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Q.LVTATIVS.Q.F.Q.N. CATVLVS. COS SVBSTRVCTIONEM. ET. TABVLARIVM. S.S FACIENDVM. COERAVIT

oggi questa iscrizione più non esiste, o perchè sia rimasta intieramente consumata dal sale, giacchè si vide che Poggio fin da'giorni suoi la dice molto corrosa: literis adeo humore salis exesis; ovvero perchè sia stata da qualche muro moderno coperta. Essendo pertanto questo un portico fin dall'anno 674 di Roma edificato, e trovandosi a destra del clivo capitolino per chi saliva sul Capitolio, facile è ravvisare in esso quello indicato da Tacito nel passo riferito di sopra, dove narra l'assalto dato dai Vitelliani al Capitolio, quando dice che erano fin da'tempi antichi a lato del clivo portici a destra, sul cui tetto saliti i soldati di Sabino con pietre e con tegole cercarono di fare argine all'assalto: erant antiquitus porticus in latere clivi, dextrae subeuntibus: in quarum tectum egressi saxis, tegulisque Vitellianos obruebant. Questo mosse i Vitelliani a gittar faci nel portico ed a farsi strada col fuoco, mezzo che poi fini coll'incendio del Capitolio. Or dicendo Tacito porticus in plurale indica che questo portico ne avea un altro sopra, il quale è oggi scomparso, ma che fu probabilmente formato da colonne di travertino di ordine corintio, delle quali sono stati scoperti parecchi rocchi nello scavare l'area degli Dii Consenti, e che ivi veggonsi collocati. Nel secolo XII e XIII questo edificio chiamavasi Camellaria e distinguevasi in Camellaria inferiore e superiore come si trae dalla Costituzione di Anacleto II. e dalla epistola d'Innocenzo III. riferite di sopra. Circa il Tabulario stesso, poichè finora non si è discorso che del portico, così chiamavasi

l'edificio eretto da Catulo espressamente in questo luogo nella riedificazione del tempio di Giove Capitolino affine di conservarvi le tavole contenenti i senatusconsulti, i plebisciti, i trattati, i privilegii ec. siccome si trae da Svetonio nella vita di Vespasiano c. VIII. allorchè mostra come essendo perite da 3000 tavole di bronzo per l'incendio del Capitolio nella guerra vitelliana egli cercandone le copie in tutte le parti dell'impero le ristabilì: aerearumque tabularum tria millia quae simul conflagraverant restituenda suscepit: undique investigatis exemplaribus instrumentum imperii pulcherrimum ac vetustissimum, quo continebantur paene ub exordio urbis senatusconsulta, plebiscita de societate et foedere ac privilegio cuicumque concessis. Prima the Catulo formasse quest'archivio generale sembra che tali documenti fossero sparsi in varii archivii publici separati; imperciocchè da Polibio lib. III. c. XXVI apparisce, che i trattati colle nazioni straniere e coi re si conservavano in un archivio dipendente dagli edili presso il tempio di Giove Capitolino: e da Livio lib. III. c. LV. si dichiara, che il primo archivio pe'senatusconsulti fu affidato alla cura degli edili plebei e collocato nel tempio di Cerere e Proserpina presso le Carceri del Circo Massimo, oggi chiesa di s. Maria in Cosmedin. Questo medesimo storico lib. XLIII. c. XVI. mostra che i censori aveano il loro archivio speciale nell'Atrio della Libertà sull' Aventino. Dal passo di Svetonio riferito di sopra si trae quanto vasto edificio dovesse essere il Tabulario per contenere 3000 tavole di bronzo, le quali certamente non erano sotto il portico di publico transito che è quello che ancora quasi intiero rimane; ma nelle sale attinenti, oggi inserite nel palazzo senatorio. Questo palazzo probabil mente occupa ancora il sito della biblioteca e delle scuole capitoline,

edificii ricordati da Orazio, Eusebio, Orosio ed Eutropio e dal codice Teodosiano nel titolo De studiis liberalibus urbis Romae che è il IX del libro XIV.

Sulle due cime del monte non rimangono che pochi informi avanzi di sostruzioni, i quali attribuisconsi al tempio di Giove Capitolino dai topografi, secondo il sistema, che seguono di crederlo, situato sulla cima di Araceli, o sopra quella de'Caffarelli. Essendo questo uno degli edificii di Roma antica di prima importanza credo opportuno di ragionarne di proposito malgrado la picciola imponenza che presentano le rovine esistenti.

