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ubi. Illuc enim Valentinianorum deus ad summas tegulas habitat. Questa immensa popolazione è una dimostrazione di ciò che fu osservato di sopra circa la estensione delle mura della città fatte da Aureliano. Ma questo stato di floridezza cominciò dopo la morte di Severo a decadere e continuò sempre a diminuire. La istabilità delle cose, l' essere gl' imperadori quasi sempre assenti da Roma, la fatale disposizione di Diocleziano di spartire in quattro governi ed in quattro sedi imperiali il dominio romano, e finalmente la decisiva traslocazione della sede a Bizanzio operata da Costantino portarono una diminuzione successiva della popolazione e rapidissima e perciò Vittore nel : passo ferito di sopra, posteriore alla traslazione della sede, insinua quel paragrafo del consumo del grano in Roma proveniente dall' Egitto ai tempi di Augusto, quasi a modo di confronto. Le vicende luttuose, alle quali Roma andò soggetta nel secolo V. indicate di sopra nell' articolo precedente, fecero terribilmente abbassare la cifra a segno che nel secolo susseguente narra Procopio, Guerra Golica lib. III. c. XXII. che l'anno 546 allorchè Totila prese Roma, dovendo lasciar la città per andare a combattere nella Lucania portò seco i senatori, come ostaggi, e forzò tutto il rimanente della popolazione, uomini, donne, e fanciulli a trasmigrare nelle terre della Campania, onde Roma rimase affatto deserta : passo che credo doversi inserire, essendo chiarissimo : Αυτος δε ξυν τῳ αλλῷ στρατῷ επι τε Ιωαννην και Λευκα νους γει. Ρωμαίων μεντοι τους μεν εκ της ξυγκλητου βου λης ξυν αυτῷ ειχε, τους δε αλλους άπαντας ξυν τε γυναιξι και παισιν εστειλεν ες τα επι Καμπανίας χώρια, εν Ρώμη αν θρωπον ουδενα εασας αλλ' ερημον αυτην το παραπάν απο

nov. Si noti in questo passo, che se Totila potè mandar via da Roma tutti gli abitanti, questi doveano esse

re ridotti a ben poche migliaja, giacchè sarebbe cosa impossibile forzare anche 50, o 60 mila individui a trasmigrare tutti ad una volta ed in uno spazio di tempo ristrettissimo come quello: inoltre che quella specie di rilegazione molti ne dovè allontanare per sempre da Roma, così che cessata la guerra gotica la popolazione di Roma dovè trovarsi notabilmente diminuita. Nè le circostanze de' tempi susseguenti migliorarono, poichè prima gli assalti de' Longobardi, poi le devastazioni de' Saraceni si opposero ad ogni miglioramento. Roma sebbene afflitta cominciò a respirare nel secolo XI. e successivamente la popolazione crebbe, malgrado i guasti arrecati dai Normanni l'anno 1084, guasti che è necessario che io quì brevemente rammenti, secondo la descrizione lasciatane dagli storici contemporanei, perchè riguardano ancora i danni arrecati agli edificii. Erasi ritirato il papa s. Gregorio VII. nella mole Adriana per la venuta in Roma di Enrico IV. coll' antipapa Guiberto, che avea assunto il nome di Clemente III. e di là scrisse a Roberto Guiscardo, normanno, duca di Puglia, onde essere soccorso e questi si mise tosto in cammino alla volta di Roma con una oste numerosa : ritirossi a tempo Enrico, ed il duca Roberto, malgrado la opposizione de' Romani partigiani di quello entrò in Roma per la porta Flaminia, e diè alle fiamme quanto incontrò fra questa porta e le chiese di s. Lorenzo in Lucina e di s. Silvestro, e poscia tutto il tratto fra il Colosseo ed il Laterano, e diè il sacco a tutta la città, e la maggior parte di essa ridusse in un mucchio di sassi, e si commisero allora tutte le atrocità, che accompagnano un saccheggio militare, eseguito da barbari ed in tempi di barbarie, e si noti quanto meritino fede i racconti di quelli scrittori così vicini ai fatti, che nelle orde che menò Roberto, contavasi un buon numero di Sara

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ceni. Basti leggere Pandolfo Pisano nella vita di Gregorio VII. presso i Rer. Ital. Script. T. III. P. II, Bertoldo da Costanza, nella Cronaca, e Landolfo seniore nella Hist. Mediol. lib. IV. c. III. che descrivono quella catastrofe. Nella Cronaca poi di Romualdo Salernitano inserita pure dal Muratori R. I. S. T. VII. si legge, che quel condottiere incendiò Roma dal palazzo Lateranense fino alla mole Adriana. E non si contentò dell'incendio, e del saccheggio, ma oltre le vittime, che caddero in quella catastrofe, fece schiavi molti de' cittadini, ed altri punì con varie pene. Quindi è d' uopo credere, che dopo quel fatto la popolazione della città decadesse. Un documento approssimativo dello stato della popolazione di Roma nel secolo susseguente si ha nella cronaca di Ottone da s. Biagio inserita nella raccolta muratoriana più volte citata, dalla quale apparisce che i Romani nell' anno 1167 andando contra Tusculo e contra i Tedeschi che venivano a soccorso di quella città, misero in campo 30,000 uomini, che furono miseramente disfatti sotto l'odierno Monte Porzio. È naturale, che non fossero tutti Romani que' 30,000 uomini, ma la maggior parte di essi lo era, perchè erano i Romani che si moveano per furore di patria contro quel commune ribelle.

