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e perciò io credo, che questa parte fosse in origine fatta di legno, onde arse alla epoca di Macrino, siccome fu notato nella storia delle vicende di questo edificio. E forse di legno fu ancora il portico, che coronava la cavea, che poscia fu costrutto di materiali solidi, cioè di colonne di granito e di marmo con capitelli rozzi, e sono quelle, di cui sono stati ritrovati molti pezzi negli ultimi scavi, come pure delle loro basi, e de' capitelli e che oggi veggonsi disposte intorno all'arena. Vitruvio lib. V. c. VI. mostra che tale portico esisteva nel teatro, e che conteneva gradini: Tecium porticus, quod futurum est in summa gradatione, cum scenae altitudine libratum perficiatur, ideo quod vox crescens ae¬ qualiter ad summas gradationes et tectum perveniet. Di quello dell' Anfiteatro Flavio fa menzione Calpurnio ne versi riferiti di sopra. E più sotto questo stesso poeta mostra che era dorato, cioè che dorate erano le basi, i capitelli, l'intavolamento, ed il soffitto :

Balteus en gemmis en ILLITA PORTICUS AURO
Certatim radiant.

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Del soffitto rimangono internamente le vestigia ne'mensoloni superstiti addossati al muro di cinta esterno: esso lasciava sopra di se un terrazzo destinato a coloro, che doveano tirare il velario, e che sembra che fossero marinai della flotta misenate, come più prattici di tali manovre, i quali erano perciò acquartierati nella regione stessa dell'Anfiteatro, come apparisce dai Regionarii, che indicano nella III regione di Roma i Castra Misenatium. Di tale velario fa menzione Giovenale Sat. IV v. 122:

Sic pugnas Cilicis laudabat et ictus

Et pegma et pueros hinc ad velaria raptos.

E che le tende fossero di colore diverso si trae da Lucrezio lib. IV. v. 73:

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T. 1.

G. Cottafavi dis. e inc.

ANFITEATRO FLAVIO

Et vulgo faciunt id lutea, russaque vela,

Et ferrugina quum magnis intenta theatris

Per malos vulgata trabesque trementia flutant. Giacchè vela appellavansi le tende, e mali, come nelle navi gli alberi, le travi, alle quali tali tende erano attaccate, e di cui si fece menzione di sopra. Plinio ricorda lib. XIX c. I §. VI aver Lentulo Spinter il primo coperto con tende di lino finissimo, carbasina vela il teatro, e che Nerone una volta coprì l'anfiteatro con tende cerulee stellate. Così una iscrizione pompejana, ricordando i giuochi, che dovea dare nell'Anfiteatro di quella città Aulo Svettio Cerio edile dice: VENATIO ET VELA ERVNT. Scopo di tale copertura era quello di salvare gli spettatori dai raggi cocenti del sole, e non dalla pioggia. Ora sebbene gli antichi non ci abbiano lasciato memoria della costruzione di questa, nulladimeno conoscendosi la esistenza delle travi verticali, alle quali era principalmente appoggiata, parmi potersi supporre che da ciascuna di quelle, che erano 240, come notossi, partisse una corda, che si annodava ad una ellissi pensile, pur di canapo, e sopra questi 240 raggi tendevansi le strisce triangolari di lino per mezzo di carrucole, strisce che non aveano più di 8 piedi alla base, e che si andavano successivamente tendendo, secondo lo stato del sole, rimanendo così coperti gli spettatori, e scoperta l' arena. Imperciocchè mentre necessario di coprire gli spettatori, che stavano fissi per molte ore ai raggi solari, la stessa causa non esisteva per que'che giuocavano, i quali oltre al non istare fermi, si mutavano continuamente. Immaginiamo per un momento l'Anfiteatro Flavio nella sua integrità in un giorno di spettacoli sontuosi, come lo vide Calpurnio ai tempi di Carino, e Numeriano, col podio in tutto lo splendore suo, coll'immenso ordine di gradini, il por.

tico dorato, i baltei gemmati, i varii ordini di cittadini nel loro abito di gala, il velario disteso, e potremo avere una idea della magnificenza antica :

Vidimus in coelum trabibus spectacula textis
Surgere, tarpeium prope despectantia culmen,
Immensosque gradus et clivos lene iacentes.

ANFITEATRO DI STATILIO TAURO, Sebbene di questo non rimangano avanzi visibili, nulladimeno entrando nella categoria degli edificii antichi de' quali può con sicurezza accertarsi la ubicazione, perciò credo doverne dare alcun cenno. Nel trattare della Topografia Fisica di Roma p. 29 descrissi il monte Citorio, e notai essere un ammasso di scarichi e di rottami, provenienti particolarmente per testimonianza del Piranesi Ant. Rom. T. I. p. 10 dalla rovina dell'Anfiteatro di Statilio Tauro, al quale appartenevano i sedili rinvenuti nell'edificare il palazzo della Curia Innocenziana, e nel fondare la chiesa e la casa de' pp. della Missione, opera eseguita sotto gli occhi di Piranesi medesimo. Esso fu edificato secondo Dione lib.LI.c.XXIII essendo Augusto console per la quarta volta, cioè l'anno di Roma 724, avanti la era volgare 30: Essendo Cesare ancora console per la quarta volia Tauro Statilio edificò un teatro venatorio di pietra nel Campo Marzio a proprie sue spese, e lo dedicò con un combattimento di gladiatori: e perciò ottenne di essere scelto dal popolo per uno de'pretori annuali. E questo fu il primo anfiteatro solido eretto in Roma. Svetonio in Octavio c. XXIX enumerando le fabbriche edificate dai principali personaggi ai tempi di Augusto cita ancor questa: a Statilio Tauro amphitheatrum. Ed essendo, come mostra Dione nel Campo Marzio, perciò dai Regionarii si nomina nella regione IX, che comprendeva quel Campo. Si ricorda pur da Strabone lib. V.

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