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Ab alio latere via publica, quae ducit sub Capitolium et exinde descendit per limitem et appendicem super hortos, quos olim Ildebrandus et Iohannes diaconus et haeredes Iohannis de Guinizo tenuerunt usque in templum maius quod respicit super Alafantum. A tertio latere ripae, quae sunt super fontem de Macello et exinde revolventes se per appendices suas super Canaparia usque in Carnarium s. Theodori.A quarto vero latere ab eodem vero Carnário ascendit per caveam in qua est petra versificata: exinde descendit per Hortum s. Sergii usque in hortum qui est sub Camellaria veniens per gradus centum usque ad primum affinem. Circa eumdem vero montem concedimus etc. domos, casalinas, cryptas, ergasteria in Mercato, totum montem praedictum Capitolii in integrum, et caetera omnia, quae in montem vel circa montem sunt. Questo documento mostra essere a quella epoca tutto il monte dato in proprietà diretta al monastero di s. Maria de Capitolio: essere in parte coperto di orti, e di alberi: aprirsi dinanzi ad esso un campo dove facevasi il mercato nel quale vedevansi pietre e colonne e particolarmente ivi si fa menzione del portico del Tabulario, che allora dicevasi porticus Camellariae: del nome primitivo di clivus argentarii che avea la salita di Marforio, che allora era cangiato in quello di discesa di Leone Proto: di un templum maius super Alaphantum allora ancora esistente, il quale per la confinazione sembra essere stato, dove oggi è il palazzo de'Caffarelli ed inoltre della esistenza ancora dell'Elephantus Herbarius menzionato da Vittore. Si nominano poi le rupi sopra una fonte del macello, che è la rupe Tarpeia: la Canaparia prigione che esisteva sotto quella rupe medesima e che si ravvisa in quelle vaste latomie che la forano dal canto della piaz

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za della Consolazione: una iscrizione, petra verificata: e finalmente i famosi cento gradi ricordati da Tacito, che ancora si conservavano. Poco dopo la epoca in che fu fatta questa costituzione da Annacleto, cioè l'anno 1143 avvenne la rivoluzione di Roma, quangran do i cittadini insorsero contra papa Innocenzo II. e sul Capitolio ristabilirono il Senato, e si diedero una forma di governo republicano. Indarno nel 1145 papa Lucio II. volle por termine a questo stato di cose: egli secondo Gottifredo da Viterbo, e secondo un altro scrittore accennato dal Baronio, assalt vigorosamente il Capitolio, ma incontrò tal resistenza dal canto de' Romani, che nella zuffa rimase ferito, e poco dopo morì. Da questo fatto apparisce quanto fosse fortificato quel posto allora formalmente riguardato come sede del nuovo: governo. Narra Ottone da Frisinga de Gestis Frid. I. lib. II. c. XXII. che nella venuta in Roma di Federico I. l'anno 1155 i Romani convocarono un consiglio nel Gapitolio, e stabilirono di assalire le genti dell'imperadore, fatto che fini colla peggio de' Romani medesimi che lasciarono sul campo un migliaio di morti. Così nel Capitolio tennero consiglio l'anno 1191 come ricavasi da un documento edito dal Muratori Ant. Medii Aevi T. III. p. 788, quando si trattò della distruzione di Tusculo. Un altro docamento in parte riguardante questo colle si ha nella epistola di papa Innocenzo III. scritta l'anno 1199 a Romano arciprete ed al clero della chiesa de'ss. Martino, Sergio e Bacco, onde definire le vertenze fra questa chiesa ed il monastero di s. Maria de Capitolio a cagione de'confini. In questa carta si ricorda di nuovo la Camellaria, che si mostra abitata in guisa che gli abitanti della parte di sotto di essa. fossero della parrocchia di s. Sergio, e quelli della parte superiore fossero di s. Maria: e si parla pure della

Canaparia ricordata di sopra. Pochi anni dopo avven nero sotto lo stesso pontificato disturbi gravissimi in Roma, ne' quali i Romani assalirono il Capitolio onde prendere il senatore Pandolfo de Subura questi appena potè salvarsi, e la sua torre fu smantellata. Veggasi la Cronaca di Fossa Nuova, ed il Baluzio. Nel Capitolio fu collocato, come luogo più degno il carroccio di Milano mandato da Federico II. in dono ai Romani, l'anno 1238 e decorato con una iscrizione, che ancora si conserva nella seconda branca delle scale nel palazzo de'Conservatori. Nello stesso secolo ricordansi le carceri del Capitolio dove l'anno 1264 per testimonianza di Teodorico riportato dal Muratori Rerum Italicarum Script. T. III. P. II. furono chiusi i ghibellini di Pietro signore di Cerveteri e due anni dopo vennero chiusi i guelfi, e liberati da Carlo di Angiò come narra il Malaspina presso lo stesso Muratori T. VIII. p. 834. Nella venuta di Corradino racconta il Bonincontri presso il Lami Delic. Erudit. T. VI. che fu dai Romani accolto e salutato imperadore, e con applausi condotto al Capitolio. A que'tempi anche i senatori di Roma si eleggevano dinanzi il palazzo del Capitolio al suono della campana dicendosi di papa Martino IV. che nell'anno 1289 fu eletto a quest'officio: congregato magnifico populo romano ante palatium Capitolii publice ad sonum campanae, et voces praeconum ut moris est: veggasi l'atto inserito dal Rainaldi Ann. Ecc. T. XV. an. 1281. n. 15. Circa quella medesima epoca come ricavasi da Martino Polono vedevasi a piè del Capitolio verso il Foro la statua detta di Marforio, e che egli chiama simulacrum Mamertini : non si era estinta la memoria del tempio della Concordia presso la chiesa de'ss. Sergio e Bacco conservavasi il nome di Canaparia, ricordando in que'dintorni un templum Cereris

