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gilla pe' mattoni; imperciocchè in tutti i fondi grandi trovansi pietre per fabbricare, ma non così l'argilla, non così la materia per cuocerla, Inutile sarebbe osservare, che in queste costruzioni l'apparenza esterna non ha che fare nè punto, nè poco (giacchè erano destinate ad essere, o rivestite di marmo, o intonacate di stucco) se anche questo non fosse stato da alcuni creduto ed anche asserito. Il sepolcro di Cecilia Metella poi è il più antico monumento che presenti la opera laterizia, poichè nell'interno è rivestito di mattoni a cortina, sottili, rossi, ben disposti, ma non eccessivamente lunghi come in monumenti posteriori si veggono.

Più numerosi sono i monumenti imperiali superstiti dall'anno 722 in che avvenne la battaglia di Azio, fino all'anno 1163 di Roma, ossia 409 della era volgare, quando per la prima volta Roma fu presa e saccheggiata da'Goti. In questo periodo opere di data, e nomenclatura certa sono:

1o. Sotto Augusto l'acquedotto dell'acqua Giulia alla porta s. Lorenzo, le Terme ed il Pantheon di Agrippa, il tempio di Giove Tonante, il Portico di Ottavia, il Teatro di Marcello, ed il Mausoleo. In tutte queste opere veggonsi promiscuamente usate la costruzione a massi regolari di pietra, la opera laterizia la più perfetta, in mattoni triangolari piuttosto lunghi con legamenti di tegoloni e con poco cemento e questo regolarmente disposto, e la opera reticolata di cunei romboidali non regolarissimi.

2o. A Tiberio appartengono i tempii di Cerere e Proserpina, della Concordia, ed i Castra Praetoria fralle porte Pia e s. Lorenzo: in quest' ultimo edificio nello esterno è usata la opera laterizia bellissima come quella degli edificii augustani, ma i mattoni triangolari sono alquanto più erti e men lunghi: gli stipiti delle porte

poi sono costrutti con cura e con eleganza di mattoni sottili, così strettamente fra loro commessi che appena si conosce l'intervallo fra un mattone e l'altro.

3.0 Di Claudio rimane l'acquedotto delle acque Claudia ed Aniene nuova, ed il bel monumento costrutto sulla via labicana a porta Maggiore. Quella opera arcuata è tutta di massi di pietra locale, meno lo dell' Aniene nuova che è di opera laterizia e reticolata.

speco

4. Monumenti certi della epoca neroniana in Roma sono le rovine della famosa Casa Aurea sul Palatino e sull'Esquilino, e l'arcuazione dell'acquedotto sul Celio, dove spicca particolarmente la opera laterizia colla differenza però che l'arcuazione dell'acquedotto non essendo intonacata presenta una nitidezza maggiore che i muri della Casa Aurea che doveano essere, o intonacati, o rivestiti.

5.o Grandi opere rimangono del tempo de' Flavii: di Vespasiano, Tito, e Domiziano insieme è il portentoso anfiteatro, detto volgarmente il Colosseo di Domiziano il Foro Palladio, e l'arco di Tito: non nomino qui le Terme che vanno sotto il nome di Tito, poichè non sono di nomenclatura certa e vedremo a suo luogo essere piuttosto le Terme di Trajano. Infatti l'analogia patente che è nella costruzione de'tre edificii sovraccitati sia nella opera di massi quadrati, sia nelle parti di opera laterizia, non si ravvisa nella opera laterizia delle Terme dette di Tito, mentre dall'altro canto evidente è la somiglianza della costruzione laterizia di queste con quella delle fabbriche pertinenti al Foro Trajano.

6. Monumenti certi di Trajano sono il suo Foro e l'acquedotto dell'acqua che da lui ebbe nome: nel primo le costruzioni a massi di pietra, e laterizia sone della più bella regolarità, e possono servire per tipo

P. I.

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di perfezione lo stesso dee dirsi della costruzione laterizia e reticolata dell'acquedotto.

7o. Di Adriano rimangono le sostruzioni del tempio di Venere a Roma ed il masso del magnifico suo mausoleo oggi noto col nome di Castel s. Angelo. Le parti laterizie di questi due monumenti non sono costrutte con quella perfezione che nelle opere trajanèe si ravvisa, ma sono belle e regolari; notando però circa il tempio di Venere e Roma che la cella superstite presenta una costruzione affatto diversa da quella delle sostruzioni e del Mausoleo, onde si riconosce come lavoro posteriore, e de'tempi della decadenza, e si accorda, come vedremo a suo luogo, con questo fatto l'autorità di Aurelio Vittore, e dell'Anonimo dell' Eccardo che mostrano questo tempio essere stato riedificato dopo un incendio da Massenzio nel principio del secolo IV. della era cristiana.

