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applicò il nome di Lautulae alle acque, che sgorgavano presso il tempio di Giano avanti il Foro di Nerva, che era appunto quello delle altre acque che calde anche esse sgorgavano presso il tempio di Giano Gemino nell'Argileto, e formavano la palude del Velabro minore, come mostra Varrone de Lingua Lat. lib. IV. §. 156. Lautolae a lavando, quod ibi ad Ianum Geminum aquae caldae fuerunt: ab his palus fuit in minore Velabro.

Tale era il carattere che questo colle offriva, allorchè Romulo gittò le fondamenta della città eterna 753 anni avanti la era volgare. Allora non rimanevano che poche vestigia della città fondata su questo colle da Saturno, fra le quali ricordansi la porta detta prima Saturnia e poscia Pandana, e l'ara consacrata a quel nume a piè della salita originale che poscia fu nota col nome di Clivo Capitolino. A piè della rupe occidentale poi vedevasi l'ara sepolcrale di Carmenta madre di Evandro, monumento, che siccome fu notato a suo Iuogo, diè nome a quella rupe stessa, che Saxum Carmentae mentre venne appellato.

Or essendo questo colle forte per natura, non vasto per estensione, e prossimo al Palatino, non dee recare meraviglia, se dopo il Palatino fosse il primo ad esser cinto di mura, e venisse designato come la cittadella di Roma. Laonde può senza tema di credulità ammettersi la tradizione costante presso gli antichi, che Romulo lo fortificasse fin dal momento in che fu minacciato della guerra sabina, come ancora che finita quella fosse chiuso entro la città e venisse occupato da Tazio e da'suoi Sabini, come il luogo più forte, grado che poi sempre mantenne, specialmente dopo la esperienza della valorosa difesa contro i Galli: e fino al secolo XVI in che venne ridotto nello stato attuale fu

sempre con

siderato come la rocca di Roma. Sotto i re venne successivamente nobilitato con fabbriche publiche, e fin dal momento della morte di Romulo contavansi le case abitate da questo fondatore di Roma e da Tazio, l'Asilo aperto frai due querceti, l' edificio destinato a chiamare a concione il senato ed il popolo, e che perciò Curia Calabra si diceva, e la edicola consagrata a Giove Feretrio. Numa vi eresse il simulacro del dio Termine, e la edicola della Gioventù: Anco ridusse a carcere le latomie ed ingrandì la edicola di Feretrio: il primo de'Tarquinii gittò le fondamenta del tempio di Giove Ottimo Massimo, e sotto di lui il monte, pria detto Saturnio, ed allora Tarpeio, assunse il nome di Capitolium: Servio scavò sotto il carcere di Anco la camera destinata a supplizio, che da lui ebbe il nome di Tulliano: e finalmente l'ultimo de'Tarquinii innalzò il tempio di Giove cominciato dal primo. Laonde alla epoca della espulsione de're, frammezzo a case private, distinguevansi in questo colle sulla punta rivolta a ponente le case di Romulo e Tazio, la Curia Calabra, e la edicola di Giove Feretrio: nell'intermonzio i querceti, e l'Asilo: e sulla punta orientale il tempio principale di Roma, sacro a Giove, nel quale trovaronsi inclusi il simulacro del dio Termine e la edicola della Gioventù: a piè di questa punta nelle viscere del monte erano il Carcere Mamertino ed il Tulliano. Dopo l'anno 245 corrispondente all'anno 508 avanti la era volgare, allorchè Roma passò a governarsi con forme republicane, il primo fatto, che riguarda gli edificii di questo colle è la dedicazione che fece del tempio di Giove, Marco Orazio Pulvillo, console sostituito a Spurio Lucrezio defonto, come apprendiamo da Livio lib. II. cap. VIII; giacchè per la rivoluzione avvenuta, Tarquinio non avea avuto il tempo di compiere questa ceremonia. Sembra, che i Romani dapprincipio si fidas

sero troppo alla difficoltà naturale del colle per non munirlo, o per non guardarlo con tutta la cura; imperciocchè l'anno 294 di Roma all'improvviso venne di notte. occupato da Appio Erdonio Sabino alla testa di 4500 uomini esuli, o schiavi, e quindi ripreso per assalto dai Romani e dai Tusculani venuti iu soccorso di Roma: Livio lib. III. c. XV-XVIII. Questo fatto probabilmente avrà mosso i Romani a premunirsi per l'avvenire. Infatti l'assedio sostenuto da loro con tanta costanza contra i Galli l'anno 365 di Roma per sette mesi con valore invincibile mostra, che il Capitolio forte per natura era munito in modo da poter resistere ad ogni invasione. Ma tuttavia imperfette erano quelle difese ed in parte affidate all'asprezza del colle, siccome dimostra il racconto di Livio, circa Ponzio Cominio, ed il tentativo de Galli che fu sul punto di riuscire. Laonde tosto che Camillo ebbe purgato il suolo patrio della presenza dei barbari munì questo colle con sostruzioni magnifiche, a segno che Livio lib. VI. c. IV. notando i fatti dell'anno 366 dice: Eodem anno Capitolium quoque saxo quadrato substructum est: OPUS

