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«non fu da prendere meraviglia, se in quel principio facessero le genti italiane si mala prova cogli ol« tremontani. I commissarii similmente che si man« davano fuori per comandare e consigliare i capitani, governatori e condottieri, comechè fossero prudenti <«<e forniti d'ogni altra buona qualità, non essendo pratici nelle cose della guerra, come imperiti di tal mestiere, non erano appresso i soldati di alcuna autorità e riputazione; ma piuttosto atti da essere « dalla milizia di quelli aggirati o vilipesi, che ob<< bediti o temuti. E tale era la condizione non so« lamente della patria nostra e della Toscana, « universalmente di tutta Italia; onde i popoli e le città, che viveano civilmente, e quei principi e signori, i quali non si esercitavano personalmente « nella milizia, ma standosi in ozio, co' consigli e con « l'armi de' soldati mercenarii mantenevano gli Stati « loro, bene spesso ricevevano non minori danni dai soldati proprii, che dai nemici manifesti » (1).

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Costumavasi bensi di frammettere alla sciaurata moltitudine dei fanti comuni alcuna mano di schioppettieri: ma sia per la rea qualità degli stromenti, oltremodo pesanti, disagiosi e fallaci, sia per la tardità del maneggiarli, sia pel piccol numero di chi li portava, l'esercizio di cotal milizia non era così sparso nè così proficuo, che parecchi autori non anteponessero tuttavia nei trattati di guerra allo schioppo la balestra (2). Molti lustri dovevano ancora trascorrere prima che fossero condotte a sufficiente perfezione

(1) Nardi, Vita di A. Giacomini.

(2) Per esempio, Lampo Birago. V. Promis, Dissert. a Fr. di Giorgio, t. II. p. 33.

quelle armi, a caricare le quali faceva allora mestieri di un quarto d'ora; due secoli poi dovevano passare prima che, mediante l'invenzione della baionetta, si riunisse l'ufficio della balestra a quello della picca, e mediante l'ordine del fuoco continuato di fila e di riga, si trovasse il modo di opporre al nemico una sempre nuova difesa; le quali riforme hanno ridotto nella fanteria e nelle armi da fuoco la somma delle guerre. In conclusione, nelle giornate campali erano ancora rare e male governate le artiglierie; scarso il numero degli scoppiettieri; poco fruttuoso il servigio dei moschetti da posta; insomma, ovviavasi all'empito dei cavalli piantando nel terreno alcune forcelle grosse ed alte fino alla cintura, e via via incavigliandovi sopra orizzontalmente lunghi travicelli (1).

III.

Allorchè le nuove macchine da guerra vennero applicate alla oppugnazione delle piazze, nè tutto ad un tratto se ne conseguirono gli effetti, nè ad un tratto se ne trovarono i rimedii. Lunga pezza ancora l'antica arte e la moderna si trovarono a fronte, quella armata delle sue torri rotanti, dei suoi trabocchi, delle sue balestre, delle sue materie piombanti; questa fornita di bombarde, e di schioppi, e di trincee, e di parapetti; ma la prima di tanto indietreggiava ad ogni dì, di quanto si avanzava la seconda.

Verso la fine del xv secolo cominciavasi l'oppugnazione delle terre col battere la corțina. Le grosse artiglierie vi aprivano la breccia, le minori ne tene

(1) Giovio, Istorie, 1. 1. f. 39 (Venezia 1555).

vano lontani gli assediati, intantochè quelle si ricaricavano. Pigliavasi la mira coll'aiuto di due traguardi collocati alle due estremità della tromba della bombarda, e a quest'effetto se ne alzava ed abbassava la parte anteriore dal suo letto per mezzo di zeppe o di piuoli (1). Volendo dirizzare più pezzi ad uno stesso angolo, sovra un'asta appoggiata parallelamente all'asse della tromba collocavasi un quadrante graduato: il perpendicolo segnava sovra esso l'angolo di elevazione. Per le bombarde di grandezza straordinaria, toglievasi sovente la mira col mezzo di due più piccole poste dappresso.

Dicevasi tromba la parte anteriore della bombarda, coda la posteriore, ove ponevasi la carica: la coda era di un pezzo solo: la tromba era talora di più pezzi riuniti a vite secondo la grandezza della bombarda. Per trasportar le grosse artiglierie da luogo a luogo, svitavasi un pezzo dall'altro. Eranci delle bombarde lunghe le sei e sette braccia; erancene dalle 50 alle 1000 ed alle 1200 libbre di palla; erancene di quelle a tirar le quali occorrevano 50 paia di buoi (2). Ognuna aveva un suo proprio nome, tratto da uomini, bestie, paesi, santi o bizzarrie. Facevansi ricchissime, sì nella fusione, si col soccorso del cesello, coprendole di emblemi e teste e animali e vasi e stemmi: talvolta con grave pregiudizio della solidità davasi a tutto il pezzo la forma, qual di leone, qual di serpente..

