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oramai sparso nelle minori classi di riscattarsi dalla abbiezione nella quale erano tenute: in terzo luogo i privilegi goduti a discapito della suprema potestà dalle classi più elevate. A ciò aggiungi l'ostinazione, nella quale erano entrate alcune città, di non voler dipendere da altri che da se stesse. Per ultimo, i medesimi mali erano causa ed effetto di altri mali; perlocchè con disperata sequela di sciagure la fame, le pestilenze, le stragi e le invasioni si avvicendavano ai tumulti ed ai saccheggi. In questa dissoluzione d'ogni ordine sociale, la città di Parigi fu presa dai Borgognoni, la regina ne venne rapita a forza, il conte d'Armagnach fu smembrato a furore di popolo, tre delfini successivamente perirono per violento modo, e il duca di Borgogna, contro la fede giurata, sotto gli occhi del proprio nipote venne barbaramente trucidato. Insomma a tale si giunse, che il nuovo delfino osò levar bandiera di ribellione contro il padre e re suo, e questi per vendicarsi assegnò in testamento il proprio Stato al re d'Inghilterra Enrico v.

In capo a due anni entrambi i re, Carlo ed En- A. 1422 rico, morirono; e la Francia cadde in preda di infiniti condottieri, i quali sotto una propria loro insegna, o sotto quella del re d'Inghilterra o di Francia, o sotto lo stendardo del duca di Borgogna, oppure del duca di Orleans, o del Berri, o della Brettagna, scorrevano le campagne, espugnavano i luoghi abitati, taglieggiavano, martoriavano, e quando ogni mobile sacro e profano era distrutto, le nude mura, le piante, i fruttiferi arbusti in una rovina consumavano. Invano la nobiltà francese raccolse l'estremo delle sue forze per salvare la patria, e combattè con

tro lo straniero nei campi di Crevant, di Verneuil e delle Aringhe: nuove sconfitte addoppiarono lutto a lutto, ed umiliazione ad umiliazione: e quindi niuna parte del regno fu più in salvo dal furore delle compagnie. Dopo avere sorpreso la città di Rue, i venturieri sparsersi nel Ponthieu, nell'Artois, nel Bolognese col nome di scorticatori: nè le ghiacciate vette delle Alpi furono sufficiente schermo all' Italia dai loro insulti (4).

Da tanta profondità di miserie, alle quali nessun termine, come nessun aumento, appariva quasi possibile, sorse una giovinetta di umile nascita, di semplice costume e di ardente facondia. Credè che una celeste potenza l'avesse eletta a risvegliare la Francia dal suo indegno sopore, a liberarla dal giogo straniero, ed a ricomporla sotto il vero re Carlo ví, cui essa sopra ogni umana cosa riveriva. Alle sicure esortazioni, all'angelico costume di Giovanna d'Orleans si riscosse la Corte del re di Francia; si corse all'armi, si stanziarono spontanei aiuti di denaro: l'esempio di una povera vergine partori meraviglie. Il re medesimo, tostochè intravvide un barlume di buona fortuna, si A, 1439 sciolse dalla usata pigrizia, convocò gli stati generali, impose alcun ordine alle finanze, e colla pecunia

ricavata dai popoli parte dei venturieri disciplinò e A. 1444 ritenne seco, parte sotto il delfino mandò in soccorso

(1) Fra cotesta compagnia degli Scorticatori si trovarono un Tebaldo Valperga, un Bornio Cacchiere e un Luchino Rusca, Italiani, che mandati nel 1423 con 1500 uomini d'arme dal duca di Milano in aiuto del delfino, si fermarono in Francia a vivervi di ventura. Sismondi, Hist. des Franç. t. XIII. p. 28. 179. 248.

di Federigo I imperatore contro gli Svizzeri, i quali assediavano la città di Zurigo (1).

V.

Asprissime rupi, d'onde l'acqua ribalza spumeggiante tra perpetui ghiacci e solinghe praterie, per raccogliersi qua e là in laghi di bellezza meravigliosi, avevano nodrito uomini di cuore e di costume proporzionati alla fierezza di quella natura. Divisi in piccoli territorii, l'uno dall'altro indipendenti, ma tutti sottoposti alla giurisdizione dell'impero, gli Stati, dei quali ora si compone la Svizzera, già tempo andavano compresi sotto il nome di Alta Alemagna: Zurigo, Soletta, Basilea, Berna e Sciaffusa erano città imperiali; Zug e Friburgo obbedivano ai conti d'Absburgo, Lucerna all'abate di Murbach, Glaris e Appenzello ai monasteri di Seckingen e di San Gallo: per ultimo Ury, Schweitz e Underwalden sotto forma di libertà ricevevano governatori imperiali. Numerosi e potenti feudi e ricche abazie limitavano da ogni parte i dominii di codeste città: particolari confederazioni le guarentivano dalle oppressioni dei vicini, cautela molto usata allora nell'impero germanico, in cui gli interregni e gli scismi aprivano il campo a giornaliere violenze. Così stette la contrada piuttosto obbliata che in pace; finchè i soprusi messi in opera dai conti di Absburgo affine di riunirla tutta sotto la propria obbedienza, condussero Ury, Schweitz e Underwalden ad espellere i vicarii imperiali e giurare di vivere libere o morire. Una vittoria con me- A. 1315

