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Carlo V e che datava probabilmente dal sesto secolo della Chiesa. Proseguendosi di mano in mano a sterrare sotto i tre archi, questi si sono trovati tutti divisi, e intersecati da muri per abitazioni, ora con quadri di sperone, ora con pezzi di tufa, ma generalmente con molti rottami di marmi bianchi di varie qualità, tutti lagrimevoli avanzi forse di statue, bassorilievi, e membri di architettura. Il pavimento dei due piccioli archi è tutto di belli lastroni di marmo bianco, ben conservati. Verso il monte ai due angoli attraversa un lastrone di marmo largo quasi due palmi più alto di quasi un palmo dal piano di sotto. e meno da quello di È sopra. stato messo in tal luogo come uno scalino per separare il pavimento di marmo dalla selciata superiore, e per deviare le ac* que piovane. I due archetti erano fatti per i pedoni; • l'arco di mezzo per i carri è tutto selciato, come la strada fuori. All'ingresso in questo arco grande dalla parte del Foro nell'angolo sinistro si è trovata giovedì primo settembre (1803) una base di marmo alta 6 palmi, larga in quadro quasi 4 piantata sotto la selciata, non per altro oggetto che come un masso di • sostruzione alle abitazioni superiori. Nella facciata principale di essa leggesi in buoni caratteri per quel tempo alti quasi 2 oncie :

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P. I.

PROPAGATORI IMPERII
ROMANI. D. N. FL. IVLIO
CONSTANTIO. MAXIMO
TOTO ORBE VICTORI
AC TRIVMF. SEM P. AVG
MEM MIVS VITRASIVS

ORFITVS.V.C.ITERVM
PRAEF. VRBI, IVDEX
SACR. COGN. TERT. D.N.M.Q.E

32

»

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» Tutta la facciata dell'arco verso il Foro è più danneggiata da cima a fondo nelle scorniciature, nei bas» sirilievi, e nelle colonne, si perchè più esposta alle intemperie del caldo e del freddo, e dell'umido, pes»simo pel marmo cipolla che si sfalda, ́sì ancora, per» chè essendo stato l'arco nei bassi tempi ridotto ad a>> bitazione, ed avendo anche servito di fortezza, come antiporta del Campidoglio in tempo delle guerre ci>> vili dopo il secolo XI quella facciata era la più espo» sta. I muri de'tempi bassi si sono trovati dentro e » attorno all'arco, e specialmente alla facciata verso il > Foro. La loro costruzione li fè credere antichi quale più, quale meno di 10 in 12 secoli. Alla facciata verso il Campidoglio sulla selciata frai due piedestalli non » si sono trovati muri; ma nel taglio delle terre sca» vando ora si è osservato a 24 palmi di distanza verso >> il monte un taglio che dall'alto si profondava all'an

»

tica selciata col calcinaccio ributtato poi dentro: que»sto non può essere altro che lo scavo fatto sotto il

pontificato di Gregorio XV poi richiuso, come scri» ve il Nardini. Di altri scavi grandi non ve n'è traccia, » seppure non voglia supporsi, che tutti gli altri scavatori che si sono ricordati ne'libri, abbiano sempre » scavato nello stesso sito. »

Una parte del muro di cinta fatto l'anno 1803, rimane, l'altra fu demolita l'anno 1831, quando fu riaperta la communicazione fra questo monumento e gli altri edificii del clivo Capitolino. Nella circostanza degli ultimi lavori si è riconosciuto come opera de'tempi bassi il selciato del fornice di mezzo, e a piè dell' arco, sotto il selciato medesimo sono state trovate colonne di granito rosso, e frammenti di due statue togate consolari panneggiate di porfido. Queste probabilmente ornavano la sommità dell'arco, e sono quelle

che a destra e sinistra del carro trionfale veggonsi rappresentate nelle medaglie di Settimio e Caracalla che rappresentano questo monumento.

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Di fianco, verso occidente, è nell'arco in alto la porticina, per la quale si sale alla sommità, porticina, che si vede essere stata fatta in origine. Sotto la imposta del fornice maggiore veggonsi scavati piccioli incavi quadrati nel marmo, come per applicarvi un soffitto questi vennero aperti nel secolo XVI, onde potervi fare un palco per gli officiali del popolo romano che assistevano alla solenne processione de'14 di agosto, palco che si dismetteva dopo la ceremonia. Veggasi il Cancellieri, Possessi p. 98, il quale ricorda, che vi erano cinque custodi messi dalla Camera Capitolina invigilare alla conservazione di questo monumento.

per

ARCO DI SETTIMIO SEVERO AL VELABRO. È uno de' monumentali superstiti, il quale vedesi accanto alla chiesa di s. Giorgio in Velabro sul limite dell'antico Foro Boario. Esso venne eretto ad onore di Settimio, de'suoi due figli Antonino e Geta, e della moglie Giulia Pia dai banchieri, e dai mercanti de' buoi che negoziavano in questo luogo, siccome mostra la iscrizione, che ivi si legge nella faccia rivolta a mezzodì disposta in sei linee così:

(1) IMP. CAES. L. SEPTIMIO. SEVERO. PIO. PERTINACI. AVG. ARABIC. ADIA BENIC. PARTHIC.MAX. FORTISSIMO. FELICISSIMO. (2) PONTIF. MAX. TRIB. POTEST. XII. IMP. XI, COS. III. PATRI. PATRIAE. ET (3) IMP. CAES. M. AVRELIO. ANTONINO. PIO . FELICI. AVG. TRIB. POTEST. VII. COS. III. P.P.PROCOS. FORTISSIMO. FELICISSIMOQVE. PRINCIPI. ET (4) IVLIAE. AVG. MATRI. AVG.N.ET.CASTRORVM. ET. SENA

TVS. ET. PATRIAE. ET. IMP. CAES. M .
AVRELII. ANTONINI. PII. FELICIS. AVG.
(5) PARTHICI. MAXIMI. BRITTANNICI. MA-
XIMI. (6) ARGENTARII. ET. NEGOTIANTES.
DEVOTI. NVMINI.

BOARII. HVIVS

EORVM.

LOCI. QVI
INVEHENT

In questa iscrizione si noti, che la seconda metà della terza linea: III. P. P. PROCOS. FORTISSIMO. FELICISSIMOQVE. PRINCIPI: e tutta la quinta: PARTHICI. MAXIMI. BRITTANNICI. MAXIMI: furono cancellate e scritte di nuovo; cioè in quest'arco, come in quello di sopra descritto esistente presso al Foro fu cancellato il nome di Geta, come i titoli, che lo accompagnavano, ed in luogo di questi vennero sostituite le frasi che oggi ivi si leggono. Si noti inoltre la sostituzione fatta nella ultima linea dove in origine leggevasi HVIVS. LOCI, e dove cancellata la parola LOCI, della quale si veggono ancora le traccie, si sostituì la espres: cangiamento, che parmi

sione in due linee

LOCI • QVI
INVEHENT

potersi spiegare cosi, che essendo l'arco eretto dai banchieri e negozianti boarii della contrada, quelli de'boarii, che lo aveano eretto, o che aveano contribuito alla sua erezione ebbero una privativa di commercio in questo Foro medesimo, vale a dire che soli poterono introdurre per l'avvenire il bestiame in esso: QVI. INVEHENT.

Essendo un monumento eretto a spese di privati, mentre non presenta per la mole molta imponenza è costrutto ancora con parsimonia di materiali, e per la esecuzione degli ornati è molto inferiore a quello presso il Foro descritto di sopra. Esso è fasciato di marmo e coperto di ornati per tre lati: il quarto, o quello rivolto

a settentrione non solo non è tutto ricoperto di marmo, ma non presenta che un bassorilievo, manca di altri ornamenti, ed appena presenta i capitelli abbozzati de'pi lastrini. Il lato orientale poi è chiuso in gran parte ne' muri della coutigua chiesa di s. Giorgio.

Ma se men bello presentasi questo monumento dal canto della esecuzione e dello stile, non manca d'interesse pel soggetto delle cose ivi effigiate. E in primo luogo a sinistra e a destra della iscrizione vennero effigiate le divinità tutelari della famiglia imperiale, Ercole e Bacco, delle quali la seconda è coperta entro i muri della chiesa sovraindicata. Sui pilastrini poi veggonsi effigiate le aquile delle legioni, e con esse ne'clipei le immagini de'principi: delle quali quelle di Severo ed Antonino rimangono: quella di Geta fu cancellata. Figure erano fra que'pilastrini nel piano dell'intercolunnio: oggi quella che è più vicina al Giano Qua drifronte appena può raffigurarsi: l'altra è ne'muri della chiesa. Sotto l'arco da un lato vedesi Settimio in atto di sagrificare insieme colla sua moglie Giulia effigiata col caducèo, simbolo della Concordia. E sotto queste figure è una fascia con istromenti sacri, cioè il lituo, il prefericolo, e la patera, il galero de'flamini, l'aspergillo, il simpulo, e la vagina co'coltelli sacri. Sotto questa fascia poi è rappresentato un sagrificio. Dirimpetto a Settimio e Giulia fu effigiato un sagrificio eseguito da Antonino e Geta; ma la figura di questo cesare venne cancellata. Sotto nella fascia veggonsi rappresentati altri istromenti sacri, cioè l'acerra, la scure, la patera, un bucranio, il prefericolo, il malleo, ed il vaso della acqua lustrale. Sotto questa fascia è un' altro sagrificio mutilo per metà. Nel lato rivolto verso il Giano veggonsi in alto quattro donne con un candelabro fra loro: sotto sono schiavi barbari portati da soldati romani: e

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