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ed altri ne hanno rischiarato. Dopo le osservazioni del Fabretti de Columna Traiani p. 147 e seg. rettificate dal Bianconi, e da Uggeri era noto, che le carceri non erano disposte in linea retta, ma in arco di circolo, che avea il centro in un punto determinato entro lo spazio fra le prime mete e le carceri, di un raggio di 340 piedi: questi scrittori però aveano supposto, che ciascun fornice fosse affatto separato dall'altro, mentre fra loro communicano tutti ad eccezione dell'arco centrale: i cancelli, che li chiudevano, e che veggonsi nel musaico di Lione e nel bassorilievo Albani non esisterono mai nel fornice centrale, ma bensì ne'laterali, dove si rinvennero ai loro posti l'anno 1825 i massi di marmo, ai quali erano incardinati, e che l'anno 1831 furono vandalicamente divelti e ridotti ad altro uso. Si rinvenne pure l'incavo degli ermi dinanzi ciascun pilastro, varii tronchi di essi, de'quali alcuni veggonsi ancora ivi rovesciati, ed uno intiero colla testa di Demostene venduto al re di Baviera, ed oggi collocato nel museo di Monaco. Presso l'arco centrale poi si scoprì un brano d'iscrizio ne analoga a quella riportata di sopra, anche essa col nome di Massenzio. Ciascun fornice ha 15 piedi per ogni lato le torri alle due estremità dalle carceri presentano 20 piedi di fronte, e 30 di fianco sono di forma rettilinea per tre lati, curvilinea nel quarto, ossia verso occidente: di queste torri quella dell'angolo settentrionale conserva traccie di pitture, ed ha una scala che conduceva al terrazzo sopra le carceri. Presso alle torri apronsi nel circo due porte larghe 20 piedi, per le quali si suppone che la pompa dopo avere fatto il giro del circo, e compiute le ceremonie di uso uscisse, onde que che la componevano potessero prendere ciascuno i loro posti. Il lato settentrionale del circo è perfettamente rettilineo il meridionale partendo dalle carceri di

verge insensibilmente fino presso alle prime mete, circa 10 piedi, e quindi converge di nuovo e poi ricorre retto fino alla porta grande del circo. Le ragioni di questo particolare come pure della giacitura inclinata, ossia di traverso che presenta la spina, furono mostrate di sopra alla pag. 592. e che non è d'uopo di qui ripetere. Due muri sostenevano la volta, sulla quale erano i sedili per gli spettatori: questi muri lasciano un corridore fra loro, pel quale salivasi ai gradini: l'esterno ha porte e fenestre: l'interno le scale ed i vomitorii, che sono in numero di 30 le traccie superstiti mostrano, che 10 erano i gradini, onde a 15,000 spettatori circa si fa ascendere la capacità di questo circo che avea una sola precinzione. La porta centrale, ossia quella in mezzo alla parte semicircolare ha 20 piedi di larghezza: sotto di essa a destra e sinistra sono due porte minori, che introducono nell'ambulacro, o corridore, come porte simili si aprono nelle altre due grandi porte presso le torri delle carceri. Sotto questa porta sopra gli archi minori veggonsi incastrate da un lato la iscrizione antica di Massenzio riportata di sopra ed ivi rinvenuta, dall'altro una iscrizione moderna che ricorda come l'anno 1825 Giovanni Torlonia duca di Bracciano fece scavare a sue spese la spina, le carceri, il pulvinare, e la porta principale del circo del divo Romulo figlio di Massenzio Augusto per le cure di A. Nibby professore di Archeologia. Il pulvinare imperiale è dirimpetto alle prime mete nel lato settentrionale: e quello del magistrato presidente allo spettacolo è 45 piedi più oltre dell'obelisco nel lato meridionale: il primo communicava direttamente colla villa per mezzo di un lungo corridore, ed è formato di una rotonda dietro, e di un suggesto dinanzi probabilmente ornato di colonne : l'altro è una specie di loggia con scale che immediatamente communicavano coll'arena. Dirimpetto al pulvinare imperiale nel lato meridionale del

circo apresi una porta, che io credo destinata particolarmente agli aurighi, sì per uscire dopo aver compiuto i sette giri, come ancora per estrarre di là i corpi di quelli, che rimanevano spenti, ed i feriti, e che designavasi perciò col nome di Libitinensis e Sanavivaria negli scrittori antichi e negli atti de'martiri. La lunghezza dell'arena è di 1620 piedi: la larghezza presso le carceri è di 240: all'angolo ottuso presso le prime mete è di 250 e di 250 presso le seconde mete. La spina, come si disse di sopra è posta di traverso, e presso le prime mete lo spazio aperto verso mezzodì è di 130 piedi, verso settentrione di 100, presso le seconde mete, verso mezzodì è di 120 piedi e verso settentrione di 110: quindi la differenza, o inclinazione è nella totalità di 20 piedi. L'area fra le carceri e le prime mete è di 500 piedi di lunghezza, fra le seconde mete, e la gran porta centrale di 120. La lunghezza totale della spina è di 1000 piedi, compreso il poggiuolo della linea, ed i basamenti delle mete, che sono distaccati dalla spina propriamente detta. Siccome il suolo va insensibilmente crescendo dalle prime alle seconde mete, quindi l'altezza presso le prime è di circa 5 piedi, presso le seconde di 2: è larga ragguagliatamente 20 piedi. Essa distinguesi in tre sezioni diverse interrotte da vie, larghe ciascuna 8 piedi, destinate, come si disse ai famigli, che versavano acqua addosso agli assi, e che correvano da un lato all'altro, mentre quelli passavano.

