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il Palatino, Ad Sedem s. Giorgio, e Velum aureum il Velabro. E nel piano di Roma moderna, oltre i nomi di già indicati si ha pure quello di Campitelli, di Camilliano presso s. Maria in Via Lata, di Maxima presso s. Ambrogio, di Craticula a piazza di Branca, di Pinea alla contrada che ritiene il nome di Pigna, di Platanone a s. Eustachio, e d'Inter duos horlos a s. Silvestro in Capite. E di là dal Tevere quelle di Mica Aurea e Vicus Aureus ne'dintorni di s. Cosimato, e quello di Ripa Romaea a Ripa grande.

Questa divisione in dieci regioni, o rioni finì nel secolo XII. quando pure finirono molte forme introdotte dopo il riordinamento di Roma sul principio del secolo IX. Egli è certo da documenti esistenti che la nuova divisione e nomenclatura, che si mantiene ancora, era già introdotta verso la metà dal secolo XIII. onde io credo che fosse una conseguenza delle nuove forme date al reggimento municipale, mediante il celebre atto di concordia fra il popolo romano e papa Clemente III. l'anno 1188. Questi nuovi rioni furono tredici fino alla epoca di Sisto V. che nel 1586 aggiungendovi la città Leoniana formò il decimoquarto col nome di Borgo; ma essendo stati limitati in tempi così tumultuosi ne segui un nuovo limitamento più regolare l'anno 1743 per ordine di Benedetto XIV. che è quello di oggidì.

Il primo ha il nome di Monti come quello che comprende parte del Celio, l' Esquilino-Oppio, l' EsquilinoCispio, il Viminale, e parte del Quirinale: ha 36,988 piedi di circonferenza: la sua insegna è di tre monti verdi in campo bianco.

Il secondo dicesi Trevi dal Trivio che diè nome ancora all' acqua, ed alla magnifica Fontana: comprende il resto del Quirinale, ed il piano fra questo ed il Pincio, come pure in parte quello fra il Quirinale ed

il Corso ha 17,432 piedi di giro e per insegna tre

:

spade nude in campo rosso.

Il terzo ha il nome di Colonna dalla Colonna Antonina comprende il monte Citorio e tutto il tratto fra questo ed il Pincio, ed il Pincio stesso compreso fra le porte Salaria e Pinciana: gira 17,610 piedi : ed ha per insegna la Colonna in campo rosso.

Il quarto appellasi di Campo Marzo per l'antico Campo Marzio, nel quale si estende: comprende il resto del Pincio, e tutta la pianura fra questo ed il Tevere fino alla contrada del Clementino: ha 15,975 piedi di circuito: e fa per insegna una mezza luna in campo

azzurro.

Il quinto ha il nome di Ponte dal ponte s. Angelo: si estende sopra tutta la ripa del fiume fra la contrada del Clementino e quella de Bresciani in via Giulia, giungendo a comprendere il monte Giordano e le chiese di s. Maria della Pace e s. Maria dell'Anima: gira 8,438 piedi: ed ha l'insegna del ponte s. Angelo in campo

rosso.

Il sesto chiamasi di Parione dal nome di una contrada che racchiude, il quale data almeno dal secolo XI: si estende dalla Chiesa Nuova per la contrada del Governo Vecchio fino alla piazza Navona: ha 7,243 piedi di circonferenza: e per insegna un grifo in campo bianco.

Il settimo ha nome Regola dall'arena della ripa del Tevere, arenula, nome che incontrasi fino dal secolo XI: estendesi sulla ripà del fiume dalla contrada de' Bresciani in via Giulia, fino al Ghetto degli Ebrei: ha 8,143 piedi di giro: e la insegna di un cervo in campo azzurro.

L'ottavo dicesi di S. Eustachio per la chiesa di questo santo: si estende in lunghezza dalla piazza di S. Carlo a Catinari fino alla piazza di Campo Marzo: ed

in larghezza dalla piazza della Maddalena alla piazza Madama: ha 7,230 piedi di circuito: e per insegna mostra la testa di cervo colla immagine di Gesù Cristo sulla fronte, in campo rosso.

Il nono si chiama di Pigna da una contrada che fin dal secolo XI portava tal nome: la sua configurazione è un quadrato determinato dal palazzo di Venezia, piazza di Sciarra, il Panteon, e la chiesa di s. Elena: gira 6,135 piedi: ed ha per insegna una pigna in campo rosso.

Il decimo appellasi Campitelli dalla contrada che portava un tal nome fino dal secolo XII. e che lo derivò dal Campidoglio: comprende i monti Capitolino, e Palatino, parte del Celio, ed il monte d'Oro, stendendosi in lunghezza dal palazzo di Venezia fino alle mura della città fra le porte Metroni e di s. Sebastiano: ha 20,706 piedi di circonferenza: e per insegna una testa di drago in campo bianco.

