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fralle fabbriche dello stesso Campo. Quindi si riconosce in questa concordanza perfetta di scrittori quanto mal si apponessero i topografi del secolo XVI. che credettero di Statilio Tauro l'anfiteatro esistente presso s. Croce in Gerusalemme, che fu il Castrense. Prima della costruzione del Colossèo vi diè spettacoli Caligola, siccome mostra Svetonio nella sua vita c. XVIII, quantunque poi per la sua picciolezza fosse dallo stesso Caligola disprezzato ne'giuochi, che diede l'anno 38 della era volgare, siccome si trae da Dione lib. LIX. c. X. La costruzione dell'Anfiteatro Flavio fece dimenticarlo, nulladimeno, che esistesse ancora sul principio del secolo quinto della era volgare si trae dal catalogo degli edificii della IX regione lasciato da Rufo.

ARTICOLO III.

DEGLI ARCHI TRIONFALI, MONUMENTALI, E DI TRANSITO.

Dovendo in quest'articolo trattare degli archi di Roma, o ancora esistenti, o di certa ubicazione, i quali non furono edificati per uso degli acquedotti, poichè di quelli fu ragionato di sopra nell'articolo primo, si distinguono questi in tre classi, trionfali, monumentali, o di semplice transito. Alla prima appartengono quelli di Claudio, Costantino, Druso, Fabio, Marco Aurelio, Settimio, e Tito: alla seconda quelli di Gallieno, e di Settimio al Velabro alla terza quelli di Dolabella e di Lentulo, ed il Giano Quadrifronte. Fra tutti questi, superstiti rimangono quelli di Costantino, Druso, Settimio al Foro, Tito, Gallieno, Settimio al Velabro, Dolabella, ed il Giano Quadrifronte.

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Circa gli archi trionfali, il nome dimostra l'uso a che furono destinati, quello cioè di ricordare i trionfi ottenuti dopo vittorie segnalate. Plinio lib. XXXIV. c. VI. §. XII. parlando degli onori resi agli uomini, che aveano beu meritato della patria, dice che la ragione, per la quale vennero erette le colonne onorarie fu per dare una immagine dell'essere chi le meritava innalzato sopra gli altri mortali, e che questo significavano gli archi, RITROVATO RECENTE: columnarum ratio erat attolli supra ceteros mortales, quod, et arcus significant NOVITIO INVENTO. Ma circa questa ultima frase dee prendersi essa con un certo riguardo, imperciocchè essersi introdotti tali archi fin dall'anno 645 di Roma lo mostra Asconio ne' commentarii alla orazione prima contra Verre c. VII: Fornix Fabianus arcus est iuxta Regiam in Sacra Via a Fabio censore constructus, qui a devictis Allobrogibus Allobrox cogno

minatus est, ibique statua eius posita propterea est. Ora quel Fabio, figlio di Fabio Emiliano, e nipote di Emilio Paolo vincitore di Perseo, fu console l'anno 632 di Roma ed in quell' anno riportò la segnalata vittoria sopra gli Allobrogi e gli Arverni riferita da Floro lib. III. c. II: celebrò poi il suo trionfo l'anno 633: ed ottenne la censura insieme con Caio Licinio Geta l'anno 645; ed appunto in quella magistratura costrusse l'arco che da lui ebbe nome. Che poi precisamente a quella epoca i Romani cominciassero a costruire monumenti trionfali, è Floro medesimo testè citato che ne ha conservato la memoria, dicendo, che dopo la gran vittoria riportata sopra gli Allobrogi e gli Arverni, Domizio e Fabio eressero ne luoghi medesimi dove aveano pugnato, cioè al confluente dell'Isere e del Rodano, moli di sassi, saxeas turres, e sopra queste innalzarono trofei adorni delle armi ostili: et desuper exornata armis hostilibus tropaea fixere: aggiungendo che tal costume fino a quel tempo era stato inusitato pe' Romani, non avendo mai voluto con memorie di tale natura insultare i vinti: quum hic mos inusitatus fuerit nostris : numquam enim populus romanus hostibus domitis victoriam suam exprobravit. Antecedentemente, cioè l'anno 556 di Roma Lucio Stertinio, secondo Livio lib. XXXIII. c. XXVII. reduce dalla Spagna Ulteriore, non osando neppur domandare il trionfo, dopo aver consegnato all' erario 50 mila libre di argento, colle spoglie riportate sopra i nemici eresse due fornici nel Foro Boario uno dinanzi il tempio della Fortuna, l'altro dinanzi quello della Madre Matuta, ed un terzo nel Circo Massimo, e sopra que'fornici mise statue dorate. Questi però non possono dirsi archi trionfali, ma fornici monumentali, sui quali la iscrizione avrà mostrato il nome di chi li costrusse ed i mezzi dei quali

