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nice maggiore, le figure ne'sesti degli archi, i tondi ne' fianchi, e le immagini ne'fornici minori.

Questa gran mescolanza di lavori di tempi diversi fa nascere naturalmente la questione, se l'arco stesso sia originalmente stato edificato da Costantino, ovvero sia stato da lui a proprio onore ridotto un'arco di Trajano in questo luogo medesimo esistente; questione che negli ultimi tempi da alcuni fu risoluta a favore di Trajano. Sembra però che questi solo per induzioni si lasciassero trascinare a tale opinione; imperciocchè osservando i lavori sull'arco stesso avrebbero riconosciuto, che tutti quelli appartenenti alla epoca di Trajano sono posticci, cioè applicati al masso dell'arco, come pur lo sono i due di Gordiano, mentre tutti i lavori costantiniani sono scolpiti nel vivo dell'arco stesso; e perciò i primi furono apportati, e questi furono fatti, quando l'arco fu eretto, cioè che l'arco fu eretto primitivamente per Costantino, ed ornato in gran parte con pezzi tolti da altri edificii; a segno che i due bassorilievi, che sono di Trajano, e che oggi ornano l'attico de'fianchi, in origine erano un solo bassorilievo, che fu tagliato in due, onde poterlo applicare a quest'arco.

Ora venendo alla storia di questo monumento, la iscrizione che ripetuta si legge nell'attico sopra il gran fornice, e le formole, che si veggono espresse da ambedue le faccie sopra i fornici minori, determinano la cagione e la epoca del monumento. Dice la prima, già formata da lettere rilevate di bronzo rapite ne'tempi bassi: IMP. CAES. FL. CONSTANTINO MAXIMO P. F. AVGVSTO S. P. Q. R. QVOD INSTINCTV DIVINITATIS MENTIS MAGNITVDINE CVM EXERCITV SVO TAM DE TYRANNO QVAM DE OMNI EIVS FACTIONE VNO TEMPORE IVSTIS REM PVBLICAM VLTVS EST ARMIS ARCVM TRIVMPHIS INSIGNEM DICAVIT

Sopra i fornici minori poi dal canto di mezzodì havvi:

SIC. X

dal canto di tramontana :

VOTIS. X

SIC. XX

VOTIS. XX

Apparisce pertanto che l'arco insigne per i trionfi fu dedicato dal senato e popolo romano all' imperador cesare Flavio Gostantino Massimo, pio, felice, augusto, perchè per inspirazione della divinità colla grandezza della sua mente, insieme coll' esercito suo vendicò la republica con armi giuste in una volta tanto del tiranno, quanto di tutta la sua fazione: e questa dedicazione avvenne dopo i voti decennali, e dopo i voti vicennali, cioè prima dell'anno 327 della era volgare. Osserverò poi che la lastra contenente le prime tre righe è stata ne'tempi antichi rinnovata, poichè chiaro apparisce un cangiamento nell'orlo della lastra, che con quella si congiunge, e che contiene la estremità inferiore delle lettere delle parole QVOD INSTINCTV DIVINITATIS MENTIS ; quindi si crede che la espressione quod instinctu divinitatis fosse sostituita ad un' altra che risentiva troppo di paganesimo, dopo che Costantino apertamente si diè a professare la religione cristiana. Così la ultima frase ARCVM TRIVMPHIS INSIGNEM allude al sito in che l'arco si trova, cioè la via battuta dai trionfi, come pure ai replicati trionfi di Costantino sopra Massenzio e sopra Licinio. E che l'arco fosse dedicato dopo l'anno decimo di Costantino, cioè fra questo ed il vigesimo, prova chiara sono le formole riportate di sopra dei voti decennali, e vicennali; imperciocchè la morte di Massenzio avvenne l'anno 312 della era volgare, quinto di Costantino, mentre quella di Licinio accadde l'anno 324, ossia decimosettimo di Costantino, che quanto dire cadde la prima nel periodo de'voti decennali, e la seconda in quello de'voti vicennali dell'augusto.

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Ora i vicennali di Costantino furono celebrati in Roma presente lui l'anno 326 della era volgare per testimonianza d'Idazio ne'Fasti, e di Prospero Aquitano nel Chronicon, il quale dice: Vicennalia Constantini Nicomediae acta et sequenti anno Romae edita: veggasi inoltre il Muratori Annali, anno 326, ed allora l'arco antecedente→ mente costrutto fu dal senato e popolo romano dedicato. Narra a tal proposito Zosimo lib. II. c. XXIX, che in tal circostanza, dovendo l'esercito salire al Capitolio, onde offrire sacrificii a Giove e far voti per la salute dell'imperadore, e la prosperità dell'impero, Costantino divenuto di già cristiano mise in ischerno tal ceremonia, e questo attirò sopra di lui, l'odio del senato e del popolo romano a tal segno, che egli decise di trasferire altrove la sede dell'impero: a quell'anno medesimo spettano la tragica fine di Crispo suo figlio, e di Fausta sua moglie, uccisi in Roma per ordine suo; quindi là epoca della dedicazione di quest' arco a grandi avvenimenti rannodasi, che poscia alta influenza ebbero sui destini dell' impero e del mondo. Prova ulteriore che l'arco fu dedicato non immediatamente dopo la vittoria sopra Massenzio è il titolo di MAXIMO che ivi si legge dato a Costantino; imperciocchè questo titolo, siccome dichiarò magistralmente l'Eckhel Doctrina Num. Vet. Tom. VIII. pag. 94 incontrasi per la prima volta nelle medaglie dell'anno 315 della era volgare, checchè ne scrivano in contrario l'Arduino, ed il Jobert sulla sua fede, ed il Pagi Crit. ad Baron. ann. 311. §. 9. La frase VOTIS. X VOTIS. XX è chiara, alludendo ai voti decennali, e vicennali, sulla cui origine Dione lib. LIII. c. XIII. così ragiona:,, E volendo Cesare Augusto allontanare da loro il pensiero, che egli ,, nutrisse qualche idea di monarchia si sottomise solo ,, per dieci anni a ritenere il principato delle cose a

