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è una porticina, che introduce ad una scala per la quale si sale alla sommità del monumento: sì l'una che l'altra sono antiche; ma la scala come tutto il masso è formata di pezzi tolti ad altri edificii. A sinistra della porticina è in un riquadro simmetrico la lapide di Clemente XII. che ricorda il ristauro fatto l'anno 1733 da quel papa.

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Egli lo sterrò, e lo ísolò; ma la trascuratezza de' tempi susseguenti lo fece ingombrare di nuovo sino alla metà de'piedestalli delle colonne: e così rimase fino all'anno 1805 in che papa Pio VII. lo fece di nuovo scavare e circondare di muro. In occasione poi, che da papa Leone XII, venne ordinato lo sterramento del suolo dell'antica Roma fra il Campidoglio ed il Colossèo, eseguito il livellamento della piazza dell' Anfiteatro, fu nell' anno 1829 distrutto il muro di cinta, e così l'arco reso di nuovo accessibile al pubblico presentossi in tutte le sue proporzioni. Nell'anno 1835 però lactricandosi di nuovo la via detta di s. Gregorio fu rialzato circa di un palmo l'antico suolo, ed è in questo stato che oggi si vede.

ARCO DI DOLABELLA e SILANO. Fornice di transito esistente sull'istmo del Celio che unisce questo al Celiolo, cioè allo sbocco della via de'ss. Giovanni e Paolo sulla piazza della Navicella. Esso è semplicissimo e costrutto intieramente di massi quadrilateri di travertino, mirabilmente commessi insieme. Essendo le faccie rivolte ad oriente e ad occidente, questa è coperta della opera laterizia dell' acquedotto neroniano sovrapposto : l'altra però cioè quella rivolta ad oriente, essendo stata spogliata di tale inviluppo presenta in caratteri di bella forma la iscrizione seguente :

P. CORNELIVS. P. F. DOLABELLA C.IVNIVS.C.F.SILANVS FLAMEN MARTIAL. COS EX. S. C.

FACIVNDVM. CVRAVERVNT. IDEMQVE. PROBAVERV NT

Questa epigrafe dichiara essere stato il fornice eretto per senatusconsulto dai consoli Publio Cornelio Dolabella, e Caio Giunio Silano Flamine Marziale. Il consolato di Dolabella e Silano coincide nell'anno 10 della era volgare, cioè nell'anno 764 di Roma, tre avanti la morte di Augusto. Il primo poscia fu proconsole dell'

Affrica l'anno 24 di Cristo, ed è ricordato da Tacito Annal. lib. IV. c. XXIII. F'altro fu proconsole dell'Asia, ed andò soggetto ad un'accusa de repetundis l'anno 32 di Cristo, come mostra lo stesso storico lib. III. c. LXVI, onde andò rilegato a Citera cap. LXIX. e poscia mort l'anno 55 per le trame di Agrippina: Tacito Annal. lib. XIII. c. I. L'essere sul Celio il Campo Marziale destinato a supplire al Campo Marzio per le Equirie in caso che questo fosse andato soggetto alle inondazioni del Tevere, ed il leggere nella epigrafe dato a Silano il titolo di Flamen Martialis m'induce a credere, che fosse questo fornice come l'ingresso a quel campo, il quale sembra che si dilungasse nella convalle, che apresi fra il tempio di Claudio, oggi giardino de'pp. passionisti, e la chiesa de'ss. Quattro Coronati, convalle occupata in gran parte dalla vigna Casali. É noto che il Flamen Martialis, come il Dialis, ed il Quirinalis, era stato stabilito da Numa, ed era un sacerdote di primo ordine, che sceglievasi solo frai patrizii.

Nella costruzione degli archi neroniani questo fornice fu ridotto a sostegno di quelli, come oggi si vede, ed a maggior solidità fu fasciato di opera laterizia dello stesso lavoro, la quale, come si disse, nella faccia orientale fu tolta ne'tempi moderní.

ARCO DI DRUSO. Superstite in parte, si vede prima di uscire la porta Appia, o di s. Sebastiano, essendo stato ridotto, allorchè venne costrutta quella porta, ad arco interno della porta medesima. Quest' arco, che entra nella categoria de'trionfali si compone di un fornice solo, la cui ossatura è di massi di travertino, che erano rivestiti di lastre di marmo: di marmo solido poi sono i massi, che formano l'archivolto e la imposta, Le faccie erano ornate ciascuna di quattro colonne di marmo numidicó rette da piedestalli, due delle

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