Immagini della pagina
PDF
ePub

gondole, alle finestre, sopra i tetti, e fin sopra le grondaie del canal grande, lo menarono nel tempio di S. Marco. Terminati i sacri uffici, levossi il doge in piè, e togliendo il bastone del comando dalla tavola dell'altare, e porgendolo al condottiero, Per autorità e decreto dell'eccellentissima città di Venezia, di noi Principe e del Senato, gli disse, imperatore e general capitano di tutte le genti e armi nostre da terra sarai tu. In segno della tua podestà prendi dalle nostre mani con buono auspicio e ventura questo bastone militare, e sia tua cura e impresa di mantenere e difendere con dignità e decoro la maestà, la fede e le ragioni di questo impero. Tu nè provoca→ tore nè provocato eziandio, fuora del nostro mandato, verrai coi nemici a decisiva battaglia: bensì, purchè non si tratti di offesa maestà, ti concediamo sopra tutte le schiere libera giurisdizione e balia » (1).

Ricevuto umilmente il bastone del comando, Bartolomeo fece una convenevole risposta ; quindi il doge lo guidava sino alla uscita del tempio, e tutto il consiglio e una parte del senato lo accompagnavano in mezzo a lieti suoni alle sue case, le quali a pubbliche. spese gli erano state magnificamente apprestate. Allora si diede principio ai conviti, alle danze, alle giostre, alle illuminazioni, infine a tutte quelle pompe, che l'età passata vagheggiava come bene, e che la moderna rifiuta come dissipazione. Ma nel termine di dieci giorni tutto questo simulacro di vita svani; anzi essendo il Colleoni ritornato a Malpaga, ad altro non gli valse che a rendergli, mediante il paragone, più

(1) Spino, Vita del Colleoni, V. 200.

amara la ordinaria inoperosità. Solo quel di in cui Ve nezia o qualsivoglia altro Principe gli avesse affidato col bastone del comando il carico di una gloriosa spedizione, quel dì, tante volte presagito e vanamente atteso, gli avrebbe a suo parere reso, come più onorevole, così meno acerbo il morire. A lui privo di prole, ricco di immensi averi, in ogni altra parte felice, una cosa ancora sembrava mancare (e questo era il quotidianó suo pungolo) cioè di sigillare con una segnalata fazione quella fama, che, se i contemporanei nella universale mancanza di capitani gli tributavano, ben egli nel suo segreto sapeva di non avere del tutto meritato.

Alla fine l'occasione, d'onde meno Bartolomeo se A. 1467 lo pensava, scaturi. Il senato di Venezia, persuaso dalle istanze dei fuorusciti fiorentini, cupidi di rientrare colle armi nella patria, dalla quale la propria ambizione e l'altrui li aveva espulsi, fece mostra di licenziarlo a metà paga. Tosto egli, parte coi denári proprii, parte con quelli ricevuti dai suddetti fuorusciti e dalla repubblica, radunò gli antichi seguaci; e, fattane una massa di 8000 cavalli e 6000 fanti, li mosse sopra la Toscana (1). Per via gli si congiunsero i signori di Forlì, di Faenza, della Mirandola e di Carpi, quei dell'Anguillara testè spossessati dal Papa, e in fine Ercole d'Este ed Alessandro Sforza, tutti già avvezzi a sostentare col mestiero del condottiero il principato, e coi vantaggi del principato le squadre, ed ora dalla lunga pace ridotti in pericolo di perdere l'uno e le altre.

(1) Jac. Cardinalis Papiens. Comment. 1. III. p. 359 verso (Mediolani 1521).

Passato il Po, Bartolomeo invase il Bolognese; ma 4Cmagg. quivi si trovò a fronte Federico d'Urbino, dichiarato capitano generale delle schiere alleate di Firenze, del Pontefice, del re di Napoli e del duca di Milano. Cominciò allora da una banda e dall'altra una serie di marcie e di scaramuccie, a capo delle quali fu presa giornata alla Molinella. L'ardore naturale dei combattenti, l'ordine dato da Federico di non concedere quartiere, e il novello uso delle spingarde colà impiegate sia dal Colleoni solo, sia, com' altri afferma, da entrambi i capitani, resero la mischia sopra ogni altra di que' tempi sanguinosa (1). Queste spingarde, che prima erano messe in opera quasi unicamente nelle oppugnazioni delle piazze, Bartolomeo collocò sopra piccoli carri alla coda dell'esercito : tostochè erano caricate, le schiere a un cenno dei capi restringevansi nei fianchi, e davano luogo ai loro colpi. Del resto erano lunghe tre cubiti, e tiravano palle, narrano, alquanto più grosse di una pruna. Tali furono i primordii dell'artiglieria leggiera, che a lungo andare diventò quasi l'arbitra delle battaglie. Frattanto cotesto trovato procacciava al Colleoni la taccia di barbaro e di maligno (2).

