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no attuale de'prati, egli dice che furono trovate le sostruzioni, gli ambulacri interiori, e le volte sopra cai poggiavano i gradini: che la fabbrica era molto ben formata, e gl'intonachi parevano fatti di fresco: che si scoprirono da sopra 500 palmi in lunghezza e 300 in larghezza che si trovò ancora il muro che formava la spina, ma niun vestigio apparve delle mete, come non si rinvenne traccia dell' obelisco. Soggiunge che si osservò che passava vicino ad esso una via antica, che egli chiama trionfale, e che per l'incommodo della vicina acqua del Tevere essendo difficile il cavare più oltre fu ricoperto. Questo circo suole chiamarsi di Adriano per la vicinanza del mausoleo; ma niuno antico scrittore lo ricorda: e solo per testimonianza di Capitolino nella vita di Antonino Pio c. V. siamo certi, che i giardini, ne'quali si trovava furono quelli di Domizia zia di Nerone messa a morte dal nipote per impadronirsi delle sue ricchezze l'anno 60 della era volgare, secondo Dione lib. LXI. c. XVII, giardini che dopo la morte di quel tiranno divennero parte del demanio imperiale. Dall'altro canto niuna obbiezione diretta si affaccia contra questa denominazio ne, colla quale si accordano i marchi ricordati di sopra; e solo mi basterà far rilevare a qualcuno, che vorrebbe crederlo di Aureliano, perchè Vopisco nella vita di quel cesare c. XLIX scrive, che quando era in Roma gli dispiaceva di abitare sul Palatino, e piuttosto amava di vivere neʼgiardini di Sallustio, ovvero in quelli di Domizia, che mentre questa opinione non presenta un appoggio più forte dell'altra, milita contro di essa la circostanza del soggiorno brevissimo, che Aureliano fece in Roma, egli che non fu imperadore se non circa 5 anni, e fu da gravissime cure distratto; mentre Adriano ebbe lungo e pacifico regno, e fu oltremmodo trasportato dal genio di fabbri

care, come oltre gli antichi scrittori testificano tante fabbriche ancora superstiti in tutta la estensione dell' imperio romano.

CIRCO DI ALESSANDRO detto volgarmente AGONALE. Nel catalogo di Sesto Rufo leggesi fra le fabbriche della regione IX indicata la casa ed il circo di Alessandro Pio imperadore: Domus et Circus Alexandri Pii Imperatoris ne' testi ordinarii di quello di Vittore non si ricorda, ma in quello dato in luce dal Panvinio si ha un Circus Alexandri: manca affatto in quello detto la Notizia. Niuno antico scrittore, nessuna lapide, nessun documento antico fa menzione di un circo agonale, eppure i moderni topografi di Roma ne hanno creato uno che riconoscono nella odierna piazza Navona. E certamente, che la piazza Navona odierna sia nell'arena di un circo ne fanno chiara dimostrazione la forma ed anche gli avanzi de fornici del pianterreno oggi ridotti a sotterranei e cantine, sopra i quali sorgono le case odierne: che poi sia il circo di Alessandro si dimostra dalla vicinanza delle Terme di quell' imperadore, che in questa parte di Roma ebbe i suoi giardini privati, ne' quali le edificò, ad imitazione di Agrippa, che avea eretto le sue ne' giardini, che avea a questi contigui, e soprattutto dalla tradizione costante de' tempi bassi che avea chiamato sempre col nome di Circus Alexandri le vestigia di questo. L'Ordo Romanus di Benedetto canonico di s. Pietro diretto a Guido di Castello, che poscia fu papa col nome di Celestino II. 1'anno 1143, e per conseguenza scritto prima di quell' anno, come indica il Mabillon che lo publicò nel suo Museum Italicum T. II. p. 118, mostrando la strada che teneva il papa il lunedì dopo la pasqua di risurrezione nel tornare dalla basilica vaticana al Laterano dice, che dopo il ponte

di Adriano, oggi s. Angelo, entrando sotto l'arco di Teodosio, Valentiniano e Graziano, oggi distrutto, accostavasi al palazzo di Cromazio, dove allora gli Ebrei aveano la sinagoga, e salendo per Parione passava inter

