Immagini della pagina
PDF
ePub
[ocr errors]

spondente alla piazza di s. Nicola in Carcere. Questo
pertanto è uno degli estremi di questa salita: dell'altro,
cioè di quello a piè del monte ci ha conservata la me-
moria la costituzione di Anacleto II. inserita di sopra,
documento pertinente circa all'anno 1130. In essa i con-
fini del monastero di Araceli, siccome si vede, comin-
ciano dalla salita di Marforio, e girando attorno al mon-
te dal lato del Campo Marzio e della rupe Tarpeia
per la falda che guarda il Foro, e l'orto di s. Sergio,
chiesa già esistente presso l'arco di Settimio, raggiun-
gono il punto donde sono partiti, cioè la salita di Mar-
forio per i Gradus Centum: Exinde descendit per
Hortum s. Sergii usque in Hortum qui est sub Ca-
mellaria veniens per GRADUS CENTUM usque ad pri-
mum affinem, cioè al Clivus Argentarii. I cento gra-
di pertanto cominciavano in vista dell'arco di Settimia
presso all'angolo orientale del carcere Mamertino, os-
sia sul principio della salita di Marforio, giravano
dietro al carcere nell'andamento di quella strada sco-
scesa, che va a raggiungere la cordonata, ed ivi tro-
vavansi al paro del ripiano, che formava il Clivus Sa-
cer, ripiano commune ancora ad essi, e che era a con-
tatto col portico del Tabulario. Traversato questo por-
tico in tutta la sua lunghezza, come pure il Clivo Ga-
pitolino che trovavasi dall'altra parte, i gradini comin-
ciavano a salire le rupi dell'Arx presso l'imbocco della
odierna via di Monte Tarpeo, e quasi dirimpetto alla
lapide di Gregorio XIII. riferita di sopra torcevano a
destra entrando nell'Arx e terminando sul ciglio della
rupe presso la sala dell'Istituto di Corrispondenza Ar-
cheologica. Conoscendo che nell'andare de'secoli questo
ciglio si è dilabrato, e che la base della rupe è rima-
sta ingombra di oltre 40 piedi, può calcolarsi a circa
100 piedi l'altezza originale della rupe, e quindi si co-

1

nosce la origine del nome di Centum Gradus data a questa salita che vi montava, salita tagliata a gradini nel masso della rupe stessa. Siccome poi i primi gradini conducevano al ripiano del carcere, come gli ultimi mettevano sulla rupe Tarpeia destinata a supplizio de' rei, si conosce pure la origine del nome di Scalae Gemoniae dato alla prima branca di questi gradini pei gemiti, che necessariamente doveano tramandarsi da coloro, che erano forzati a salirli, o per essere gittati nel carcere, o precipitati dalla rupe. E su queste stesse Gemonie esponevansi i cadaveri de'giustiziati nel carcere, e di là trascinavansi con uncini nel Tevere a traverso del Foro, onde incutere terrore: spettacolo orrendo di uno strazio rarissimo prima delle proscrizioni di Mario, che poscia divenne più commune, e dal quale non andarono esenti neppure alcuni de' cesari. Questa salita era interrotta da varie porte: una all'ingresso del portico, l'altra di là da esso, la terza poi all'ingresso dell'Arx, e di questa si veggono ancora le traccie a sinistra di chi sale a Monte Caprino dopo la lapide di Gregorio XIII. ricordata più volte.

Prossimo all' accesso nella cittadella è quello del Clivo Capitolino che terminava nel solco che suole dai moderni appellarsi Intermonzio. Di questo, visibile e scoperta è la direzione, e in maggior numero sono le notizie, che a preferenza degli altri accessi ce ne hanno lasciato gli antichi scrittori, forse perchè fu il più naturale ed originalmente il più commodo (sebbene anche esso arduo) e perciò il più frequentato. Di questo clivo fu scoperto il primo tratto l'anno 1818 a spese del conte di Funchal ambasciadore del re di Portogallo presso la s. Sede, e per le cure del Fea. Questo tratto trovavasi fra il tempio esastilo di ordine ionico, e le tre colonne del tempio corintio noto col no

me di tempio di Giove Tonante. Ivi fu veduta tutta la sua larghezza che è di circa 8 piedi antichi, quindi impossibile era ai trionfatori salire per esso al tempio di Giove co❜loro carri, perchè non sufficientemente largo. Inoltre considerando che partiva dal piano del Foro, tanto più basso, che si vede alla colonna di Foca, era perciò molto arduo, e per tale lo descrisse Qvidio ne’ Fasti:

inde prout Nunc est

ARDUUS per valles et Fora clivus erat.

