Immagini della pagina
PDF
ePub

quali nella faccia rivolta alla porta rimangono ancora : queste colonne racchiudevano fra loro riquadri e soste→ nevano un intavolamento ornato di un frontone, del quale rimangono ancora le vestigia nella faccia rivolta alla città. Della forma primitiva di questo monumento abbiamo un documento in una medaglia di Claudio battuta in memoria di Druso, la quale mentre si riconosce perfettamente di accordo colle parti superstiti, mostra inoltre, che l'arco era sormontato originalmente da una statua equestre fra due trofei colla epigrafe intorno : NERO CLAVDIVS DRVS GERMAN IMP: e le iniziali nel campo: S C: cioè Senatus Consulto. Questa circostanza e l'altra dell'essere stato tutto fasciato di marmo, siccome ho indicato, e l'essere situato sopra la via appia dimostrano quanto accuratamente si esprimessero Svetonio e Dione, e come giustamente l'arco di Druso si trovi notato fra le fabbriche esistenti entro i limiti della prima regione, che era quella di porta Capena, nella quale dava nome ad un vico, che Vicus Drusianus dicevasi. E circa i due scrittori citati di sopra, Svetonio nella vita di Claudio c. I. dichiara, che morto Druso il senato fra molti altri onori decretò in suo onore marmoreum arcum cum tropaeis in via appia decrevit, et Germanici cognomen ipsi, posterisque eius. Dione poi lib. LV. c. II. si accorda perfettamente con Svetonio scrivendo, che dopo la orazione funebre fatta in suo onore da Tiberio nel Foro, e da Augusto nel Circo Flaminio, fu il corpo dell'estinto portato sulle spalle dei cavalieri, e dai senatori nel Campo Marzio, dove fu dato alle fiamme, e le ceneri vennero nel Mausoleo di Augusto riposte, dopo avere ricevuto il cognome di Germanico insieme coi figli, e l'onore delle immagini, di un ARCO e di un cenotafio ancora sul Reno medesimo. Questo si fece l'anno 745 di Roma, onde circa lo stesso tempo quest'arco fu eretto.

[ocr errors]

Allorchè poi Caracalla costrusse le sue terme, avendo edificato ancora l'acquedotto antoniniano, che dovea fornirle di acqua, diresse il condotto a questa volta, e fece passar l'acqua sopra quest'arco che divenne così il monumento dell'acqua antoniniana e parte dell'arcuazione di Caracalla vedesi ancora superstite presso l'arco a sinistra di chi guarda verso la campagna, come lo speco è ancora visibile sull'arco stesso; ma in tal circostanza fu d'uopo rinnovare non solo tutti gli ornamenti dell' attico, ma ancora tutto intiero l'attico stesso che venne costrutto di opera laterizia analoga a quella dell'acquedotto, e fasciata di lastre di marmo, costruzione che apparisce solo dal canto rivolto alla città, essendo stata la faccia opposta rinnovata nel secolo XV; sotto Caracalla pure furono rifatti i capitelli delle colonne, che restano, e forse le colonne stesse, o perchè danneg giate, o perchè la nuova destinazione dell'arco ne fece alterare le proporzioni. Questi cangiamenti fecero riguardare al mentito Lucio Fauno Ant. di Roma lib. I. c. XVII, ed a Pirro Ligorio nelle Paradosse p. 39. l'arco come un monumento di acquedotto, ed al Piranesi particolarmente come il monumento dell'acqua antoniniana, dichiarando Ant. Rom. T. I. n. 142. essere questo composto di spoglie di altri edificii, ed essere rimasto imperfetto in alcuno de' suoi ornamenti, appoggiandosi alla esistenza dello speco ed alla direzione della opera arcuata; ma circa l'essere composto di spoglie di altri edificii, ed essere imperfetto, sono prette di lui asserzioni contrarie al fatto, poichè nella parte primitiva dell'arco non apparisce un sol pezzo, che possa dirsi tolto da altre fabbriche; quanto poi all'essere imperfetto, è questa la conseguenza delle triste vicende di Roma; nè lo speco e l'arcuazione influiscono punto per

chè si creda quest'arco originalmente costrutto per uso di acquedotto, al quale venne da Caracalla ridotto.

La tradizione di essere l'arco originalmente di Druso rintracciasi ancora nello scritto dell'anonimo del Mabillon, documento del secolo IX. quando ancora correva l'acqua antoniniana sopra di esso, che allora appellavasi Forma Iopia, o Iovia, come si vide nell'articolo relativo a quest'acqua pag. 343.