L'undecimo porta il nome di s. Angelo per la chiesa consagrata a quel santo: si estende dalla ripa del Tevere fino alla via delle Botteghe oscure girando 5,235 piedi: la sua insegna è un s. Michele arcangelo in cam

po rosso.

Il duodecimo ha nome Ripa perchè si estende sulla ripa sinistra del fiume dal ponte Emilio, o Palatino, oggi rotto, fino alle mura della città, e per queste fino alla porta Appia, o s. Sebastiano, e di là dritto per la via Appia, il Circo Massimo, ed il Velabro, al ponte sovraindicato, avendo 30,810 piedi di giro: porta per insegna una ruota, simbolo della via appia, in campo rosso.

Il decimoterzo è quello di Trastevere, che comprende tutta la parte trastiberina di Roma fra le porte Portese e di s. Spirito: gira 23,798 piedi ed ha per insegna una testa di leone in campo rosso.

Il decimoquarto fu aggiunto da Sisto V. l'anno 1586,

siecome fa notato di sopra ha il nome di Borgo e comprende tutta la città Leoniana, ed il Castello s. Angelo: ha 19,140 piedi di giro e la insegna di un leone in campo rosso, che posato sopra una cassa ferrata appoggia la branca destra sopra tre monti, ed ha una stella sopra la fronte: questa insegna allude a Sisto V. e la cassa ferrata al tesoro da lui racchiuso entro Castel s. Angelo.

La circonferenza delle regioni augustane come ci vien data dai regionarii, e secondo che fu veduto a suo luogo ascende a piedi 231,273: quella deʼrioni moderni a 224,983: quindi la differenza è di 6290 piedi in favore delle antiche regioni.

La divisione testè descritta de'rioni, che come dissi è la odierna fu annullata durante il breve periodo del governo republicano dell'anno 1798 e 1799: ad essa fu sostituita una nuova divisione: i rioni furono chiamati sezioni, e queste furono in numero di dodici, ed a ciascuna sezione fu dato un nome nuovo; cioè sulla ripa sinistra furono dieci, dette, di Pompeo, del Panteon, di Bruto, di Flaminio, del Campo Marzio, del Pincio, del Quirinale, delle Terme, della Suburra, e del Capitolio: e sulla destra due dette del Gianicolo, e del Vaticano:

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DEI MATERIALI IMPIEGATI NELLE FABBRICHE ANTICHE DI ROMA, DELLE COSTRUZIONI, E DELLO STILE TANTO PRESSO GLI ANTICHI QUANTO PRESSO I MODERNI.

A poter ben discernere la epoca, ed alle volte ancora l'uso di un monumento servono di face la coguizione dei materiali impiegati, e lo stile degli ornamenti e del lavoro. Quindi giudicai necessario di premettere

alla descrizione de'monumenti medesimi alcune nozioni generali sopra questo soggetto importante, al quale molte volte si appoggiano i raziocinii. E cominciando dai materiali, questi sono, o di necessità, o di lusso: alla prima classe appartengono il legno, la calce, l'argilla, le pietre ordinarie, ed i metalli più communi: alla seconda appartengono i marmi, i graniti, i basalti, i porfidi, gli alabastri, i colori ed i metalli nobili. Negli edificii più antichi di Roma, cioè eretti nel momento della sua fondazione ebbe gran parte il legno, poichè sappiamo da Vitruvio, che la casa di Romulo sul Capitolio era coperta di stoppia dicendoci lib. II. c. I: Item in Capi tolio commonefacere potest et significare mores vetustatis Romuli casa in arce sacrorum stramentis tecta; e lo stesso narra Dionisio lib. I. c. LXXIX delle case edificate sul Palatino delle quali una mostravasi ancora ai tempi di Dionisio medesimo nel canto donde scendevasi dal Palatino, al Circo, che pure casa di Romulo si appellava. E quantunque fragilissima materia sia il legno, pure dell'antico se ne conserva in Roma stessa al recinto del Foro di Nerva all'arco de'Pantani, dove narra Flaminio Vacca Memorie §. 89 che nel secolo XVI. avendosi d'acconciare il monastero dell'Annunziata, che è ivi, fu demolita una parte del muro di quel Fore, e vi furono trovate spranghe di legno tagliate a coda di rondine che a guisa di perni legavano un masso coll'altro: il qual legno egli dice che fosse ignoto a tutti i faleguami di Roma; ma alcuni credono olivo abbrustolito. Vitruvio impiega i capi IX, e X del libro II. sopra questo soggetto che chiama materia, e mostra come il legname da costruzione dovea tagliarsi dall' autunno fino alla primavera: e che particolarmente usavansi la rovere, l'olmo, il pioppo, il cipresso, e l'abete: e comprendendo nella rovere tutte le quercie poi le distingue in eschio,

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