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Agonalia quod eo die in septem montibus fiunt sacrificia, Palatio, Velia, Fagutali, Subura, Germalo, Coelio, Oppio, Cispio; imperciocchè sono otto, e non sette, e le contrade nominate appartengono, tre al Palatino, cioè Palatium, Velia, Germalus : tre all' Esquilino, Fagutal, Oppius, Cispius, e due al Celio, Subura, Coelius rimanendo dall' altro canto escluso il Capitolio, l'Aventino, il Viminale, ed il Quirinale.

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Oltre i sette monti sorgono entro le mura odierne di Roma altre colline; di queste sono naturali il colle di s. Balbina, il monte d'Oro, la punta di s. Croce in Gerusalemme, ed il colle degli Orti, oggi detto Pincio, sulla riva sinistra del fiume : il Vaticano, ed il Gianicolo sulla destra; artificiali poi sono i così detti monti Giordano, Citorio, Cenci, Savelli, e Testaccio, tutti sulla riva sinistra del Tevere. Del colle di s. Balbina e di quello detto Monte d' Oro è stata di già detta qualche cosa parlando dell' Aventino, col quale confondesi il primo, e del Celio, al quale si aggiunge il secondo. Ivi venne notato, che l' uno è distinto affatto dall' Aventino, e che l'altro, cioè il Monte d' Oro, sebbene apparentemente sembri isolato è però stato distaccato dal monte di s. Balbina e s. Sabba, quando fu appianato il tramite della via Appia. Dal Brocchi rilevasi che la natura, del colle di s. Balbina è vulcanica essendo composta la massa di questo monte di tufa granulare : dello stesso tufa e di tufa terroso è la massa dell' altro. Incognito affatto è il nome dato dagli antichi al monte di s. Balbina: forse l'avranno chiamato colle di Marte pel celebre tempio sacro a questo nume, che torreggiava sopra la chiesa odierna di s. Cesareo, come clivus Martis chiamossi la salita che vi conduceva: quando l' altro abbia avuto il nome che porta, e quale ne fosse la ragione è pure incognito esso nel secolo XIV. chia

mavasi Mons Calvarellus, come si trae dall' inventario de' beni della chiesa di s. Giovanni a Porta Latina inserito dal Crescimbeni nella storia di quella chiesa p.203;documento che rimonta ai tempi di Bonifacio VIII. che morì, come è noto l'anno 1303. Le lacinie di s. Croce in Gerusalemme, di porta Maggiore, ed altre adjacenti si considerano come parte delle Esquilie, quantunque ne siano disgiunte, e probabilmente sotto questa denominazione commune vennero comprese dagli antichi. Nel rimanente quanto alla loro natura non differiscono dagli altri colli adiacenti. Del colle degli Orti Collis Hortorum facilmente deducesi la etimologia ricordando gli Orti sontuosi di Sallustio, Lucullo, e Domizio che lo coprirono, come oggi la parte esterna di esso è occupata dalla magnifica villa Borghese. Non così chiara però è la etimologia del nome Pincio, che oggi porta. Leggesi in Cassiodoro Var. lib. III. ep. X. una lettera diretta a Festo Patrizio a nome di Teodorico di spedire a Ravenna per mezzo de' vetturali i marmi tolti dalla casa Pinciana: atque ideo magnitudini tuae praesenti admonitioni declaramus, ut marmora quae de domo Pinciana constat esse deposita ad Ravennatem urbem per Catabolenses vestra ordinatione dirigantur: ed il Donati nel Supplemento Muratoriano pag. CCXXI. n. 6 riferisce una epigrafe, che ricorda l' AQVA PINCIANA D. N. VALENTINIANI AVG. Questi due documenti mostrano la esistenza di una Domùs e di un' Aqua Pinciana fino dal secolo IV e V della era volgare in Roma, la quale ebbe nome forse da un Pincius ignoto per altri documenti; così Pinciana nel secolo VI troviamo chiamata la porta, che ritiene ancora tal nome, e ciò per testimonianza di Procopio Guerra Gotica lib. I. c. XV. XXIII. lib. II. c. II. IX. forse perchè prossima a quella Domus Pinciana. Anasta