(1) Diario Ferrarese, 211 (R. I. S. t. XXIV). — Pigna, St. de' Princ. d'Este, 1. VIII. 582 (Ferrara, 1570). — A. Cornazzani, Vita Colei, I. IV.- Corio, VI. 819.-Cron. d'Agobbio, 1013. Sanuto, 1184.-Jac. Cardin. Papiens. Comment. III. 364-Cagnola, St. di Mil. p. 178.

-

(2) P. Jovii, Elogia, III. 237 (Basilea, 1571). Fu in questa guerra, che Federico III re de' Romani chiese e ottenne dal Colleoni un salvocondotto per recarsi a Roma colla sua comitiva. A questa viltà era caduta in Italia la potenza imperiale! (V. il docum. appo lo Spino, op. cit. p. 255).

Durò adunque ferocemente il contrasto fino a notte. oscura; venuta la quale, avresti mirato quattromila uomini d'arme in buon ordine quasi a giostra combattere al lume dei torchi e delle faci. Finalmente l'un condottiero invitò l'altro a posare l'armi, e di comune accordo si suonò a raccolta. Mutossi allora quasi per incanto la scena, e come in teatrale spettacolo vidersi dalle opposte schiere uscire i capitani ed i soldati toccarsi la mano, é congratularsi vicende volmente della conservata salute (1). Però la battaglia, benchè in sostanza rimanesse indecisa, bastò a rompere i divisamenti e le speranze del Colleoni e dei suoi fautori. Infatti,essendosi egli subito dopo ritirato in un luogo inespugnabile, vi consumò tutto l'anno a fronte delle genti nemiche, finchè la noia, le malattie, il verno e le mutue gelosie non le dispersero, e il Papa non obbligò tutti a far pace, sotto pena di scomunica a chi la rifiutasse. Nei capitoli di questa pace ordinavasi, che incontanente tutti gli Stati d'Italia giurassero tra di loro un'alleanza offensiva e difensiva per la propria conservazione e per lo sterminio dei Turchi; e conducessero per capitano generale Bartolomeo Colleoni collo stipendio di centomila ducati. Assentirono tutti alla prima condizione dell'alleanza; ma la seconda del capitanato, sia come ignominiosa (e così si diceva), sia come troppo profittevole ai Veneziani (e così si pensava), venne ricusata. Fu perciò mestieri al condottiero di tornare con poco accrescimento di fama nel tranquillo ricetto di Malpaga; dove mescolandosi con molto gusto nelle

[blocks in formation]

dispute giornaliere dei letterati, degli astrologhi, der filosofi e dei guerrieri, che quasi a comune ospizio vi si raccoglievano, sovente colla pronta chiarezza d'idee, che in parte aveva ricevuto dalla natura, in parte aveva acquistato nell'esercizio della guerra, ne congiungeva o separava d'un motto le sentenze.

A

Quella solitudine, sceverando il Colleoni dai rumori del mondo, ne rese più grande il nome; ned egli, per quanto venisse sollecitato in contrario da Principi e da eittà, sostenne mai più d'abbandonarla. A tale effetto Luigi XI re di Francia gli propose di assołdarlo, colla condotta di mille cavalli e colla paga di duecentomila corone, depositandole nelle mani che egli stimasse più sicure: non minori patti gli mandò in iscritto nell'anno 1473 il duca Carlo il Temerario, il quale gli aveva già conceduto di unire al nome del casato quello di Borgogna, e fu sovente sentito ad esclamare, che si chiamerebbe fortunato di apprendere sotto un tal capitano la milizia italiana (1). Siena, il Papa, il

(1) Spino cit., VI. 237. A prima giunta il Colleoni assenti ai capitoli propostigli dal duca, massime per la speranza datagli di occupare e ritenere il ducato di Milano. Poscia, persuaso dalle preghiere della signoria di Venezia, non pose la cosa ad effetto. La somma di essi capitoli importava: che il duca di Borgogna conduceva a' suoi servigi Bartolomeo Colleoni, col grado di suo capitano e luogotenente generale per lo spazio di tre anni, e colla paga di ducati d'oro 150 mila all'anno, pagabili di mese in mese e dal momento in cui Bartolomeo si muovesse da' suoi alloggiamenti per passare in Borgogna: che il duca gli avrebbe dato Stato e signoria nelle proprie terre che assicurava a lui ed alle sue genti le stanze, lo strame e le altre esigenze solite: che nel caso in cui la repubblica di Venezia fosse entrata in qualche guerra, gli avrebbe dato licenza di ri

« IndietroContinua »