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VEL IN HAC MAGNIFICENTIA URBIS CONSPICIENDUM,

A quella epoca il Capitolio continuava ad essere abitato promiscuamente dai privati, patrizii e plebèi; Manlio, che avea difeso questa rocca contra i Galli avea la sua casa sul vertice occidentale presso al sito, dove poi venne innalzato il tempio di Giunone Moneta, cioè sulla rupe tarpea; ora, avendo commesso l'attentato di aspirare al supremo potere fu giudicato, e punito con tutto il rigor delle leggi l'anno 371 di Roma: la casa venne demolita, e fu decretato, che affine di evitare per l'avvenire qualunque tentativo ulteriore di simile natura, niun patrizio potesse mai più abitare sulle cime del colle, sia nell'Ara, sia nel Capitolium. Circa

la stessa epoca vennero erette l'ara di Giove Pistore secondo Ovidio lib. VI. v. 369, e Lattanzio Div. Inst. lib. I. c. XX. e la edicola di Venere Calva. Lattanzio ivi. Lo stesso Camillo circa l'anno 388, di Roma, ossia 365 avanti la era volgare fece voto di erigere un tempio alla Concordia, secoudo Plutarco nella sua vita c. XLII: e questo probabilmente fu poco dopo eretto. L'anno 411 il dittatore Lucio Furio Camillo suo figlio nella guerra contra gli Aurunci fece voto di erigerne uno a Moneta e questo venne immantinente innalzato per ordine del senato nel sito della casa di Manlio, siccome si trae da Livio lib. VII. c. XXVIII e da Ovidio Fast. lib. VI. v. 183 e seg. Sul finire dello stesso secolo secondo Cicerone de Nat. Deor. lib. II. c. XXIII fu costrutto da Calatino quello della Fede. Altri ne sorsero nel secolo sesto di Roma, come quello della Concordia nell'Arz eretto circa l'anno 535 per altestato di Livio lib. XXII. c. XXXIII. e lib. XXIII. c. XXI. e quelli della Mente e di Venere Ericina edificati nello stesso tempo secondo quello storico lib. XXII. c. XI. lib. XXIII. c. XXXI: una statua di cipresso a Vejove fu per testimonianza di Plinio Hist. Nat. lib. XVI. c. XL. innalzata l'anno 551: due altri templi dedicò a Giove Quinto Marcio Ralla l'anno 560, se il testo di Livio è corretto lib. XXXV. c. XLI: due anni dopo Scipione Affricano seniore pria di partire per la guerra contro di Antioco eresse un arco ornato di sette statue dorate, di due cavalli, e di due fontane dinanzi : veggasi Livio lib. XXXVII. c. III; contemporaneamente esisteva un tempio di Opi, del quale fa menzione lo stesso scrittore l'anno 566 lib. XXXIX. c. XXII. Verso quella epoca insinuatosi il culto isiaco in Roma, Iside e Serapide e gli altri numi egizii ottennero onori nel Capitolio, donde poi l'anno 696 furono discac

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ciati dai consoli Pisone e Gabinio al dire di Tertulliano Apologet. c. VI. Un portico magnifico costrusse su questo colle, secondo Velleio lib. II. c. I, Publio Cornelio Scipione Nasica soprannomato Serapione, che fu console l'anno di Roma 616, epoca in che per testimonianza dello storico sovraccitato Roma cominciò a nobilitarsi di fabbriche sontuose. L'anno 670 andò a fuoco il tempio di Giove edificato da Tarquinio il Superba per testimonianza di Cicerone in Verr. I. c. XIII. IV. c. XXXI, Dionisio lib. IV. c. LXX. Tacito Hist. lib. III. cap. LXXII. Plutarco in Poplicola, Appiano, Giulio Ossequente, Dione, Eusebio, e Cassiodoro : fu riedificato per ordine di Silla che fece venire a tale uopo da Atene le colonne del tempio di Giove Olimpico siccome narra Plinio lib. XXXVI. c. VI, Ma non giunse a dedicarlo, onore che era riserbato a Catulo quattordici anni dopo la catastrofe, cioè l'anno 684 di Roma. Questo stesso personaggio durante il suo consolato l'anno 676 costrusse il Tabulario, siccome faceva fede una iscrizione che fino alla metà del secolo XVI. si vide sul luogo. Questa fu la ultima fabbrica che venne eretta su questo colle durante il reggimento republicano come l'abolizione del culto isiaco l'anno 696 fu l'ultimo avvenimento importante di quel ciclo.

Sul principio pertanto del secolo ottavo di Roma il Capitolio presentava l'aspetto di una cittadella fortificata con mura di pietre quadrate accessibile solo dal canto interno di Roma, cioè verso mezzodì. Sulla fal da verso lo stesso lato vedevansi il tempio della Concordia ed il Carcere: nell'intermonzio di fronte al Foro sopra la sostruzione, la sostruzione, che serviva di muro sorgeva il portico del Tabulario, edificato da Catulo la punta orientale il nuovo tempio di Giove fabbrica to da Silla: a piè di esso nell'ingresso del Capitolio l'ar¬

e sopra

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