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Il Cancellieri nella Lettera sopra il Tarantismo, l'Aria di Roma e della sua Campagna p. 19 afferma che nel pontificato d' Innocenzo III. la popolazione di Roma si era ridotta a sole 35,000 persone ed adduce per autorità un passo del trattato di quel papa de Contemplatione mundi l. I. c. IX. che espone così: Egli 14.35 scrisse PAUCOS ROMAE SUO TEMPORE AD ANNOS 40, PAUCISSIMOS AD 60 PERVENISSE. Convien dire che estraesse il passo da altri scrittori, poichè quel papa non parla della età a cui pervenivasi in Roma, ma

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in genere trattando degl' incommodi, ehe accompagnano la vecchiaja, e della brevità della vita umana, dopo aver inserito il paragrafo di Giobbe Homo natus de muliere etc. conchiude il capitolo dicendo: Pauci enim nunc ad quadraginta, paucissimi ad sexaginta annos perveniunt: detto che si vede inserito non a riguardo di Roma sola, ma in genere per mostrare la brevità della vita. Quello stesso scrittore riferisce p. 26, senza allegar documenti, che quando Gregorio XI. ricondusse la residenza pontificia in Roma l'anno 1377, trovò la città desolata a tal segno, che faceva sole 17 mila anime ed era tutta diroccata, e ricorda a prova del diroccamento il bassorilievo del sepolcro di Gregorio XI. in s. Francesca Romana che se lo mostrasse sarebbe un documento di poco peso, considerando, che fu fatto due buoni secoli dopo, e che non è contemporaneo al fatto che si vuol supporre. Questo io noto, perchè non si corra cosi facilmente, come pur troppo fassi sopra le semplici asserzioni degli scrittori moderni, che godono ancora fama superiore alla comune. Lo stesso Cancellieri p. 70 e seg. citando Giovio, e Gregorio Leti dice che Leone X vi trovò 40 mila abitanti, e ́ne lasciò 90 mila che dopo il sacco di Borbone la cifra scese fino a 32 mila, e che sulla fine del secolo XVI era risalita ad 85 mila. Dall' anno 1702 in poi si ha una enumerazione distinta degli abitanti di Roma, meno gli Ebrei, che pure ascendono a parecchie migliaja, la quale s'inserisce nel così detto Diario, e Notizie annuali del Chracas. Risulta da questa che dal 1702 al 1800 inclusive il massimo della popolazione di Roma fu nell' anno 1794, che ascese a 166,948, il minimo nell'anno 1710, che fu di 132,070 dal 1801 al 1838 il massimo è stato l'anno 1837 prima della invasione del morbo asiatico, che è salita a 156,552, il minimo fu nell'anno 1813 che si ridusse a 117,882, sempre senza calcolare circa 5000 Ebrei.

Reca sorpresa specialmente agli stranieri vedere come tanto siasi innalzato il suolo di Roma dal piano antico; ma cessa ogni sorpresa riflettendo alle vicissitudini terribili d' incendii, inondazioni, e rovine alle quali questa città nel corso di tanti secoli è andata sogget ta: e tale rialzamento è avvenuto non solo ne' tempi bas, si, o ne' tempi moderni, ma ancora ne' tempi antichi : ed un esempio visibile ne abbiamo a porta s. Lorenzo, che come si vide è de' tempi di Onorio, ossia dell' anno 403 della era volgare; imperciocchè questa rimane presso a poco al suo livello, che è l'attuale, e l'arco monumentale delle acque Marcia, Tepula, e Giulia costrutto da Augusto, come si trae dalla iscrizione, l'anno 749 di Roma ossia 5 avanti la era volgare, al qua¬ le Onorio appoggiò la porta trovasi sotterrato di molti piedi a segno, che appena vi passano i carri carichi di fieno : quindi deducesi essere questo rialzamento ivi avvenuto in 408 anni anteriore a tutte le rovine avvenute per le incursioni barbariche in Roma. Aggiungasi a questo la frase delle iscrizioni onoriane sulle porte, EGESTIS IMMENSIS RVDERIBVS, di che parlossi di sopra, e dedurrassi, che prima ancora della catastrofe di Alarico dell' anno 409 era di già cominciato il suolo a rimanere ingombro. Ed uscendo da quella porta cavan+ dosi ai tempi di Alessandro VII. per fare le fondamenta di una chiesuola trovaronsi tre lastricati della via antica successivamente rialzata, uno sovrapposto all' altro, Questi rialzamenti poi divennero più sensibili e continuati per le rovine dalle incursioni medesime prodotti: quindi alla porta s. Paolo ricostrutta come indicossi di sopra da Belisario, o da Narsete, la soglia è di molti piedi superiore al piano della prossima piramide e della via antica, che ivi passava.

Questi rialzamenti variano nelle località diverse, ed

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