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ARCHITETTI

NASCITA

1392 Alberti Leon Battista, fiorentino
1602 Algardi Alessandro, bolognese
1511 Amannati Bartolommeo, fiorentino
1507 Barozzi Giacomo, da Vignola
1596 Berettini Pietro, da Cortona
1598 Bernini Gio. Lorenzo, nato in Napoli
1659 Bibbiena Galli Francesco, bolognese
1599 Borromini Francesco, da Bissone

Bramante v. Lazzari

1377 Brunelleschi Filippo, fiorentino

1474 Buonarroti Michelangelo, fiorentino 1681 Canevari Antonio, romano

1757 Canova Antonio, da Possagno 1559 Cardi Luigi, cigolano

MORTE

***

1654

1586

1573

1669

1680

1739

1667

1444

1564

***

1822 1613

1460 Contucci Andrea, da Monte Sansovino

1529

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1

ROMA

NELL' ANNO MDCCCXXXVIII.

PARTE PRIMA ANTİCA

ARTICOLO I.

DEGLI ACQUEDOTTI ANTICHI E DE'MONUMENTI SuPERSTITI RELATIVI ALLE ACQUE, COME CASTELLI DI DIVISIONE, FONTANE, NINFÈI, PISCINE, EC.

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Questo articolo è destinato a descrivere gli avanzi ancora esistenti in Roma e nel suo raggio di due miglia intorno, non solo degli aequedotti in genere; ma di tutte le altre fabbriche, che vi aveano relazione, come gli archi monumentali, i castelli, le fontane antiche e le piscine. Nella opera dell'Analisi dovetti descrivere ciascuno de'quattordici acquedotti antichi, che portavano l'acqua in Roma, perchè per le campagne trovansi vestigia di tutti, anche di quelli, che venivano ad un livello assai basso; ma questa materia limitandosi a Roma soltanto, e ad un picciolo raggio intorno si restringe di molto. Al contrario dovrò particolarmente estendermi sopra gli avanzi, e la direzione di questi acquedotti medesimi in Roma, parte che fu in quella opera, o omessa, o appena toccata, perchè usciva dallo scopo che mi era prefisso. Dovrò però anche qui premettere i cenni generali sulla storia, e la provenienza delle acque e sull'amministrazione in genere, come necessarii alla intelligenza del rimanente.

Dionisio lib. III. cap. LXVII. e Strabone lib. V. c. III. §. 8. che non videro, se non sette de'quattordici acquedotti che fornivano fiumi di acqua a Roma, fra le tre grandi opere di utilità pubblica, delle quali i Greci andavano privi, pongono gli acquedotti, costrutti senza risparmio, aggiungendo, che ogni casa ne veniva fornita. Plinio Hist. Nat. lib. XXXVI. c. XV. §. XXIV mostra quanta cura ponesse Agrippa in questa parte dell'amministrazione, dicendo, che nella sua edilità l'anno 720 di Roma fece 700 fontane versanti (lacus) 105 salienti, o a getto (salientia) 130 castelli di divisione (castella) e molti di questi magnifici: aggiunge che adornò queste opere con 300 statue di bronzo o di marmo e con 400 colonne tutte di marmo, ed aprì 170 bagni gratuiti ad uso del pubblico: e tutto ciò fu eseguito dentro lo spazio di un'anno solo. Frontino, che fu curatore delle acque sotto Nerva e Trajano, ed ha lasciato un trattato aureo sopra questa materia chiude la descrizione de'nove acquedotti, che allora esistevano: tot aquarum tam multis necessariis molibus pyramides videlicet otiosas compares aut cetera inertia, sed fama celebrata opera Graecorum. E Rutilio Numaziano otto anni dopo la prima catastrofe di Roma, cioè circa l'anno 417 della era volgare nel suo Itinerario lib. I. 97 e seg. così enfaticamente descrive la grandezza e la solidità delle arcuazioni, e l'abbondanza delle acque, che sopra quelle venivano :

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Quid loquar aërio pendentes fornice rivos

Qua vix imbriferas tolleret Iris aquas? Hos potius dicas crevisse in sidera montes, Tale giganteum Graecia laudat opus. Intercepta tuis conduntur flumina muris

Consumunt totos celsa lavacra lacus.

Nè altrimenti Cassiodoro ne parla Variar. lib. VII.

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