Immagini della pagina
PDF
ePub

Frattanto il Pasino, pieno il naviglio di valorosa gente, calava a seconda del fiume contro il Trevisano, e colla perdita di cinque galeoni perveniva a mettersi tra lui e la sponda, ove giace Cremona. Per questa opportunissima mossa venne egli a conseguire il doppio vantaggio, e di separare la flotta veneta dall'esercito di terra, e di sospingerla in bassi fondi che non lasciavano libero governo alle alte sue galere. Cercò subito un riparo a questo inconveniente il Trevisano, incatenando i suoi legni gli uni agli altri, sicchè presentassero contro ai ducali come una continuata trincea. Simultaneamente mandava con grande istanza pregando il Carmagnola a volerlo soccorrere di soldati.

Ma il Carmagnola (e qui stette il suo, se non tradimento, errore) era troppo persuaso di venire assaltato fra poche ore dallo Sforza e dal Piccinino, perchè si volesse indurre a spogliarsi delle proprie squadre. Si aggiungeva, stargli alle spalle la città di Cremona fornitissima di gente: poi, « come mai sotto il fuoco delle navi nemiche imbarcare uomini gravemente armati, e traghettarli alla sponda opposta? ed in sostanza, a che questi timori del Trevisano? forsechè quella bandiera di S. Marco, che ha trionfato di Bisanzio e di Genova, temerà ora di un oscuro capitano pavese? Adunque egli e come malagevole ad eseguirsi, e come inefficace, e come pericolosa, rifiutava la proposta del Trevisano: cominciata poi la zuffa, quand'anche l'avesse voluto aiutare, non avrebbe più potuto farlo.

»

Allo spuntare del di le navi del duca di Milano 23 giug. rinnovarono piucchè mai feroce l'assalto; ed essendo

quasi tutte maneggiate da Genovesi, le antiche gelosie tra essi e i Veneziani, e le nuove ingiurie fatte e ricevute sul Mediterraneo, accrescevano da entrambe le parti insieme coll'astio il valore e la disperazione. Alla fine i Visconteschi, superiori per copia di gente e agilità di mosse, ruppero con grande sforzo la colleganza delle navi nemiche. Accerchianle allora ad una ad una, e mentrechè l'essere insieme incatenate e la strettezza del luogo ne difficoltano la difesa, e il sapone fattovi gettare dal Piccinino non permette a' Veneziani di tener ferme le piante (1), i ducali sotto un nembo di fuochi artificiati s'accostano con bravura all'abbordo. In tal frangente all'imperizia di chi reggeva la flotta veneta àggiunse materia di disordine il Po, che di quanto era cresciuto il giorno avanti, di altrettanto quasi si abbassò nel corso della mischia, lasciando al secco i galeoni d'alta prora. Perlochè essi, trovandosi ugualmente inabili al resistere ed al fuggire, s'arrendevano; il Trevisano, abbandonata la nave capitana, cercava salvezza in uno schifo; e di tanta flotta otto sole grosse galere a grande stento si riducevano in salvo (2).

Conosciuti a Venezia i particolari di cotesta sciagura, il senato faceva chiudere in carcere tutti i capi (1) Spirito, L'altro Marte, c. XLIV.

(2) Elis. de la Manna, Vict. Cremon. p. 445. segg. (t. XXV). - Cron. misc. di Bol. 639 (t. XVIII). — Joh. Simonett, - Sanuto, 1016. Corio, V. 646. — Ammirato, XX.

II. 220.

[ocr errors]

1075. - A. de Billiis, IX. 151. Decembr. De laud. Mediol. 1085 (t. XX). - A torto il Muratori, seguitato dal Sismondi, contro il testimonio di tutti i cronachisti riferisce questo fatto ai 23 di maggio: alcuni solo di questi lo anticipano di due dì,

di nave, dava bando del capo al provveditore, e all'ammiraglio Antonio Rizzo, e condannava in contumacia secondo le antiche leggi il Trevisano per « essere stato rotto... in vitupero del dominio, e « per non aver fatto il suo dovere; immo vilissime ⚫ essersi portato; immo perchè andò pregando gli altri che fuggissero via» (1).

