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drati, e rotondi, come si osserva al Panteon e nelle vestigia di quello dell'aula grande della Basilica Ulpia, e come era pur quello della Basilica di Costantino: ovvero alternavansi rettangoli di marmi pure di vario colore, come si osserva nelle aule minori della Basilica Ulpia e nella cella del tempio della Concordia. Quello di piccioli quadrelli parvulae crustae chiamati da Plinio lib. XXXVI. c. LXIV. sectilia da Vitruvio lib. VII. c. I. e che noi appelliamo a scudetti derivando il nome da scutula di Vitruvio, consisteva in picciole lastre di marmi di vario colore tagliati a quadrati, pentagoni, esagoni, ottagoni, triangoli, rombi, circoli ec. che insieme composti e bene accordati i colori presentano un effetto ammirabile. Sovente incontransi pavimenti di questa specie introdotta fino dai tempi di Silla per testimonianza di Plinio 1. c. ma appena scoperti l'avarizia li distrugge. Era ammirabile un pezzo di tale specie di pavimento, che l'anno 1812 fu scoperto ne'sotterranei delle terme dette di Tito; imperciocchè erano circoli sottilissimi di serpentino e porfido rosso che intrecciavansi insieme alternativamente sopra un fondo di giallo e di pavonazzetto con specie di fiori delle pietre sovraccitate serpentino e porfido. Così sotto il tempio di Venere e Roma una parte di atrio scoperta l'anno 1828 era lastricata a scudetti romboidali, e triangolari di palombino, smalto verde, ed azzurro. Circa i pavimenti di musaico, è certo che l'uso di questi è antico più di quelli di marmo, essendo ricordato da Lucilio col nome di opus vermiculatum, come quello che era dapprincipio composto di tasselli oblonghi somiglianti a'vermi. Poscia fu appellato opus museum, e musivum, che è quello che ha dato origine al moderno di musaico, sulla cui etimologia si questiona molto dal Furietti De Musivis c. I. E questa sorte di lavoro, oggi tanto in pregio, presso gli

antichi, almeno fino al III. secolo fu destinata all' uso soltanto di pavimenti, ne'quali sfoggiarono e per varietà di colori e per finezza di tasselli: e fra quelli che portano il vanto meritano singolare menzione il quadro delle colombe nel Museo Capitolino: e quello scoperto l'anno 1833 nella vigna Lupi rappresentante gli avanzi di una cena, e che si stà collocando al Laterano. Sebbene fini, ma non come i testè descritti pel disegno, meritano ancora la nostra ammirazione i quattro quadretti e la bella fascia, che li circonda esistenti nel gabinetto del Museo Vaticano: questi e quello delle colombe servivano di pavimento in altrettanti gabinetti nella villa Adriana, ed erano collocati nel centro della camera in mezzo a musaico bianco, entro un riquadro o fascia di musaico colorato. Quello degli avanzi della cena lo vidi scavare io stesso fralle rovine di un antico triclinio de' tempi di Adriano, parte degli orti Serviliani. Più communi sono quelli detti di musaico bianco e nero, perchè con tasselli di questi due soli colori sono formati, rappresentanti, scudetti, arabeschi, figure ec. e fralle rappresentazioni le più ovvie ad incontrarsi sono quelle bacchiche, e quelle di Centauri, Tritoni, Nereidi, Scilla, Ulisse colle Sirene ec. Questi ultimi soggetti ordinariamente s'incontrano nelle camere destinate a bagno. Fino dai tempi di Caracalla s'introdusse un nuovo modo di lastricare a musaico, senza abbandonare l'antico, poichè i terrazzi de'portici delle palestre, come apparisce dalle vestigia esistenti, erano coperti di musaico bianco e nero rappresentanti Tritoni e Nereidi, e gli emicicli aveano un musaico a colori, che si distingue per la estensione, e per la grandezza delle figure, e che oggi forma l'ornamento del palazzo lateranense. Il nuovo modo fu di servirsi di pietre dure, come porfido, e serpentino, e di marmi, come il giallo, il bianco, e quello che dicesi

porta santa: queste tagliate a tasselli grossi vennero a formare varii compartimenti e disegni, come a suo luogo vedrassi. Elagabalo collo stesso metodo lastricò piazze sul Palatino, siccome narra Lampridio nella sua vita c. XXIII. Alessandro Severo perfezionò questo metodo e fece pavimenti, che insieme uniscono quello a lastre grandi, quello a scudetti, e quello a musaico, presentando l'aspetto di vaghi tappeti esso dall' inventore ebbe il nome di Opus alexandrinum, ed è principalmente formato di porfido,serpentino,e granito tagliato in grandi tondi in mezzo a compartimenti a scudetti, ed a spire delle stesse pietre, e di altri marmi. Questa specie di pavimenti prese gran voga e continuò ad essere in uso in Roma, non solo ne'tempi antichi, ma ancora ne' tempi bassi, fino al secolo XV. presentandone esempii tutte le chiese antiche di Roma, fralle quali i più belli sono quelli di s. Croce in Gerusalemme, de' ss. Giovanni e Paolo, di s. Clemente, di s. Maria in Cosmedin ec. Quello di s. Giovanni Laterano fatto da Martino V circa l'anno 1403 è il più recente.

