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entrò a bella posta nel circo, e scendendo nell' arena tentò di far deporre le armi ai gladiatori; ma gli spettatori essendo pagani, come quelli che da tali combattimenti traevano diletto insorsero contro di lui e lo misero a morte a furia di sassi. Quindi Onorio aboli per sempre questo spettacolo, e Telemaco venne ascritto nel numero de santi martiri. Crede il Tillemont con buone ragioni che questo accadesse l'anno 403 della era volgare. Le naumachie non furono date, se non di rado nell' anfiteatro, c come spettacoli straordinarii, non presentando l'arena uno spazio sufficiente per l'ordinamento delle navi, e la manovra di tali combattimenti: ed infatti due sole battaglie navali ricordansi date negli anfiteatri, e queste nel Flavio, cioè nel più grande, una sotto Tito, l'altra sotto Domiziano, come fu notato di sopra, e malgrado la pomposa descrizione di Dione nella vita di Tito c. XXV. che narra essersi voluto rappresentare la battaglia navale de'Corintii e de'Corcirèi, in quella data da Tito, si svela essere stata poca cosa per la frase colla quale quello spettacolo designa: conyaye de xa ανθρώπους επι πλοιων ed introdusse ancora uomini sopra barche. Imperciocchè bene altro spazio esigevasi nelle vere naumachie, leggendosi nel Marmo Ancirano, che allorquando Augusto scavò lo stagno artificiale presso il suo Mausolèo IN. Qro. LOCO. NVNC. NEMVS. EST. CAESARVM, ebbe questo 1800 piedi di lunghezza e 200 di larghezza, e vi fece combattere 30 navi rostrate, e molte galere: IN. LONGITVDINE. MILLE, ET. OCTINGEN

di

TOS. PEDES. IN. LATITVDINE. PEDES. DVCENTI, IN, QVO. TRIGINTA. ROSTRATAE. NAVES. TRIREMESQVE. PLVRIMAE...Ed aggiungo di più, che dopo la epoca Domiziano, neppure nell' Anfiteatro Flavio fu più possibile dare tale spettacolo, perchè l'arena venne, siccome vedrassi sostruttta.

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Le parti costituenti gli Anfiteatri erano altre esterne, altre interne: alle prime appartenevano le arcuazioni che formavano portici a più piani per la commoda communicazione de' gradini interni, e che al tempo stesso potevano servire di ricovero agli spettatori in caso di pioggia. Queste parti esterne venivano costituite: di corridoi, che dal passeggiarvi chiamavansi ambulacra: di accessi in piano alle scale, che appellavansi itinera: e di scale, scalae, onde salire ai gradini. Le parti interne principali erano, l'arena, e la cavea: e quanto all'arena essa era, come già notossi di sopra di forma ellittica, e nell'asse maggiore erano le grandi porte per la introduzione delle fiere e delle macchine anfiteatrali: questa ne' grandi anfiteatri era sostrutta, e ne' sotterranei, hypogaea, facevansi manovrare le macchine per gli spettacoli improvvisi. La cavea che era la parte per gli spettatori ebbe tal nome dalla sua forma concava, o ad imbuto essa dividevasi in podium, praecinctiones, e porticus negli anfiteatri maggiori: ne' minori poi in podium e praecinctio, o gradus. Podium appellavasi il terrazzo, che immediatamente circoscriveva l'arena, terrazzo, che distaccandosi dal pendio de' gradini come il piede, dava origine al suo nome: era la parte più distinta, come la più prossima allo spettacolo, quindi l'imperadore, la famiglia imperiale, i principali magistrati, le vestali, il pretore, e l'editore de'giuochi vi aveano luogo, e perciò era la parte più ornata, siccome particolarmente vedrassi parlando dell' Anfiteatro Flavio. Praecinctiones, chiamavansi gli ordini diversi de' gradini, come quelli che venivano separati fra loro da gradini più alti che formavano come tante cinte, o fascie, e che perciò dicevansi ancora baltei: queste praecinctiones a misura che slontanavansi dal podio divenivano meno distinte, poichè prima venivano i gradini occupati dall' ordine