fece uso, cioè le spoglie, DE MANVBIIS. Più però col genere de'trionfali si accorda l'arco Fabiano testè ricordato, imperciocchè quantunque quell'arco non fosse che un fornice eretto forse con altro pretesto, pure vi si collocò la statua di Fabio: ed a questo io credo doversi attribuire la origine degli archi trionfali propriamente detti. Imperciocchè mentre quell'arco fu così semplice, nol furono egualmente quelli che 80 anni dopo vennero innalzati ad Augusto per la conquista dell'Egitto in Brindisi, ed in Roma nel Foro Romano, archi che Dione lib. LI. c. XIX. designa come ornati di trofèi : και αψίδα τροπαιοφόρον εν τε των Βρεντεσίῳ, και έτεραν εν τη Papaix ayapa εdaxav: vale a dire, che farono veri archi trionfali, ad imitazione de'quali molti altri ne vennero eretti successivamente e più sontuosi. La idea primitiva però di tali monumenti parmi potersi dedurre dagli ornamenti, che posticci facevansi alle porte delle città, ed agli archi di transito, dove l'esercito reduce vittorioso passava, che venivano ornati con immagini, e con storie che dopo la pompa trionfale toglievansi. Affine pertanto di rendere perpetua la memoria de'trionfi vennero costrutti monumenti solidi sul luogo pel quale l'esercito laureato era passato, sia entro Roma stessa, sia lungo la strada consolare che avea seguito.

Ma non tutti gli archi superstiti furono eretti in memoria di trionfi; ve ne furono ancora di quelli innalzati, o da qualche corporazione, o da particolari agli imperadori in benemerenza di beneficii, o di favori ottenuti; questi, non essendo che monumenti, distinguo col nome di monumentali ed in tale categoria entrano quello di Settimio Severo al Foro Boario erettogli dai mercanti di buoi e da'banchieri, e quello di Gallieno sull'Esquilie innalzato da Marco Aurelio Vittore, i quali come per lo scopo, così per le facoltà di quei che li

eressero non presentano certamente la magnificenza dei trionfali.

Finalmente altri ne furono eretti come semplici fornici di transito, onde entrare in qualche luogo particolare, o recinto, e questi che debbonsi riguardare come di origine più antica, e che aveano fornito la idea de'monumentali, e de' trionfali, naturalmente erano più semplici de'precedenti, come può osservarsi in quello superstite di Dolabella sul Celio, e come era quello di Lentulo alle Saline. A questa ultima classe come appendice unisconsi i giani, fornici a due, ed a quattro faccie, designati perciò coll'epiteto di bifrontes, e quadrifrontes, de'quali un bello esempio superstite rimane al Velabro, noto volgarmente col nome di arco di Giano. Di questi l'epilogo di Vittore dice che erano 36 per tutte le regioni di Roma, incrostati di marmo, ed adorni di statue, e frai quali principalmente distinguevansi i due presso l'arco Fabiano nel Foro designati col nome di superiore ed inferiore: Iani XXXVI per omnes regiones incrustati et adornati signis, duo praecipui ad arcum Fabianum superior, inferiorque. Il nome di questa specie di archi nulla avea di commune col culto della divinità dello stesso nome, quasi che fossero a quella consacrati, chiaro essendo quel distico di Ovidio Fast. lib. I. v. 257:

QUUM TOT SINT IANI cur stas sacratus in uno

Hic ubi iuncta foris templa duobus habes? Imperciocchè volendo il poeta parlare del tempio di Giano si fa ad interrogare il nume, e primieramente fa la questione, come tanti essendo i giani in Roma, in uno solo fosse venerato, che era il famoso tempio di Giano unito ai due Fori di Cesare e di Augusto, e poscia incluso in quello di Domiziano a questi due fori medesimi contiguo. Ma IANUS stesso era sinonimo di arcus,

P. I.

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