Ora venendo alla descrizione de'particolari, che riguardano la spina, 500 piedi lungi dalle carceri sono le vestigia del poggiuolo destinato a sostenere il palo, che reggeva la corda, la corda, o linea indicatrice del principio e fine della corsa. Presso questo è il basamento, che reggeva le prime mete, di una delle quali vedesi ancora il nucleo: la forma del basamento è quella di una mezza

ellissi: esso era vuoto, contenendo una cameretta, la quale dal riconoscersi non essere stata mai ornata, o rivestita internamente di stucco è prova che servi per contenere attrezzi circensi : le mete poi erano di marmo, e negli ultimi scavi se ne rinvennero molti pezzi, alcuni de'quali ancora ivi giacciono sul suolo; fra questi pezzi parecchi erano fregiati di un bassorilievo rappresentante corse circensi di scultura del quarto secolo, della era volgare, cioè rozza: i più conservati vennero tolti qualche lacero pezzo ancora vi resta e prova che questo fregio era una fascia che circondava la parte inferiore delle mete medesime. Di là dalle prime mete comincia la spina propriamente detta, che siccome fu osservato di sopra era un recipiente di acqua in mezzo al quale sorgevano gli ornamenti: oltre che rimangono le traccie di questo uso, vi restano ancora gl'indizii degli scoli, come pure negli ultimi scavi si trovarono avanzi de' tubi di piombo, che servivano ad empierla di acqua. Circa 60 piedi distante dal principio della spina si ravvisano traccie di un piedestallo presso il quale fu rinvenuto il frammento di una statua di Venere: proseguendo più oltre ad una eguale distanza s'incontrano gli avanzi de'basamenti ed un tronco delle colonne di bigio destinate a sostenere i sette delfini: questi avanzi sono circoscritti entro un riquadro, o vasca di 30 piedi di lunghezza. Vestigia di un altro piedestallo 60 piedi più oltre indicano il luogo, dove fu una statua del sole, di cui fu trovato il torso molto mutilato. Altrettanto più oltre si rinvenne una mano portante un pomo, presso un altro piedestallo, avanzo di una statua di Paride, o di Atalanta, che siccome è noto per Ovidio nelle Metamorfosi, raccogliendo il pomo gittato da Ippomene fu da lui vinta nella corsa. Venti piedi più oltre, la spina, o piuttosto il recipiente di acqua è troncato da un

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muro, e quindi per quaranta piedi havvi uno spazio, che sembra essere stato destinato a contenere alberi, o fiori, e probabilmente un albero di palma dal quale staccavasi il ramo per l'auriga vincitore, come in qualche bassorilievo rappresentante corse circensi si vede; pois chè ivi non si trovò costruzione di sorte alcuna, ma sempre terra. A questo spazio succede la prima via, e 35 piedi di là da essa presso gli avanzi di un'altro piedestallo fu rinvenuta la metà inferiore della statua di Pollenza, ossia della Vittoria svolazzante, la quale apparisce in questa medesima parte della spina eretta sopra una colonna in molti bassorilievi, che rappresentano questi giuochi. Un grande incavo che trovasi 30 piedi più oltre, il cui fondo è un gran masso di scaglie di selce dimostra il sito, dove già fu eretto l'obelisco, che Innocenzo X, l'anno 1650, fece trasportare dal Bernini ad ornamento della piazza Navona: di questo obelisco furono trovati l'anno 1825 alcuni frammenti, ed un lungo scaglione con geroglifici, anche esso dato al re di Baviera ed oggi nel museo di Monaco: il sito dell'obelisco non è precisamente nel mezzo della spina; ma circa 11 piedi più verso le prime mete. Circa 75 piedi più oltre è la seconda via divisoria: e 60 piedi di là da questa appariscono traccie di un altro piedestallo a piè del quale fu trovata una testa di Ercole, nume protettore degli esercizii atletici, la cui statua era stata in questo punto collocata. Vedesi poscia il piantato di una piccola edicola quadrilatera 40 piedi più oltre: questa era formata da quattro colonne poste agli angoli, e sostenenti un intavolamento, del quale trovaronsi parecchi pezzi oggi in gran parte dispersi, o distrutti lo stile di questi non era punto di accordo col resto degli altri ornati di architettura del circo, ma presentavano un lavoro del tempo degli Antonini, onde è da credersi, che erano stati quà trasportati da altre

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