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sione. E siccome nell'anno 1825 io vidi fare scavi nell'angolo della piazza testè ricordata, presso la croce de' pp. cappuccini, ed allora furono trovati muri di bella cortina de'tempi imperiali, che poterono essere parte di uno de'lati del circo, mi sembra che la estensione di esso potrebbe essere ad un incirca fra il largo di s. Nicola in Arcione, ed il vicolo detto del Basilico che lega insieme le strade di s. Basilio e di s. Nicola di Tolentino, spazio di 1500 piedi: la larghezza poi può determinarsi fra la croce sovraindicata ed il palazzo Barberini, cioè di circa 300 piedi. Il Donati scrivendo circa l'anno 1640 afferma nella sua Roma Vetus ac Recens lib. III. c. XV. di aver veduto la cavea e le vestigia di questo circo sotto il palazzo Barberini, allorchè quella valle venne innalzata coll'edificar quella fabbrica, ed aggiunge che la faccia di quel palazzo rivolta a settentrione fu edificata sopra un'arcuazione, forse quella destinata a reggere i gradini ed a servire di portici esterni: e questa testimonianza conferma tutto quello che è stato indicato di sopra.

CIRCO MASSIMO. Fu questo il più antico ed il principale dei circhi di Roma e perciò chiamato il circo Circus per eccellenza, e Circus Maximus: esso dava nome alla undecima delle regioni di Augusto, nome che conservò fino al secolo VI. di Roma e che si è trasmesso alla contrada nella quale veggonsi le sue vestigia che si appella ancora oggi la valle de'Cerchi, o i Gerchi. Notossi nella Introduzione p. 46 e seg. che la valle nella quale venne costrutto questo edificio fu in origine designata col nome di Murcia, e di sopra trattando de' giuochi circensi, che in questa valle Romulo diè i giuochi consuali, ne'quali avvenne il ratto delle Sabine, e che Tarquinio Prisco fu il primo a destinarla definitivamente all'uso di circo, dopo che Anco Marzio la eb

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be chiusa dentro la città. Narra Livio lib. I. c. XXXV, che l'anno di Roma 138 quel re avendo ritratto una gran preda dalla presa di Apiole diè giuochi più sontuosi e più ordinati de'suoi predecessori: ed allora per la prima volta venne designato il luogo per il circo, che poi chiamossi massimo: che furono divisi i posti ai senatori, ed ai cavalieri, dove ciascuno si fabbricasse il luogo, o palco da veder lo spettacolo, e questi furono chiamati FORI: fori adpellati: e che videro lo spettacolo sopra palchi di legno alti dodici piedi da terra: spectavere furcis duodenos ab terra spectacula alta sustinentibus pedes. Questo fu dunque il principio del circo. Dionisio lib. III. c. LXVIII così ne ragiona:,, Tarquinio edificò il massimo de'circhi, che giace fra l'Aventino ed il Palatino, facendo per la prima volta sedili ,, coperti; imperciocchè fino allora vedevano gli spet,,tacoli stando in piedi sopra palchi coperti da tende rette da aste: e dividendo i posti nelle trenta curie, ,, a ciascuna di queste assegnò il suo, onde ognuno po,,tesse vedere lo spettacolo assiso nel luogo a lui destinato: e col tempo anche quest'edificio dovea essere frai belli ed ammirabili della città. Conciossiachè la lunghezza del circo sia di tre stadii e mezzo (2187 piedi e mezzo) e la larghezza di quattro plethri (400 piedi): e intorno ad esso ne'lati lunghi ed in uno de' minori sia stato scavato un euripo per raccogliere ,, acqua, profondo, e largo 10 piedi. Dietro questo euripo sono state edificati portici a tre piani, de' quali „ il più vicino al suolo contiene, come ne' teatri, sedili di pietra poco al di sopra dell'area : i superiori ,, poi li hanno di legno. I lati lunghi si uniscono in un "punto medesimo col minore, che ha la forma di una mezza luna, onde de'tre portici uno se ne forma an

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fiteatrale di otto stadii (5000 piedi) capace di rice

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scoperto,

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,, vere 150,000 persone. L'altro lato minore, che rimane allo contiene le mosse de' cavalli ar,,cuate, che tutte insieme spalancansi per mezzo di una corda. Havvi ancora intorno al circo all'esterno un altro portico di un solo piano che racchiude in se botteghe, ed abitazioni sopra di queste, e per questo portico sono gl'ingressi e le scale per coloro che vanno allo spettacolo, in ciascuna bottega, onde non na,, sce il più piccolo imbarazzo per tante migliaia di persone che entrano ed escono Come si vede, secondo questo passo, Tarquinio edificò il circo, e fece sedili coperti, ed ordinò la divisione de'posti che distribuì a ciascuna curia. Livio mostra, che Tarquinio il Superbo costruì più solido, e compiè il circo cominciato dall'avo dicendo (lib. I. cap. LVI.) di quel re: FOROS IN CIRCO FACIENDOS, cloacamque maximam ..... quibus duobus operibus vix nova haec magnificentia quidquam adaequare potuit. Passo che a prima vista farebbe supporre essere sotto Augusto il circo quello stesso ultimato dal Superbo; ma a questa supposizione si oppone la sua capacità, quale si descrive da Dionisio; imperciocchè essa sarebbe stata soverchia per la popolazione di Roma della epoca di Tarquinio e perciò quello storico greco inserisce prima della descrizione di questo edificio, quale esisteva ai giorni suoi sotto di Augusto, la frase: ausλde de αρα συν χρόνῳ και τούτο το εργον εν τοις πάνυ καλοις και θαυμαστος κατασκευασμασι της πολεως γενήσεσθαι : e col tempo anche questo edificio dovea essere frai belli ed ammirabili della città. Apparisce inoltre che i gradini degli spettatori erano divisi in tre precinzioni e perti, sotto portici, circostanza che negli altri circhi e luoghi di spettacolo non si ritrova: che intorno, meno dal canto delle carceri ricorreva un canale pieno di acqua, chiamato Euripo: che basso era il podio: e che solo

