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poichè è chiaro doversi leggere co' testi migliori colle, sapendosi dai calendarii marmorei, che quella dea, cioè la Fortuna Publica, ebbe tempio IN COLL. cioè in colle. Questa valle viene oggi principalmente designata col nome di via di s. Vitale.

Il Quirinale è separato dal Pincio da una convalle. che va ad unirsi nel Campo Marzio nella odierna contrada dell' Angelo Custode, e della Chiavica del Bufalo. La parte più stretta di questa, occupata oggi da vigne e fiancheggiata verso settentrione dalla strada detta via di Porta Salara fu un dì coperta dagli Orti Sallustiani, de' quali dovrò particolarmente trattare, rimanendo ancora di essi vestigia considerabili. Il nome suo antico non si ricorda ne' documenti finora conosciuti.

Dalla ripa sinistra del fiume passando alla destra è d'uopo cominciare dalla isola che il Tevere forma in mezzo a Roma, classica per la origine che le si assegna, celebre pe' monumenti che un di sostenne. La origine di questa isola, come si racconta concordemente dagli scrittori antichi, quantunque non sia ordinaria, nulladimeno non contiene alcun carattere che faccia improbabile il racconto medesimo. Dopo la espulsione de' Tarquinii e lo scoprimento della congiura ordita dagli Aquilii, dai Vitellii, e da altri per riporli sul trono, l'anno 246 di Roma, il senato affine di troncare ogni pretesto di relazione colla famiglia espulsa decretò, che i suoi beni allodiali fossero confiscati, concessi al popolo, e posti a sacco. La messe di farro e di grano che biondeggiava nel campo fra la città ed il Tevere, e che poi fu detto Campo Marzio fu tagliata e gittata nel fiume, il quale essendo allora scarso di acque presentava qua e là banchi di sabbia : uno più considerabile ne avea sotto il Campidoglio, che arrestò le biade gittate, le quali formarono una specie di argine, che andò arrestando tutte

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le materie galleggianti, che porta naturalmente il fiume e questo raduno a poco a poco formò una isoletta, la quale andando sempre crescendo, e coprendosi di boscaglie diventò permanente ed ajutata poscia con sostruzioni artificiali diè luogo a fabbriche sontuose, fralle quali fin dall'anno di Roma 495 il tempio di Esculapio; ed allora consolidata da muri coperti di massi di travertino fu ridotta a foggia di nave in memoria di quella che avea trasportato in essa il dragone sacro al nume dalla Epidauria. E di questa forma data alla isola rimangono vestigia chiarissime: della origine poi, come l'ho testè esposta, Dionisio lib. V. c. XIII, Livio lib. II. c. V, e Plutarco in Poplicola c. VIII. ragionano, e frá questi Livio così narra il fatto: Ager Tarquiniorum qui inter urbem ac Tiberim fuit, consecratus Marti, Martius deinde Campus fuit. Forte ibi tum seges farris dicitur fuisse matura messi: quem campi fructum quia religiosum erat consumere, desectam cum stramento segetem magna vis hominum simul immissa corbibus fudere in Tiberim, tenui fluentem aqua, ut mediis caloribus solet. Ita in vadis haesitantis frumenti acervos sedisse illitos limo. Insulam inde paullatim, et aliis quae fert temere flumen, eodem invectis, factam : postea credo addita moles, manuque adiutum, ut tam eminens area, firmaque templis quoque ac porticibus sustinendis esset. Plutarco dopo aver narrato il fatto soggiunge : τούτο νυν νησος εστιν ἱερα κατα την πολιν, εχει δε ναούς θεων και περιπάτους, καλείται δε τη Λατίνων φωνη Mean duar yapupov: Questo ora è un'isola sacra nella città, ed ha templi de' numi, e passeggiate, e nella lingua de' Latini appellasi FRA I DUE PONTI: INTER DUOS PONTES. Questa pertanto era la denominazione commune colla quale designavasi l'isola ai tempi di Plutarco pei due ponti che la uniscono alle ripe, e così

pure

la designa s. Giustino nell'Apologia II. O's avopas ανεγήγερται εν τῷ Τιβερι ποταμῷ μεταξύ των δυο γεφύρων: La quale statua è eretta nel fiume Tevere Fra i due PONTI. E questa denominazione di Due Ponti è ancora commune agli abitanti delle contrade vicine da ambe le ripe del fiume, designando così la isola ed i contorni di essa. INSULA semplicemente la chiama Ovidio Metam. lib. XV. v. 739:

Scinditur in geminas partes circumfluus amnis,
INSULA nomen habet, laterumque a parte duorum
Porrigit aequales media tellure lacertos:

INSULA TIBERINA Vitruvio lib. III. c. V. INSULA Ar-
SCULAPII pel famoso tempio sacro a quel nume Sveto-
nio in Claudio c. XXV. ed INSULA SERPENTIS EP1-
DAURII per lo stesso motivo Sidonio Apollinare lib. I.
epist. VII. Il Nardini ed altri topografi hanno asserito,
che Plutarco, o chiunque pur sia l'autore della vita di
Ottone che va sotto tal nome la chiama Isola Meso-
potamia, e sopra questa denominazione è curioso leg-
gere i sogni del Cassio, che volle trovarci allusioni alla
Mesopotamia provincia dell' Asia centrale; il fatto è
che in quella vita non si dice che l'isola avesse il no-
me di Mesopotamia, ma si dà alla isola l'epiteto di
μεσoпoтapi, cioè in mezzo al fiume; imperciocchè
μεσοποταμια
narrando ivi varii prodigii, fra questi notasi quello,
che la statua di Cajo Cesare che stava nella isola in
mezzo al fiume, senza alcun movimento della terra,
dell' aria si voltò dall' occidente verso l'oriente: xal
τον εν μεσοποταμια νησῳ Γαΐου Καισαρος ανδριάντα, μητε
σεισμού γεγονότος, μητε πνεύματος, αφ' ἑσπέρας μετασ ρα-
φεντα προς τας ανατολας. Negli atti del martiri e negli
scrittori de' tempi bassi viene appellata Insula Lycao-
nia, nome che era ancora in vigore nel secolo XII.
come ricavasi dalla vita di papa Gelasio II scritta da

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Pandolfo Pisano, nella quale leggesi: Ecce domnus Urbanus ... a quodam famosissimo viro atque illustri

Petro Leonis Romae in INSULA LYCAONIA intra duos egregii Tiberis pontes, vix ab inimicorum insidiis sustentatus matronarum romanarum et aliquando muliercularum pauperum eleemosynis sustentabatur. Di questo nome però s'ignora affatto la etimologia.

La parte piana sulla ripa destra del fiume fra i colli gianicolensi ed il Tevere costituiva principalmente la regione di Roma designata col nome di TRANSTIBERIM, nome però che non sempre si restringeva a questo tratto, ma che alle volte indicava in genere la contrada sulla riva destra del Tevere anche ad una distanza considerabile da Roma, siccome può vedersi in Livio lib. VIII. c. XIV. Nella parte però, che apparteneva propriamente a Roma si notavano il Campo Vaticano, il Campo Bruziano, ed il Campo Codetano. Col primo nome appellavasi la pianura, che immediatamente sottogiace al colle vaticano, del quale fu parlato di sopra, e per conseguenza la contrada che oggi va sotto il nome di Prati, e ne'tempi bassi di Prata Neronis, da non confondersi co' prata Mucia e prata Quinctia degli antichi. Ed ebbero ne'tempi bassi il nome di prata Neronis per la tradizione ancora vigente, che aveano fatto parte de' celebri giardini imperiali, ne' quali quel mostro avea dato prova della sua crudeltà, e che avea formato unendo insieme gli orti di Agrippina sua madre, e di Domizia sua zia. Questo campo pertanto fu nella parte settentrionale del tratto trastiberino. Nella parte meridionale furono gli altri due il Bruziano così detto probabilmente dall' essere stato assegnato per stanza a que' Bruzii, che in pena della loro rivolta a favore di Annibale, e delia pertinacia in sostenerlo furono in parte traslocati dal

loro paese e condannati a servire, come corrieri e porta-lettere insieme co' Lucan e co' Picentini, secondo Strabone lib. V. c. IV. §.2. laonde Festo dice: BRUTIANI dicebantur, qui officia servilia magistratibus praestabant, eo quod hi primum se Hannibali tradiderant et cum eo perseveraverunt usque dum recederet de Italia. Questo campo fu nel tratto trastiberino oggi occupato dal prato di s. Cosimato, e nelle adiacenze. Il Campus Codetanus confinò con questo, ma fu più verso mezzodi, cioè sotto gli Orti di Cesare fuori della porta Portese odierna, poichè dicesi di Cesare da Svetonio nella sua vita c. XXXIX, che quel dittatore per dare uno spettacolo navale scavò una naumachia nel minore Codeta, indizio che dividevasi in maior e minor ed il minor era probabilmente più attinente ai suoi giardini, e poscia fu da Augusto ridotto a Naumachia stabile. La etimologia di questo nome si dà da Festo: CODETA appellatur ager trans Tiberim quod in eo virgulta nascuntur ad caudarum equinarum similitudinem, cioè fu così appellato dal nascervi piante simili a code di cavallo. Fra il campo Bruziano ed il Tevere furono i prata Mucia, come fra il Codetano ed il fiume, dirimpetto ai Navalia furono i prata Quinctia i primi così detti perchè donati a Muzio Scevola in guiderdone del suo coraggio, secondo Festo: MUCIA PRATA trans Tiberim dicta a Mucio cui a populo, data fuerant, pro eo quod Porsenam Etruscorum regem sua constantia ab urbe dimovit : i Quinzii poi perchè costituirono il fondo del virtuoso Lucio Quinzio Cincinnato di picciola estensione furono i primi che non presentavano, se non la superficie di un jugero ossia 2,880 piedi quadrati : quattro jugeri era la estensione de' Quinzj, cioè 11,520 piedi quadrati.

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