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et Telluris, forse quello di Opi e Saturno: e di nuovo ricordasi, l'Elephantus, ubi nunc est domus filiorum Petri Leonis, cioè ne'dintorni della piazza Montanara odierna. Di poco posteriore a questo è l'altro scritto che va sotto il nome di Mirabilia Romae in esso si legge Mons Tarpeius vel Capitolinus ubi est palatium Senatorum, nomina come per tradizione: Super arcum erat templum Caesaris et Vestae, et ex parte Capitolii erat templum Iunonis: iuxta Forum publicum erat templum Herculis in Tarpeio, et Achillis .... in loco ubi est ecclesia Aracoeli: et fuerunt palatia simul iuxta: palatium Phoebi et Carmentis, ubi Octavianus vidit visionem suam in coelo : iuxta Canapariam erat templum Iani, qui erat Capitolii custos. Tradizioni foggiate sono queste sopra avanzi ancora superstiti, fralle quali eccita meraviglia come ancora si mantenesse quella di Carmenta, alla quale poco dopo rannodasi il racconto del colloquio fra la Sibilla ed Ottaviano. Gravi tumulti avvennero pel Capitolio negli anni 1311 e 1312 che ci vengono descritti dai contemporanei Ferreto Vicentino, ed Albertino Mussato presso il Muratori Rerum Italic. Script. T. IX. p. 1091 1112, c T. X. p. 408. Da questi scrittori apparisce che Lodovico di Savoja senatore di Roma andando incontro ad Enrico VII. diè il magistrato urbano ed il Capitolio nelle mani di Iacopo Annibaldo e Rizzardo Orsini ma venuto Enrico in Roma questi dichiararono di non voler restituire il Capitolio a Lodovico, se non previo lo sborso di 4000 fiorini. Si pagarono questi da Enrico, ma nulladimeno la resistenza continuò. L'anno seguente essendo ritornato Enrico s'impadroni della Torre delle Milizie, e poscia occupò il Capitolio che era stato abbandonato da coloro che lo guardavano. Pártito Enrico il popolo insorse contra i

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grandi, prese di viva forza il Capitolio e creò capitano con autorità dittatoria Iacopo Stefaneschi. I magnati tor narono colle forze raccolte dai loro feudi, ed assalito il Capitolio lo presero, e fatto prigione lo Stefaneschi lo misero in carcere. Ferreto Vicentino nel narrare queste fazioni, trattando della presa del Capitolio fatta da Enrico VII. che, come indicossi, venne dalla parte della Torre delle Milizie, cioè dal canto del Foro Trajano, mostra ancora permanente la opinione che il tempio di Giove fosse dal canto di Aracoeli locus ille quondam lovi veterum ritu dedicatus.... facile captus sit. Egli pure ricorda in tal circostanza essersi raccolti da 10,000 Romani nella via publica dinanzi il vestibolo del Capitolio in vico publico ante Capitolii vestibulum. Dopo la caduta dell'impero romano mai il Capitolio non fu tanto celebre quanto nel tribunato di Rienzi, il quale secondo lo storico di Pistoja, scrittore contemporaneo fu nell'anno 1347 eletto rettore del comune di Roma con titolo di Tribuno appunto sopra questo colle. Egli trovò il palazzo malconcio ed ordinò, che venisse risarcito, siccome narra l'autore della sua vita, imponendo la tassa di cento fiorini ad ognuno che avea avuta la dignità senatoria. Secondo Giovanni Villani il tribuno trovavasi su questo monte ai 15 di decembre dello stesso anno, quando sopraffatto dalla fazione colonnese ne uscì travestito. Dopo la prima caduta di Rienzi per testimonianza di Matteo Villani il Capitolio fu sforzato da Iacopo Savelli l'anno 1351. Lo riteneva sul finire dello stesso anno Luca Savelli, allorchè il popolo se ne impadronì, forzandolo alla resa, onde istallare Giovanni Cerroni nella dignità senatoria. Lo stesso Villani che riferisce questi fatti racconta che ai 15 di febbraio 1353, il popolo ammutinatosi sulla piazza detta del mercato sotto al Capitolio corse al pa

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