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ARCO DI COSTANTINO

Insieme con questa iscrizione fu trovata una medaglia di oro col rovescio dell'arco e la data della VIII. potestà tribunicia, la quale secondo l'annotatore del Donati fu riposta nella bella raccolta Barberini, oggi dispersa. La frase SINE VLLA IACTVRA corrisponde bene a quello che Svetonio e Dione raccontano di quella guerra brevissima, e di comparsa, come pure l'aversi allora avuta per la prima volta contezza delle Orcadi, ed essere state contemporaneamente assoggettate all' imperio del popolo romano. La cronaca di Eusebio tradotta da s. Girolamo direbbesi aver tratto dalla ultima frase della iscrizione dell'arco ciò che narra sotto l'anno 46 della era volgare: Claudius de Britannis triumphavit, et

ORCHADAS INSULAS ROMANO ADIECIT IMPERIO.

ARCO DI COSTANTINO. Ê questo fra tutti gli archi trionfali il più conservato che rimanga, ed è situato dove la via trionfale antica, oggi detta di s. Gregorio sbocca nella piazza dell'Anfiteatro Flavio. Esso è formato di tre fornici, uno maggiore in mezzo, e due minori; e quello di mezzo, come si vide negli ultimi scavi sorge sopra una lastra di marmo bianco alta un mezzo piede e perciò dimostra, che non servi ordinariamente per transito ai carri; ma poscia il suolo è stato rialzato di un palmo, come oggi si vede. Le due faccie sono ornate ciascuna di quattro superbe colonne di marmo numidico, o giallo antico, di ordine corintio, sostenenti ciascuno la statua di un barbaro prigioniere: di queste colonne la parte inferiore di quella dell'angolo presso il Palatino, dirimpetto al tempio di Venere e Roma è stata modernamente ristaurata con marmo bianco delle statue tutte le teste sono moderne, e vennero rifatte l'anno 1734; poichè mancavano le originali, tolte, come vuole la fama volgare, sull'asserzione del Mureto, da Lorenzo de' Medici; ma questi, o non le tol

:

se tutte, o furono staccate ne'tempi bassi; poichè negli scavi fatti nell'ultimo periodo del secolo passato una ne fu rinvenuta in buono stato a piè dell'arco medesimo, che oggi è collocata nella galleria delle statue del Museo Vaticano. Una poi delle statue, cioè quella a destra del fornice maggiore verso s. Gregorio è tutta moderna, e fu pur essa sostituita l'anno 1734 ad un torso tronco della statua primitiva, che oggi si vede nel portico del Museo Capitolino: questo tronco ha nel plinto di fianco la epigrafe AD ARCVM, onde si conoscesse bene da coloro che doveano collocarla il sito della sua destinazione. La parte panneggiata delle statue originali è di marmo frigio, il quale colle sue vene imitava la varietà de'colori delle vesti listate barbariche, in opposizione col bianco della toga romana. E come barbari portano la tunica succinta con maniche, le bracae, o pantaloni, le gallicae, specie di calzari allacciati, e la clamide fimbriata: sulla testa poi, come si trae da quella del Museo Vaticano portavano il pileo aguzzo fatto di pelle, proprio de'popoli settentrionali, e non il frigio, come hanno le teste modernamente rifatte. La statua moderna poi è tutta di marmo bianco. Oltre questi ornamenti le due faccie sono pure ornate di bassorilievi, come pure bassorilievi sono scolpiti sui piedestalli delle colonne. Così di bassorilievi sono ornati i lati esterni verso occidente, e verso oriente, e le pareti interne del fornice p incipale: in questo appariscono inoltre traccie visibili delle insegne di bronzo che l'adornavano, rimanendo ancora i fori, ai quali erano queste insegne impernate: così rimangono pure traccie e vestigia delle lastre di porfido che adornavano lo spazio frai tondi nelle due faccie, siccome può osservarsi sopra il fornice minore rivolto immediatamente all' anfiteatro.

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Questi bassorilievi differiscono non solo pel soggetto, ma per lo stile; cosicchè evidentemente in essi rav

ro,

visansi tre epoche diverse, cioè quella della scultura romana sublime, come pure della media, e della bassa: or siccome in quelli di scultura sublime si ritrova evidentemente la più stretta analogia di stile con quelli del Foro Trajano, ed inoltre in alcuni comparisce ancora il ritratto di Trajano medesimo, come protagonista, perciò è chiache appartengono ad un monumento eretto a quell'imperadore così in quelli di stile povero si ravvisa la epoca della decadenza ben dichiarata dell'arte, onde spettano alla era costantiniana: più difficile è determinare la epoca precisa di quelli di stile medio, ne'quali cioè apparisce l'arte decaduta dal sublime quanto alla esecuzione, ma che conservasi grande, quanto alla composizione e alle mosse, e siccome il ritratto del protagonista presenta la immagine di un imperadore giovane con la barba rasa sotto il mento come costumavasi dopo la epoca di Alessandro Severo, perciò credo, che possano appartenere alla epoca de'Gordiani. Questa medesima varietà di stile si osserva negli ornati di architettura, cioè che in parte sono identici a quelli del Foro Trajano, in parte compariscono più rozzi di quelli delle Terme di Diocleziano. È chiaro pertanto che quest'arco venne adornato colle spoglie di altri edificii, particolarmente della epoca di Trajano, onde ebbe ragione il Milizia, che appellollo la cornacchia di Esopo. E per venire con maggior precisione a dichiarare quali siano lavoro di una epoca, quali di un altra, noterò che le colonne, parte dell'intavolamento, i prigionieri barbari, tutti i bassorilievi dell'attico, tanto di faccia che di fianco, ed i quattro tondi di ciascuna faccia sono di Trajano i due delle pareti del fornice maggiore sono di Gordiano: e tutti gli altri sono di Costantino cioè quelli de'piedestalli delle colonne, la fascia sopra i fornici minori che gira ancora ne'fianchi, le chiavi del for

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