Ma sulla fede del Carmagnola covavansi frattanto orrendi sospetti, cui l'alterigia de' cittadini bramosi di rinvenire una causa estrinseca alla propria disfatta, e l'interesse di chi per essa si ritrovava in prigione od in dispregio presso l'universale, fervorosamente fomentavano. Lui non solo, si esclamava, aver mirato senza turbamento cotanto eccidio, ma ancora negato di sovvenire le navi del più leggiero presidio. Forse il Piccinino, forse lo Sforza si sarebbero avventurati a mettere sopra i legni del Pasino le proprie squadre, se per patti precisi non si fossero prima assecurati del conte, del conte che un'altra volta, essendo vincitore, aveva col rilasciare i prigionieri reso inutile il proprio trionfo? ora poi chi non vedeva aver lui accertato la vittoria ai nemici? » (2). Però, siccome appo lui erano tuttavia armi, fama, aderenze e affetto di soldati, nè la necessità di ostare gagliarda

(1) Sanuto, 1017 (t. XXII).

(2) Quanto cieca credenza prestino gli scrittori Veneziani al tradimento del Carmagnola, mostrando per es. le parole del Sanuto «< i nemici avean il vantaggio di venir giù a seconda ed armati, e già sapeano l'animo del Carmagnola, che egli avea <«promesso di non si muovere, nè di venire a dare alcun favore alla detta nostra armata (p. 1016), » »-e V. il Navagero (p. 1095 E, t. XXIII).

[ocr errors]
[ocr errors]
[blocks in formation]

mente ai vincitori ammetteva indugio, il senato, quasi per celare meglio il segreto rancore, riprese alquanto leggermente il condottiero dell'occorso, e tosto per mostrargli d'aver dimenticato ogni fallo gli spedì in dono parecchi destrieri che erano stati presi al neanico (1).

Ma altri accidenti affrettavano la sventura sul capo del condottiero piemontese. Una fiera epidemia tolse in pochi giorni all'esercito 8000 cavalli. Ciò impedi straordinariamente le operazioni da guerra. S'aggiunse a questo la sempre crescente timidità della repubblica, e non so quale scissura nata tra lo stesso Carmagnola e i condottieri soggetti a lui: perilchè, mentre le schiere da lui comandate dimorano inoperose dentro Brescia, i ducali invadono il Monferrato, spogliano quel marchese dell'avito dominio, e sospingonlo profugo a Venezia ad irritarvi col vivo aspetto dei proprii mali lo sdegno contro chi ne viene riputato la 48 Share cagione. Sopravvenne un altro caso a moltiplicare le ire ed i clamori contro il Carmagnola. Un condottiero dell'esercito veneto sorprese di notte tempo una porta di Cremona. Venuta l'alba, non potendo resistere a tutto il popolo accorso in arme, cedette, si richiuse nella torre che stava sopra alla porta, e mandò al Carmagnola invitandolo a venir tosto ad occupare la città. Questi, sia che dubitasse di qualche tradimento, sia che temesse di non giungervi a tempo, sia forse che mandar tutto l'esercito non potesse, e mandarne una parte non credesse bastante, per quanti messaggi ricevè, non si mosse. In conseguenza la torre ritornò in po

1431

(1) Navagero, cit. p. 1096. B. Sanuto. 1018. D.

tere del nemico, e lo scampanio già incominciato a Venezia per l'acquisto di Cremona, venne interrotto con tanto maggiore esacerbazione degli animi, quanto che dà più pena il perdere che il non possedere (1). Tra questi eventi l'anno 1431, torbido pei Veneziani, malaugurato pel Carmagnola, perveniva al suo termine.

V.

Al principiare della seguente primavera, essendo A. 1432 andata a male la trama in quel mezzo ordita dai Veneziani, affine di avvelenare il Visconti (2), vedevano questi soprastare allo Stato una guerra dubbia, anzi rovinosa, eď a tal guerra esser quasi necessario di preporre il Carmagnola, che aveva liberato (sclamavasi) i prigionieri fatti a Maclodio, ommesso d'impadronirsi di Milano, messo in bocca ai nemici l'armata del Trevisano, privato con manifesta colpa la repubblica dell'acquisto di Cremona, e sempre risposto alle riprensioni de' provveditori con minaccie e scherni (5). Avevanlo sul finire dell'anno mandato con 4500 cavalli nel Friuli contro gli Ungheri; ma terminata quella spedizione, era pure stato mestieri di ravviarlo all'esercito di Lombardia, e abbandonargliene il supremo governo. «Ora, chi assecurava la repubblica, ch'ei non fosse per aggiungere delitto a delitto, e per suggellare col tradimento una riconciliazione col duca di Milano, suo consanguineo, rifacendolo signore di

(1) Sanuto, 1026. - Navagero, 1096.

(2) Cibrario, Morte del Carmagnola, doc. p. 71. (3) Cavalcanti, St. Fior. 1. VII. c. XLIX.

« IndietroContinua »