TEMPIO DI GIOVE CAPITOLINO. Da che lo studio delle antichità di Roma fece particolarmente la occupazione de'dotti il tempio di Giove Capitolino centro della potenza romana fu scopo delle loro investigazioni; ma siccome grande era la importanza del soggetto, minimi gli avanzi superstiti, e che facilmente potevansi ad altre fabbriche attribuire, e la tradizione illanguidita e quasi spenta dall'andare de'secoli, quindi ben presto formaronsi come due campi fra loro opposti, di coloro che ne ravvisarono il sito sulla punta oggi coperta dalla chiesa di s. Maria in Araceli, e dal convento annesso, e di quelli che lo immaginarono sulla cima opposta che guarda il Tevere, e che viene particolarmente distinta per la rupe Tarpèa. Queste due opinioni diverse contano campioni insigni, che possonsi raccogliere tutti sotto i nomi di Nardini e Donati, che debbonsi riguardare come i principali protagonisti: quella difesa dal primo è più antica : l'altra è stata in questi ultimi tempi, se non con nuovi argomenti, almeno con modi nuovi risuscitata. Fedele al mio sistema di volere cercare la verità credo dovere esporre ciò che sul sito di questo tempio famoso si trae dall'autorità degli antichi scrittori applicandola ai luoghi.

Notai di sopra che due cime presenta questo monte, una verso oriente, l'altra verso occidente: due punte sempre sul colle capitolino si notano negli antichi scrittori distinte co'nomi di Capitolium ed Arx; imperciocchè Livio lib. III. c. XV. narrando la occupazione di questo colle fatta da Appio Erdonio sabino dice che in numero di 4500 fra esuli e servi di notte occuparono il Capitolio, e l'Arce: CAPITOLIUM atque ARCEM OCcupavere e più sotto c. XVIII: eadem nocte et Tusculum de ARCE, CAPITOLIOQUE occupato e c. XIX. Quum hostes in ARCE, in CAPITOLIO essent, exsulum et servorum dux profanatis omnibus in cella Iovis optimi maximi habitaret etc. Ma più chiaramente ancora di ogni altro Valerio Massimo lib. III. c. II. §. 7. scrive: Romani Gallorum exercitu pulsi quum se in Capitolium et in Arcem conferrent, inque HIS COLLIBUS morari omnes non possent, necessarium consilium in plana urbis parte seniorum relinquendorum ceperunt, quo facilius iuventus reliquias imperii tueretur : e nel lib. VI. cap. III. §. 1. di nuovo distingue queste due parti, come quelle nelle quali dopo il delitto di Manlio non fu più permesso ai patrizii di abitare: ne quis patricius in Arce aut Capitolio habitaret. Non cade pertanto dubbio per le testimonianze riferite, alle quali altre se ne potrebbero aggiungere, che nel monte Capitolino le due cime fossero coi due nomi diversi di Capitolium e di Arx distinte. Or niuno metterà certamente in questione, che per Capitolium s'intendesse quella che avea dato nome a tutto il monte per la testa recisa di fresco rinvenuta nello gittar le fondamenta del tempio di Giove, e che per Arx venisse designata la punta più forte, che coronata di ripari solidi costituiva la cittadella di Roma, vale a dire quella più dirupata, ossia la cima occidentale, nella quale ap

pariscono ancora oggi, specialmente rimpetto al monastero ed alla strada detta di Tor de'Specchi gli strati delle pietre quadrilatere, che disposte sul ciglio estremo ne formavano il recinto. Dall' altro canto Dionisio Alicarnassèo lib. III. c. LIX. descrivendo i lavori, fatti da Tarquinio Prisco per eriggere il tempio di Giove descrive il monte, ossia la punta prescelta a questo uso aguzza, a guisa di piramide, onde affine di avere un piano che presentasse un'area sufficiente allo scopo eresse sostruzioni altissime in molte parti che spiccavansi dalla base del monte, e queste vennero riempite di terra: fatto che è in opposizione diretta colla natura della cima occidentale, che mentre è tagliata a picco lascia uno spazio piano e sufficientemente vasto di sopra, non solo pel tempio designato, del quale si conoscono le dimensioni, ma ancora per altri edificii: inoltre conserva vestigia distinte delle antiche mura, che in luogo di cominciare a piè del monte veggonsi immediatamente fondate sul ciglio della rupe, e secondo il girare di quella girare anche esse come si osserva nella parte che domina il monastero e la via di Tor de' Specchi. Al contrario la punta orientale che è molto più ristretta non presenta in alcuna parte la rupe, ma bensì dappertutto vestigia di sostruzioni di varia struttura, come quelle che in epoche diverse furono rafforzate, o rifatte: e queste cominciare a piè del colle, come Dionisio descrive quelle fatte pel tempio di Giove. Ho detto queste sostruzioni presentare diverse strutture; imperciocchè una parte, che si vide fino all'anno 1819, e che serve di sostegno alla scala di Araceli venne coperta dal muro moderno eretto in quell'anno, e questa è di massi quadrilateri di pietra vulcanica, onde io credo che appartenga alla epoca di Tarquinio Prisco: altre a nicchioni rimangono nel giardino de'frati minori di Ara

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