(1) Sismondi, Hist. des Français, t. XIII. 355.

morando ardire e fortuna riportata a Morgarten suggellò il generoso proposito: il comune pericolo e bisogno accrebbe il numero dei fautori e degli alleati. Sorse così come una lega di Stati, ciascuno di per se stesso indipendente, ma unito agli altri mediante certe condizioni. Il cantone di Schweitz le prestò il nome; portentose virtù e stupende vittorie le procacciarono consistenza e gloria perenne.

Però costretti dalla povertà nativa ad opporsi a pie, con poche armi da difesa incontro le squadre a cavallo dei gentiluomini armati a piastra e a maglia, avevano gli Svizzeri con successo pari all'audacia immaginato un nuovo genere di milizia. Conciossiachè, ristringendosi a piedi nell'ordinanza, non d'altro muniti che di un petto di ferro o di cuoio e di una grande spada pendente sulle schiene, piantavano contro ai cavalli quasi uno steccato di picche lunghe 48 piedi; delle quali le prime, venendo da quelle dietro sostenute, rendevano impossibile non meno il romperle per subitaneo impeto, che il respingerle a viva forza. Pochi cuoprivano di maglia il dorso e le braccia, nessuno il capo; quei pochi, in cambio delle picche, maneggiavano labarde, lunghe tre braccia e col ferro in punta acuto, e più in giù rivolto in forma di scure: costoro, tostochè vedevano i proprii picchieri alle prese coi picchieri nemici, speditamente si intromettevano fra gli uni e gli altri, ed o col taglio delle labarde segavano le aste ostili, oppure colla forcatura le conficcavano a terra (1).

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(1) Adriano, Disciplina milit. 1. II. p. 211 (Venezia, 1566). - De Zur-Lauben, Hist. milit. des Suisses, t. I. p. 34. segg.

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Monti e laghi poi con pericolosissimi esercizii di caccia e di pesca addestravano all'arme siffatta gente; e ve la educavano i magistrati, sia preponendo premii alle uccisioni degli orsi e dei cinghiali, sia obbligando tutti a trattare le armi. A tale effetto essi le somministravano ai più poveri, e tratto tratto rassegnavano ed esercitavano gli uomini di ciascun villaggio atti alla guerra. Avresti perciò veduto non senza meraviglia i ragazzetti delle terre un po' grosse maneggiare ottimamente le bombarde, e nella occasione di alcun matrimonio gli adolescenti in ordinanza militare, coi vessilli spiegati, al suono dei tamburi, cogli archi e colle lancie accompagnare gli sposi, e festeggiarne l'arrivo collo sparo delle artiglierie e degli schioppetti. Machiav. Art. guerr. II. 355 e Ritratti delle cose della Magna. « Un battaglione di Svizzeri, se fosse composto dị mille file, « (intendi righe) non ne può adoperare se non quattro o al più cinque, perchè le picche sono lunghe nove braccia ; uno <«< braccio e mezzo è occupato dalle mani: donde alla prima fila <«< resta libero sette braccia é mezzo di picca. La seconda fila, <<< oltre a quello ch'ella occupa con mano, ne consuma un «< braccio e mezzo nello spazio che resta tra l'una fila e l'altra, << di modo che non resta di picca utile se non sei braccia. Alla << terza fila, per queste medesime ragioni ne resta quattro e <<< mezzo: alla quarta tre, alla quinta un braccio e mezzo. Le <«<altre file per ferire sono inutili; ma servono ad instaurare << queste prime file, come abbiamo detto, ed a fare come un « barbacane a quelle cinque ». Art. guerr. III. 376.

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<< Fanno gli Svizzeri ancora molte forme di battaglie, intra le quali ne fanno una a modo di croce; perchè negli spazii, che « sono tra i vani di quella, tengono securi dall'urto de' nemici « i loro scoppiettieri ». Art. guerr. II. 366.

Camminando poi (secondo l'Adriano) portavano le picche quasi piane sulle spalle, a differenza delle fanterie italiane, che le portavano diritte ed alte qualche palmo da terra.

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