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città; ma il suo scopo era di dar nervo a questa milizia così che insieme unita acquistasse fiducia nella sua forza, e ne venisse timore negli altri, quindi il loro campo venne compiuto l'anno della era volgare 23, e da quel tempo l'autorità del prefetto del pretorio, e la forza de'pretoriani dispose dell'imperio. Veggasi su questo importante avvenimento ciò che scrive il lodato scrittore, Ann. lib. IV. cap. II. Questo medesimo annalista poco dopo mostra, che allora risiedevano in Roma tre coorti urbane, e nove coorti pretorie, e che queste reclutavansi con soldati nativi della Etruria, dell'Umbria, del Lazio antico, e delle colonie romane più antiche: quamquam insideret urbem proprius miles, tres urbanae, NOVEM PRAETORIAE COHORTES, Etruria ferme, Umbriaque delectae, aut vetere Latio et coloniis antiquitus romanis. Dione lib. LV. cap. XXIV. mostra che a'suoi dì erano 10 mila i pretoriani e questi divisi in dieci coorti, 6 mila gli urbani divisi in quattro. Nelle lapidi poi riportate particolarmente dal Guasco Musei Capit. Ant. Inscript. T. II. pag. 1. e seg. esistenti nel cortile del Museo Capitolino, in quelle illustrate dal Rivautella e Ricolvi Marmora Taurin. T. II. p. 47. si ricordano la XI, la XII, e la XV. Io però attenendomi al passo di Dione, ed alla opinione di Fabretti Inscr. c. III. pag. 127 credo che possa asserirsi essere il numero ordinario delle coorti pretorie dopo Tiberio stato portato a 10, ciascuna composta di 1000 uomini, e solo in qualche circostanza straordinaria avere oltrepassato questo numero, come per esempio nella guerra civile fra Vitellio e Vespasiano narra Tacito Hist. lib. II. c. XCIII. che furono portate a 16, ciascuna di 1000 uomini, SEDECIM PRAETORIAE, quatuor urbanae cohortes scribebantur, queis SINGULA MILLIA inessent.

Da Tacito pertanto nel passo riferito di sopra ap

parisce che fu Seiano, che raccolse in un sol campo l'anno 23 della era volgare le coorti già stabilite da Augusto ed in varii luoghi stanziate, e che quel campo fosse procul urbis illecebris lungi dalle attrattive della città che infatti fosse fuori del recinto di Roma si dichiara da Plinio Hist. Nat. lib. III. c. V. §. IX. che nello stesso tempo mostra, che era prossimo agli ultimi fabbricati ad extrema vero tectorum cum castris praetoriis; ma nè l'uno nè l'altro indicano in qual direzione. Questa si trae da Svetonio, che nel narrare la morte di Nerone c. XLVIII, e come quel mostro si diresse alla villa di Faonte suo liberto posto fra le vie salaria e nomentana, al quarto miglio, cioè alle odierne Vigne Nuove fuori di porta Pia, dice, che passando presso i Castra udì le grida de'pretoriani, che auguravano a lui malanni, ed a Galba felicità: fatto che dimostra la vicinanza di quel campo alla porta Pia. Con maggior precisione poi si esprime lo scoliaste di Giovenale commentando que'versi della satira X:

vis certe pila cohorteis

Egregios equites et castra domestica? imperciocchè dice, che presso l'aggere di Servio, Seiano pel primo stabilì il campo de'pretoriani, cioè di là dalle Terme di Diocleziano, super Diocletianas, e questo fu appellato CASTRA PRAETORIA. Or questo sito coincide esattamente con quello oggi occupato dalla vigna del Macao de'pp. gesuiti, dove infatti si riconoscono tre lati del vallum e parte delle celle de'pretoriani.

Questo campo stabilito a sostegno dell'autorità imperiale contra i cittadini di Roma, dopo la morte di Caligola divenne il centro ed il fomite di tutti i torbidi, che agitarono l'imperio, e di tutte le rivoluzioni; imperciocchè i pretoriani erano quelli che toglievano ed accordavano la porpora. Nella fazione avvenuta ai tempi

di Massimo e Balbino, riferita da Erodiano lib. VII. c. XI. e XII. e da Capitolino nella vita di que'due imperatori c. X. i Castra Praetoria andarono esposti ad un assalto per parte della popolazione di Roma, la quale col tagliare i condotti di piombo costrinse i pretoriani a venire a patti: di tali tubi, che portavano l'acqua ai Castra uno ne fu scoperto entro la vigna del Macao l'anno 1742: appartiene questo alla epoca di Marco Opellio Macrino che di prefetto del Pretorio divenne imperadore l'anno 217 della era volgare:

IMP.

