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quindi col consumarsi hanno lasciato le impronte nel masso delle fondamenta, e particolarmente i pali hanno lasciato incavi che i moderni per lungo tempo hanno creduto canali per l'acqua, non badando alla irregolarità di questi incavi medesimi derivante da quella de' pali de' quali presentano la impronta.

Dal fondamento spiccavasi il muro un piede più stretto, siccome notossi: sia che questo fosse di pietra, sia che fosse di opera laterizia, non era costrutto di massi, pietre, o mattoni regolari che nella faccia esterna: il masso interno formavasi collo stesso metodo de' fondamenti, o come noi diremmo a sacco, meno il caso in che il muro dovea essere costrutto intieramente di massi grandi di pietra, come le arcuazioni esterne del Colosseo, poichè allora questi massi, come indicossi di sopra legavansi con perni di ferro, o di bronzo. Nella costruzione di opera incerta, o di opera reticolata frapponevansi di tratto in tratto strati di parallelepipedi della stessa pietra, o di mattoni, de' quali pure formavansi gli angoli, in guisa che la opera incerta e reticolata presenta l'apparenza di tanti specchi circondati da materiali disposti in modo orizzontale. Nella opera laterizia, che come si vide era di mattoni triangolari, i legamenti facevansi per mezzo di tegoloni.

Gli edificii coprivansi con tetti composti di tegole, tegulae, e coppi imbrices, o con terrazzi. Questi facevansi con molta cura; imperciocchè formavasi prima un grosso strato di astraco, o coccio pesto, che dicevasi opus signinum, forse perchè l'uso ne venne originalmente da Signia, colonia romana nel paese de'Volsci, oggi Segni. Sovrapponevasi a questo un pavimento di mattoni piccioli, legati insieme con colla di calce, e disposti a foggia di spina di pesce, onde dicevasi opus spicatum, per la somiglianza che presentava colla spiga. Sopra tal pa

vimento facevasi un altro grosso strato di astraco, e sopra questo un pavimento di musaico. Quindi tali terrazzi riuscivano impenetrabili all'acqua, ed hanno potuto per la loro solidità resistere ai secoli. Esempii superstiti in Roma se ne hanno ai Castra Praetoria, alle Terme dette di Caracalla, ed altrove.

I pavimenti communi facevansi ad astraco ne' luoghi esposti all'aria aperta, o alla umidità, alle volte coperto con opera a spiga, alle volte con musaico grossolano, e sovente ancora semplice. Ne'luoghi coperti ed asciutti usavansi i tegoloni. Ciò quanto alla costruzione materiale antica, passiamo alla costruzione di lusso, ed all'ornato.

I marmi impiegavansi, come parte solida, e come parte di decorazione. Nel primo caso tagliavansi in massi grandi, che si polivano e levigavano con molta diligenza nelle faccie che con altri massi doveansi unire: rozza lasciavano quella che rimaneva incassata nel muro, come pur quelle, che doveano rimanere scoperte, le quali poi si polivano e scolpivano già poste in opera: metodo, che offriva economia di tempo, ed unità di lavoro, e soprattutto il più conveniente per l'effetto. Così tutte le fabbriche superstiti di Roma antica vennero costrutte ed ornate; ed un esempio ne siano i tempii, gli archi trionfali, e le due colonne monumentali di Trajano, e di Antonino. E circa le colonne seguivano lo stesso metodo, osservando, che se queste erano di marmo colorato, il capitello e la base facevansi sempre di marmo bianco: se il fusto di marmo colorato presentava una successiva varietà di colori, o vene troppo sinuose, o ondulate facevasi ordinariamente di un sol masso, poichè non si sarebbe potuta nascondere bene la unione de'rocchi; se poi, come il marmo numidico, ed il frigio uno in fondo era il colore, ma screziato da vene e

da macchie disseminate, allora facevansi di più rocchi, come pure nel caso che fossero di marmi bianchi; ma questi erano talmente bene uniti, che difficile era conoscere il punto della commettitura, siccome può osservarsi nelle colonne di marmo numidico e frigio del Panteon per non citare altri esempii.

Il rivestimento de'muri, ed i pavimenti di marmo sia bianco, sia colorato facevansi più, o meno erti secondo che dovessero essere esposti all'aria ed alla umidità, ovvero rimanere al coperto: nel primo caso le lastre aveano 4 digiti,o un quarto di piede di grossezza: nel secondo appena uno. Un bel confronto di questo metodo diverso può farsi al Foro Trajano fra le lastre che coprivano il piano dell'area del Foro che era scoperta, e la impellicciatura del pavimento della Basilica che era coperta. Quindi è una regola costante, che scoprendosi una fabbrica antica, se le lastre del pavimento, o del ri vestimento de'muri sono erte è segno che era allo scoperto: in caso diverso, che era coperta.