E si noti in questo passo non solo l'epiteto di arduus dato al clivo, ma ancora il numero plurale, col quale enunciansi valles, e fora, poichè Ovidio riportandosi ai tempi primitivi di Roma appella valles il piano fra il Capitolio ed il Palatino, ed avendo in vista lo stato de'luoghi a'suoi dì chiama queste, valles, col nome di fora, alludendo ai fori Boario, e Romano, ed a quelli di Cesare e di Augusto, ai quali questo clivo metteva. Di questa salita sono stati poi trovati i due estremi, cioè quello a piè del tempio esastilo delle otto colonne, dove diramava dalla via sacra, e quello, dove sboccava nel solco dell'Inter Lucos all'estremità del Tabulario, dove rimane troncato dalla torre di Bonifacio IX. Vale a dire che distaccandosi a sinistra della via sacra, torceva a sinistra e passava fra il tempio esastilo ionico e quello corintio detto di Giove Tonante: quindi presso l'angolo posteriore del tempio esastilo torceva a destra e passava dinanzi il lato del Tabulario, dove si vede prendere la direzione della valletta detta Inter Lucos a traverso la torre di papa Bonifacio IX. Il lastricato di questo clivo è informe, meno un tratto dove dirama dalla via sacra che è conservatissimo. E sotto di esso ricorre una cloaca antica, la quale nel pri¬ mo tratto presenta una specie di bottino, dove andavano

:

a cadere le acque di questa parte del colle: questo è tagliato nel tufa granulare, ed in esso si vede lo sbocco di una cloaca superiore rivestita di opera laterizia. Dal recipiente suddetto parte sotto il clivo la cloaca costrutta di bella opera laterizia de'tempi augustani colla volta a capanna formata da tegoloni, che scende a seconda del clivo. Presso l'angolo del tempio di Giove Tonante è uno scolo, che anticamente vi portava lo stillicidio del tempio e quasi dirimpetto all'altro angolo torce bruscamente a destra, e la costruzione in luogo di laterizia è di massi quadrilateri di peperino con ristauri di laterizio indizio è questo che la cloaca primitiva era tutta di quella pietra e che le parti laterizie appartengono ai ristauri della era augustana ordinati da Agrippa durante la sua edilità. Pochi passi dopo un antico chiusino indica il punto dove veniva ad influire nella cloaca lo scolo proveniente dal tempio della Concordia ivi la cloaca torce di nuovo a destra diriggendosi verso la Consolazione, onde andare a raggiungere la Cloaca Massima. Da questa esposizione de' fatti da me osservati nello sterramento che feci eseguire di questa cloaca l'anno 1829 parmi potersi riconoscere in essa tre epoche diverse la prima del tratto tagliato nel tufa, la seconda di quello costrutto di massi di pietra albana, e la terza di quello di opera laterizia, evidentemente il più recente di tutti. Quindi parmi che la cloaca primitiva, quella cioè tagliata nel masso debbasi ascrivere a Tarquinio Prisco, il quale secondo Dionisio e Livio fu il primo ad aprire tali canali utilissimi sotterranei, che poscia furono raccolti nel grande da Tarquinio il Superbo, e si noti che fu Tarquinio Prisco, che pure fondò il tempio di Giove Capitolino la seconda può attribuirsi all'anno 568 di Roma, allorchè Livio lib. XXXIX. c. XLIV, narra che i cen

:

:

sori Marco Porcio Catone e Lucio Valerio Flacco fecero cloache nell'Aventino ed in altre parti, dove non esistevano o all'anno 578, quando i censori Quinto Fulvio Flacco, ed Aulo Postumio Albino lastricarono per la prima volta con selci il Clivo Capitolino: la terza finalmente ad Agrippa, siccome si disse, vedendosi evidentemente non essere che un ristauro dell' antecedente.

Rimane ora a determinarsi l'andamento della terza salita, che era la più diretta e certamente non posteriore alla costruzione del tempio di Giove. Questa salita, che poteva riguardarsi come una continuazione della via sacra fu designata col nome di Clivus Sacer, come si trae da Orazio Odar. lib. II. v. 35, dove dice: quandoque trahet feroces

Per SACRUM CLIVUM merita decorus

Fronde Sygambros:

e come notano il vecchio scoliaste pubblicato da Cruquio ed Acrone nelle chiose a questo passo medesimo riferite di sopra p. 51. Tacito poi, siccome fu indicato a suo luogo designa, come prossimo al luco dell'Asilo il suo sbocco: iuxta lucum Asyli. Di questa salita sí conoscono ora bene gli estremi, poichè fra l'arco di Settimio ed il tempio ionico delle otto colonne vedesi come la via sacra salendo pian piano la falda del colle, dopo che se ne era distaccato a sinistra il clivo capitolino volgeva a destra passando dinanzi alla fronte del tempio della Concordia, fra questa e l'arco di Settimio, dove torceva a sinistra nella direzione della cordonata odierna fra il Carcere ed il tempio della Concordia. E di questa svolta dal Foro al Capitolio fa menzione. Tullio nelle Verrine allorchè mostra il costume, che tenevasi ne'trionfi di mandare nel Carcere i capitani nemici fatti prigioni, appunto allorchè il carro trionfale

« IndietroContinua »