Immagini della pagina
PDF
ePub

cilmente si riconoscono, non solo per la costruzione ma ancora perchè sono generalmente superiori di livello al suolo antico. Conviene però dire, che niuna città moderna può vantarsi di questo genere di lavori tanto quanto Roma che è intersecata in ogni senso da cloache antiche e moderne in modo che se potesse aversene sotto gli occhi la pianta sembrerebbe un laberinto inestricabile.

Fra le antiche cloache superstiti per vetustà e per grandezza merita il primo luogo la CLOACA MASSIMA, lavoro, come si disse, della epoca di Tarquinio il Superbo, che conta circa 23 secoli e mezzo, e serve ancora allo scopo, pel quale venne costrutta, poichè ancora oggi conduce al Tevere lo scolo delle acque e le sozzure di una gran parte di Roma imboccando in essa la chiavica detta della Suburra che raccoglie gli scoli del Quirinale, del Viminale, e di una gran parte dell' Esquilino colle valli intermedie, solo essendo rivolte ad altra parte quelle della falda del Quirinale rivolta al Campo Marzio, e quelle della falda delle Esquilie rivolta al Celio. Destinata, come si vide a ricevere lo scolo di tutte le parti superiori della città il suo prin cipio è in mezzo al Foro Romano, e precisamente quasi dirimpetto al Cemeterio della Consolazione verso i Fenili, dove scendendo per un moderno chiusino reca meraviglia la magnifica sua costruzione. Di là andando in direzione della via di s. Teodoro volge verso s. Giorgio in Velabro, passa sotto il Giano Quadrifronte, e quindi traversa la odierna cartiera, dove essendo la volta troncata vedesi il suo fornice scoperto in guisa che ciascuno può a suo agio ammirarla prosiegue sotto i Fenili verso la via de' Cerchi, e lambendo sotto il lato settentrionale della piazza della Bocca della Verità sbocca nel Tevere quasi sotto il tempio rotondo noto

[graphic][merged small][subsumed][merged small][subsumed]

col nome di Tempio di Vesta, essendone visibile l'emissario. L'altezza originale del fornice è di 12 piedi, ma le rovine cadutevi ne hanno ingombrato in alcune parti quasi i due terzi: i muri ed il fornice sono rivestiti di massi quadrilateri di tufa litoide simile a quello del Campidoglio: di 12 in 12 piedi però la volta ha legamenti di travertino, e l'arco dell'emissario sul Tevere formato da un'ordine triplice di massi è di pietra gabina. Quest' emissario a destra e sinistra è fiancheggiato di un muro costrutto di massi generalmente di tufa, frammischiati ad alcuni delle due pietre sovraindicate.

Dalla cloaca massima andando lungo il Tevere verso l'Aventino ravvisansi gli emissarii di due altre cloache interrate costrutte di massi pure di tufa, ma non così grandi come la massima, opera de' tempi republicani; siccome non vi sono altri sbocchi di antiche cloache apparenti, questi credo, che siano quelli delle cloache edificate sotto l'Aventino l'anno 568 di Roma dai censori Marco Porcio Catone e Lucio Valerio Flacco, ricordate di sopra.

Di costruzione analoga a questa è la cloaca, che si vede alle falde del Capitolio dinanzi al tempio della Fortuna, e fino dai tempi antichi troncata.

Tutta la piazza dell'Anfiteatro è sotto intersecata da molti bracci di cloache antiche costrutte di opera laterizia, le quali pendono tutte verso l'arco di Costantino, donde per la valle del Circo Massimo si diriggevano alla Cloaca Massima. Di questi il tronco principale scende lungo il tempio di Venere e Roma sotto la via sacra, e poco prima di entrare nella piazza dell' Anfiteatro riceve lo scolo di una bella cloaca di travertino proveniente dal Palatino. Allorchè nell' anno 1828 se ne fece la scoperta recò meraviglia la nitidezza della

costruzione laterizia: i marchi de' tegoloni portavano il consolato di Petino ed Aproniano, ossia la data dell'anno 123 della era volgare, allorchè il tempio fu comin→ ciato. Io la feci sterrare intieramente dall'arco di Tito fino dinanzi alla Meta Sudante, come pure feci sgombrare un tratto di quella di travertino, che scendeva dal Palazzo de'Cesari: quella laterizia ha 8 piedi di altezza e 3 e mezzo di larghezza, quella di travertino ne ha 4 di altezza e 3 di larghezza, ed ha la soglia più alta. Di tratto in tratto poi incontravansi altri imbocchi minori a destra e sinistra.

Una gran parte delle acque della parte più popolata e più nobile di Roma moderna, cioè di tutto il tratto dalla via della Croce fino al Tevere ha il suo scolo per la magnifica cloaca costrutta da Marco Agrippa e detta volgarmente della Rotonda, la quale fu menzionata di sopra, e che trovasi riunita con quella volgarmente detta dell'arco de'Cenci, o della Regola. Ed è dello sgombramento di una parte di questa, che parla la Relazione citata di sopra scritta ai tempi di papa Urbano VIII. sotto il quale venne eseguito. Da quella relazione può trarsi che essa raccoglieva tutte le acque a partire dalle falde del Pincio presso la via della Croce, passando pel Corso, quindi in essa confluivano quelle delle moderne contrade di s. Andrea delle Fratte, s. Silvestro in Capite, ss. Apostoli, Collegio Romano, e la Minerva da un canto, come quelle di Campo Marzo, s. Eustachio, piazza Navona, s. Andrea della Valle, e la Regola dall'altro.

FINE DELLA PARTE PRIMA ANTICA.

« IndietroContinua »