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fabbriche imperiali ad ornamento del nuovo circo: fra questi frammenti fu rinvenuta una statua di Venere seminuda tenente una conchiglia colle due braccia, e siccome fu notato a suo luogo nel Circo Massimo era sulla spina entro una edicola il simulacro di Venere Murcia, non sarebbe improbabile che anche questa statua rappresentasse Venere Murcia, o a quella alludesse: sopra questa edicola erano le sette ova destinate a numerare le corse eseguite intorno alla spina. Quindici piedi più oltre è la terza via: e 45 di là da questa il piedestallo, a piè del quale fu trovata una statua di Amazzone nella mossa di rallentar l'arco, che si sovente vedesi ripetuta ne'musei, come quella che derivava da uno degli originali più famosi dell'antichità: essa era intiera, ma molto corrosa dalla terra. Finalmente 120 piedi di là da questo sono le vestigia del piedestallo che già sostenne la statua sedente di Libera, o Proserpina, trovata mancante della testa, ma col Cerbero sotto la sedia: esso ha una sola testa, come già lo descrisse Omero, e la coda leonina, onde mostrarne la ferocia: è poi di bella scultura, e dal duca Giovanni Torlonia, che ne fece la scoperta fu fatta ristaurare dallo scultore Launitz e collocare nel suo palazzo in Borgo Nuovo. È noto che a Cerere, Libera, e Libero, ossia Cerere, Proserpina, e Bacco celebravansi giuochi circensi il dì 17 marzo, giorno della loro festa designata ne' calendarii col nome di LIBERALIA. Questa statua era 60 piedi prima di pervenire alla estremità della spina. Dopo vedesi il basamento delle seconde mete, simile in tutto a quello delle prime descritto di sopra.

Fu notato di sopra che per la costruzione di questo circo Massenzio profittò di una valle, che aprivasi verso occidente, dove sono le carceri, la quale perciò non è, nè parallela, nè ad angolo retto colla via appia;

per

ma questa giacitura irregolare non si vedeva dalla via, essendo il circo chiuso entro i fabbricati della villa. Sulla via stessa però prossimo alle carceri costruì un tempio magnifico a Romulo suo figlio deificato, al quale, come si vede consagrò il circo, e questo per conseguenza fu parallelo alla via publica, alla quale ebbe la fronte rivolta, che è quanto dire non fu, nè parallelo, nè ad angolo retto col circo: ma ad angolo acuto, come oggi si vede. Or siccome questo edifizio dee considerarsi come un'adiacenza del circo, non solo per la prossimità, mą l'uso, perciò è d'uopo, che in questo luogo ne tratti. Che Massenzio consagrasse un tempio, o eroo al suo figlio, dove probabilmente lo seppelli, lo dimostrano le moltiplici medaglie che ci rimangono, le quali si hanno in tutti i metalli, e presentano nel dritto la effigie di Romulo, ora accompagnata semplicemente dal suo nome e dai titoli così: DIVO ROMVLO NVBIS CONS, cioè Divo Romulo nobili viro bis consuli: ora da quello di Massenzio e del figlio IMP. MAXENTIVS DIVO ROMVLO NV FILIO: nel rovescio poi vedesi un tempio rotondo, con portico di sei colonne di fronte, con porte ora chiuse, ora socchiuse, ed aquila sulla sommità, simbolo dell'apoteosi, colla epigrafe AETERNA MEMORIA ovvero AETERNAE MEMORIAE; indizio che l'edificio era nel tempo stesso un mausolèo ed un tempio, ossia quello che i Greci designavano propriamente col nome di Hp. Posto questo fatto incontrastabile, perchè attestato dalle medaglie, con questo si accorda mirabilmente il tempio sulla via appia presso il circo il quale nella sua costruzione materiale è affatto identico al circo medesimo, ed ha una porta ad esso direttamente rivolta. Dentro un' area quadrilatera cinta da un portico che ha di fronte 300 piedi e 360 di fianco sorge una mole rotonda con portico rettilineo dinanzi,

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molto simile per la pianta al Panteon; la parte circolare ha 120 piedi di diametro compresi i muri, ma senza calcolare il rivestimento esterno: il portico poi compresi i muri, e lo spazio dove già furono i gradini ha 75 piedi di fronte e 75 piedi di fianco. Ma ciò che ora ne resta non è che il sotterraneo del tempio, ossia quella parte che era destinata a ricevere le urne della famiglia imperiale, come quella di Romulo: la parte rotonda contiene un gran pilastro in mezzo con nicchie dintorno a sostegno della volta, ed otto nicchie alternate rettilinee, e curvilinee, delle quali le due rettilinee centrali servirono di porte, cioè quella verso settentrione coll'area, e quella verso mezzodì per mezzo di scale col tempio superiore : le sei nicchie laterali a queste furono destinate a contenere le urne, ed in ciascuna di esse si apre una feritoia per dare aria e luce al sotterraneo: la parte rettilinea si divide in due sezioni, quella aderente alla rotonda contiene le scale per iscendere dal portico al sotterraneo, e quella più esterna della quale rimangono soltanto le vestigia è quella sulla quale erano le scale per ascendere dall'area al portico: oggi fra sta parte e l'interno si è aperta una communicazione che fa conoscere la enorme grossezza del muro destinato a sostenere le colonne del portico. Palladio, che dà la pianta di questa fabbrica lib. IV. c. XXII. mostra che il portico avea sei colonne di fronte, e tre di fianco, circostanza che bene si accorda colla medaglia. Mostra poi sotto il portico di fronte alla cella due nicchie come sotto il portico del Panteon, e nell'interno della cella altrettante nicchie per statue, quante ne ha il sotterraneo, statue, che forse avranno avuto allusione ai soggetti sepolti sotto, come solevasi fare ne'sepolcri a due piani. L'area viene circoscritta da un portico arcuato ornato di pilastri, che presenta 11 fornici neʼlati

