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provenienza diretta, e perciò l'appellavano atramentum indicum. L'Auripigmentum corrisponde al nostro orpimento, colore naturale, che Teofrasto chiama app'svXOV e Vitruvio Apaavikov, e dice che si traeva dal Ponto: Aupigmentum, quod aposvxov graece dicitur, foditur Ponto. Il colore che gli antichi chiamarono Caeruleum, cilestre per eccellenza, è quello che i nostri pittori appellano oltremare ed era un colore artificiale: tre specie primitive ne nomina Plinio, l'egizio, lo scitico, ed il ciprio: tutte e tre provenienti da una sabbia. Di queste tre specie l'egizio era il più stimato il ciprio teneva il secondo luogo: lo scitico poi l'ultimo, come quello, che facilmente svaniva, e che quando si macinava modificavasi in quattro toni uno più leggiero dell' altro. Vitruvio dice che le prime manifatture di questo colore furono quelle stabilite in Alessandria, le quali poscia vennero da Vestorio introdotte in Pozzuoli, e descrive con molta precisione il metodo, che si teneva per farlo, metodo che parmi potersi tentare di nuovo, trattandosi di un colore così prezioso, ed in un tempo in che la chimica ha fatto tanti progressi. E con questo colore ne facevano un'altro che chiamavano lomentum perchè slavato, passandolo per acqua e per macina di nuovo. Plinio mostra le proporzioni del prezzo di una libra di questi tre colori diversi, che andava in questa proporzione: 20 il lomentum, 18 il caeruleum, ed 11. il vestoriano, o di Pozzuoli. La Cerussa che Teofrasto appella vov,e che noi chiamiamo biacca, secondo Vitruvio, sembra che principalmente fosse fabbricata in Rodi: Plinio dice che quella di Rodi era la più stimata: Laudatissimum in Rhodo: egli come Vitruvio descrive il metodo con che facevasi, e mostra come poteva trarsi da essa la sandracca artificiale, scoperta fatta a caso per un incendio ; questa sandracca artificiale anteponevasi a quella che naturalmente ca

vavasi. Chrysocolla nome derivante dal greco, quasi colla di oro e che Plinio chiama ancora auri sanies, appellavano un minerale che dava un color verde particolare, il quale trovavasi nelle miniere di oro, di argento, di bronzo, e di piombo, e che sembra essere un ossido naturale delle vene del rame che in queste stesse miniere trovavansi: ebbe però il nome particolare di colla d'oro perchè più particolarmente rinvenivasi nelle miniere di oro, o perchè, più bello era quello che da queste miniere traevasi. Vitruvio ricorda quello che arrecavasi dalle miniere di bronzo di Macedonia Plinio poi lib. XXXIII. c. V. §. XXVII. dopo avere notato, che i pittori chiamavano il colore prodotto da que. sto minerale Orobitin, dice che di questo due erano le specie, uno tendente al giallo che si serbava per quella composizione col ceruleo che chiamavano lomentum: l'altro liquido che ambedue queste specie facevansi in Cipro che l'orobitis più stimata veniva dall' Armenia e che quella di Macedonia avea il secondo posto, e finalmente che quella di Spagna era la più abbondante. Sembra che fosse un colore molto costoso, poichè Vitruvio dice, che coloro, i quali non potevano spendere tanto alla chrysocolla compravano invece una composizione formata di ceruleo e di erba lutea, che dava un colore altamente verde. Fralle pazzie di Nerone Plinio 1. c. ricorda quella di aver fatto spargere di questo minerale costoso l'arena del Circo, perchè il colore era quello stesso della fazione, nella quale egli cimentavasi à correre cioè la prasina. Questo medesimo scrittore dà i prezzi delle tre specie diverse nelle proporzioni di 7, 5, 3. denarii la libra. Il Cinnabaris, nome pur esso greco ed usato da Teofrasto, è il colore, che noi chiamiamo cinnabro, rosso, e simile al minio, e che secondo Plinio lib. XXXIII. c. VII. §. XXXIX adulte

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ravasi col sangue di capra, poichè il vero e sincero costava 50 nummi. Creta viridis fu il nome usato particolarmente da Vitruvio per indicare una terra verde che rinvenivasi in molti luoghi ; ma particolarmente stimata era quella di Smirne che i Greci chiamavano 9Ostic perchè era stata la prima volta scoperta nel fondo di un tal Teodoto. L' Indicum, color turchino, cosi detto dall' essere stato tratto dall' India, e che noi, con picciola alterazione appelliamo indaco, sebbene servisse in pittura, secondo Plinio lib. XXXIII. c. XIII., §. LXVII. per distaccare le ombre, non è quel colore, del quale parlano Vitruvio e Plinio stesso lib. XXXV. c. VI. §. XXVI. più anticamente introdotto, più conosciuto dai Romani e più prezioso, che chiamavasi pure Indicum, che quando si macinava appariva negro, ma quando si stemperava prendeva la tinta mista fra il turchino ed il pavonazzo, o purpureo. Essendo un colore di molto costo contraffacevasi tingendo di vero indicum gli escrementi de' colombi, o la creta di Selinunte, o J'anulario: provavasi però al fuoco, ed il sincero dava una fiamma di porpora squisita, ed il fumo l' odor di mare. Melinum chiamavano un colore candido che traevasi dalla isola di Melos, oggi Milo, una delle Sporadi, dove si cavava il migliore; sebbene una terra siinile si traesse ancora da Samo, non si usava dai pittori perchè troppo pingue, siccome ricavasi da Plinio lib. XXXV. c. VI. §. XVII. c. VII. §. XXXI. Il Minium nome che si è conservato fino a noi, fu uno de' colori più anticamente usato in Roma, poichè ne colorivano le statue degli dii: di esso tingevansi la faccia i trionfatori, a segno che Plinio lib. XXXIII. c. XXXVI. dice che tinto di minio trionfò Camillo : Enumerat auctores Verrius, quibus credere sit necesse, Iovis ipsius simulacri faciem diebus festis illini solitam, triumphan