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(1) Leonardo da Vinci propose nei suoi disegni la vite di mira; ma invece di metterla sotto la culatta, ne la allontanò, e la fece tanto alta, che sarebbe stato impossibile appuntare il pezzo.

(2) Crist. da Soldo, p. 882 (R. I. S. t. XXI).

Del resto gettavansi dentro forme apposite coll'anima di legno (1).

Questi pezzi così straordinariamente costrutti, caricavansi poi svitando la coda dalla tromba, disponendola verticalmente e versandovi il debito volume di polvere. Questa s'assicurava dentro la camera col mezzo del coccone, pezzo di legno dolce, a foggia di disco o di cono tronco, che vi si calcava sopra dolcemente. Sopra il coccone mettevansi palle di ferro, o di piombo, o di bronzo e stagno, oppure palle di piombo con dadi di ferro, e infine e più comunemente globi di pietra calcare. Scemavasi il vento prodotto dalla imperfezione del pezzo e dalle scabrosità delle palle, avviluppando queste con pelli, con tele incerate o con stoppa. Davasi fuoco alle grosse artiglierie, non già colla miccia, che era riservata pei minori pezzi, ma con un ferro rovente piegato in forma di uncino. Partito il colpo, se la bombarda non era scoppiata, cosa per la smisuratezza e mala confezione delle artiglierie, e la imperizia di chi le maneggiava, frequentissima, veniva abbassata, svitata di nuovo, e rinfrescata con aceto; quindi si ricaricava e appuntava, con travaglio che sovente durava alquante ore (2). Ostavasi alla rin

(1) Per ciò che riguarda questa materia, abbiamo ricavato un singolare aiuto dalla II e III Dissertazione di Carlo Promis all'architettura di Francesco di Giorgio (Torino 1841), egregio lavoro fatto sopra un'opera egregia, donata al pubblico dalla munificenza del cav. Cesare Saluzzo.

(2) Racconta Marin Sanuto (p. 995), che nel 1427, «avendo <«<i Veneziani rotto i Viscontei a Brescello, ebbero tutti i carriaggi, munizioni e bombarde, che furono in somma 178; fra « le quali ne furono 16 grandissime ed una che traeva una «pietra da libbre 600............ e di poi furono trovali verrettoni

culata sia conficcando zeppe di legno contro la estremità della coda del pezzo, sia modellandone la camera a cono tronco, e trapanandone il focone molto in fondo, fin anche nel sodo della culatta.

Però la bombarda non era il solo strumento da scoppio che venisse adoperato contro le mura. Usavasi, per non far menzione d'altre specie più strane, il mortaio a trarre palle in arcata, o palle artificiate: usavasi la comune, sorta d'artiglieria da 50 libbre di palla, la cortana, che caricavasi con palle di pietra, il passavolante lungo fino sessanta volte il suo diametro, la cerbottana e la spingarda artiglierie leggiere, il moschetto da posta e da forcella, e finalmente il basilisco, enorme colubrina, principalmente servita in mare, da libbre 100 in libbre 200 di palla. Queste erano le artiglierie comunemente conosciute e adoperate verso al fine del xv secolo. Ma intanto ogni nuovo assedio od oppugnazione diviene il campo de' più diversi tentativi ed esperimenti. V' ha chi impiega le bombarde per lanciare fasci di verrettoni, e fuochi artificiati, e freccie, e bigonci, e lanterne, e canestri, e borse, e sacchetti pieni di sassi o di dadi di ferro; v'ha chi immagina letti e casse a bilico, e chi numerose canne radianti da un centro solo, e macchine od organi che voltino più faccie con nuove bocche, e mantelletti triangolari e piani affine di coprire l'assediante, cogli ingegni opportuni a rialzarli, e gabbioni e cassoni che adempiano l'uguale ufficio. V'ha chi scava la camera

«< casse 380, polvere di bombarde libbre 30,000, pietre di « bombarde num. 875, lancie 1240..........» Da ciò si potrebbe arguire che fossero assegnate cinque palle circa e 168 libbre di polvere ad ogni bombarda. Tanto rado n'era l'impiego!

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