Immagini della pagina
PDF
ePub
[ocr errors]

foli, o de'Trofèi, pe'trofèi de'quali era adornato; ricorda poi l'altra denominazione di Tripoli, riferendo quello che dice Poggio, cioè per la vittoria riportata di tre città, aggiungendo anche esso in prova di questa opinione una vecchia iscrizione, che vi si leggeva ne'tempi a lui anteriori, ossia prima dell'anno 1527 in che pubblicò il suo lavoro: qui nunc a Romanis vulgo dicitur arcus Tropholi vel Trophaei, a trophaeis quibus ornatus olim fuerat, vel Tripolis, ut quibusdam placet ob victoriam trium urbium prout veterem inscriptionem superioris saeculi nostri patres se legisse retulerunt. Il Marliani siegue la stessa opinione nella sua Urbis Romae Topograph. lib VI. c. XVI. A'tempi di Flaminio Vacca avea pure il nome di Arco di Portogallo, siccome egli riferisce Memorie n. 11. perchè vi andò ad abitare dappresso nel palazzo oggi de'duchi di Fiano un ambasciadore di Portogallo cioè D. Michele de Silva vescovo di Viseu, che fu innalzato alla porpora cardinalizia da papa Paolo III. l'anno 1541, personaggio celebre, perchè a lui mentre era nunzio di Clemente VII. presso Carlo V. il Castiglioni dedicò la sua opera del Cortigiano, come dichiara Apostolo Zeno. Ricorda inoltre il Vacca che prima di tal denominazione il volgo chiamava quest'arco delli Retrofoli, non già da una casa di Roma di questo nome, ma piuttosto pe'trofei:ed aggiunge che ai tempi suoi, cioè circa la metà del secolo XVI. vi furono cavati certi pezzi di storie, fra'quali alcuni immaginiferi con trofei. Queste storie sono quelle che si ammirano nel primo ripiano della scala nel palazzo de'Conservatori sul Campidoglio. Il Donati Roma Vetus ac Recens lib III. p. 381 e seg. mostra che a'suoi giorni, cioè nel primo periodo del secolo XVII. continuava a chiamarsi volgarmente di Portogallo: esclude con buone ragioni, che fosse di Domiziano, secondo la opinione gia invalsa, e lo

:

attribuisce a Druso Seniore non con migliori argomenti. Finalmente al Nardini Roma Antica lib. VI. c. IX. si dee lo averlo restituito al divo Marco, al quale fu positivamente innalzato. Imperciocchè quest'arco come lo danno le vecchie vedute di Roma, nella faccia rivolta verso la piazza del Popolo conservava ancora due colonne di verde antico, o marmo tessalico da un fianco: e fra queste un bassorilievo nella parte superiore: e nell' altro fianco mancante delle colonne era un altro bassorilievo alla stessa altezza: nella faccia opposta vedevansi altre due colonne dello stesso marmo: conservava altresì parte dell' intavolamento e nel fregio vedevansi arabeschi sulla chiave era scolpita una figura stante. Ora i due bassorilievi sovraindicati, rimossi di là quando l'arco fu demolito l'anno 1662 vennero trasportati nel Museo Capitolino, dove rimasero fino all'anno 1815: oggi sono incastrati nel muro del ripiano che precede immediatamente la sala de'Conservatori. Chiunque abbia leggiera cognizione de'ritratti imperiali riconosce facilmente nel protagonista di questi due bassorilievi la immagine dell'ottimo augusto Marco Aurelio Antonino, onde non riman dubbio sulla pertinenza dell'arco. E questa immagine medesima ritrovasi nella figura principale degli altri quattro bassorilievi scavati a'tempi del Vacca come venne indicato di sopra, e che sono collocati anche essi nel palazzo de'Conservatori. Un altro de'bassorilievi che ornavano quest'arco rimase fino al principio di questo secolo nel palazzo già Savelli, ed oggi Orsini, presso piazza Montanara; esso ammirasi ora nel palazzo Torlonia a piazza di Venezia. Facile è indovinare come questo anaglifo passasse nel palazzo Savelli riflettendo, che il palazzo prossimo a questo arco, quello cioè abitato dal vescovo di Viseu ricordato di sopra fu comprato per 30000 scudi dai Peretti, e poscia

passò per eredità nel 1656 a Maria Felice Peretti moglie di Bernardino Savelli, onde allora quel bassorilievo fu da questo trasportato nel palazzo principale di quella famiglia.