Dai pavimenti passando alle volte, e ai soffitti, quelle ornavansi di stucchi, e di pitture, questi di lacunari: gli stucchi ed i lacunari foggiavansi a cassettoni di varia forma, rettilinei, romboidali, esagoni, ottagoni ec. contenenti rosoni: lo stesso si fece negli archi trionfali di Tito e di Settimio, che sono tutti di marmo. Di cassettoni nelle volte molti esempii superstiti abbiamo: al Panteon sebbene spogliati di tutti gli ornati, all'Anfiteatro Flavio, alle Terme dette di Tito, sul Palatino, alla basilica di Costantino, al Tempio di Venere e Roma ec. Tali stucchi erano dorati. Esternamente le fabbriche nobili erano coperte con tetti di bronzo, o di marmo presentando tegole e coppi di quelle materie per la forma analoghi alle tegole ed ai coppi di terra cotta, ma molto

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più eleganti, come ricavasi dalle tegole e coppi di marmo in varie circostanze scoperti, e dai bassorilievi rappresentanti edificii. La fronte de'coppi rivolti alla via era chiusa ed ornata di figure di divinità, maschere, fiori, ec rappresentati a bassorilievo.

Circa gli ordini di architettura, che si veggono nelle fabbriche superstiti di Roma, e che principalmente costituiscono lo stile, è da notarsi che il monumento più antico, che ne presenti le traccie è il sepolcro degli Scipioni, poichè la faccia esterna del pianterreno, servendo come di basamento, è nella parte superiore fregiata di una gola molto soda di peperino, e sopra questa sorge l'ordine di decorazione, del quale rimane ancora una mezza colonna addossata della stessa pietra,con base attica e di ordine jonico: il sarcofago poi di Scipione Barbato, oggi al Vaticano, presenta goccie, triglifi, metope ornate di rosoni, e dentelli come un intavolamento di ordine dorico di una esecuzione perfetta: quindi deriva la conseguenza che circa la metà del secolo V. di Roma questi due ordini erano di già introdotti negli edificii di questa città, e perfettamente eseguiti. Di ordine dorico pure sono il tempio di Matuta al foro Olitorio, il portico del Tabulario, il sepolcro di Bibulo, il primo ordine de' portici del Teatro di Marcello, e quello dell'Anfiteatro Flavio. Di ordine jonico sono i tempii della Speranza e della Pietà nello stesso Foro Olitorio, quello della Fortuna Virile, il secondo ordine de' portici del Teatro di Marcello, e dell'Anfiteatro Flavio, ed il tempio detto volgarmente della Concordia alle falde del Capitolio, opera de' tempi costantiniani. Di ordine corintio poi il mo numento più antico esistente in Roma è il Panteon; ma che i Romani lo avessero ammesso ancor prima, prova n'era il portico di Gneo Ottavio, che avea capitelli di bronzo di quell' ordine, edificato l'anno 587 di Roma,

come pure documento ne sono il tempio della Fortuna a Preneste, quello di Castore e Polluce a Cora, e quello di Ercole Sassano volgarmente detto della Sibilla a Tivoli. Da questi fatti apparisce, che i Romani durante la repubblica non conobbero, che i tre ordini greci: che il corintio probabilmente fu l'ultimo ad essere introdotto: e che l'ordine toscano, del quale parlano i moderni non vedendosi usato nelle fabbriche superstiti, non essendosi mai trovato in tanti scavi eseguiti, non essendo ricordato da alcun antico scrittore, non è che una invenzione degli architetti moderni. Conobbero bensì i Romani l'ordine, che noi chiamiamo composito, perchè composto di corintio e jonico, anzi ne furono essi stessi gl'inventori e probabilmente tale innovazione si debbe alla epoca dei Flavii, poichè l'esempio di data certa più antico, che ne abbiamo è l'arco di Tito.

Dapprincipio i Romani si attennero strettamente nell'uso de' tre ordini sovraindicati alle proporzioni stabilite dai Greci, dai quali aveanli tratti; ma poscia credendo, che nella ricercatezza de' materiali, e nella profusione degli ornamenti consistesse la bellezza, le alterarono in guisa che paragonando il dorico del Partenone con quello del Colossèo sembra quasi un ordine diverso. Per la medesima ragione fecero l'ordine jonico con volute angolari, ed innalzarono soverchiamente il capitello corintio: così preferirono questo ordine come più suscettibile e più ricco di ornati al dorico ed al jonico, che riguardarono come troppo semplici e quasi che troppo semplice ancora fosse il corintio abbellito da loro, vi sovrapposero il capitello jonico, e ne formarono il composito: ed amarono più della base attica la base corintia: e diedero una base all'ordine dorico, mentre i Greci amarono piuttosto che ne andasse privo. E nelle membrature delle basi, ne' fusti delle colonne, nelle cornici

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