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minori, e 13 ne'maggiori. Palladio dà per tre lati questo portico semplice, nel lato però verso la via lo raddoppia in guisa che in mezzo si aprono tre fornici per l'ingresso principale, e ne' fianchi a destra e sinistra quattro sale che egli crede destinate per uso de'sacerdoti, ma che forse servivano a riporvi gli oggetti, dei quali si faceva uso nella pompa circense. Imperciocchè, come la prossimità del circo consagrato a Romulo, e le medaglie fanno riconoscere a lui sacro il tempio, così pure la porta di communicazione diretta fra questo tempio ed il circo indica che nell'area di questo tempio si preparava la pompa: questa porta si vede oggi murata nel sesto fornice a destra di chi entra nell'area dal canto della via appia. Un' altra porta si apre sotto questo portico dietro il tempio, nel lato, che guarda immediatamente la villa imperiale, onde dee credersi, che servisse per communicare col palazzo. Di quest'uso circa l'area del tempio rimane la fama tradizionale presso il volgo, che chiama questo edificio le stalle di Caracalla; imperciocchè avendo dato al circo il nome improprio di Caracalla, si volle supporre, che questo portico arcuato servisse di stalla pe'cavalli destinati a correre nel circo. Oggi l'area è ridotta a vigna, ed il tempio propriamente detto a casa e terrazzo: il sotterraneo poi serve di tinello, e di stalla.

CIRCO DI SALLUSTIO. Fra il monte Quirinale ed il Pincio entro le mura odierne di Roma è una valle, che apertamente apparisce essere stata anticamente destinata ad uso di circo, riconoscendosi ancora la parte lunata rivolta a settentrione ed i lati aderenti ai colli sovraindicati. Prossimi a queste vestigia del lato del Quirinale sono gli avanzi de'giardini sallustiani, quindi communemente questo circo designasi col nome di circo di Sallustio. Il Fulvio lib. IV. pag. 67 dice, che a

suoi di questo circo veniva chiamato GIRULUM, e che ivi giaceva un obelisco rotto in due pezzi: lo stesso ripete p. 71. b. dicendo, che era in hortis sallùstianis. Il Ligorio nel libro de'Circhi pag. 2. b. lo ricorda. Il Donati lib. III. c. XXIII. lo dice degli Orti Sallustiani, e mostra che l'obelisco allora trovavasi negli orti Ludovisi. Il Nardini lib. IV. cap. VII. non vuole che sia de' giardini di Sallustio, ma quello che Livio ricorda lib. XXX. c. XXXVIII. come di già esistente l'anno 550 di Roma. Finalmente il Venuti Parte I. cap. IV. non esita a chiamarlo di Sallustio. Il passo di Livio, al quale allude il Nardini è il seguente: Nam ita abundavit Tiberis, ut ludi Apollinares circo inundato, extra portam Collinam ad aedem Erycinae Veneris parati sint. Ceterum ludorum ipso die subita serenitate orta, pompa duci coepta ad portam Collinam, revocata deductaque in circum est. Egli è certo per testimonianza di Ovidio Fast. lib. IV. v. 869, che il tempio di Venere Ericina era prossimo alla porta Collina, e fuori di quella porta lo dice Appiano Guerre Civili lib. I, dinanzi alla porta lo pone Strabone lib. VI. e ad portam Collinam lo designa Vittore; quindi non cade dubbio, che stesse dentro le mura odierne fra le porte Salaria e Pia, probabilmente dentro la villetta già Sciarra, oggi Buonaparte, e per conseguenza è evidente, che il luogo designato da Livio sia quello dove oggi vedesi il circo. Ma Livio non fa motto di circo, dice solo, che a cagione della inondazione del Tevere che avea occupato il circo de'giuochi apollinari, cioè il circo Flaminio, si era destinato di dare tali giuochi fuori della porta Collina presso il tempio di Venere Ericina, e che essendosi ritirate le acque a tempo furono celebrati secondo il solito. Ora parmi potersi da questo passo dedurre non che ivi esistesse un circo, ma che il luogo,

P. I.

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