ARCO FABIANO. Nel dare i cenni generali sopra gli archi notai, che quello detto Fabiano fu eretto da Quinto Fabio Massimo Emiliano, che per aver debellato gli Allobrogi fu cognominato Allobrox, vittoria riportata l'anno 632 di Roma, e per la quale trionfo l'anno seguente conducendo innanzi il suo carro Bituito re degli Arverni fatto prigione. Notai pure che l'arco fu da lui eretto l'anno 645 di Roma in che ebbe la censura; imperciocchè Asconio in Verr. Act. I. c. VII. dice essere stato il Fornice Fabiano un arco vicino al la Regia nella via sacra, costrutto da Fabio Censore che per gli Allobrogi vinti fu cognominato Allobrox, onde gli fu eretta ivi una statua: Fornix Fabianus arcus est iuxta Regiam in Sacra Via a Fabio censore constructus, qui a devictis Allobrogibus Allobrox cognominatus est,ibique statua eius posita propterea est. Questo passo oltre la origine e la natura dell'arco, che entrava nella categoria de' semplici fornici, come fornix costantemente Cicerone lo appella in Verr. Act. I. c. VII. e pro Plancio c. VII. mostra ancora che era sulla via sacra presso la Regia, e che era ornato della statua dello stesso Fabio. Arcus Fabianus lo appellano Rufo, e Vittore, i quali dimostrano, che era ancora in piedi sul finire del secolo IV della era volgare: poscia non se ne incontra più memoria.

Quest'arco stando sulla via sacra, stava contemporaneamente prossimo al luogo, dove questa lambiva il Foro a segno, che fralle fabbriche della Regione del Foro Romano la pongono i due regionarii sopraccitati. Infatti Cicerone nel primo passo indica trovarsi il fornice in quel tratto della via sacra non lungi dal Foro, pel quale salivasi al Palatino, dove era la casa di Ortensio, che poscia divenne di Augusto: Nam ut Hortensius consul designatus domum reducebatur e campo cum maxima frequentia ac multitudine fit obviam casu ei multitudini C. Curio.... Videt ad ipsum fornicem Fabianum in turba Verrem etc. Più chiaramente poi pro Plancio c. VII. questo stesso oratore lo mostra dicendo, che quando, come alle volte accadeva, era spinto nella folla, non accusava quello, che stando sulla sommità della via sacra n'era la causa primitiva, ma quello che immediatamente lo spingeva verso il fornice Fabiano: Equidem si quando, ut fit, iactor in turba non illum accuso qui est in summa sacra via, quum ego ad Fabium fornicem impellor; sed eum qui in me ipsum iucurrit atque incidit. Dicendolo poi Asconio nel passo allegato di sopra iuxta Regiam, cioè presso la Regia, si conferma la sua esistenza sulla via sacra in quel punto in che veniva a contatto col Foro; imperciocchè Asconio medesimo commentando quelle parole di Cicerone nella Miloniana c. XIV: Nuper quidem, ut scitis, me ad Regiam paene confecit, scrive: De cuius diei caede et periculo suo ut putem loqui eum facit et locus pugnae: nam in Sacra Via traditur commissa, in qua est Regia. E sul sito della Regia è chiaro pure il passo di Festo, nella voce in Sacram Viam, che la pone sulla via sacra : itaque ne eatenus quidem, ut vulgus opinatur sacra appellanda est a Regia ad domum regis sacrificuli, sed etiam a regis

domo ad sacellum Streniae, et rursus a Regia usque in arcem ec. Quindi l'arco Fabiano fu sulla via sacra presso l'ingresso del Foro, cioè nella prossimità del tempio di Antonino e Faustina. Oggi non ne rimane vestigio apparente.

ARCO DI GALLIENO. È questo uno degli archi monumentali superstiti, situato nel punto, dove le due lacinie del monte Esquilino designate dagli antichi coi nomi di Oppio, e Cispio unisconsi insieme formando una specie di istmo. Esso è tutto di travertino, e composto di un sol fornice ornato di pilastri di ordine corintio lo stile di questi, come pur quello delle modinature ha la impronta della epoca della decadenza avanzata, quando questo monumento venne costrutto: la semplicità poi, che piuttosto dovrebbe dirsi povertà sua dimostra essere stato eretto da un privato, siccome ricayasi dalla iscrizione incisa sull'architrave in due linee così:

:

(1) GALLIENO CLEMENTISSIMO PRINCIPI CVIVS INVICTA VIRTVS SOLA PIETATE SVPERATA EST ET SALONINAE SANCTISSIMAE AVG

(2) M. AVRELIVS VICTOR DEDICATISSIMVS NVMINI MAIESTATIQVE EORVM

Questo Marco Aurelio Vittore così divoto a Gallieno ed alla sua moglie Salonina, il quale eresse l'arco, sembra che fosse uno di quelli, che accompaguavano quel vilissimo imperadore ai suoi giardini, siccome riferisce Trebellio nella sua vita c. XVII. Quum iret ad hortos nominis sui omnia palatina officia sequebantur. Ibant et praefecti, et magistri officiorum omnium adhibebantur et conviviis: et natationibus lavabant etiam simul cum principe. Egli probabilmente è quel Marco Aurelio Vittore prefetto di Roma durante le ferie lati

« IndietroContinua »