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sio poi nella vita di Silverio c. VIII. narra come Be-lisario fece venire quel santo papa al suo cospetto in Palatium Pincis: era perciò quel palazzo, corrispondente alla Domus Pinciana di Cassiodoro, la residenza di quel capitano di Giustiniano, e la contrada dicevasi Pinci fin da quel secolo: così quello stesso biografo nella vita di Benedetto III. nomina la chiesa di s. Felice, quae ponitur in Pincis. Ma del monte proprio con questo nome il documento più antico, che abbia incontrato, è la bolla di Agapito II. data a favore del monastero de'ss. Stefano, Dionisio e Silvestro Catapauli, corrispondente a quello di s. Silvestro in Capite di oggi ivi nella confinazione de' beni si ricorda il monte qui dicitur Pinzi. Questo monte non è compreso tutto intiero nel recinto odierno di Roma, ma solo una parte, che, verso occidente è determinata dalla piazza del Popolo, via del Babuino e Piazza di Spagna : verso mezzodì dalla via de' Due Macelli, e via dol Tritone verso oriente poi dalla piazza Barberini, via di s. Basilio, e via di Porta Salara : finalmente verso settentrione le mura odierne della città ne lasciano una gran parte fuori coperta da vigue e dalla deliziosa villa Borghese. Il tratto racchiuso entro le mura ha 16000 piedi di circonferenza : l'altezza sua maggiore sul livello del mare misurata dal Calandrelli al piano del casino dell'Aurora in villa Ludovisi è di piedi romani 221. e per conseguenza superiore a quella di qualunque de'sette colli primitivamente racchiusi entro la città. È da notarsi su tal proposito, che l' Aggere di Servio nella villa Negroni presenta quasi la stessa elevazione secondo lo Schow. Il Brocchi rende conto p. 121. e seg. scoperte fatte sui materiali componenti questo monte specialmente in quella parte oggi ridotta a passeggio publico. Dalle sue osservazioni ricavasi che la falda rivol

delle

ta verso la piazza del Popolo è un ammasso di materie strascinate dal Tevere, come pure di materie fluviatili si compongono le falde di questo monte che fronteggiano il Quirinale; ma aggiunge essere positivo, che la massa principale di esso è per intiero vulcanica e composta di tufa granulare più, o meno alterato.

De' monti artificiali sulla sponda sinistra del Tevere chiusi entro il recinto odierno di Roma, il primo è quello detto Giordano dal nome di un Giordano Orsini, famiglia che ivi pose la residenza, poichè degli Orsini fu il palazzo, o piuttosto castello oggi proprietà de' Gabrielli. E sulla natura di quel picciolo colle può asserirsi, che si compone tutto di scarichi, quando però e come siasi formato rimane incerto; ma dai documenti superstiti è chiaro che non avvenne prima del secolo XII. Il perimetro di monte Giordano si designa dal vicolo del Micio, via di Monte Giordano vicolo della Vetrina, e via de' Coronari.

Circa il monte Citorio, questa denominazione non è certamente anteriore al secolo XV. e sopra di essa gli eruditi che ne' tempi passati scrissero sulle antichità di Roma hanno sfoggiato in erudizioni, senza darsi carico di esaminare la base delle loro indagini, se cioè quel monte era naturale, o artefatto, se per conseguenza poteva credersi antico. Quindi commune e più accetta fu la opinione che tal nome derivasse dal citar che facevasi delle centurie a dare il voto ne' comizii, immaginando un metodo tutto ideale sopra la forma di questa parte importante del governo republicano di Roma. Carlo Fontana però, che fu presente allo scavo nel fare le fondamenta dal palazzo dalla Curia Innocenziana afferma di essersi trovato ivi il piano eguale a quello sul quale sorge la colonna antoniniana, e che quell'ammasso viene formato da varii scarichi simili al com

posto della cipolla : e nel piano del cortile alla profondità di 45 palmi rinvenne alcune cloache coperte da tegoloni antichi, di ottimo lavoro, che indicavano essere state destinate a portar via le acque da sontuosi edifizii. Veggasi il suo Discorso sopra l'antico monte Citorio p. 33. Il Piranesi Ant. Rom. T. I. p. 10 sciolse qualunque questione, e fece conoscere la origine di questo colle, che sorge nel centro della parte più nobile di Roma moderna. Egli dice esser questo formato dall' ammasso delle rovine dell' Anfiteatro di Statilio Tauro e di altre fabbriche circonvicine: che si deduce primieramente dagli avanzi di alcuni sedili circolari che doveano appartenere a quell' anfiteatro e da altri avanzi di antica fabbrica ritrovati 100 palmi sotto lo stesso monte nel fondare l'odierno palazzo della Curia Innocenziana, che gli dà il nome di Citatorio, o Citorio: in secondo luogo dalla curva del palazzo medesimo fondato sopra i ruderi de' sedili dell' anfiteatro: in terzo luogo da altri sedili simili trovati 80 palmi sotto il livello attuale, allorchè furono gittate le fondamenta della chiesa e della casa de' pp. della Missione : finalmente dal piano antico, sul quale era situata la colonna dell' Apoteosi, o Deificazione di Antonino Pio, scavata alla profondità di 100 palmi sotto il piano attuale. È perciò dimostrato dai fatti allegati, non solo che artificiale è la formazione del monte, ma ancora che questo tumulo sorse principalmente sulle rovine dell' Anfiteatro sovraindicato; e forse il nome, che nel secolo XV portò di Acceptatorius, Acceptorius, che sembra la radice dell' odierno, sanzionato dall' uso a che è destinato quel palazzo, formossi dal cognome di Tauro, o Toro che ebbe Statilio, e da Monte di Toro nacque insensibilmente l'attuale. Questo colle, parte per le dilamazioni, parte per la mano degli uomini che hanno procu

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