I due, che rimasero sull'arco fino all'anno 1662 rappresentano, il primo Marco Aurelio sul suggesto, che' assistito dal prefetto del pretorio, e dai consoli annuali legge innanzi al Genio del Popolo e del Senato Romano personificati l'atto col quale dichiara cesare il suo figlio Commodo in età di sei anni, che ivi dinanzi al suggesto vedesi rappresentato: avvenimento che coincide coll'anno 166 della era volgare; l'altro allude all'apoteosi di Faustina Giuniore sua moglie morta in Halala alle radici del monte Tauro, allorchè Marco portavasi verso la Siria, onde comprimere la rivolta di Avidio Cassio l'anno della era volgare 175. Riferisce su tal proposito Capitolino nella vita di questo imperadore c. XXVI. che egli domandò al senato di decretare gli onori divini ed un tempio in suo onore, lodandone le virtù : istituì in sua memoria un nuovo collegio di donzelle faustiniane: ed altamente gradì il titolo di diva a lei accordato dal senato; portò inoltre allo stato di colonia il villaggio, dove era mancata ai vivi. Nel bassorilievo sovraindicato Marco Aurelio è assiso dinanzi al rogo ardente, sul quale vedesi un Genio muliebre alato con face accesa in mano spiccare il volo verso la sede degl'immortali, portando sulle sue spalle assisa l'augusta divinizzata, cinta di diadema, e velata. A piè del rogo assiso e seminudo è il Genio del luogo, presente a tale funzione. Di fianco a Marco Aurelio vedesi di profilo apparire l'ombra del buon Antonino Pio accorsa a vedere l' apoteosi della figlia. È da notarsi che la immagine di Marco Aurelio è stata sfigurata dallo scultore moderno, che ristaurò il monumento, la qua

le male si raffigurerebbe, senza il confronto delle altre sculture, che ornarono quest'arco. I quattro bassorilievi scavati presso questo monumento a' tempi del Vacca, come venne indicato di sopra rappresentano altri fatti relativi a Marco Aurelio, e particolarmente alla guerra che fece contra i Quadi, i Marcomanni, gli Ermonduri, ed altri popoli dell'Allemagna, il suo ritorno in Roma, il trionfo ed il sagrificio a Giove Ottimo Massimo Capitolino, col quale diè compimento al trionfo. Il bassorilievo poi del palazzo Torlonia mostra il divo Marco, la cui testa dal ristauratore moderno è stata cangiata in quella di Lucio Vero, il quale stando dinanzi ad un edificio con colonne, forse la basilica del Foro di Antonino, accorda la pace ai Germani. L'Eckhel Doctrin. Num. Vet. T. VII. p. 63. ha dimostrato, che Marco Aurelio trionfo de'Germani e de'Sarmati accompagnato dal suo figlio Commodo l'anno 176 della era volgare il dì 23 di decembre; quindi l'arco fu eretto dopo quella pompa.

Anastasio Bibliotecario nella vita di Adriano I, narrando la grande inondazione del Tevere avvenuta l'anno 792 dice che il fiume entrato con furia per la porta Flaminia la svelse e la trasportò fino all' arco che allora chiamavano Tres Faccicelas, nome che in altri testi è scritto Faciclas, e Favicellas: qualunque sia la lezione è molto probabile, che questo allora fosse il nome dell'arco di Marco Aurelio, ed il numero Tres, che lo precede può fornire un indizio della origine di quello di Tripoli, e Trofoli, che portò ne'tempi posteriori. Quest'arco, stando alquanto obliquo colla direzione attuale della via del corso, che declina a sinistra da quella della Flaminia, per la quale era stato eretto l'arco,ed inoltre stringendo la strada, dava specialmente incommodo al popolo nella grande affluenza del Carnevale, e perciò

Alessandro VII che principalmente contribui a far regolare la linea del Corso lo fece demolire l'anno 1662. I due bassorilievi, come accennai, furono trasportati in Campidoglio: delle colonne di verde antico che ancor rimanevano, due veggonsi collocate nell'altar maggiore della chiesa di s. Agnese in piazza Navona avendole acquistate per 2000 scudi il principe Panfili, come riferisce il Cancellieri Storia de solenni possessi p. 164 e le altre due furono poste ad ornamento della cappella Corsini in s. Giovanni in Laterano: la chiave dell'arco, ornata di una figura a bassorilievo rappresentante la Germania conquistata co'suoi attributi fu da papa Alessandro VII fatta trasportare a piè della scala destra nel cortile della Sapienza, dove ancora rimane, scala che direttamente conduce alla biblioteca alessandrina da lui fondata.

ARCO DI SETTIMIO SEVERO AL FORO. È uno de'trionfali superstiti, quantunque la rapacità degli uomini, e gl'incendii l'abbiano molto danneggiato. Esso è a tre fornici, che communicano internamente fra loro per mezzo di due archi minori. Dal canto del Foro ascendevasi agli archi minori per sette gradini che ancora si tracciano, e che come nell'arco maggiore apparisce cominciavano fuori del monumento dal piano antico testè scoperto; quindi è chiaro che non fu accessibile ai carri, e che sebbene fosse un arco trionfale, lasciavasi dai trionfatori di fianco. Dal canto del Capitolio è il piano dell'arco quasi a livello col pavimento antico della continuazione della via Sacra, che passando fra quest'arco e la facciata del tempio della Concordia torceva poi a sinistra fra il fianco dello stesso tempio, ed il Carcere Mamertino, diriggendosi al tempio di Giove Ottimo Massimo Capitolino, strada che era seguita dai trionfatori. Il pavimento di poligoni di lava semisconvolto, che ve

« IndietroContinua »