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la donazione di una gran parte del suo dominio (1). Una delle principali condizioni di questo nuovo accordo fu, che il duca di Milano avrebbe assoldato il conte Sforza con titolo di capitano generale, e con paga uguale a quella stanziatagli dalla lega, cioè 204,000 fiorini all'anno. Ne ricevette infatti Sforza la prima rata, e già si metteva in assetto per passare celeremente in Lombardia, quand'ecco lacopo e Francesco Piccinini e tutti gli altri condottieri della scuola bracciesca, con lettere simulate, con lunghi e terribili ragionamenti persuadono il duca a non confidarsi così alla cieca: essere Sforza un uomo ambizioso, potente, e per due cagioni certamente a lui avverso, d'averlo offeso e d'essere da lui stato offeso. Altro non ci volle perindurre Filippo Maria Visconti a trattenere le paghe apparecchiate pel genero: però gli fece intendere a modo di scusa: « d'essere a ciò costretto dalla povertà dell'erario; tuttavia sperare, che la costanza e sobrietà di lui sopperirà alla mancanza del denaro: venisse adunque di buon animo, ma per non aggravare i sudditi con nuove contribuzioni, avvertisse di non entrare nel Milanese, e di rivolgersi addirittura contro Verona o Padova ..

H conte sbalordito s'avvide allora d'essere fra i due scogli, o di piegarsi affatto ai capricci del duca di Milano, o di buttarsi, e per sempre, in braceio ai Veneziani: al postutto dopo qualche titubazione concluse esser minor male il primo partito, e deliberò di

(1) In data del 10 novembre 1446. Le terre donate furono Pavia, Como, Novara, Lodi, Crema, Piacenza, Parma, Asti, Alessandria, Tortona coi rispettivi territorii, e la Ghiara d'Adda. Di Milano non si fa altrimenti parola (V. Dumont, Corps Diplom. t. III. part. I. p. 155. segg).

abbracciarlo. Ma perchè nè aveva denari, nè senza denari poteva muovere il campo, mandò di nuovo a scongiurare lo suocero a volerlo sovvenire. Questa volta i progressi dei Veneziani, che ardendo e saccheggiando i più cari siti della Lombardia si erano innoltrati fino sotto Milano, ammollirono il cuore del Visconti; talchè tra le costui rimesse, tra il prezzo ricavato dalla vendita della città di lesi, Francesco Sforza si trovò in caso di ragunare un buon nervo di seguaci. Ciò non di meno prima di porsi in cammino, avviò verso Cremona Galeazzo ed Ippolito suoi figliuoli, colla speranza che durante il loro viaggio il duca, ch'era pure il padre della madre loro, ne facesse ricerca, ed essi perciò fossero strumento a fargliene riacquistare affatto la grazia. Ma l'arrabbiato. vecchio, facendo mostra di saperne nulla, lasciò che i garzoncelli traversassero a piccole giornate i suoi dominii, senzachè un cenno od un motto di lui oppure dei suoi ministri li riconoscesse per suoi nipoti. Tal era Filippo Maria Visconti.

Non per questo si mutò di proposito Francesco Sforza; anzi avendo fatta la massa di tutte le genti sulle rive del Pesauro, prosegui arditamente il cammino verso la Lombardia. Ma ben ne cambiò i pensieri l'improvvisa novella, che gli sopravvenne a Coti43agosto gnola, della morte di Filippo Maria. Una fiera tragedia 1447 siamo ora per raccontare; alla fine della quale ve

drassi un condottiero imporre a forza il giogo ad una città, che lo aveva chiamato ed assoldato per propria difesa. Esempio non nuovo, nè ultimo ai popoli, presso i quali milizia e nazione fossero due cose distinte!

Dalla morte del duca Filippo Maria Visconti alla coronazione di Fr. Sforza.

A. 1447-1451.

FR. SFORZA. - BART. COLLEoni.

1. Condizioni di Milano alla morte del duca. Lo Sforza è chiamato dai Milanesi per loro capitano generale: ma egli li tradisce subito. Espugna Piacenza.

II. Prime vicende di Bartolomeo Colleoni. Sua fuga dai forni di Monza. Sua vittoria al Bosco. Abbandona i Milanesi.

III. Discordie dentro Milano. Dichiarasi la guerra. Vittorie di Sforza a Casalmaggiore e a Caravaggio.

JV. Sforza s'unisce coi Veneziani contro i Milanesi, Suo discorso alle schiere. Sua risposta agli ambasciatori. I Milanesi deliberano di vivere liberi o morire. Avvampano nella città le fazioni. Doppio tradimento di Francesco e di Iacopo Piccinino.

V. Venezia s'intromette per riconciliare Sforza coi Milanesi. Perfida simulazione di lui. Ricominciasi la guerra.

La città per fame gli si arrende. Sua entrata e co

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Dalla morte del duca Filippo Maria Visconti alla coronazione di Fr. Sforza.

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1447

Aveva la città di Milano inteso prima il trapasso 13 agosto dell'antico suo signore, che avuto notizia della sua malattia, ancorchè lunga e noiosa; e tosto lo Stato, come fosse roba usurpata, smembravasi in molti pezzi e fazioni. Molti affermavano, averlo il morto principe lasciato per testamento ad Alfonso re d'Aragona e di Napoli; allegavano alcuni in contrario la donazione mandata l'anno avanti dal duca a Francesco Sforza; sclamavano altri, « essere assurda sì l'una che l'altra sentenza; avere il Comune di Milano, dugento sessantaquattro anni addietro, nella pace di Costanza, ottenuto l'autorità di reggersi a proprio arbitrio: aver poi la Città trasmesso questo diritto nei Visconti, acciocchè venissero meglio amministrate le cose della guerra e della pace: gli imperatori Venceslao e Sigismondo averli bensì dichiarati vicarii e duchi; ma non aver già potuto attribuire loro un'autorità maggiore di quella che il Comune aveva tolto a se medesimo per concederla ad essi. Ciò posto, essere illusorii codesti diritti di donne, e di donne illegittime. Avere forse i Milanesi, allorchè eleggevano a comandarli Maffeo ed

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