equestre, dai magistrati minori, come pur dai diversi collegii, o corporazioni, secondo il loro rango, poscia assidevansi semplici cittadini, ed in ultimo luogo davasi posto ai proletarii: avvertendo però che le donne erano separate sempre dagli uomini. In queste precinzioni balteus chiamavasi la fascia, o gradino più alto che separava una precinzione dall' altra: iter il corridore, che immediatamente andava dietro il balteo: vomitoria le porte per le quali il popolo sboccava sui grądini: gradus i gradini, o sedili: scalaria i piccioli gradini corrispondenti ai vomitorii, onde poter commodamente salire e scendere per collocarsi sopra il sedile; e siçcome i vomitorii erano disposti a scacco, siccome lo spazio fra tre scalarii costituiva un cuneo, perciò questo veniva col nome di cuneus designato, che era una delle grandi sezioni della cavea: linea poi ne' sedili stessi era una striscia che distingueva fra loro i posti, e locus il posto assegnato, Ed a tale uopo perchè non nascesse confusione ciascuno avea una tessera d'ingresso, nella quale veniva indicato il cuneo, il gradino, ed il posto, o i posti: così per esempio: CVN. III. GR.IV, LOC. I: ed a ciascun vomitorio stavano gli uffiziali destinati ai posti che dicevansi dissignatores, Finalmente gli anfiteatri grandi venivano coronati da un portico di colonne, o di pilastri, che costituiva la parte superiore della ultima precinzione, Non era lecito assistere agli spettacoli di qualunque sorte fossero se non vestiti in abito, che noi diremmo, di formalità, riguardo ai grą duati, ed in toga i semplici cittadini, Gli spettatori venivano riparati dai raggi del sole per mezzo di tende, vela, e queste costituivano il così detto velarium del quale farò ben presto la descrizione, trattando particolarmente dell' Anfiteatro Flavio,

ANFITEATRO CASTRENSE fralle porte s. Giovanni e Maggiore legato colle mura odierne. Sebbene non rimangano autorità, che ci facciano conoscere la epoca precisa della fondazione di questo anfiteatro, nulladimeno dallo stile della fabbrica possiamo arguire, che l'anfiteatro di questo nome sia anteriore al Flavio. E circa la esistenza di un Anfiteatro Castrense in Roma, sebbene un sol documento abbiamo, cioè quello de' Regionarii, tuttavia pon può porsi in dubbio, come neppure può cader questione sul sito suo preciso; imperciocchè tre soli anfiteatri hanno esistito in Roma, il Castrense, il Flavio, e quello di Statilio Tauro: di due anfiteatri rimangono tuttora gli avanzi; fra questi sul Flavio non può aversi dubbio di sorte alcuna; e conoscendosi positivamente da Dione e da Rufo, che l'Anfiteatro di Statilio Tauro fu nel Campo Marzio entro i limiti della nona regione, ne siegue per conseguenza che gli avanzi del secondo anfiteatro superstite non possono essere che quelli del Castrense, il quale concordemente da Rufo, Vittore, e dalla Notizia dell'Impero vien collocato nella regione quinta, o Esquilina, che comprendeva la contrada di s. Croce in Gerusalemme, dove quel li avanzi appunto rimangono.

Il suo nome derivò dai ludi castrenses nominati da Syetonio in Tiberio c. LXXII, detti munus castrense negli Atti delle sante Perpetua e Felicita, publicati da Olstenio, giuochi così chiamati perchè celebrati dai soldati; or conoscendo quanti riguardi si avessero in Roma pe' soldati pretoriani, e che a questi soldati, ed a quelli delle coorti urbane era affidata la custodia del Vivario delle belve prossimo alla località di questi avanzi, come fu osservato di sopra, parmi potersi ragionevolmente dedurre la causa del nome, come pure della edificazione dell' anfiteatro in questo luogo. Forse non dopo Tibe

rio, e certamente non dopo Nerone questo edificio venne costrutto, dimostrandolo la bella costruzione laterizia di mattoni sottili ben collegati, analoga per ogni riguardo a quella degli stipiti delle porte de' Castra Praetoria, opera di Tiberio, e degli Archi Neroniani presso la porta Maggiore. Questo monumento fu da Onorio concatenato al suo recinto l'anno 403 della era volgare, ed allora gli archi della parte esterna che servono di mura urbane furono chiusi, come oggi si veggono, e fin da quel tempo l'anfiteatro rimase abbandonato, e forse in parte ancora abbattuto, onde profittare de' materiali per la costruzione delle nuove mura, che si stavano edificando.

Gli avanzi esistenti presentano una ellissi lunga 300 piedi larga 250 circoscritta da un' arcuazione a due piani ciascuno di 48 archi, e tutta di opera laterizia, sia nella parte solida, sia nella decorazione, meno il fondamento delle colonne ed alcune morse negli archi che sono di travertino. Questa costruzione laterizia, siccome accennai, non può essere nè più regolare nè più bella, e meritano particolare ammirazione i capitelli delle colonne per la squisita loro esecuzione. L' arcuazione era, come ho indicato, a due piani; ma del superiore non rimane ben visibile che un testimonio nel punto in che l'anfiteatro si lega col recinto attuale dal canto della porta s. Giovanni, o di occidente. Apparisce da questo avanzo prezioso che l'ordine esterno superiore era ornato di pilastri, mentre l'inferiore lo era di mezze colonne, gli uni come le altre di ordine corintio a foglie piane, o di acqua. I mattoni sono generalmente gialli meno i tegoloni che costituiscono gli archi che sono rossi. La parte men rovinata è quella che continua a servir di recinto, e con ogni agio può esaminarsi andando dalla porta s. Giovanni alla porta Maggiore. Que

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