CAES. M. OPELLI . SEVERI. MACRINI. AVG
M OPELLI. SEVERI DIA DVMENIANI. CAES. PRIN. 1V

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Questa scoperta mentre dimostra la verità del fatto ricordato da Erodiano e Capitolino, certifica ancora il sito de'Castra. Le coorti pretorie durarono fino alla epoca di Costantino, cioè fino all'anno 312 della era volgare; imperciocchè que' soldati rimasero fedeli a Massenzio da loro portato all'imperio, e per lui combatterono nella famosa giornata di Saxa Rubra sulla via flaminia, onde Costantino rimasto vittorioso cassò quella milizia turbolenta e smantellò il loro campo per testimonianza di Aurelio Vittore de Caes. cap. XI. e di Zosimo lib. II. c. XVII. Dall'anno 312 fino all' anno 403 i Castra rimasero abbandonati: in quell'anno però Onorio profittò di tre lati del recinto primitivo di essi per le mura attuali di Roma e distrusse intieramente il lato che guardava la città, come affatto inutile al nuovo scopo: dall'altro canto il vallum essendo troppo basso fu da lui considerabilmente innalzato, onde pareggiare il resto delle mura.

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Che i Castra edificati da Seiano non fossero cinti da un semplice vallum di pali, come ordinariamente i campi romani, ma di muro, e questo coronato di merli si dimostra particolarmente da Erodiano lib. VII. c. XI. dove descrive l'assalto dato dal popolo, nominando il τειχος (muro) piu volte, e le επάλξεις (merli ) : che poi per la forma fossero affatto analoghi ad un vero campo romano apparisce chiaramente dagli avanzi superstiti. Imperciocchè è un' area quadrilatera vastissima, che presenta ne' lati minori rivolti a nord e sud 1250 piedi di lunghezza, e ne' maggiori 1450: avvertendo che gli angoli sono rotondati, e che il lato meridionale a cagione di un edificio che lo impediva, e del quale veggonsi traccie nella pianta di Nolli, era verso l'angolo orientale come troncato, cioè la linea del recinto rientra considerabilmente. Le mura primitive si riconoscono alla perfezione della struttura laterizia formata di mattoni generalmente rossi frammischiati alle volte a gialli, e colla massima e colla massima regolarità disposti. A traverso le costruzioni posteriori ravvisansi i merli primitivi, come pure si riconoscono alcuni risalti a guisa di torri quadrate, che sporgono infuori un buon mezzo piede, ed in questi sono eleganti feritoie pure di terra cotta: il parapetto era determinato da una goletta elegante della stessa materia. Dove tutta l'altezza apparisce si mostra di 14 piedi sopra il fondamento, che in alcuni luoghi è rimasto scoperto. Come ne' campi ordinarii, anche in questo aprivansi quattro porte, delle quali due si riconoscono ancora, cioè la Principalis dextera nel lato boreale, e la Decumana nel lato orientale: ambedue oggi sono murate; ma la Decumana conserva ancora l'architrave, che mostra l'altezza originale del vano molto superiore a quella delle mura e che non saprebbe spiegarsi se non per le macchine militari, che per P. I.

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essa doveano entrare ed uscire: queste porte erano ornate di pilastrini laterizii eleganti di ordine dorico, e fiancheggiate da risalti con feritoie. Mancano le altre due porte cioè la Principalis sinistra nel lato meridionale, e la Praetoria nel lato occidentale: e si noti che ne' campi la porta pretoria era quella che stava immediatamente rivolta verso il nemico, e ne' Castra de' quali si tratta immediatamente verso la città. Le celle de' soldati erano disposte intorno al recinto, e nell' area circoscritta da questo nell'area, presso la porta Pretoria, era il Praetorium, ossia l'abitazione del prefetto, come il Forum o Quintana, il tempio di Marte, ed altri edificii per le abitazioni de'tribani; così presso la porta Decumana era il tesoro e l'abitazione del questore, che Quaestorium perciò dicevasi, onde la porta medesima appellavasi anche Quaestoria. Di tali camere molte di quelle addossate al recinto rimangono ancora: quelle che erano nell'area come pure tutte le altre fabbriche che questa conteneva sono affatto sparite, Le camere superstiti sono di opera reticolata, rivestite di stucco, e dipinte: alcune di esse conservano ancora varii strati di tali dipinti che indicano le successive riparazioni: queste camere sono tutte a volta, difese di sopra dalla umidità per mezzo di un grosso strato di opera signina, al quale è sovrapposta la opera a spiga (opus spicatum): ed a questa sovrapponsi un altro strato di signino, coperto definitivamente da un musaico grossolano.

1.

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