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μιλτος,

tumque corpora: sic Camillum triumphasse. Hac religione etiam nunc addi in unguenta coenae triumphalis et a censoribus in primis lovem miniandum locari. Di questo colore pure colorivano le lettere nelle lapidi, e le iniziali ne' libri. I Greci come ricavasi da Teofrasto lo dissero putos, ed una specie di questo era in uso fino dai tempi di Omero che chiama le navi μdтопарηous cioè colle faccie miniate, o colorite di minio. Noi lo chiamiamo ancora cinabro, ma Teofrasto Plinio ec. distinguono il Κινναβαρι dal Μιλτος, ed il Cinnabaris dal Minium. Vitruvio e Plinio parlano a lungo del modo di farlo, il primo lib. VII. c. VIII. e IX. l'altro nel libro XXXIII. c. VII. §. XXXVI. Da questi scrittori si trae, che ve n' era del naturale, e dello artificiale il primo dice, che il naturale fu la prima volta trovato nelle campagne chiamate Cilbiane, degli Efesii l'altro che Callia ateniese ne fu l'inventore circa l'anno 249 di Roma, cioè 4 anni dopo la espulsione de' re che a caso ne fu la scoperta, poichè credendo, che l' arena rossa che trovavasi nelle miniere di argento contenesse dell' oro la mise a cuocere e ne risultò minio questo stesso scrittore nota che trovavasi ancora nella Spagna, ma troppo duro e sabbioso, che se ne trovava nella Colchide dell' adulterino, e che migliore di tutti era quello che traevasi di sopra ad Efeso dai campi cilbiani. A' suoi tempi traevasi tutto dalla Spagna e con gran gelosìa si teneva, poichè non si permetteva neppure di purgarlo dove cavavasi nella Betica nella contrada chiamata Sisaporis, ma si faceva venire in Roma, dove erano stabilite fabbriche grandi di questo colore, che andavano a conto del tesoro, che ne appaltava la rendita, e che secondo Vitruvio, stavano sul Quirinale fra il tempo di Flora e quello di Quirino, cioè ne' dintorni del quadrivio delle Quattro Fon

tane. Questo scrittore mostra pure come adulteravasi colla calce, e come potevasi distinguere l' adulterino dal sincero; e che non poteva resistere esposto all' aria, a meno che non fosse fissato coll' encausto; quindi veggendosi muri dipinti con questo colore e non all' encausto può dedursi, che fossero coperti. Vendevasi a' tempi di Plinio 70 sesterzii la libra. Frai colori più stimati dagli antichi era l'Ostrum, ostro, un colore purpureo, che traevasi da una conchiglia marina, ed era di diversa intensità secondo le regioni dalle quali estraevasi. Quindi più tendente al nero era quello che veniva dal Ponto e dalla Galazia perchè più esposto al settentrione: livido quello che si avea dai mari fra settentrione ed occidente : violaceo, quello che si traeva dai mari occidentali ed orientali, più tendente al rosso poi quello che veniva dal mezzogiorno. Esso non dee confondersi colla porpora propriamente detta, poichè Plinio lib. IX. c. XXXVI. e XXXVII. distingue l'ostrum dalla purpura e dal murex, come pur Nonio, dove tratta del colore delle vesti lib. XVI. §. 8. e 9. Paraetonium era il nome di una città e porto dell'Egitto sul Mediterraneo verso la Cirenaica ricordato da Strabone, Ovidio, e Plinio, e che oggi chiamano Baradun: quindi con questo nome appellossi una terra che di là si traeva e che dava un color bianco molto pingue, e tenace, menzionato da Vitruvio e da Plinio. Il nome di Purpurissum dato ad uno de' colori usati dagli antichi sì per la pittura, che pel belletto, del quale a lungo ragiona Plinio lib. XXXV. c. VI. §. XII. mostra che fosse una specie di color di porpo ra simile al rosso naturale delle gote esso cavavasi dalle miniere di argento, ed era uno de' più costosi. All' uso che facevasi di questo colore come della biacca dalle donne romane allude s. Girolamo Epist. LIV. n. 7. Quid facit in facie Christianae purpurissus et cerus

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