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rato di farlo ogni giorno più agiato, ha una superficie considerabile, sendo determinato dalla via di Campo Marzo, Largo della Impresa, via in Lucina, via del Corso, piazza Colonna, via della Colonna e piazza di Monte Citorio.

Quello detto de' Cenci dal palazzo della famiglia, che principalmente lo copre è tutto intiero formato dalle rovine del teatro di Balbo, del quale un cuneo riconobbe il Piranesi in una bottega presso la porta del Ghetto della Fiumara; è certamente men vasto di quello testè descritto, e circondato verso occidente dalla via della Mortella, verso mezzodì da quella di s. Bartolomeo de' Vaccinari ed in parte da quella della Fiumara, verso oriente dalla piazza detta delle Scuole e da quella di s. Maria del Pianto, e verso settentrione dalla via di s. Maria in Cacaberis dove si unisce nuovamen¬ te con quella della Mortella.

Il monte Savelli ebbe nome anche esso dalla famiglia che possedette l'area principale di esso, e fabbricò nel secolo XIII. sugli avanzi del teatro di Marcello il suo palazzo. Anche esso si alzò, come i due precedenti colle rovine di una fabbrica colossale antica, come è il teatro di Marcello, del quale gli avanzi superstiti ed il colle che si è formato mostrano tutta la estensione circoscritta fralle vie di Ponte Quattro Capi, Savelli, e Sugherari. Conoscendo la origine di questi quattro colli, tutta artificiale, è inutile ribattere la opinione di coloro, che vollero confonderli con que' colli indicati da Strabone lib. V. come formanti corona intorno al Campo Marzio.

Artificiale è certamente anche il monte Testaccio che torreggia nella pianura a mezzodi dell' Aventino, poichè dalla base fino al vertice è composto di un ammasso di rottami di vasi usuali di terra cotta, testa det

ta dagli antichi, ed origine del nome testaceus, Testaccio. La epoca di questo enorme accumulamento di frantumi di anfore e dolii che ha una circonferenza di circa un miglio e 150 piedi di altezza è ignota, come pure la causa. Imperciocchè l'aver trovato nella fine del secolo XVII sepolcri antichi intatti coperti da questa specie di scarichi di rottami è una prova, che questo ammasso non è anteriore al IV secolo, fatto confermato dal silenzio degli scrittori antichi che mai non ricordano questo monte, che poi divenne parte integrale di Roma. Dall'altro canto queʼrottami sono tutti di vasi, grossolani sì, ma di fabbrica antica, e non di rado marchiati col nome del vasellaio, nè per quante ricerche io abbia fatto ho mai trovato un frammento nella massa interna che indicasse i tempi bassi. Quindi parmi potere asserire doversi ascrivere la formazione di questo monte ad una epoca quando gli utensili antichi continuavano ad essere adoperati, e le costumanze antiche si abbandonavano, e soprattutto trascuravansi le leggi ne' tempi andati emanate a rispetto della religione vigente, e perciò i sepolcri si profanavano: che è quanto dire essersi cominciato a formare questo deposito di frantumi nel secolo V. della era volgare. E circa i sepolcri profanati si narra dall'Eschinardi Agro Romano p. 441, che di recente (scrivea l'anno 1696) era stato scoperto un antico sepolcro de' Gentili sotto quel monte. Il Fabretti Inscr. p. 205, 239 con maggiore accuratezza descrive questa scoperta e dice che di recente, scavandosi sotto il monte le grotte per conservare il vino, dal canto di mezzodì circa 50 piedi entro le viscere del monte e 7 sotto il piano esterno fu discoperto un cippo al posto suo che determinava l'area sepolcrale de'Rusticelii, ed alla distanza dal cippo stesso indicata apparve il gran monumento di quella famiglia foggiato come un gran sarcofago costrutto di peperino e

tufa colla epigrafe che qui si riporta secondo l'autografo

da lui publicato :

AMBEIVIA.L.F. MATER

L.RVSTICELIVS. C.F.SCA
M. RVSTICELIVS. C. F.SCA

Q. RVSTICELIVS. C. F.SCA
LARCIA. L. F. VXOR

SEPVLCH.LONG.PED.XXX.LAT.PED.XXX.

il cippo poi portava la epigrafe seguente :