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la prima precinzione avea gradini di pietra, le altre due avendoli di legno. Inoltre nell'esterno veniva fasciato da un solo piano di fornici, che al tempo stesso erano officine ed ingressi ai passaggi ed alle scale. E circa l'autore dello splendore di questa fabbrica, al quale allude Dionisio, certamente fu Giulio Cesare, poichè Plinio lib. XXXVI. c. XV. §. XXIV. n. 1. lo dichiara apertamente: Circum Maximum a Caesare dictatore extructum: e Svetonio nella sua vita c. XXXIX scrive avere il dittatore slargato lo spazio del circo da ambe le parti, ed aggiunto l'euripo, il quale fu scavato secondo Plinio lib. VIII. cap. VII, affine di dar maggior sicurezza agli spettatori ne'giuochi venatorii, e poscia fu tolto da Nerone che in quello spazio assegnò il posto ai cavalieri. Cassiodoro nella epistola citata più volte Var. lib. V. ep. VII. fa autore del grande accrescimento del circo Augusto, forse perchè continuò la opera di già intrapresa dal suo padre adottivo; infatti il marmo ancirano fra le altre opere di Augusto ricorda il pulvinare del circo massimo PVLVINAR. AD. CIRCVM. MAXIMVM. Strabone, Plinio, ed Ammiano Marcellino dichiarano avere Augusto ornata la spina del circo dell' obelisco oggi esistente sulla piazza del Popolo, trasportato da quell'imperadore dopo la conquista dell'Egitto da Eliopoli insieme con quello, che vedesi eretto sulla piazza di Monte Citorio. Tornando al passo di Dionisio riferito di sopra, questo storico dà al circo 2187 piedi e mezzo di lunghezza e 400 di larghezza: Plinio ricordato di sopra riduce la lunghezza a tre stadii, cioè a 1875 piedi e la larghezza a 625, differenza, che fu discussa dal Nardini, il quale provò co'calcoli, che derivava dal compren. dervi, o escludervi il fabbricato, che lo circondava. Secondo Svetonio in Claudio c. XXI. fino al regno di questo imperadore le carceri erano rimaste di tufa, e le mete

di legno: Claudio fece quelle di marmo, e queste di marmo dorato egli assegnò inoltre posti distinti ai senatori che antecedentemente erano costretti a sedere indistintamente col popolo. Circa la capacità chiara è la cifra data da Dionisio a'suoi dì, cioè di quindici miriadi di persone, ossia di 150 mila : Plinio nel luogo citato la porta a 260 mila: ad sedem CCLX millium: aumento che, se il testo è corretto, può ascriversi alla riedificazione fattane dopo l'incendio neroniano, il quale, come narra Tacito Annal. lib. XV. c. XXXVIII. cominciò appunto in quella parte del circo, che era contigua al Palatino ed al Celio, cioè presso la Moletta, e propagossi in tutta la lunghezza di quest'edificio, e di là poi si sparse intorno per le fabbriche adiacenti. E quella riedificazione si fece subito dopo l'incendio, poichè sì per questo passo di Plinio, come pure per quello di Giuseppe nella Guerra Giudaica, dove si descrive il trionfo di Vespasiano e Tito è chiaro, che il circo sotto Vespasiano era ristabilito. Quel ristauro fu fatto in fretta, onde i lati furono poscia nobilmente rifatti in pietra da Trajano, al quale uopo servirono le pietre della Naumachia di Domiziano, come ricorda Svetonio nella vita di questo imperadore c. V; imperciocchè enumerando le fabbriche da quel Flavio costrutte dice: et naumachiam e cuius postea lapide maximus Circus, deustis utrinque lateribus extructus est. Questo lavoro di Trajano fu di tale sontuosità, che Plinio il giovane nel panegirico c. LI. non esita punto a dichiarare, che l'immenso lato del circo emulava la bellezza de'templi, sede degna del popolo vincitore delle nazioni, e non meno degna a vedersi degli spettacoli, che in essa si davano. Conciossiachè per tutto lo spazio una sola era la faccia e questa continuata ed eguale, nè il suggesto imperiale interrompeva più la linea formando un palco separato,

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