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lui date, imperciocchè in tal periodo egli promise di ordinarle, e vi aggiunse il vanto, che se ancor prima si fossero calmate, ancor prima avrebbe rimesso nelle mani loro il principato, e soggiunge al cap. XVI. ,, passato pertanto il decennio si decretò a lui per cin,, que volte di continuare nel principato altri cinque ,, anni, e poi altri cinque, e dopo questo dieci, e di nuovo poi altri dieci, così che per una successione di decenni egli commandò per tutta la vita: E PER QUESTO MOTIVO GL'IMPERADORI CHE VENNERO DOPO, SEBBENE FOSSERO ELETTI NON PER UN TEMPO DETERMINATO, MA UNA VOLTA PER TUTTA LA VITA, NULLADIMENO SEMPRE FESTEGGIARONO OGNI DECIMO ANNO QUASI CHE RINNOVASSERO ALLORA DI NUOVO IL COMMANDO, E QUESTO FASSI ANCHE OGGI DÌ. La formola di que'voti si ha nella faccia dell'arco rivolta verso mezzodì, cioè il senato, ed il popolo acclamavano SIC. X-SIC. XX Sic decennalia, Sic vicennalia: vale a dire che come prospero era passato il primo decennio, così passasse il secondo: nella ricorrenza poi de'decennali e de' vicennali leggevansi discorsi panegirici in lode dell'imperadore, come si trae da quelli di Mamertino ad onore di Massimiano, di Nazario ad onore di Costantino, di Eusebio, di Temistio ec. sagrificavasi ai numi, e terminava la festa con giuochi solenni nel circo, nel teatro, e nell'anfiteatro. Veggasi il Noris de Vot. Decenn. c. I.

Notai di sopra quali bassorilievi appartengano a Trajano, quali a Gordiano, e quali a Costantino, ora è tempo di mostrare i soggetti, che rappresentano. Cominciando dalla faccia rivolta a mezzodì, cioè verso la chiesa e monastero di s. Gregorio, il primo de'quattro, che ornano l'attico presenta un fatto classico di Trajano: l'imperadore sul suggesto, dritto in piedi, attorniato

da'suoi ufficiali, e dalle insegne presso un edificio arcuato, è in atto di ricevere un principe barbaro coperto di clamide fimbriata: la mossa di questo principe, e quella di Trajano mostrano pace e concordia fra loro: questo fa ricordare ciò che narrasi nella epitome di Dione in Traiano, che quell'imperadore temendo, che i Parti non facessero novità, volle dar loro un re proprio, e giunto a Ctesifonte convocò in una pianura grande tutti i Romani, e tutti i Parti, che ivi trovavansi, e salito sopra un alto suggesto, facendo ben valere le sue gesta dichiarò re de Parti Partomaspate, mettendogli la corona sulla testa. Quindi parmi doversi in quel quadro ravvisare la elezione, e coronazione di Partomaspate in re de'Parti. Il bassorilievo contiguo a questo rappresenta Trajano, dinanzi a cui trascinansi dai legionarii romani due barbari colle mani legate dietro le spalle un tronco di albero, indica la scena essere in un bosco; racconta Dione, che mentre Trajano era nella Mesia, provincia eminentemente boscosa, Decebalo sen volle disfare mandando alcuni disertori mentiti, perchè lo uccidessero; questi però non ebbero coraggio sufficiente per eseguirlo, ed arrestatone uno per sospetto confessò frai tormenti la trama. Sembra pertanto in questo secondo quadro espressa la scoperta delle insidie tramate da Decebalo. Nel terzo quadro Trajano fa dal suggesto un'allocuzione ai soldati, che attentamente lo ascoltano forse in questa storia si volle alludere al discorso che quell'imperadore fece alle sue legioni sulle spiagge del Seno Persico, ultimo punto verso oriente dove le aquile romane pervennero. Ultimo quadro da questa parte ed il più magnifico per la composizione è quello che ricorda il lustro, e censimento fatto da Trajano, probabilmente l'anno 110 della era volgare, quando sembra, che avesse a cuore di fare lavori ed opere

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