CPPVS. PRIM

VS. DEFIXVS

ERAT. CONTR

A. ANGVLV

M. DEXTERI
OREM. MO
NV MENTI

RVSTICELI. ET

ABERAT.AB.TR

VNCO. MON

VMENTI. P. V

ET.AB.STRVCT

VRA. AQVAE

CLVSARIS.P.VS

La ortografia e lo stile di questa lapide non è certamente anteriore al primo secolo dell'impero e perciò è positivamente certo che a quella epoca non esisteva questo ammasso. Supposero alcuni che potesse essere stato designato questo monte col nome di Doliolum e si appoggiarono ai Regionarii; ma quanto andassero lungi dal vero lo dimostrò il Marini nella opera classica degli Atti e Monumenti de'Fratelli Arvali T. II. p. 540 e 618. La prima memoria che io abbia trovato del nome attuale è la lapide esistente nel portico della chiesa di s. Maria in

Cosmedin riportata dal Crescimbeni nella Istoria di quella chiesa p. 62, e pertinente al secolo VIII della era volgare, nella quale nominansi vigne QVI SV IN TESTACIO.

Sulla sponda destra del Tevere tanto il Vaticano, quanto il Gianicolo sono frastagliature del gran dorso, che domina tutta la ripa del fiume pel tratto di oltre 15 m. e del quale sono parte il Monte Mario fuori di Roma verso settentrione, ed il Monte Verde pur fuori della città verso mezzodì. Del Vaticano, che è il colle che domina la basilica di s. Pietro, credo che la vera etimologia si nasconda nella lingua etrusca, come pure quella del nume, o genio del luogo, il quale secondo Gellio lib. XVI. c. XVII. era stato così appellato a vaticiniis che pel suo influsso in quel campo facevansi: Et agrum Vaticanum et eiusdem agri deum praesidem appellatum acceperamus a vaticiniis, quae vi atque instinctu eius dei in eo agro fieri solita essent. Ma soggiunge che Varrone ne'libri delle cose divine avea data un'altra etimologia di questo nome ed essersi chiamato Vaticano il nume dell'aprire ai bambini la voce, donde avea pur tratto origine il verbo vagire esprimendo colla prima sillaba ua il suono della voce: Ita Vaticanus deus nominatus, penes quem essent vocis humanae initia: quoniam pueri simul atque parti sunt eam primam vocem edunt, quae prima in Vaticano syllaba est: idcirco vagire dicitur exprimente verbo sonum vocis recentis e questa origine si seguì da s. Agostino de Civ. Dei lib. IV. c. VIII: Aut Vaticano, qui infantum vagitibus praeest: e cap. XI. Ipse in vagitu os aperiat et vocetur deus Vaticanus. Festo o il suo compendiatore dava quest'altra origine del nome, che si accosta a quella di Gellio: Vaticanus collis appellatus est quod eo potitus sit Populus Romanus vatum responsa

expulsis Etruscis. Questo colle, come tutto il rimanente del dorso nominato di sopra, è composto di deposizioni ammassate dal mare: la roccia dominante in esso è un sabbione siliceo-calcario di colore giallastro, sopra banchi di marna turchiniccia contenente gusci di conchiglie, la quale oggi viene adoperata in opere figuline: anticamente fu particolarmente usata per vasellami, a che la credo più adatta, che a mattoni e tegole, come oggi si fà e Marziale lib. I. ep. XIX. lib. XII. ep. XLVIII ricorda i cadi vaticani, e Giovenale Sat. VI. v. 344 le vaticanae patellae :

:

Et vaticano fragiles de more patellas.

Il Ianiculum che conserva il nome antico italianizzato in Gianicolo ebbe nome da Giano, secondo la tradizione communemente ricevuta, perchè vi abitò e vi fondò una città dirimpetto a Saturnia, che fu detta Antipolis, e Ianiculum. E quanto al primo di questi nomi Plinio Hist. Nat. lib. III. c. V. §. IX. ne conservò la memoria: Antipolis, quod nunc Ianiculum in parte Romae, e derivò dalla sua posizione rimpetto al colle Saturnio, o Capitolino del secondo aperta testimonianza abbiamo in Virgilio Aen. lib. VIII. v. 356.

Hanc Ianus pater, hanc Saturnus condidit arcem, Ianiculum huic illi fuerat Saturnia nomen:

il quale nel tempo medesimo attesta, che di quelle due città vedevansi a'tempi di Evandro solo le vestigia : Haec duo praeterea disiectis oppida muris Relliquias veterum vides monumenta virorum.

Così Ovidio Fast. lib. v. 250 :

Arx mea collis erat, quam vulgus nomine nostro. Nuncupat, haec aetas Taniculumque vocat. Ho notato di sopra che questo monte è come il Vaticano, il Monte Mario, il Monte Verde, parte dello stesso dorso ed al dorso in genere davasi dai Romani il nome

:

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