII. c. III. il prefetto che era allora Lampadio, inviso alla plebe che gli arse la casa posta presso le terme costantiniane cercò ricovero presso questo ponte. Durante la guerra gotica l'anno 537. Vitige nell' assedio di Roma ritenne questo ponte secondo Procopio lib. I. c. XIX. e nell' anno 547 fu il solo de' ponti suburbicarii che Totila non distruggesse secondo lo stesso storico lib. III. c. XXIV. Narra Anastasio Bibliotecario nella vita di papa Sabiniano, che la pompa funebre del trasporto del suo cadavere seguì dal Laterano per la porta s. Giovanni lungo le mura, pel ponte Molvio a s. Pietro: Quo defuncto funus et lectus eius per portam s. Iohannis ductus est foris muros civitatis ad pontem Molvium : qui et sepultus est in ecclesia beati Petri apostoli etc. Passo che dà una idea de' costumi di quel secolo, come pur quello degli An

nali Bertiniani presso i Rer. Ital. Scriptor. T. II. P. I. che racconta, come il senato romano e la corporazione de' Greci stabilita in Roma, detta Schola Graecorum andarono fino a questo ponte onde complimentare Arnolfo l'anno 896, allorchè venne a prendere in Roma la corona imperiale. Nel secolo decimo l'utile dominio di esso spettava al monastero di s. Silvestro in Capite, siccome ricavasi dalla bolla di Agapito II. data l'anno 955. Allorchè Roberto re di Napoli l'anno 1312 volle opporsi alla coronazione di Enrico VII. fece occupare questo ponte da Giovanni suo fratello, come tutti gli altri posti fortificati di Roma, siccome narra Albertino Mussato nelle Gesta di Enrico VII. lib. IV. il quale riferisce ancora che le truppe napolitane furono messe in rotta dalle genti di Enrico ai 7 di maggio. Nell' anno 1405 fu presidiato dai partigiani d'Innocenzo VII. ed assalito dai Romani della fazione ghibellina : l'Infessura che racconta questo fatto dice che in quell' assalto il ponte fu incendiato, prova che in parte era di legno, e che fatto l'accordo frai Romani ghibellini, e le genti che lo tenevano per Innocenzo VII. venne da queste ultime troncato. Ma bentosto quella rovina fu riparata, sendo che uno scrittore contemporaneo inserito dal Muratori T. XXIV. p. 986 mostra che nel 1408 era in pieno uso. Le ultime memorie storiche di questo ponte sono la occupazione fattane nel 1433 da Niccolò Fortebraccio, l' essersi ivi imbarcato papa Pio II. ai 18 di giugno 1464. per la spedizione contra i Turchi, e la occupazione a resa successiva fattane da Virgilio e Paolo Orsini nella guerra civile dell' anno 1485.

Quattro archi grandi e tre piccioli sostengono questo ponte, oltre quattro fornici intermedii fra gli archi grandi, che sebbene ristaurati conservano vestigia di essere antichi. I tre archi minori sono stati costrutti l'an

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no 1805 e sostituiti a pilastri sostenenti un ponte levatoio di legno uno di questi archi unisce il ponte colla sponda sinistra, gli altri due lo legano colla destra. Gli archi maggiori però sono antichi, quantunque in varie parti abbiamo avuto ristauri in varie epoche, che si distipguono facilmente; poichè i due primi verso la sponda si nistra, o Roma presentano la costruzione originale, cioè l'archivolto di travertino ed il resto di peperino, meno l'arco costrutto di massi di travertino forse nel secolo VI. della era volgare: gli altri due archi grandi, mentre nella parte inferiore mostrano la costruzione originale, nella parte superiore affacciano un ristauro povero per arte e per la scelta de' materiali, e si dichiarano apertamente lavoro del secolo XV. allorchè papa Niccolò V. ristaurò pienamente le rovine cagionate a questo ponte l'anno 1405 nella guerra fra i partigiani d' Innocenzo VII. e la fazione ghibellina e di questo ristauro ha conservato la memoria il Platina nella vita di quel papa. Da quella epoca fino all' anno 1805 in che venne ridotto nello stato attuale è stato così sovente rappresentato in pittura ed in istampa che facile è farsene una idea d'altronde molti che ora vivono si ricordano come era prima della rinnovazione. Erano allora di legno e ad uso di ponte levatoio le due testate, e dove cominciava a sinistra la parte solida vedevasi collocata la statua di s. Giovanni Nepomuceno scolpita nel secolo XVII. quella stessa che oggi vedesi sul pilastro destro per chi esce da Roma: poco più oltre sul parapetto a destra era una rozza edicoletta consagrata alla Vergine, nella quale vedevasi una vecchia immagine, molto venerata dai fedeli, che nel passare lasciavano copiose limosine, le quali da papa Innocenzo X. furono erogate a sussidio delle povere convertite penitenti, allora raccolte nel monastero detto delle Convertite al

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Corso, siccome dichiarava una iscrizione ivi apposta, e che oggi più non si vede, inserita dal Galletti nelle Inscr. Rom. T. I. C. I. n. 224. Verso la campagna la testa del ponte era difesa da una torre di costruzione del secolo XV, cominciata da Niccolò V. e terminata da Callisto III. siccome mostrano le arme che ancora rimangono sotto l'arco odierno di transito. Questa torre chiudendo il passaggio diretto del ponte forzava i passeggieri a rivolgere a destra, svolta che oggi più non rimane. Prima di questa torre eravi un fortino costrutto di legno in gran parte, opera de' tempi bassi, e chiamato Tripizon, secondo Albertino Mussato 1. c. ed i commentarii di Leonardo Aretino presso i Rerum Italic. Script. T. IX.

In tale stato era ancora il ponte l'anno 1805, allorchè rimasta danneggiata la parte lignea per la inondazione straordinaria del Tevere avvenuta il dì 2 di febbrajo si volle riparare ed ornare come meglio potevasi, e togliendo occasione dal ritorno prossimo in Roma di papa Pio VII. che era ito ad incoronare in imperadore de' Francesi il loro primo console, fu data commissione a Giuseppe Valadier di fare questo lavoro. Egli ristretto dalla povertà de' tempi addrizzò il transito del ponte, e fece di materiale solido le parti lignee : e siccome la torre formava ostacolo al passaggio diretto, immaginò con bel concetto di foggiarla a guisa di arco, forse ricordando, che un arco ad onore di Augusto era stato eretto alla testa del ponte Molvio onde provare il gran ristauro fatto da lui a quella strada, come narra Strabone. Sopra quest' arco leggonsi due belle iscrizioni latine in lettere di metallo rilevate la prima nella faccia che guarda la campagna :

PIVS. SEPTIMVS. PONT. MAX.

PONTEM. ET. TVRRIM. OPERIB. AMPLIATIS. RESTITVIT. ANNO DOMINI . СІРІЭСССТ.

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