So. Della epoca di Antonino Pio è il tempio superstite di Antonino e Faustina sulla via Sacra, come di Marco Aurelio la colonna coclide eretta in suo onore per le vittorie riportate sopra i Quadi, i Marcomanni, ed altri barbari della Germania e della Sarmazia. Queste opere sono di massi grandi, e conservasi in esse la diligenza di esecuzione, che si osserva nelle opere de' tempi antecedenti. Lo stesso non può dirsi della opera laterizia e reticolata della villa di Antonino Pio a Lorio presso l'odierno Castel di Guido 12 m. distante da Roma, dove apertamente appariscono i primi segni della negligenza nel costruire, e della decadenza di quest'arte.

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9. Molti esempli restano in Roma della epoca di Settimio Severo e Caracalla, sotto i quali, non solo furono ristaurate molte fabbriche costrutte antecedentemente, come il Panteon, il portico di Ottavia, il tempio di Giove Tonante, ed in genere tutte quelle che ne aveano

bisogno per testimonianza di Sparziano nella vita di Severo c. XXIII; ma ancora molte ne furono erette, come l'arco trionfale a piè del Capitolio, quello monumentale nel Foro Boario, l'acquedotto Antoniniano e le terme magnificentissime dette di Caracalla, delle quali rimangono grandiose rovine. Di queste opere le prime due sono fasciate di marmo: le altre due essendo costrutte a cortina mostrano lo stato di decadenza per la quantità del cemento fra un mattone e l'altro, Dietro le terme sovraindicate poi è una sostruzione, onde reggere la falda, che è quella del colle di s. Balbina, sostruzione che essendo costrutta di opera reticolata con legamenti di opera laterizia, è l'ultimo esempio di data certa di tale maniera.

10° Gli avanzi degli orti Variani presso la basilica di s. Croce in Gerusalemme forniscono un esempio del modo di costruire sotto Elag balo, come quelli delle terme e dell'acquedotto Alessandrino il tipo della costruzione del regno del suo successore Alessandro Severo. In questi avanzi vedesi progredire sensibilmente la decadenza, sì per la irregolarità de' mattoni, che formano la cortina, come pure per la grossezza soverchia dello strato di calce. E questo rilassamento dell' antico metodo così esatto non ebbe più freno come apparisce dagli edificii posteriormente costrutti.

11° L'arco di Gallieno sull' Esquilie, le terme di Diocleziano alla estremità del Viminale, quelle di Costantino sul Quirinale, il sepolcro di Elena sulla via labicana, quello di Costanza sulla via nomentana, e l'arco di questo imperadore presso l'Anfiteatro Flavio offrono chiari e ben decisi caratteri per riconoscere come in Roma si costruissero le fabbriche anche più vaste, e più cospicue nella ultima metà del secolo III, e nel primo periodo del IV. In que' monumenti le opere rivestite di

pietra, o di marmo come i due archi sovraccitati presentano esattezza nelle commettiture, ma i massi non sono universalmente di quella mole, che hanno quelli impiegati nelle fabbriche antecedentemente edificate: la opera laterizia poi di ambedue le terme è di mattoni irregolari, come quelli che provenivano da fabbriche di già demolite, ed i tegoloni non sono più della bella dimensione primitiva: il cemento poi fra uno strato e l'altro è così erto che supera sovente la grossezza de'mattoni medesimi.

12° Finalmente il ponte di Graziano nella isola Tiberina, e le mura di Onorio edificate l'anno 403 offrono il modo di costruire del secondo periodo del secolo IV e del principio del secolo V nella parte in che non sono state in epoche posteriori risarciti: vale a dire che il ponte e le porte sono di massi quadrilateri di travertino nella parte esterna irregolari quanto alle dimensioni, come tolti da altri edificii: e non più commessi con quella precisione che ne' monumenti antecedentemente costrutti si osserva, e la costruzione laterizia delle mura è molto più trascurata di quella delle terme sovraccitate, essendo composta di frantumi disposti a strati alle volte ancora ondulati per la fretta con che quelle murá furono erette, come si vide a suo luogo.

Oltre i modi di costruire testè indicati, cioè la opera quadrata, incerta, reticolata, e laterizia, nelle fabbriche del tempo della decadenza incontrasi ancora quella mista di parallelepipedi di pietra locale e mattoni a strati alternati, come per esempio nelle fabbriche di Massenzio presso la via Appia. Questo metodo molto in voġa nel secolo quarto e quinto non fu invenzione di quei tempi, poichè un' esempio ne offre l'interno del sepolcro a sinistra della via nomentana due buone miglia fuori di Roma poco prima di giungere al ponte sull'Aniene, lavoro del primo secolo della era volgare, siccome mʊ

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