La impellicciatura deʼmuri nell'interno delle fabbriche facevasi di marmi colorati divisi in compartimenti, belli per la varietà, e la regolarità delle linee, e per l'accordo de'colori, ed il Panteon offre di ciò un esempio particolare e squisito, quantunque lavoro de'tempi settimiani. Ivi come pure in altri monumenti antichi rimarcasi che per lo zoccolo, come più esposto al contatto de'piedi usavano frai marmi colorati quelli più bruni, e brecciati. Non sempre però tutta intiera la parete, e molto meno la volta rivestivasi con tali impellicciature, ma più ordinariamente questa non arrivava che a circa 6 piedi di altezza, e quindi il muro era rivestito d'intonaco e dipinto, siccome può vedersi ne' sotterranei delle terme dette di Tito, che finora meglio di qualunque altro avanzo presentano in Roma il metodo seguito da

gli antichi nel dipingere le pareti, e come a tale scopo preparavano l'intonaco. Vitruvio lib. II. c. IV. lib. VII. c. III. e IX. guida alle osservazioni opportune sopra quelli avanzi, che si trovano corrispondere pienamente a ciò che egli ne ha lasciato scritto. Dopo parecchie rinzaffature di calce mista con arena fluviatile, che si battevano con verghette di olmo, onde accrescerne la consisteuza, e che hanno la grossezza di due digiti, ossia 2 oncie del passetto moderno, distendevasi sopra questo intonaco grossolano un mastice composto di calce e di marmo pesto e cribrato, che si andava levigando in modo che presentasse un piano eguale e senza screpolature. Allora passavasi sopra questo una mano di colore a buon fresco, che serviva di fondo alla pittura, che voleva farsi e dopo che questo si era bene asciugato vi davano una mano di cera punica mista ad un poco di olio: ed a misura che questa raffreddavasi appressavano alla parete un braciere con carboni accesi, perchè la cera si ammorbidisse e sudasse, ed allora perchè sparisse ogni ineguaglianza e sinuosità stropicciavano la parete con una candela e con pannilini politi, operazione che i Greci, secondo Vitravio chiamavano Kavats, cioè ustione, e che usavano gli scultori ancora nelle statue nude di marmo. Sopra questo campo unicolore scompartivano immediatamente gli ornati indicando leggiermente con una punta colla maggior rapidità possibile le linee principali, onde poter collegare colla parete i lavori di stucco che così spesso incontransi frammischiati alla pittura. Gli ornati sopra questo fondo erano dipinti a secco, quasi a modo della nostra tempera. Quì sarebbe troppo lungo entrare a descrivere le forme di quelli ornati, ed i quadri, che come decorazione solevansi rappresentare sui muri e sulle volte. Gioverà solo ricordare, che dapprincipio i Romani si limitarono a rappre

per

sentare il colore de'marmi, che poscia divisero le pareti e le volte in compartimenti semplici, che in fine vi espressero festoni, figure, colonne di forma leggiera e bizzarra, metodo introdotto da Ludio secondo Plinio lib. XXXV. c. XXXVII. ai tempi di Augusto, e contro il quale come contrario al buon senso grida tanto Vitruvio lib. VII. c. V. ma che nulladimeno la vaghezza sua si mantenne ne'tempi antichi, e tornò in voga ne'tempi più belli della pittura moderna. Nel centro di que'compartimenti inserivano, o figure isolate, o quadretti rappresentanti fatti mitologici, e storici, e più sovente paesaggi, marine, prospettive, scene boscherecce, e bambocciate: ed alle volte anche soggetti allusivi al luogo. Fu Raffaelle, che appunto dai sotterranei delle terme sovraccitate nel secolo XVI. rimise in moda questo metodo di pittura decorativa, siccome può vedersi al Vaticano, nel qual genere particolarmente si distinse il suo SCOlaro Giovanni da Udine. Tali pitture sogliono chiamarsi dai moderni a grottesco, e ad arabesco: la prima denominazione ebbe origine dai sotterranei, dai quali ritornarono alla luce, volgarmente chiamati grotte: l' altra dalla somiglianza, che hanno con que❜lavori, che vedevansi ne'tappeti, che ne'tempi di mezzo gli Arabi somministravano alla Europa, come oggi si fa dai Turchi, e dai Persiani.

I pavimenti erano, o semplici, o ornati, intendo sempre parlare di quelli di lusso, secondo l'uso al quale l'edificio, o la parte di esso era destinata: e quelli semplici facevansi di lastre di marmo di un solo colore: o di musaico pur di un colore solo, o al più, bianco fasciato di nero. Gli ornati però, se erano di marmo facevansi di grandi, o picciole lastre, che Plinio chiama crustae: quello di lastre grandi formavasi a compartimenti, ordinariamente di vario colore, alternando qua

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