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CIRCUM ALEXANDRI ET THEATRUM POMPEII: non era pertanto dimenticato il nome vero del circo nel primo periodo del secolo XII: non lo era neppure sul principio del secolo XVI. allorchè il Fulvio, che avea abbracciato la fittizia nomenclatura di circo agonale, o circo di Agone, scrivea, che a ricordo degli avi appellavasi circo di Alessandro, o per la vicinanza delle Terme, o perchè quel cesare lo ristaurò: vocabatur etiam memoria maiorum nostrorum Circus Alexandri vel a vicinitate Thermarum ipsius, vel quod ipse princeps eum circum instauraverit. Facile è derivare il nome attuale della piazza, che copre l'arena di questo circo dall' antico di Agon, certame, cioè da In Agone: e questo nome avea presso il volgo almeno fino dal secolo X. Nella cronica farfense publicata dal Muratori R. I. S. Tomo II. P. II. leggesi un decreto di Ottone III, nel quale si ricordano lavori fatti da Beraldo abbate di Farfa, ed una Terra et Campus Agonis cum casis, hortis, et cryptis: ora è da notarsi che i Farfensi allora erano signori di questa parte di Roma, e particolarmente di un buon tratto delle Terme Alessandrine, ed è celebre il placito tenuto in Roma l'anno 998 dinanzi papa Gregorio V. ed Ottone III. imperadore publicato dal Mabillon e dal Muratori, circa le chiese di s. Maria e di s. Benedetto esistenti in quelle terme. Tal nome erasi communicato alla contrada che appellavasi Agones, come apparisce da un documento dell'anno 1012 indicato dal Galletti Primicero p. 60. A quella epoca sembra, che questo circo fosse principalmente in potere de'monaci di Farfa; ma nel

lo stesso secolo papa Leone IX. diè il Campum Agonis in integrum ai monaci di s. Paolo, i quali nelle vicissitudini del secolo stesso, o in quelle del primo periodo del secolo susseguente sembra che lo perdessero. Così la chiesa di s. Agnese consacrata da Callisto II. l'anno 1123 viene designata in una bolla di Urbano III. dell'anno 1189 col nome de cryptis Agonis: una camera pertinente alla badia di s. Andrea in Flumine in un documento di Niccolò IV. verso la fine del secolo XIII. viene detta cella s. Andreae... in urbe in loco qui vocatur Agone, e successivamente sempre con tal denominazione ricordasi il circo, e la contrada, che poscia si è travolta dal volgo stesso in Navona. Quel nome di Agone venne al circo dai certami che forse in esso continuaronsi a dare in tempi, ne' quali eransi gli altri luoghi di spettacolo antichi abbandonati: il circo lo communicò alla contrada: e gli antiquarii del secolo XV. e XVI. caddero nell' equivoco di dare al circo stesso il nome di Agonale accatastando erudizioni fuor di proposito, o fidandosi di documenti apocrifi.

Di questo circo meno la pianta apparente non veggonsi avanzi sopra terra, ma nelle cantine. Narra Flaminio Vacca Memorie §. 29 di aver veduto sotto la casa Benimbene presso piazza Madama scoprire gran pilastri di travertino, in alcuno de' quali eravi ancora qualche residuo degli scalini dove sedevano gli spetta tori e facevan faccia verso il cicco: attesta poi vedersene altri nelle case di quei calderari che sono in capo a Navona, e in s. Agnese sotto il palazzo del principe di Massa: e che nel sito ove allora vedevasi la torre degli Orsini fu trovato il torso noto sotto il nome di Pasquino. Il Nardini, Roma antica lib. VI. c. V. afferma di essere stato presente al cavo de' fondamenti della nuova chiesa di s. Agnese ed aver veduto scoperti

pilastri di travertino: e che molti anni prima nel fabbricarsi la chiesa di s. Niccolò de' Lorenesi furono trovati altri travertini del medesimo circo, i quali servirono per la facciata di quella chiesa: avere inoltre udito, che sotto molte botteghe nelle cantine, come ancora sotto le case che sporgono verso piazza Madama trovavansi molti altri residui. Finalmente il Venuti, Antichità di Roma Parte II. c. III. riferisce, che nell' anno 1747 fabbricandosi una casa del marche se Massimi dalla parte della porteria de' padri di s. Pantaleo si trovarono ne' fondamenti gran pezzi di travertini con ornati di scorniciamento, e questi ricurvi; indizio di aver fatto parte delle Carceri, non essendo vero ciò che egli asserisce, che le Carceri fossero in linea retta. Questa scoperta mi sembra di molta importanza, come quella che determina il limite estremo del circo da questa parte, il quale comprendeva tutti i fabbricati oggi circoscritti dalle piazze di Tor Sanguigna e s. Apollinare verso settentrione, dalla via di Tor Sanguigna, via dell' Anima, piazza di Pasquino verso occidente, dalla parte boreale del palazzo Braschi e dal vicolo della Cuccagna, e piazzetta della Posta verso mezzodi, da una parte della via de' Sediari, dalla via della Sapienza, dalla piazza Madama, e dalla via delle Cinque Lune verso oriente. Da questa confinazione si trae che la lunghezza intiera del circo compreso il fabbricato era di 1150 piedi: e la larghezza di 430: che l'arena era lunga circa 1000 piedi, larga 200: e che le Carceri corrispondevano al vicolo della Cuccagna, che nella sua direzione conserva le traccie del loro andamento, E forse ad uno de' pulvinari imperiali erano destinati i rocchi di colonne di mischio affricano e di porta santa grossi circa 5 piedi scoperti presso la chiesa dell'Anima sotto papa Giulio III. e comprati dal cardinale di Montepulciano,

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